[Missione #Speciale - 2]

- Test speciale per i nuovi iscritti -

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  1. Rain Gun
     
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    titolo2
    P h a s e   1:
    Anatema_

    Location://Sconosciuta_
    Nessun altro dato disponibile





    Bolle.
    Un'infinità di bolle gorgoglianti dentro ad una vasca.
    La luce fluorescente del liquido di conservazione dei campioni.
    Un battito cardiaco.
    Perfettamente sincrono e regolare.
    Vita.
    Racchiusa all'interno di una tomba di vetro e pietra, pronta a destarsi.
    Buio.
    Tutto attorno.
    E delle voci.
    Sibilanti, quasi soffocate dal velo di oscurità che cela le ombre da cui provengono.
    La prima voce, più austera e maschile, duetta animatamente con una seconda, sicuramente più delicata, femminile.


    - E' pronta? -
    - No, stiamo svolgendo gli ultimi test. Sarà tutto ultimato a breve. -
    - Voglio sperare che non siate indietro col programma B-27. -
    - Non si preoccupi, tutto andrà secondo i piani. -


    L'uomo, dall'oscurità si avvicina alla vasca.
    Poggia su di essa la propria mano guantata di bianco.
    ...
    Due occhi fluorescenti ed azzurri si destano d'improvviso.
    Poi bolle...
    Nuovamente.
    Riverberi acquatici che schiumano e soffocano la figura dietro a quel vetro, oscurandola.
    L'uomo la cui mano giace a palmo aperto attaccata al vetro della vasca sorride.


    - Molto bene. -

    E nuovamente tutto diviene buio.

    Data:// 07/12/2307
    Location:// Oceano Pacifico, coste ovest del territorio canadese_
    Ore 09:00 am



    Il cielo limpido lasciava spazio alla luce del sole,
    che tiepida si lanciava sulla superficie dell'oceano costiero illuminandolo di fugaci bagliori,
    sotto il soffio ad una leggera brezza fresca.
    Le nuove reclute Irregulars si stavano dirigendo verso quella che era la loro attuale destinazione, una nave enorme e gravitante a circa un centinaio di metri dalla superficie marina, proprio davanti a loro.
    Riluceva come appena uscita di fabbrica, nuova, perlacea per la maggior parte della propria carlinga, macchiata qua e là da grandi porzioni di color blu cobalto e da piccole parti di color giallo.
    Dalla forma non dissimile a quella di un gigantesco siluro, quell'astronave aveva ben dodici ponti di lancio visibili ed era lunga oltre i seicento metri per un'altezza complessiva che sfiorava i quattrocento.
    Ciò che inquietava - però - non era il suo apparentemente serafico aspetto, quanto la macabra fama che si portava appresso.

    screen1

    Shirogane.
    In lingua giapponese "Argento".
    Era questo il nome della nave conosciuta per essere maledetta dal destino, una delle uniche tre navi di classe Space Noah ancora in servizio, la prima della classe ad essere stata varata.
    Il suo aspetto, però, non era a caso così lucente e smagliante.
    Al suo varo, al momento della sua prima presenza sul campo di battaglia - durante la guerra contro i Divine Crusaders ed in seguito contro gli Aerogators - fu coinvolta in un grave incidente che costò la vita a moltissimi membri del suo equipaggio.
    Da quel giorno infausto di quattro anni fa, del 2303, la nave era stata coinvolta in una serie di incidenti misteriosi che l'avevano nel tempo bollata come l'unica nave a non volere un comandante.
    Fatto stava che quella sarebbe stata la base d'appoggio per le reclute Irregulars in quella giornata.
    Ed un comandante, a quanto pareva, lo aveva persino.
    Il boccaporto superiore di color giallo per l'ingresso/uscita delle Unità Speciali si aprì sulla prua della nave, proprio davanti alle due torrette binate, permettendo l'ingresso dell'immensa Machine - denominata Black Swan - all'interno dell'hangar principale, facendola discendere verticalmente dentro di esso nei suoi cento metri di altezza; gli altri tre trasporti di classe Medea con a bordo il Blitz, l'Exia ed il GM Sniper II atterrarono invece attraverso le piste convenzionali dei ponti superiori di prua, per poi sostare anch'essi all'interno dell'hangar principale discendendo dentro di esso attraverso dei giganteschi montacarichi.

    Location:// Shirogane, hangar principale_
    Ore 09:15 am



    Ognuno dei piloti delle rispettive macchine, una volta sbarcato, poté notare come l'hangar della nave fosse immenso.
    Profondo oltre i cento metri, misurava duecento metri di lunghezza per centocinquanta di larghezza.
    Al suo interno le Medea sostavano perfettamente a loro agio - due affiancate ed una in centro più arretrata rispetto alle altre - pur essendo degli aviogetti da carico piuttosto ingombranti, mentre i mezzi che sarebbero stati utilizzati per quella missione venivano pian piano scaricati come da programma ed allocati uno dopo l'altro in apposite fosse di stoccaggio sul fondo dell'hangar, verso prua, posizionate rispettivamente sui lati e sul fondo della zona di carico.

    Alle reclute era stato detto che avrebbero incontrato il comandante della nave appena saliti a bordo ed infatti, neanche a farlo apposta, non appena tutti e quattro furono scesi dai rispettivi mezzi di trasporto vennero richiamati da una voce piuttosto squillante:

    screen1

    - Avviso per tutte le reclute Irregulars:
    siete pregati di presentarvi qui sul montacarichi uno! -


    Tutti poterono vedere la sagoma di quello che sembrava essere un ufficiale:
    una ragazza.
    Il capello rosso tagliato cortissimo spruzzava ciuffi ribelli qua e là dal di sotto del cappello da ufficiale che indossava. Gli occhi vispi e grandi splendevano di un verde smeraldo lucente, quasi infantile.
    Il suo corpo, però, era quello maturo di una donna: un seno mediamente abbondante, fianchi tondeggianti e gambe snelle ed affusolate. Alta sul metro e sessantacinque, il suo fisico era racchiuso all'interno di una divisa da ufficiale federale di color verde acqua, composta da una giacca con alcuni particolari neri, da un paio di pantaloni del medesimo colore, da una coppia di stivali ed un paio di guanti bianchi alle mani; le mostrine da maggiore dorate le aveva appuntate sulle spalle, mentre il simbolo della Federazione riluceva ben incastonato nel cappello.
    Era in piedi e si sbracciava a circa una cinquantina di metri dai presenti -posti in quel momento proprio davanti a lei dopo essere sbarcati - proprio vicino ad un elevatore che li avrebbe condotti verso la parte superiore della nave.
    Chi mai era quella figura, era il loro comandante? L'ufficiale preposto dal corpo per quella missione? Un esterno?

    Nel frattempo a tutte le unità in fase di stoccaggio veniva apposto il simbolo degli Irregulars sullo spallaccio sinistro, segno di appartenenza al corpo militare per quella specifica missione.
    Tutto sembrava fin troppo tranquillo. Almeno per la fama che quella nave sembrava portare così pesantemente con sé.

    PoV - Tutti:

    Gli ordini sono di recarsi a bordo della nave di classe Space Noah Shirogane per poi venire ricevuti dal suo comandante, il quale vi introdurrà alle direttive di cui dovrete essere messi a conoscenza.
    Potete notare i rispettivi mezzi che parteciperanno alla missione, ognuno diverso degli altri, quando venite chiamati a gran voce dal richiamo squillante e garbato di una ragazza con la divisa da ufficiale, che agitando la mano vi attira tutti presso di sé.



    PoV - Reiji Murakami:

    Dopo essere stato trasferito alla base Irregulars vieni caricato assieme al Blitz su di un trasporto Medea che in alcune ore trasferisce te ed il tuo nuovo mobile suit presso quella che è una nave davvero immensa. Una nave chiamata Shirogane, che non hai mai visto.
    E' una nave federale di classe Space Noah, la più grande tipologia di navi di cui sono a disposizione. Ne hai sentito parlare di questo particolare tipo di vascello e sai che ce ne sono solo tre in servizio attivo, ma non sai altro. Vieni imbarcato anche tu all'interno dell'aeromobile e vedi un mastodonte color cremisi, alto circa un centinaio di metri, venire imbarcato all'interno dell'hangar principale della nave da un boccaporto diverso da quelli utilizzati dai vostri trasporti. Che sia una Buster Machine? Che la Fraternity o le Armate Top partecipino congiuntamente a questa missione?
    Una volta nell'hangar vedi il gigantesco mecha cremisi venire stoccato all'interno della più grande gabbia delle tante disseminate per il gigantesco vano di carico in cui ora sei assieme ad altri due trasporti Medea.
    Vedi altri due mobile suit che non hai mai visto venir scaricati dai due aviogetti di cui a malapena riconosci un GM Sniper II ed un Gundam type che non hai mai visto.
    Poi, prima ancora che tu possa vedere qualcuno da identificare come pilota di questi tre mezzi, vieni richiamato da una voce che ti invita a recarti verso una figura che riconosci essere un ufficiale federale.
    Chi mai sarà?



    PoV - Kyo Shirakawa:

    Ti è stato detto che non è saggio rivelare la tua appartenenza ai Celestial Being. Ovviamente, essendo i Celestial un gruppo considerato terroristico dalle organizzazioni mondiali, è bene che tu sia discreto su certi dettagli. Il tuo comandante è stato chiaro fin da subito su questo dettaglio. Avrai a che fare con persone di diverso stampo e calibro, sarai messo alla prova come tutti per verificare che tu sia all'altezza del peso che dovrai portare.
    Anche tu sei imbarcato assieme all'Exia su di un trasporto Medea, meglio non spandere in giro troppe particelle GN, per non destare l'attenzione della contraerea della nave federale in cui dovrai recarti.
    La scusa per la tua copertura è pronta: il tuo mezzo è stato ritrovato dagli Irregulars ed ora è una loro proprietà. Tu sei il suo pilota designato. Niente di più, niente di meno.
    Il tuo comandante ti ha detto che a bordo di quella nave c'è qualcuno di cui si fida, quella persona eviterà che i federali ficcanasino troppo il naso tra le paratie dell'Exia. Così ti ha detto.

    Rimani comunque sorpreso una volta che giungi lì:
    vedi una macchina che non avevi mai visto. Enorme, alta pressappoco sui cento metri e rossa come le fiamme dell'inferno.
    Nella tua precaria esperienza per il mondo hai solo sentito parlare delle macchine che hanno salvato il pianeta Terra e la razza umana dall'estinzione: Buster Machine... un nome che fa vibrare l'aria.
    Non ne avevi mai vista una con i tuoi occhi.
    Che sia questa la tua prima volta?
    All'interno dell'hangar della nave vedi altri due trasporti che stanno sbarcando gli altri due mezzi che parteciperanno assieme a te alla missione. Capisci solo che uno di questi è un gundam, l'altro credi che sia un qualche mezzo di derivazione federale. Ti sovvengono alla mente le sagome che durante gli esperimenti affollavano la tua mente all'interno dei simulatori... incubi troppo reali per disfarsene con qualche sorriso ed una pacca sulla spalla.
    Scendi e senti l'odore del metallo entrarti nelle narici, puzzo di guerra, di morte, ed i tuoi sensi sviluppati sembrano farti rizzare ogni singolo pelo sulla schiena. Pericolo?
    No, non per il momento, ma una voce.
    Squillante e gentile, provenire da una ragazza che sbraccia su di un elevatore a circa una cinquantina di metri da te.
    Dice di radunarvi tutti lì davanti.
    Tra poco conoscerai chi sarà tuo alleato in questa missione.
    E qualcosa ti dice che incontrerai anche qualcosa di più.



    PoV - Alheit Rammsteiner:

    La tua avventura comincia quando vieni prelevata dall'ospedale e portata alla base Irregulars. Ti vengono fatti dei test psicologici ed attitudinali attraverso un simulatore che in modo assurdo ti qualifica come idonea al pilotaggio di quello che sembra essere stato in passato il tuo mezzo: il GM Sniper II. Lo hai potuto vedere per tutto il viaggio, hai potuto sostare all'interno del suo abitacolo e sederti sul sedile di pilotaggio in pelle. Una vagonata di odori e sensazioni familiari ti hanno colpito il cervello come con una martellata e senti un senso di familiarità immane propagarsi da questo loculo verso di te. Non hai mai sentito nulla di simile prima di ora.
    Ti hanno spiegato cosa fare per utilizzare il tuo mobile suit, ma chissà come il tuo corpo anticipava le spiegazioni muovendosi quasi da solo. Era come andare in bicicletta, una volta che impari non ti scordi più.
    Ti tremano le mani se ripensi a quando hai tenuto (nuovamente?) le cloche tra le dita delle tue mani da pianista.
    Era come comporre una melodia...
    Ma prima che tu possa dedicarti completamente ai tuoi pensieri ed alla ricerca dei tuoi ricordi vedi anche te una nave enorme, bianca e lunghissima. Ed una macchina umanoide immensa atterrare al suo interno.
    Rossa come il fuoco infernale.
    Non hai mai visto niente di tutto questo, ti senti come una bambina, alla ricerca delle spiegazioni dei genitori in un mondo che non comprendi ancora appieno.
    Il trasporto Medea sul quale siete tu ed il tuo GM atterra sui ponti superiori posti sulla prua della nave, ed una volta all'interno dell'immenso hangar grigiastro dell'astronave vedi una miriade di uomini in arancione iniziare le operazioni di sbarco. Il tuo GM Sniper II viene scaricato e posto all'interno di un pozzo di stoccaggio assieme ad altri mezzi che non hai mai visto prima di ora. E' tutto nuovo per te... o quasi.
    Senti poi una voce, appena sei scesa dall'aviogetto che ti ha portato a bordo della Shirogane - nome del quale tu non conosci il reale significato - una voce che richiama gli aspiranti Irregulars su di un elevatore.
    Sta chiamando coloro che faranno parte della missione, sta chiamando te, devi andare.



    PoV - Marika Ferion:

    Il tuo ultimo soggiorno alla stazione spaziale Magnolia è stato toccante. I tuoi compagni hanno pianto lacrime di commozione e tristezza quando te ne sei andata e l'intera stazione ha voluto darti i suoi saluti srotolando uno striscione al di fuori della struttura.
    E' stata dura lasciare tutti i vecchi amici e compagni, ma è tempo di voltare pagina. Di dedicarsi a qualcosa di diverso. Ciò che è successo di recente ti ha spinta verso gli Irregulars, verso coloro che hanno tentato di difendere la pace e l'onore di coloro che sono caduti durante l'Operazione Carneades commemorati proprio ieri, al loro decimo anniversario di morte. Tu oggi sei intenzionata a fare nuovamente la tua parte, per una bandiera diversa, ma per lo stesso ideale che ti ha sempre spinto.
    Con coraggio ed impegno. Sempre.
    Le operazioni di rientro atmosferico sono andate come da programma, un messaggio criptato del corpo Irregulars ti ha dato le coordinate per far sì che tu ed il Black Swan vi recaste direttamente al luogo dell'incontro per la partenza, per quella che sarà la tua prima missione come recluta del corpo.
    Giunta in prossimità delle coste canadesi vedi la Shirogane, la nave di classe Space Noah la cui fama di essere una nave maledetta ha raggiunto anche voi della Fraternity. Vieni fatta atterrare assieme al Black Swan sul ponte di prua per le Unità Speciali, un gigantesco elevatore verticale che si apre mediante due paratie laterali che permettono alla tua Machine di effettuare l'atterraggio e di essere - in seguito - fatta rientrare nel hangar della nave. La tua Machine è quasi al limite dell'altezza dell'hangar, sei abituata a navi ben più grosse di questa e non puoi certo pretendere che gli standard federali si adattino a quelli delle vostre esigenze, ma bene o male riescono a far stare il tuo mezzo nella gabbia più ampia che posseggono, l'unica ad occupare sul fondo tutta la prua della nave. Poi ti invitano via radio a scendere, per incontrare l'ufficiale che dovrebbe darvi istruzioni sul da farsi in questa vostra prima giornata come reclute Irregulars.
    Una volta a terra, dopo mille peripezie, senti la voce di una ragazza attirare la tua attenzione, e quando ti volti verso di essa noti che qualcuno - probabilmente un ufficiale federale - si sta sbracciando dicendo a tutti gli aspiranti Irregulars di recarsi presso di lei.
    La tua nuova vita sta per cominciare. E' tempo di darsi da fare.




    tabella-spoiler-simbolo
    Game-master
    Benvenuti a questo test per l'ingresso all'interno del GDR. Cogliamo l'occasione per augurarvi buon gioco e per rendervi noti alcuni dettagli importanti per voi ed i vostri PG.

    Shirogane[+]:
    Lunga circa 600 metri per circa 400 metri d'altezza dal suo ponte di comando superiore al suo ponte di comando inferiore, questa nave è la prima di classe Space Noah realizzata dall'esercito federale terrestre. Denominata anche Platinum-1 il suo nome in lingua giapponese significa "argento" e con i suoi dodici ponti di lancio ha una capacità di carico mostruosa oltre a vantare una contraerea incredibile. Mancante della peculiarità di potersi immergere come la gemella Hagane e di fungere anche da sommergibile tattico, la Shirogane è una nave d'appoggio di tutto rispetto. La sua fama però la rende famosa tra le truppe come la nave che non desidera un comandante. Difatti, tutti gli ufficiali al suo comando sono misteriosamente scomparsi o morti in tragiche circostanze. Anche la nave è stata coinvolta in numerosi incidenti, sia gravi che non, che le hanno fatto guadagnare il titolo di "nave maledetta". Il più grave di questi eventi - che è anche quello che ha gettato da subito discredito sulla sua immagine - è stato l'incidente presso il polo sud, dove durante la guerra contro i Divine Crusaders la nave subì la perdita di tutta la prua con annessi tutti e dodici i ponti di lancio esterni, con la morte conseguente di un terzo dell'equipaggio. Per questo la nave subì un periodo di ricostruzione estremamente lungo e solo di recente ha ripreso il volo con al comando un nuovo ufficiale di riferimento.

    Medea[+]:
    E' un particolare tipo di aviogetto federale capace di decollare ed atterrare verticalmente in luoghi anche piuttosto difficili da raggiungere. Studiato per atterrare in mezzo alla giungla sud-africana, la Medea è in grado di trasportare fino a due mezzi antropomorfi di taglia media. In questo caso le Medea utilizzate per trasportare i mezzi Irregulars verso la Shirogane son state tre, questo per velocizzare le operazioni di trasferimento e per usufruire di un carico più leggero.

    Black Swan[+]:
    E' il mecha originale utilizzato da Marika Ferion che tutti hanno visto entrare a bordo della Shirogane dal montacarichi esterno dedicato alle Unità Speciali.


    Senza ridondare troppo sui rispettivi PoV veniamo ad illustrarvi qualche info per i vostri personaggi:

    Reiji Murakami:
    Sei stato trasferito dalla Clyne Faction alla base Irregulars, da cui sei stato imbarcato su di un trasporto Medea organizzato ad hoc per poi essere trasferito sulla Shirogane. Il Blitz era già a bordo del trasporto su cui sei salito ed hai avuto modo di poterlo studiare ed osservare nella sua interezza all'interno del vano di carico durante le circa tre ore di viaggio. La Shirogane non l'hai mai vista, come non hai mai visto navi così grandi. Nemmeno gli altri mezzi li hai mai visti, in particolare quella che sembra essere una Buster Machine. Un mezzo umanoide così grande da impressionare anche solo a guardarlo.
    Una volta all'interno dell'hangar vieni fatto sbarcare assieme al Blitz per poi venire richiamato da quello che forse sarà il vostro ufficiale di riferimento.

    Kyo Shirakawa:
    Tu e l'Exia siete stati accompagnati dal comandante all'interno della base Irregulars, dove lui ti ha dato precise disposizioni sul da farsi ed ha fatto sì che tu ed il tuo mezzo foste imbarcati fin da subito sul trasporto che vi avrebbe condotto verso la vostra prova del nove. A bordo della Shirogane vieni impressionato dall'eterogeneità della squadra che presumi parteciperà alla missione a cui prenderai parte, in particolar modo vieni colpito dal mastodonte cremisi che si staglia davanti ai tuoi occhi, una Buster Machine? Impossibile da credersi, un'ideale che prende piede e forma direttamente davanti ai tuoi occhi.
    Ma non hai tempo di elucubrare adeguatamente su tutto ciò che di nuovo ti attornia che vieni richiamato anche tu dalla voce di una ragazza, un ufficiale federale che a quanto pare ha qualcosa da dirvi.

    Alheit Rammsteiner:
    Non conosci niente di quel che vedi, rimani sorpresa e colpita da tutto quel che osservi, tutto completamente nuovo per te. Senti solo uno strano senso di nostalgia costante che ti opprime o che ti trasporta romanticamente indietro nel tempo, non sai dove, ad abbracciare una sensazione di calore che non sai definire. Una sensazione che ti brucia il petto.
    Anche tu segui lo stesso percorso degli altri. Solo che prima vieni fatta arrivare alla base dove sostieni dei test preliminari per verificare la tua idoneità a riprendere servizio attivo.
    Psicologicamente ed attitudinalmente risulti incredibilmente idonea, persino tu ti sorprendi di come riesci a memoria a muovere i comandi del simulatore, che fino a quel momento non avevi mai rivisto.
    Anche tu sbarchi nell'hangar della Shirogane da uno dei tre trasporti Medea, non sai nulla sulla fama o sulla storia della nave su cui ti trovi, sai solo che è enorme e non hai mai visto niente di più grande in vita tua. Vieni impressionata comunque anche dalla grandezza del mecha rosso che si staglia mastodontico all'interno dell'hangar, tutto ti sorprende oltre ogni dire.
    Vieni chiamata anche tu dalla ragazza che si sbraccia sull'elevatore sul quale dice che dovreste recarvi.
    Finalmente conoscerai i tuoi compagni.

    Marika Ferion:
    Appena giungi sulla nave vedi alcuni mezzi di taglia media venire sbarcati, due Gundam type ed un GM federale. La nave la conosci bene, le voci dalle vostre parti non hanno difficoltà a circolare visto che alcune volte collaborate con il governo dell'ONU per missioni congiunte. Sta di fatto che comunque la Shirogane - come anche le altre navi federali di classe Space Noah - non l'avevi mai vista prima. Non ti impressiona più di tanto, abituata come sei alle grandi Exelion e Super-Exelion, ma è sicuramente interessante vedere come una nave del genere riesca a contenere - un po' a fatica - il tuo mezzo. Sarà sicuramente una missione interessante quella a cui stai per prendere parte, soprattutto visti i tuoi desideri di rivalsa nei confronti di ciò che è successo ieri, che era l'anniversario dell'Operazione Carneades. Per tutte le persone che sono morte e che sono state ingiuriate ingiustamente, la cui memoria aspetta un giusto riscatto. Ora anche tu sei pronta a fare la tua parte.


    Faremo due giri di presentazione (il cui primo turno sarà libero, per poi procedere con turnazione), in cui i vostri personaggi potranno dialogare e fare interpretazione. Leggete bene il regolamento e prestate sempre la massima attenzione. Dopotutto questo è pur sempre un test e sarete costantemente messi alla prova; se avete domande lo Staff vi risponderà nel limite del possibile, sfruttate l'apposito topic creato in "help" per il test.

    Buon primo giro di post!





     
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  2. maxiii21
     
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    Uuuuuu avevo promesso di non piangere
    Rilevo un aumento delle pulsazione, sei molto emozionata vero?
    Ovvio che si Ai! che ti credi sono ancora molto umana io
    Il tuo principale punto debole se mi posso permettere
    Come il tuo è essere una chiacchierona
    Oh non era per niente raro questo tipo di botta e risposta al ultimo sangue del resto in un certo senso Marika aveva creato Ai perché la intrattenesse quando rimaneva sola oltre al fatto che le alleggerisse il carico di lavoro riguardo al Black Swan.
    Comunque l'argomento del momento era la sensibilità di Marika, infatti la giovane aveva versato qualche lacrime come i suoi compagni o meglio Ex-compagni ormai che l'avevano salutata perfino srotolando un gigantesco striscione con tanto di saluti come quelli sulla base non fossero stati sufficienti.
    Ma era una cosa che ormai era progettata da tempo in un certo senso, niente a che fare con il riposo del guerriero Marika conosceva bene il suo posto, li sopra a sfruttare il suo corpo e la sua Buster Machine per difendere quello che era veramente importante anche se al momento non era animata esattamente da pensieri positivi.
    Infatti più che difendere al momento voleva distruggere e per la precisione l'obiettivo erano quei maledetti che avevano infangato la memoria di tutte quelle persone che erano morte per dare un futuro a tutti loro e questa era la moneta per con cui venivano ripagate?
    Inaccettabile Marika non poteva permettere che tale affronto non restasse impunito i topless erano individui rari era bene che non si sporcassero le mani con tali faccende ma lei era tutt altra storia quindi nessun problema avrebbe dato del suo meglio per mostrarsi degna del corpo degli Inregulars.
    Nel frattempo la pilota muoveva il suo colosso abilmente iniziando le procedure per entrare nel atmosfera terrestre senza alcun problema di sorta elegantemente e dolcemente anche se non erano aggettivi che le appartenevano.
    Tutto come di norma nessun problema nel abitacolo le informazioni arrivavano tranquillamente anche una musica rock tenuta a basso volume per evitare che coprisse la voce di Ai che al momento con ogni probabilità stava sistemando il suo alloggio.
    Ummm?
    Un rumorino deciso colse l'attenzione della cyborg che noto subito il messaggio degli inregulars il quale venne trasferito immediatamente dal Black Swan al cervello di Marika che visualizzava sia mentalmente che con l'occhio artificiale l'informazione.
    Ai imposta il pilota automatica sulle coordinate appena inviate dagli Irregulars
    Certo...completato, Marika dove vai?
    Marika si era già mossa abilmente attraverso la zona di pilotaggio per aprire il portellone e entrare nella sua umile dimora guardando fisicamente quella che era "Ai"
    Beh la manutenzione e poi devo darmi una lavata veloce vogliamo fare bella figura no?
    Finalmente! un po di buon senso
    Ai mosse i suoi passi verso Marika, la pilota di suo era una donna adulta dai tipici tratti tedeschi, bionda occhi azzurri,e poi un corpo niente fatto male, nonostante la quasi totale meccanizzazione.
    Mentre AI intelligenza artificiale della Buster Machine non solo era stata creata da Marika, ma aveva anche un corpo sempre costruito dalla sua padrona, di prassi Ai appariva come una ragazzina di poco più 14 anni dai capelli marroni anche lei come nazionalità sembrava tedesca e aiuto subito la padrona a entrare nel appartamento che sembrava uno specchio.
    Hai fatto presto a pulire!
    Sei stata fuori per i saluti e in cabina fino a ora e spero che tutto ciò perduri
    Ahahah giornata piena dubito che ne avrò il tempo

    Ai ne dubitava tanto che marika si spoglio abbandonando gli abiti in sala costringendola a scuotere la testa e mettere a posto immediatamente mentre la donna entrava in bagno iniziando una doccia rinvigorente.
    La temperatura veniva percepita con fare preciso dal su corpo che la informava di qualsiasi cosa o problema, ma ovviamente niente da segnalare fisicamente, e per lo stato mentale solo decisione.
    ci mise veramente poco era giusto per avere un aspetto presentabile mentre prendeva i ricambi, niente di strano in realtà se non una delle body suit di ricambio per poi muoversi lentamente per tornare alla cabina di pilotaggio anche se Ai diede la notizia.
    Nave di classe Space Noah avvistata, si tratta della Shirogane
    La Shirogane! passala immediatamente sullo schermo

    Ai annui un secondo dopo gli schermi che circondavano l'appartamento permisero a marika di vedere la nave, la famosa nave maledetta era la prima volta che la vedeva anche se le sue storie le erano note.
    Eccola, la nave maledetta...ha un aspetto regale ma niente che faccia pensare a cattivi presagi
    Sciocchezze umane se mi e permesso

    Marika scompiglia i capelli artificiali del piccolo robot, ridacchiando...vero, ma non si poteva dire che su quella nave circolassero un mucchio di misteri era affascinante in un certo senso quasi emozionante.
    Probabilmente per come era affascinante e emozionante vedere un titano come una Buster Machine dal vivo, comunque la pilota riprese il suo posto per l'attracco che l'avrebbe condotta nel hangar.
    Cosa che avene nel migliore dei modi anche se marika espresse i suoi dubbi molto perplessa.
    Ma ci staremo qui dentro?
    Dai miei calcoli, si, anche se siamo al limite
    Ma ci pensi che siamo sulla prua! speriamo che non scade niente come al polo sud!
    Marika desideri un calcolo delle probabilità per sentirti più sicura?
    Era una bautta tontolona!

    Però! erano proprio stretti alla fine il Black Swan era decisamente strettino nella sua gabbia, o beh l'importante era il risultato, e poi ci avrebbe pensato chi di dovere una comunicazione radio le aveva appena detto esattamente che doveva scendere per essere informata sulla missione.
    Di conseguenza Marika si diresse verso l'uscita infilando gli stivali e giubbotto per poi fare le raccomandazioni del caso ad Ai.
    Esco bellissima! mi raccomando non dare fastidio ai meccanici e sopratutto non maltrattarli
    Va bene...dovrebbero essere informati, ma ricordagli che...
    Si tranquilla! staro attentissima al orario e rientrerò con largo anticipo...

    Detto questo la ragazza esce ed eccolo quel malefico conto alla rovescia che le diceva quanto le restava da vivere se non sarebbe tornata sul Bleck Swan entro il tempo limite.
    O beh nessun pericolo Marika dubitava di avere problemi al riguardo, comunque con un semplice gesto sul braccio artificiale, Marika imposto il timer perché apparisse quando mancavano due ore.
    Fatto questo si comincio ad avviare sulla passerella scendendo velocemente mentre si guardava in giro...sembrava tutto cosi affascinante e sopratutto piccolo gli altri Mecha rispetto al suo sembravano delle bambole, ovviamente le dimensioni non le rendevano meno letali.
    Del resto se esseri come le Buster Machine venissero usate per le guerre...beh a questa ora la razza umana sarebbe estinta, sperava che il suo scendere in campo per una associazione come gli Irregulars non spesasse questa specie di equilibrio, ma non vi era tempo per le preoccupazioni.
    Infatti una donna chiamava a se le reclute...un veloce zum sul individuo.
    che tipo, una bella donna, per di più un maggiore se non aveva visto male, meglio non farla aspettare quindi accelero il passo.
    Una corsetta sostenuta niente di strano i limitatori di forza attualmente attivi le impedivano incidenti tipo di travolgere qualcuno o lasciare impronte sulla nave sarebbe stato un peccato rovinare quel capolavoro.
    Comunque alla fine era finalmente giunta davanti al maggiore mettendosi sul attenti...beh di certo non era una postura perfetta ma era gia tanto che la pilota non fosse uscita con qualcosa del tipo "Ciao Rossa" cosa che prima della fine della missione le sarebbe di certo scappato.
    CITAZIONE
    Pilota
    Status Fisico: Ottimale, e in perfetta forma

    Status Psicologico: ancora un po dispiaciuta di aver lasciato i suoi compagni, ma serena di essere giunta sulla Shirogane si sente un po guliver nei paese dei lilipuzioani.

    Equipaggiamento/dotazione: Body suit solita nera con del giallo in ancuni punti, stivali da militare e giubotto stranamente alleaciato, forse per non sembrare un esibizionista.

    Azioni difensive ed offensive: Nessuna.



    Riassunto azioni: Entrata nella atmosfera terreste e atracata con il Black Swan sulla Shirogane senza alcun problema.
    Si sta dirigendo verso il maggiore che li chiama a racolta per conoscere i compagni di missione...e beh la missione stessa.

    Note:
    Spero di non aver dimenticato nient altro O.O



    Edited by maxiii21 - 2/7/2012, 17:29
     
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  3. Kaynyr
     
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    Due viaggi consecutivi, in luoghi che mai aveva visitato.
    Dapprima quello dalla bassa orbita alla Terra fino alla Base Irregulars a mezzo di uno shuttle: Il suo primo ingresso in atmosfera di sicuro non l’avrebbe dimenticato; la sensazione delle paratie del mezzo che sembravano animarsi di vita propria ed emettere sordi scricchiolii lamentosi, mentre il ragazzo era seduto, composto, al proprio posto cercando di vincere l’irrequietezza dovuta a quelle nuove sensazioni con il metodo che lo aveva accompagnato negli anni di studio all’Accademia militare: lo studio. Riprese così quindi in mano il proprio data-pad e rileggere, forse per la centesima volta da quando l’aveva ricevuto, il file contenente le specifiche tecniche del mezzo cui sarà assegnato, ne ripeté il nome a bassa voce.*

    - GAT X207 Blitz… Un mezzo che ha fatto storia… Ed io ne diverrò pilota a breve…-

    Si sbottonò il colletto della rossa divisa, motivo di orgoglio per qualsiasi pilota la vestisse, simbolo del proprio appartenere al gruppo di piloti classificatosi ai primi posti nelle discipline dell’Accademia.
    La lettura lo assorbì nuovamente, almeno fin quando un interfono iniziò a suonare e richiamare l’attenzione del giovane Coordinator anche attraverso un’insistente quanto fastidiosa luce rossa intermittente, causata dal piccolo led che contraddistingueva il segnale di chiamata; mise in stand-by il datapad mentre allungò la mano destra fino a premere il pulsante del parla ascolta dell’interfono: Dalla cabina di pilotaggio venne quindi informato che il suo arrivo alla base era subordinato al cambio di trasporto: doveva infatti dirigersi, verso le coste dell’Oceano Pacifico per imbarcarsi al bordo di una nave classe Space Noah: la Shirogane. La notizia in primo luogo venne raccolta con sorpresa dal ragazzo. Prima di scendere si risistemò la divisa, lisciandola un poco e riabbottonando il colletto, così da presentarsi in perfetta tenuta.*

    § Sarà già un impiego operativo? Possibile? Poi una nave classe Space Noah... le ho solo studiate in Accademia, dovrebbero essercene solo tre in servizio attivo di quei mastodonti, se ricordo bene… §

    L’atterraggio ed il successivo cambio di mezzo diede un primo scossone all’animo di Reiji: Salire per la prima volta su di un trasporto tattico Medea fece il suo effetto sul ragazzo, che iniziò a guardarsi intorno in silenzio, seguendo il personale che gli veniva indicato, salutando militarmente ogni volta. Una volta posati i propri effetti personali chiese di essere accompagnato nel vano di carico ove, per la prima volta, vide dal vivo il Mobile Suit che avrebbe pilotato, i suoi occhi si espansero appena, mentre la sua mente andava a ripetersi le nozioni acquisite sul mezzo.
    Una volta ottenuta l’autorizzazione salì nel cockpit nel torso del BLITZ e si posizionò sul seggiolino. Avviò il check system degli impianti ed regolò le varie impostazioni secondo i propri parametri; in verità dovette modificare ben poco, meravigliandosi di come i dati trasmessi al Comando Irregulars e il rispetto degli standard fossero ineccepibili, forse addirittura superiori a quelli cui era abituato nelle Forze di Autodifesa. Quando infine, avviò lo scan del sistema principale di governo la sua attenzione venne catturata dallo schermo centrale che, animandosi di vita in quel lucrore smeraldino, ecco apparire l’O.S. del Suit:

    MOBILE SUIT OPERATION SYSTEM
    ///Version NV8 – N102////
    General
    Unilateral
    Neuro - Link
    Dispersive
    Autonomic
    Maneuver
    G.U.N.D.A.M Synthesis System
    IRREGULAR Enforcer



    § Incredibile… è completamente differente da quanto sia uno Zaku, non che mi sorprenda, ho studiato a fondo le caratteristiche tecniche, ma provarlo dal vivo fa davvero il suo effetto… §

    In ultimo controllò la funzionalità del sistema che più caratterizzava quel Mobile Suit: Il Mirage Colloid Stealth System, ne individuò l’interruttore che lo azionava e provò a raggiungerlo dal sedile in varie posizioni, così come simulò alcune manovre che era solito fare all’interno della cabina di pilotaggio.*

    § Tutto andrà per il meglio ed io con questo mio nuovo mezzo darò il meglio per dimostrare che anche i Coordinators vogliono una pace duratura… E’ per questo che sono stato mandato qui… §

    Il viaggio si rivelò essere di una durata di circa tre ore, considerando l’ingresso in atmosfera era dalle tre del mattino che era sveglio e che viaggiava dallo Spazio alla Terra.
    Venne avvisato, da parte di un addetto alla manutenzione, che erano in vista della destinazione; spegnendo tutti i sistemi interni del mezzo Reiji si diresse verso uno dei finestrini laterali del trasporto Medea e li, vide la sua destinazione… un’enorme colosso di un accecante blu cobalto, La Medea su cui viaggiava si diresse verso uno dei molteplici ponti di volo proprio mentre un’enorme macchina antropomorfa, di un rosso avvolgente, si avvicinò alla Shirogane: Sebbene diversi era un incontro fra giganti delle rispettive categorie.

    - Dekai ! (Enorme)…-

    L’unica espressione che scappò al coordinator che si ritrovava, per la prima volta, ad osservare quella che sembrava proprio essere una Buster Machine.
    Una volta che il trasporto Medea su cui viaggiava attraccò in uno dei ponti della Shirogane, Reiji ebbe l’occasione di scendere per ritrovarsi a bordo dell’immensa nave. Guardandosi attorno vide come il gigante cremisi venisse messo in sicurezza in una specie di gabbia di contenimento mentre il suo mezzo, insieme ad altri due provenienti da altri velivoli come quello su cui aveva viaggiato, venivano scaricati. Osservò con attenzione come lo stemma Irregular venne apposto sulla spalla sinistra di ogni mezzo.

    § Uno sembra una qualche variante di GM della Federazione ma l’altro Mobile Suit… Non l’ho mai visto anche se per certi versi assomiglia al BLITZ… Chissà chi saranno i piloti… Poi vorrei conoscere chi pilota quel gigante… Possibile che abbia un solo pilota a manovrarlo? §

    La girandola dei pensieri del ragazzo venne interrotta dalla giovane voce di una donna. Voltandosi reiji constatò come la donna in questione fosse un ufficiale della Federazione che stava richiamando tutte le reclute Irregular al suo cospetto.

    § Le disposizioni erano che avremmo incontrato il comandante della nave una volta a bordo… Possibile che quest’immensità venga comandata da lei? §

    Con passo fermo e testa alta, il Red Coat si diresse quindi verso la donna.

    § Ora conoscerò gli altri piloti… ed il motivo per cui siamo stati fatti venire fin qui… §

    Pilota
    Status fisico: Illeso, leggermente stanco per il viaggio, conseguenza del primo ingresso nell'atmosfera terrestre..
    Status psicologico: Sebbene dimostri tranquillità è ansioso, quasi eccitato da quella nuova condizione, vuol conoscere i piloti delle altre macchine ed il motivo per cui sono stati mandati a bordo della Shirogane.
    Equipaggiamento/dotazione:

    - Nome arma/oggetto: Red Coat (Divisa d'Ordinanza Rossa di ZAFT).
    - Status: Integra, perfettamente allacciata, tenuta ed indossata.
    - Nome arma/oggetto: Pistola in dotazione PX4 Storm "Subcompact".
    - Status: Integra, perfettamente funzionante e tenuta nella fondina sul lato destro della vita, la fondina è chiusa e la sicura inserita.
    - Munizioni:10/10

    Il datapad ed il resto della sua attrezzatura sono tra i suoi effetti personali a bordo della Medea su cui è arrivato.
    Azioni difensive ed offensive: Nessuna

    Riassunto azioni:
    Una volta a Bordo della Medea Reiji si prodiga nell'effettuare, finalmente dal vivo e con mano, i controlli sul BLITZ, rimane sorpreso dalla reale immensità della nave classe Space Noah e dalla Machine. Una volta a bordo della Shirogane, dopo essersi guardato un attimo attorno, al richiamo dell'Ufficiale si dirige verso di lei.

    Note:
    un in bocca al lupo e buon divertimento a tutti. Spero che come primo post vada bene^^"

     
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  4. Alheit Rammsteiner
     
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    Mission
    0 - Betrayers

    phi 1 - Remembrance



    [ Somewhere ]



    L'azzurro era il suo colore preferito.
    Poco sapeva di lei ma quello oramai era diventato un punto chiaro nella suo essere.
    Trovava in quel colore una sorta di affinità e di serenità.
    Come i suoi occhi così come il cielo: due profondità, irraggiungibili, che adesso parevano quasi sfiorarsi l'un l'altra e soltanto un vetro, un po' appannato dal suo respiro e leggermente unto dalle sue dita, le separava.
    Alheit Rammsteiner non aveva mai avuto un'esperienza simile, e non aveva provato qualcosa che potesse scuotere i suoi ricordi, se non un leggero tremore.
    Stava sul sedile posteriore di un elicottero, con le cuffie a pararle il frastuono che esso emetteva, ansiosa di arrivare alla base degli Irregulars: unico punto di riferimento che adesso aveva per comprendere chi veramente era.
    E la giornata era appena iniziata.
    Guardava con occhi colmi di pura eccitazione il cielo stagliarsi di fronte a lei: non ci credeva ancora a tutto, e si domandava ancora se quella che aveva fatto era la scelta giusta.
    Giusta o sbagliata che fosse, era troppo tardi per darsene pensiero, e troppo presto per poter comprendere quale delle due fosse.
    Chissà ...
    Sospirò e chiuse gli occhi per scacciare le sue preoccupazioni che nonostante l'agitazione prendevano vita nella sua mente, così provò ad immaginare il suo piano.
    Le sue dita si mossero sulle sue ginocchia come fossero una tastiera e si mise a canticchiare un motivetto, attendendo il momento in cui sarebbe arrivata a destinazione, in cui avrebbe iniziato una nuova vita.
    O almeno questo sperava.

    [ Base Irregulars ]

    L'atterraggio era stato perfetto, quasi si meravigliò dato che in quei pochi istanti si era aggrappata con tutte le sue forze al sedile in attesa di qualche scossone.
    Invece non era accaduto niente.
    La fecero scendere e prendendo il suo misero zaino, dato che non aveva nient'altro con sè, mise piede dopo ore di viaggio in quella che doveva essere la Base degli Irregulars.
    Un sorriso stranamente raggiante si colorò sul suo volto, mentre si allontanò dalla zona seguendo le sue due guide.
    Senza perdere un solo minuto, Alheit Rammsteiner venne sottoposta a vari test di diversa tipologia per determinare se era idonea a continuare e con sua grande sorpresa li passò senza problemi.
    Non aveva niente che non andava: niente tranne che la sua memoria brancolava nel buio.
    Peccato che nessuno, forse, lo sapeva.
    Le sue due guide la fecero salire su un simulatore per farle fare delle prove per pilotare quello che sarebbe stato il suo mezzo.
    Gm Sniper II.
    L'effetto che aveva avuto su di lei il nome di quel mezzo fu veramente strano.
    Non lo aveva mai sentito prima eppure le sembrava familiare, forse fin troppo.
    Una sensazione di disagio, che non sapeva spiegarsi, l'aveva presa allo stomaco.
    Ma quella sensazione pareva essere stata sommersa da un'altra, adesso che si trovava al posto di comando nel simulatore.
    Tutto sembrava a lei familiare.
    Quella sensazione di disagio mutò in sorpresa, in stupore e provò un calore intenso dentro di sè.
    Il sedile, i comandi, la loro disposizione.
    Le mani di Alheit sapevano esattamente dove andare, dove posizionarsi così come i suoi piedi, sapeva muoversi in quell'ambiente che non era certo di tutti i giorni, e le sue mosse anticipavano di gran lunga le spiegazioni di una delle ragazze che era lì con lei e che le stava insegnando quello che inconsciamente lei sapeva già.
    Incredibile.
    Si sentì realizzata, come se avesse scoperto il suo vero posto a quel mondo.
    Era come sedersi a tavola con la famiglia, si sentì al suo posto, a casa sua.
    Una sensazione che non poteva descrivere a parole, come le emozioni che turbinavano nella sua anima e che si mostravano tramite leggeri tremolii delle mani e brividi sulla sua schiena.
    Quello era il suo mondo e se ne rese conto: aveva fatto la scelta più importante e più giusta della sua vita.

    [ Trasporto Medea ]

    Dopo tutta la serie di accertamenti, di test e di simulazioni, per Alheit Rammstainer era venuto il momento di partire.
    Le sue due guide la portarono fino al trasporto Medea dove si sarebbe imbarcata e la lasciarono salire a bordo, dicendole che sarebbero rimaste alla base.
    Le dissero di non preoccuparsi di niente, che le sarebbero state fornite le indicazioni necessarie sul dove andare e sul cosa fare: la solita routine per le reclute.
    Non poteva negare di essere preoccupata, ma d'altronde questi erano i comandi e a questi doveva attenersi.
    Le ringraziò di cuore per quello che avevano per lei, e con il cuore in gola salì sul trasporto di nome Medea, e chiuso il portellone alle sue spalle, esso decollò.
    Le sensazioni che provava non la lasciavano neanche per un secondo.
    Non sapeva quante ore, o minuti o chissà magari giorni ci volevano per raggiungere la Space Noah Shirogane, un nome che stavolta non le aveva provocato nessuna strana sensazione, per poi essere ricevuti dal comandante.
    La sua storia stava prendendo forma, e di certo non sarebbero bastate due pagine a fine giornata da raccontare a Pitagora
    Alheit Rammsteiner decise di fare qualcosa per passare il tempo, e cosa c'era di meglio se non conoscere
    quello che sarebbe stato il suo mezzo?
    D'altronde si trovava anche lui sul trasporto Medea.


    La curiosità la stava divorando dall'interno e senza pensarci sopra due volte, stando attenta all'equilibrio, che a giudicare dal tremore delle gambe era abbastanza precario, si portò là dove il suo Gm Sniper riposava.
    Adesso era là, di fronte a lei.
    Si stagliava la sua figura imponente illuminata dalle lampade che costellavano la stanza.
    Si sentì mancare l'aria, non sapeva perchè ma pur cercando di contenersi non riuscì a trattenere quelle strane emozioni che si agitavano in lei.
    Questo...è il Gm Sniper II ? Il mio mezzo?
    Si domandò consapevole delle risposte affermative.
    I suoi occhi azzurri brillarono, velati da un profondo senso di nostalgia.
    Alheit si avvicinò a passi lenti, quasi timorosa che quella cosa potesse svegliarsi da un momento all'altro.
    Osservò i suoi lineamenti, il suo colore simile all'oceano, la bellezza del design e l'accuratezza dei particolari: la luce si infrangeva su quel mezzo donandogli un aspetto maestoso.

    png


    Quando fu abbastanza vicina allungò una mano leggermente tremante e, mentre una leggera commozione le saliva fino al petto, le sue dita sfiorarono il freddo metallo.
    Non sapeva perchè aveva avuto quella reazione ma in quello stesso istante chiuse gli occhi lasciandosi cullare da quel senso di tenerezza che aveva potuto sentire solo dagli abbracci di Elko Vanzimer.
    Cosa legava quell'emozione così vera e viva, un ammasso di metallo, freddo e senza vita e un essere umano come lei?
    Non lo sapeva, e più cercava di trovare risposte più non le trovava.
    Si sentì come quando si ritrova un vecchio fratello che si credeva scomparso.
    La gioia è infinita e sfocia nella dolcezza di un abbraccio.
    Questo sentiva e non riusciva a capire perchè, neppure a scavare nel suo passato alla ricerca della stessa sensazione o alla ricerca di quel mezzo.
    La ragazza aprì gli occhi che teneramente si posarono sul metallo liscio e perfettamente lucido: era suo.
    Di nessun altro, solo e soltanto suo.
    E aveva l'impressione di aver trovato qualcosa di più di un mezzo, aveva trovato forse un vecchio legame che aveva perso.
    E le sue supposizioni si rivelarono esatte quando non riuscì a trattenersi dall'entrare nella postazione di controllo, nell'abitacolo.
    Il sedile in pelle con il suo profumo unico e quasi indimenticabile per le sue narici, i comandi, la disposizione di questi: era come ricordarsi di una vecchia sonata che aveva lasciato in uno spartito lasciato per anni in un buio scantinato.
    Si potevano dimenticare alcune note, ma la melodia restava vivida nella mente e le dita anche dopo tanto tempo sapevano comunque dove collocarsi esattamente sulla tastiera.
    Fantastico.
    Un turbinio di sensazioni profonde la invadevano, e non sapeva dare loro nomi, o associarle, le sentiva come la pelle d'oca che le faceva rizzare i peletti biondi sulle sue braccia.
    Si sentiva al settimo cielo.
    Quel mezzo era molto di più di quello che lei stessa aveva potuto immaginare.
    Quel mezzo faceva parte della sua storia, di quell'enorme vuoto che aveva nella mente.
    Si trovava veramente a suo agio là dentro, sembrava quasi essere stata da sempre parte di quel mezzo.
    Alheit Rammsteiner portò le mani tremanti alla cloche e quando le sue dita sottili andarono a serrarsi attorno ad essa, sentì un brivido correrle lungo la schiena.
    - Da quanto? -
    Non 'come', non 'perchè' ... ma ' da quanto '.
    Era la domanda che la sua mente propose.
    Rimase immersa, cullata dalle sue sensazioni di benessere e nostalgia, nel suo tentare di ricordare un passato che non sarebbe venuto alla luce così in fretta.
    E lì si addormentò, senza neppure degnare di uno sguardo il suo diario.
    Fu risvegliata il mattino dopo, dall'annuncio che la Medea stava per giungere alla Shirogane.
    Lasciato il mezzo là dove l'aveva trovato, ritornò ancora un po' intontita nella zona della nave adibita ai passeggeri e là poté notare dal finestrino quello che i suoi occhi non avevano mai visto.
    Una nave, grande oltre ogni possibile sua immaginazione.
    Non aveva mia visto niente del genere, e quella visione così maestosa la fece restare incollata al finestrino e quasi non ci credeva che sarebbe a breve potuta approdare su di essa.
    - Meravigliosa. - commentò con un tono profondamente stupefatto da tale figura che imponente solcava i cieli così come le balene solcavano l'oceano che splendeva sotto di loro.
    Erano le nove di mattina, ed il sole già sorto irradiava e faceva brillare la Shirogane del suo colore perlaceo.
    Non aveva mai visto nulla di simile prima di adesso, pensare che aveva di fronte qualcosa di simile era come per uno scalatore trovarsi di fronte al monte Everest.
    Si sentiva profondamente minuscola.
    Seicento metri, e a giudicare dalla vista la Signora possedeva ben dodici ponti di lancio visibili: si chiese quale passato poteva avere un mezzo simile.
    Quali erano state le sue imprese.
    Alheit si trovava profondamente affascinata da tutto e sebbene cercasse di mantenere un atteggiamento serio consono ad una recluta, non riusciva quasi a trattenere tutte quelle emozioni che le gravitavano attorno all'anima.
    E poco dopo qualche minuto poté notare un altro mezzo che si stava dirigendo verso la Shirogane.
    Un mezzo che si mostrava in tutta la sua grandezza, di un colore rosso scarlatto come le fiamme dell'inferno.
    Riuscì a scorgere il punto in cui esso venne accolto dalla nave, in uno dei boccaporti superiori: non era certo di grandezza simile alla Shirogane ma lasciò Alheit a bocca aperta pensando che forse il suo Sniper in confronto era una formica, o poco più.
    Si sistemò per bene la giacchetta, e la camicia. Si stirò un po' la cravatta.
    Si guardò al finestrino e si tolse gli elastici dai capelli per poi ricomporre le due code ai lati della testa.
    Perfetta, doveva essere perfetta.
    [ Hangar Principale, Shirogane ]
    La Medea atterrò ai ponti superiori di prua della nave, per poi venire trasportata da grandi montacarichi dentro l'hangar principale.
    Il cuore di Alheit sembrava esploderle nel petto, non riusciva a controllare pienamente quella situazione.
    Fu solo dopo pochi minuti che lo sbarco ebbe inizio.
    Lentamente, come se stesse attraversando un campo minato, Alheit Rammsteiner scese dalla Medea e si ritrovò nell'hangar della Shirogane.
    Enorme.
    Fu la prima impressione della ragazza, e certo non aveva tutti i torti.
    Notò come altri mezzi Medea riposavano dentro di esso, affiancate l'una all'altra.
    Impressionante, Alheit non riusciva ancora a credere a quello che stava vedendo con i suoi occhi, e si chiese se ancora non stava dormendo.
    Si portò una mano alla cicatrice che si sentiva attraverso i capelli e avvertì quella scossa che da sempre la attraversava se osava sfiorarla.
    No, non era un sogno.
    Osservò come i mezzi, tra i quali il suo, venivano scaricati dai trasporti Medea, per poi venire posizionati ognuno in fosse di stoccaggio.
    Alheit non riuscì in quel caso a togliere gli occhi dal suo mezzo, si sentì quasi pungere nel profondo quando altre mani lo sfioravano.
    E proprio quando quella sensazione di .. gelosia? possessione? .. le stava bruciando nel petto ecco che una voce squillante risuonò per tutto l'hangar richiamando la sua attenzione.

    - Avviso per tutte le reclute Irregulars:
    siete pregati di presentarvi qui sul montacarichi uno! -


    Alheit si guardò intorno, e dopo aver intravisto il luogo dove andare si avviò con il cuore in gola verso il montacarichi.
    Quando arrivò, notò la figura dell'ufficiale che lì aveva convocato le reclute come lei.
    Una ragazza, dai capelli rossi tagliati corti, coperti solo in parte dal cappello da ufficiale.
    Gli occhi di Alheit si incrociarono per poco con quelli dell'ufficiale: verdi smeraldo, grandi, meravigliosi e profondi.
    Il suo corpo aveva una siluette perfetta, matura, chiusa nella sua divisa da ufficiale federale: piuttosto strana rispetto al volto che mostrava a tutti loro.
    Per quanto poteva ricordarsi, Alheit poté notare le mostrine che la ragazza aveva alle spalle, dorate, da maggiore.
    Una carica importante, ma loro non avevano ricevuto gli ordini per parlare con il comandante della Shirogane?
    Attorno a lei Alheit notò che non era la sola recluta ad essere salita sul montacarichi che a breve li avrebbe portati al cospetto dell'ufficiale.
    E' lei la comandante di questa maestosa nave? ... non riuscì a pensare ad altro.
    Neanche destò attenzione a coloro che erano con lei, quelli che sarebbero stati i suoi compagni di missione.
    Quello era solo l'inizio della sua più grande avventura.

    png




    Pilota Gm Sniper II
    Status fisico:
    Leggermente stanca per il viaggio, leggero torcicollo per la mala dormita che ha fatto prima di arrivare alla Shirogane.
    Status psicologico:
    Eccitata, pervasa ancora da sensazioni radicate nel profondo. Cerca di mantenere un atteggiamento serio e impeccabile ma dentro di lei si agitano ancora le emozioni che l'hanno accompagnata per tutto il viaggio.

    Equipaggiamento/dotazione:
    I pochi effetti personali da lei tenuti sono stati lasciati a bordo della Medea da cui è arrivata.

    Azioni difensive ed offensive: //
    Riassunto azioni:
    Giunta a bordo della Medea non riesce a trattenere la curiosità, e giunge al cospetto del suo mezzo: strane e coinvolgenti emozioni e sensazioni pervadono l'atmosfera di quell'incontro, rendendolo qualcosa di molto più intenso.
    Rimanendo tutta la notte all'interno dell'abitacolo, la mattina viene svegliata dall'annuncio che la Medea sta arrivando vicino alla nave Shirogane.
    Scesa dal suo mezzo si trova meravigliata a guardare l'imponente signora solcare i cieli dal finestrino. Ne rimane meravigliata: non ha mai visto niente di simile e si sente quasi una formica in confronto a tale bellezza.
    Quasi la stessa sensazione alla vista del mezzo rosso fuoco cangiante che veniva dalla Shirogane inghiottito nel suo ventre.
    Una volta scesa dalla Medea, Alheit si trova a valutare la grandezza dell'hangar principale, e immersa nei suoi pensieri e nelle sue emozioni, viene risvegliata poco dopo dalla voce di una donna che richiama le reclute verso il montacarichi uno.
    Così senza pensarci due volte, si diresse verso tale zona.

    Note:
    Auguro a tutti voi
    - un buon gdr, un grandissimo in bocca al Lupo, e un buon divertimento!! Sono felice di poter far parte del vostro gruppo di missione.
    Bhè detto questo... spero vada bene il mio post. =D
     
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  5. Kyo Shirakawa
     
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    Odiava la gravità.
    Se n'era accorto durante il periodo che aveva passato nello spazio, a guardare il mondo da così lontano che sembrava potergli star chiuso in un pugno, fragile come mucchietto di sabbia. Mentre fluttuava a testa in giù nello stomaco della Ptolemaios si era trovato a chiedersi cosa l'avesse spinto ad esser li, in quel posto sperduto nello spazio infinito e che senso avesse la sua esistenza di fronte alla vastità di ciò che lo circondava. Tempo dopo, quella sensazione sarebbe divenuta ancor più feroce in seguito all'incontro con un uomo che aveva completamente cambiato le sue vedute.
    Una volta uscito dal piccolo guscio dove era stato addestrato, l'immensità e la varietà dell'universo l'avevano travolto e sconvolto con miriadi di informazioni difficili da gestire e comprendere. Si sentiva spesso inadeguato rispetto alla realtà e non voleva abituarsi a quella sensazione, così divorava qualsiasi informazione trovasse anche solo vagamente interessante. Ciò che invece aveva imparato ad amare mentre era tra i Celestial Being era l'assenza di gravità, una sensazione di libertà che riusciva a rendere più leggero il peso della sua stessa anima. Un po' come quando aveva rotto ogni regola della sua organizzazione nella penombra di un magazzino, assieme a Maki.
    Una fuga squisitamente adolescenziale, splendidamente carnale, incommensurabilmente tenera.
    Dannatamente nostalgica.
    Nello spazio aveva trovato pane per i suoi denti da quel punto di vista, se si vuole fare una metafora delicata, considerando quanto accaduto con Sumeragi Lee Noriega, sua superiore e comandante.
    Lasciò che i ricordi scivolassero via dalla sua mente prima che quei pensieri combinassero qualche reazione sconveniente al suo corpo. Il Medea su cui viaggiava non era posto adatto a questo genere di cose.
    Si portò distrattamente la mano al collo, a grattare il punto dove aveva fatto passare la H.A.S.T.E. da qualche ora, subito prima di salire sul Medea. La sua presenza su quell'aviogetto era quasi totalmente da imputare a quel suo difetto, limitazione... E forza.
    Sorrise tra sé e sé, quella merda che si sparava direttamente nelle vene era l'unica cosa che riusciva a farlo dormire sereno, senza che i ricordi del suo passato riaffiorassero come scure falci atte a recidere la sua sanità mentale.
    DPTS, questa era stata la diagnosi inoltratata al Comandante Vegea dagli esperti della valutazione psicologica degli Irregulars. Disturbo Post Traumatico da Stress o, più semplicemente, Sindrome del sopravvissuto. Una maledizione inflitta direttamente alla mente di coloro che ne soffrivano.
    Niente a che vedere con la Maledizione che infestava la Shirogane, colossale nave dove l'Aviogetto lo stava portando assieme alla sua lama, l'Exia.
    La prima volta che aveva sentito di simili fandonie aveva trattenuto a stento le risate, ci mancava solamente che l'avessero caricato su di una Nave da guerra che portava sfortuna, come se la sua esistenza non fosse stata sufficientemente colma di malasorte. Ma, al contrario di quanto si dica, sono proprio i simili ad attrarsi e quello era un destino inevitabile, nel segno d'un fato sin troppo comune e comprensibile.
    Chissà, magari a bordo avrebbe trovato altri relitti umani come lui. Non ci contava, tanta fortuna era semplicemente insperata.

    - Mendokusè1 -

    Sussurrò mentre attendeva impaziente di tornare all'azione. Su quel dannato aviogetto si stava sinceramente scassando e lo scorrere dell'H.A.S.T.E. nel suo corpo non contribuiva certo a renderlo più quieto. Per una volta la fortuna gli sorrise, il viaggio durò solo pochi altri minuti prima che il Medea avvistasse la Shirogane.
    Sorrise con fare torvo, già sentiva il sapore del sangue sulle labbra.

    kyosorrisocrudele

    ***

    Era troppo grande.
    Quella nave gli dava quasi i brividi, era totalmente diversa dalla Ptolemaios II e pareva dannatamente enorme in ogni suo aspetto, al punto di farlo sentire piccolo come quando, di fronte all'infinità dello spazio, aveva compreso che nulla di ciò che sapeva era sufficiente per comprendere la vastità dell'illimitato.
    Rimembrò per un attimo la terribile sensazione che aveva provato all'interno dell'Exia quando il Comandante l'aveva spinto dentro ad un buco nero per mostrargli quanto poco comprendesse ancora dell'esistenza. Il pensiero lo portò sulle soglie di un mancamento, così dovette ricacciarlo all'interno della sua coscienza, appoggiandosi appena al corrimano che lo conduceva verso l'Hangar.

    - Vaffanculo Tai-jou2, questa non te la perdonerò mai. -

    Tralasciando, ovviamente, la stima che il Comandante aveva invece guadagnato nei confronti del giovane membro dei Celestial Being. Per quanto potesse sembrare una belva perennemente legata ad una catena, Kyo era una persona capace di dare stima a coloro che riuscivano a tenergli testa senza ipocrisie e falsi moralismi, proprio come il Tai-chou3 era riuscito a fare. Un'impresa tutt'altro che scontata e semplice.
    Nell'Hangar erano stipati altri tre mezzi oltre al suo: un MS di derivazione Federale, un altro che ricordava di aver visto da qualche parte all'interno di una simulazione e, dulcis in fundo, una Buster Machine.
    L'esistenza dei primi due Mobile Suits divenne totalmente insignificante di fronte alla maestosa presenza di quella creatura cremisi che a stento riusciva ad entrare nel suo alloggiamento.
    Conosceva lo scopo di quelle creazioni, sapeva che appartenevano a quella parte dell'universo che maggiormente l'aveva sconvolto una volta riuscito a fuggire dall'organizzazione. Macchine pensate per abbattere stuoli di alieni convinti che il genere umano fosse solo un cancro da eliminare e che, in passato, avevano salvato l'umanità dall'estinzione.
    Una volta superata la meraviglia si trovò a chiedersi cosa ci facesse un mezzo simile in quel luogo, una macchina talmente potente da rendere persino il suo Exia un giocattolo per bambini.
    Abbassò lo sguardo tornando ad osservare gli altri due, cercando di ricacciare indietro l'orrore che le simulazioni passate erano riuscite ad infondergli nelle lotte con strumenti di guerra simili. La domanda, però, a quel punto divenne inevitabile. Scontri tra Mobile Suits erano sufficienti a distruggere la mente di un uomo, cosa potevano fare a quella stessa mente le battaglie combattute dalle Buster Machine?
    Si inoltrò nell'Hangar sperando di respingere lo straniamento che gli era piombato addosso come una pesante coperta, ma l'odore dell'acciaio, del carburante e di quegli stessi mezzi da battaglia era sufficiente a peggiorare la situazione.
    Una volta giunto coi piedi all'interno di quella colossale stanza si dovette fermare un attimo per tranquillizzare il suo animo ancor troppo sensibilizzato da quanto il suo Comandante gli aveva mostrato.
    Troppe informazioni, troppo enormi, troppo insieme.

    - Cominciamo bene... -

    Sussurrò, solo per se stesso.
    Per trovare nell'ironia la logica risposta all'immensità di quella vita dove si era inserito senza esitazioni, con una curiosità che era divenuta un'arma a doppio taglio. Una voce giunse a salvarlo dai suoi pensieri, riportandolo con i piedi sul pianeta Terra, ma soprattutto sul qui ed ora della sua esistenza.

    - Avviso per tutte le reclute Irregulars:
    siete pregati di presentarvi qui sul montacarichi uno! -


    Parole squillanti e sicure, proferite da chi non pareva avere alcuna esitazione, al suo contrario.
    Altri tre risposero alla convocazione, come il numero delle macchine stipate vicino al suo Exia, i suoi probabili compagni. Si sistemò il pantalone degli abiti civili, aveva preferito non presentarsi con la divisa dei Celestial Being per non rischiare di essere riconosciuto come parte di essi, la prudenza non era mai troppa in questo genere di cose e il Comandante Vegea si era particolarmente raccomandato al riguardo.
    Quella era una nave Federale, e i Celestial Being erano considerati alla stregua di Terroristi, sarebbe stato un errore madornale lasciare che scoprissero la sua provenienza.
    Essendo stato l'ultimo ad unirsi alla combriccola ebbe la possibilità di visionare coloro che l'avevano preceduto: la prima era una ragazza dai capelli corti e biondi, dall'aspetto decisamente sensuale e con delle curiose cuffie sulle orecchie; il secondo era un ragazzo che era più o meno suo coetaneo, col bizzarro particolare di avere gli occhi bicromi; la terza era sempre di sesso femminile e altrettanto bella rispetto alla prima, con colori simili ed un viso da bambola che ispirava naturale tristezza nel suo cuore.
    Per ultima, venne esaminata proprio colei che li aveva convocati, avvolta in una divisa federale che faceva risaltare le forme piene e carnali, quasi a contrasto col viso dal tocco infantile.
    Non aveva da lamentarsi in quanto a compagnia femminile, se non altro.
    Si sentì sollevato dall'aver recuperato parte della sua verve, visto che aveva perso tempo a controllare le misure delle donne presenti, così cercò di vestire un'espressione sicura di sé una volta giunto di fronte alla rossa.

    kyosorpreso

    - ...Siete voi il Comandante... Maggiore? -

    Visto che gli altri non avevano aperto bocca, aveva ben pensato di prendere l'iniziativa. Era particolarmente interessato a scoprire se la persona che l'avrebbe aiutato a proteggere l'Exia fosse proprio colei che aveva di fronte.
    Non restava altro da fare se non attendere, per muovere il primo passo in quel mondo troppo grande per lui.



    Pilota - Kyo Shirakawa
    Status fisico: Affaticato a causa del peso dei suoi pensieri, lievemente nauseato dall'immensità della Shirogane.
    Status psicologico: Confuso a causa degli eventi dei giorni precedenti, situazione peggiorata dalla vista della Buster Machine e dei due altri MS.


    Equipaggiamento/dotazione:

    - Nome arma/oggetto: Pistola d'ordinanza.
    - Status: Funzionante.
    - Munizioni (solo se arma da fuoco): 15/15

    - Nome arma/oggetto: Pistola per Droga.
    - Status: Funzionante.
    - Munizioni (solo se arma da fuoco): 0/0

    - Nome arma/oggetto: Tuta di Pilotaggio.
    - Status: In perfette condizioni, stipata nei bagagli.
    - Munizioni (solo se arma da fuoco): ///


    Azioni difensive ed offensive: ///

    Riassunto Azioni: Sul Medea Kyo si limita a riflettere su quanto appreso nei giorni precedenti. Arrivato sulla Shirogane raggiunge l'Hangar e, dopo un lieve mancamento dovuto ai ricordi suscitati dalla vista dei MS e alla sensazione di debolezza instillata dal Black Swan, si avvicina all'ufficiale che l'ha richiamato.

    Note:
    Crepi il lupo e buon divertimento a tutti :)

    Piccola osservazione: Kyo non ha fatto caso alla particolarità del capo di Marika, considerando le sporgenze metalliche delle semplici cuffie. O almeno è quanto ho capito dalle immagini e dalla descrizione del pg O_o

    1: Mendokusè. Kyo ha parlato Giapponese per tutta la sua infanzia all'interno dell'Organizzazione, pertanto usa spesso espressioni simili. Nello specifico, questa può essere tradotta come "Che rottura".
    2: Tai-jou. Un simpatico gioco di parole che storpia la parola Tai-chou (Capitano), aggiungendo il suffisso "jou" che si usa per le signorine.
    3: Tai-chou. Appunto, il termine giapponese per Capitano.

    EDIT: Ho corretto un paio di errori di battitura e di ripetizioni, sperando che non me ne siano sfuggite =_=


    Edited by - Temari - - 12/11/2012, 01:46
     
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  6. Rain Gun
     
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    P h a s e   2:
    W h i t e - R a i n_

    Location://Sconosciuta_
    Nessun altro dato disponibile



    Violenza.
    Pura, semplice, incondizionata.
    Lei lascia che fluisca nel suo avatar, nel suo ennesimo contenitore.
    Mentre i pugni violentano le carni dei suoi nemici, mentre il suo corpo si tinge del rosso del loro sangue.
    I suoi magli - inarrestabili come fossero stati mazze da demolizione - squartano ed uccidono i soggetti che tentano in vano di bloccarla.
    Ogni resistenza è inutile.
    I suoi occhi osservano lo scempio, mentre nella sua mano destra, ora a riposo, giace la colonna vertebrale di uno dei malcapitati che l'hanno aggredita, con tanto di cranio frantumato annesso.
    Ansima.
    Il suo corpo è febbricitante di avanzare ancora, ogni suo muscolo è teso e pronto per il prossimo bersaglio.
    Per la prossima ennesima violenza.
    Lì, in quel lugubre laboratorio sconosciuto.
    Poi le luci si accendono.
    La stanza in cui si è protratto il massacro prende vita.
    Lei sorride, qualcuno l'ha scoperta.

    - Merda -

    Ora dovrà passare al piano B, fuggire prima di portare a termine il lavoro, un peccato.
    Onde di proiettili la travolgono, lei si fionda più veloce di chiunque altro contro al muro e lo distrugge.
    Lo distrugge con il proprio corpo.
    Incredibile.
    Lo attraversa come si attraversa una parete di carta, solo generando un'infinità di detriti di cemento, ferro e pietra.
    Poi l'allarme dell'installazione prende ad urlare il proprio ritmico lamento, mentre luci rosse ed intermittenti dovute allo stato di emergenza si sostituiscono al bianco pallido dei neon.
    La sua missione è appena cominciata...
    come anche il vero divertimento.

    Location:// Shirogane, hangar principale_
    Ore 09:16 am





    L'atmosfera era pesante.
    Anche se la situazione sembrava evolversi come da programma.
    Nell'aria qualcosa, una pressione, una sensazione, era capace di destare l'attenzione dei più attenti, come se tutti - in quell'enorme ambiente metallico - fossero misticamente stati osservati da qualcuno o da qualcosa.
    I quattro membri della squadra s'apprestarono lentamente ad avanzare verso la figura del maggiore, posta in piedi sull'elevatore rettangolare di circa una quarantina di metri quadri.
    Le luci al neon dell'hangar rendevano ben visibili le forme della donna in divisa militare che, con espressione tutta contenta - quasi a dissimulare un certo timore di fondo - fece per aprir bocca quando venne interrotta dall'ultimo arrivato delle reclute Irregulars.

    - ...Siete voi il Comandante... Maggiore? -

    L'espressione della donna si fece da subito preoccupata, mentre un'ombra apparve d'improvviso alle sue spalle, invisibile ed inudibile per chiunque fino a quel momento.
    Come diavolo aveva fatto a muoversi senza essere vista da nessuno?
    Chi diavolo era?
    Senza lasciare a nessuno il tempo materiale di fare nulla, con un balzo incredibile la figura saltò oltre la schiena del maggiore, lasciando che la sua fisicità femminea apparisse in quell'istante in tutta la sua splendida armonia, mentre invertiva la posizione di piedi e testa al fine di eseguire un perfetto salto mortale atto a sorpassare la figura della donna, per poi atterrarle davanti flettendo leggermente le gambe.
    Ergendosi, marmorea e quasi surreale, si rivelò per ciò che in realtà era: una ragazza.
    Vestiva con una plug suit1 perlacea, ampiamente modificata con l'aggiunta di due cavetti inseriti negli avambracci ed altrettanti sul petto, ma la parte che sicuramente attirava ancor di più l'attenzione era il braccio destro: sul dorso del polso era agganciato uno strumento di origine sconosciuta di forma semisferica, con annessi almeno una decina di cavi fluorescenti. La loro utilità sconosciuta, ma sicuramente - da tant'è che sfrigolavano di scariche elettriche - erano percorsi da una ingente quantità di energia.
    La ragazza era alta sul metro e settantacinque, una terza di seno abbondante scolpiva nel marmo bianco di quella tuta il principio del suo fisico tornito ed allenato, composto - discendendo - da un ventre piatto e morbido, da dei fianchi meravigliosamente formosi e tonici ed infine da delle gambe scattanti e nervose, degne della miglior atleta esistente.
    Una vera e propria opera d'arte, la cui chioma sbarazzina e selvaggia era animata dalla fosca cromia dell'oceano profondo, mentre i suoi occhi ancora non trovavano giustizia alla vista dei presenti, oscurati dall'abbondante frangia di capelli scarmigliati, domati in parte da un lungo nastro bianco legato in fronte a mo' di fascia e terminante in due lunghissimi drappi che cadevano da dietro la nuca lungo i lati.
    Solo un dettaglio poteva ancor di più destare l'attenzione dei presenti, non appena la figura della ragazza misteriosa si fu eretta in piedi completamente dopo il salto:
    una coppia di gagliardetti cerulei posti sulle spalle della suit, riportanti una spada rivolta verso il cielo adornata da una coppia di ghirlande ascendenti, segno inequivocabile dell'appartenenza a quel corpo in cui tutti loro agognavano di entrare.
    Poi, con voce calda, maliziosa e carica di una certa profondità, colei che ora giaceva di fronte alle reclute si introdusse.

    screen1

    - Salve gente! -

    Un sorriso colmo di compiacimento comparve sul volto della sconosciuta,
    prima di alzare il braccio destro - sostenuto dal sinistro la cui mano era appoggiata al gomito - evidenziando l'infinità di cavi fluorescenti agganciati ad esso, mentre una lucina lampeggiante cerulea scintillava nel suo ultimo bagliore sul suo petto prima di spegnersi, proprio al di sopra della scritta "01" riportata in mezzo ai seni, anch'essa immotivata ai presenti.

    screen1

    - Disconnessione sistema di tracciamento, attivazione sistemi di diagnostica standard, tempo di attesa 30 minuti. -

    I cavi si sganciarono con qualche sbuffo di vapore dal connettore di forma semicircolare che la ragazza aveva sul polso, per poi venire richiamati a ritroso verso un punto imprecisato dell'hangar, alle spalle delle reclute. Probabilmente verso una delle gabbie di contenimento del gigantesco ambiente, verso una qualche sorta di apparecchiatura, mentre la ragazza nel frattempo abbassava entrambe le braccia...

    - Il mio nome è
    W h i t e   R a i n.
    Sarò il vostro tenente ed ufficiale di riferimento in questa delicata missione.
    Potete chiamarmi tenente, White oppure Rain, come preferite. -


    Due perle smeraldine e determinate resero finalmente giustizia all'espressività - ora carica di forte carisma - della ragazza che si era appena presentata, mentre un'espressione contenta e gentile - degna della miglior ragazza della porta accanto - si dipinse sul suo volto giovane, appartenente ad una ragazza sulla ventina. Poi, voltandosi indietro verso il maggiore - che nel frattempo aveva alzato all'altezza del petto le proprie mani quasi a voler prender parola senza ovviamente riuscirci - introdusse anche quest'ultima.

    screen1

    - Lei invece è il comandante Kyriake Cardia dell'esercito federale terrestre, il più alto ufficiale al comando di questa nave. Lavoreremo insieme per il completamento di quest'operazione! -

    Le mise un braccio attorno al collo sorridendole.

    - Vero? -

    La donna, imbarazzata oltre ogni dire, prese a balbettare qualcosa di apparentemente incomprensibile...

    - B-b-bbeh c-c-cert...ovv..io ecc... -

    Poi traendo un gran respiro urlò tutta impettita mettendosi sull'attenti, distaccandosi dal braccio di Rain, che nel frattempo aveva posto le mani ai fianchi.

    screen1

    - CERTAMENTE! -

    Poi l'ufficiale Irregulars si rivolse nuovamente ai suoi uomini, ammiccando sorridente verso di loro.

    - Allora... direi che potremmo presentarci ora, no?
    Chi vuole partecipare ad una missione senza conoscere i propri compagni d'arme... -


    Il sorriso di Rain venne accompagnato da un suono sordo, seguito da uno sferragliare abbastanza inquietante. L'elevatore aveva così preso a muoversi verso l'alto.
    Il maggiore aveva premuto - nel frattempo che Rain parlava - il pulsante di elevazione sulla console di comando della piattaforma, che aveva preso a salire lentamente verso il semi-piano superiore dell'hangar, il quale poi avrebbe condotto verso il resto degli intestinali corridoi della nave.
    Il tenente nel frattempo aveva designato la persona che avrebbe dovuto presentarsi per prima al resto del gruppo.

    - Cominciamo da te, bella biondina della Fraternity! -

    L'aria inquietante che aveva assunto quella situazione stava venendo resa ancor più lugubre dal cozzare tra il sorriso serafico del loro ufficiale e la nefasta reputazione che quella nave portava con sé.
    Il destino a volte poteva essere assai bizzarro.


    PoV - Tutti:

    Non avete mai visto la figura che vi si para innanzi, il simbolo che si porta addosso, però, lo conoscete bene. E' il simbolo di chi volete servire, della nuova realtà in cui volete tuffarvi.
    Il suo volto, il suo corpo, sono quelli di una ragazza nel pieno della forma, ma ciò che vi incuriosisce tutti è il suo vestiario oltre alle sue incredibili doti fisiche: forza ed agilità incredibili per una persona normale.
    Che razza di equipaggiamento è mai quello che indossa?



    PoV - Reiji Murakami:

    Non hai mai visto nulla di simile, silenziosa ed invisibile più di chiunque tu abbia mai visto in vita tua, saresti già morto se si fosse trattato di un nemico. Possiede un equipaggiamento strano, avveniristico. Hai davanti il primo membro ufficiale degli Irregulars con cui avrai a che fare, è bella, atletica ed ha un'aria maliziosa e tremendamente consapevole della situazione, inutile dire che potresti aspettarti di tutto da una persona simile.
    Vi ha chiesto di fare le vostre presentazioni, cosa dirai?
    Pare che a cominciare sarà la ragazza della Fraternity che è appena scesa dalla Buster Machine che è allocata nel gigantesco hangar in cui siete.



    PoV - Kyo Shirakawa:

    Sei di fronte a qualcuno di estremamente pericoloso. Senti quella classica vibrazione nell'aria - quando incroci finalmente i suoi occhi - che precede l'arrivo di un proiettile. Sei sicuro, lo sai perché il tuo istinto te lo dice: è abile, forte e dannatamente consapevole di questo.
    Ti guarda come se già ti conoscesse, come se sapesse di te ogni cosa che c'è da sapere, ma fa finta di niente, il suo comportamento è ben mascherato, anzi, non sai nemmeno dire se sia davvero realtà o finzione. Chi è White Rain?
    Anche tu vieni catturato dalla strana ed avveniristica apparecchiatura che ne avvolge il corpo, fin troppo femminile e appetitoso perché il tuo istinto animale non lo noti, ma a preoccuparti ora c'è anche altro: cosa dirai tu?
    Scegli bene le tue parole Blade Maister, da esse dipendono molte più cose di quante tu possa immaginare.



    PoV - Alheit Rammsteiner:

    Tra tutti quelli che potevi incontrare, questa figura non ti riporta alla mente nulla.
    Il lontano echeggiare della parola "Evangelion" risuona nella tua testa confusa da ciò che vedi, ma null'altro ti soggiunge dai tuoi devastati ricordi.
    Come non rimanere impressionati alla vista di cotali marchingegni della tecnica? Di certo per te non è la prima volta ma è come se lo fosse.
    Luci, scintille di corrente, l'intenso odore dei lubrificanti e dell'ozono spargersi nell'aria...
    La figura che hai di fronte è incredibilmente forte ed agile, non hai mai visto nulla di simile in vita tua, qualcuno capace di compiere tali acrobazie in modo tanto naturale e semplice. Ispira sicurezza al sol esser guardata ed il suo modo di fare, cortese e solare - oltre che molto informale - ti toglie di dosso il peso iniziale che normalmente si possiede in situazioni tensive come quella.
    Cosa dirai di te?
    La domanda è assai divertente nel suo essere così scontata...
    è come se fossi nata un anno e mezzo fa.



    PoV - Marika Ferion:

    Una ragazza sorprendentemente forte ed agile si para innanzi a voi con fare spigliato e cordiale, introduce se stessa ed il maggiore con estrema informalità e la cosa di sicuro non può dispiacerti, visto come sei abituata ad operare.
    Tocca a te fare le presentazioni, dire chi sei, nulla di meglio per una come te.




    tabella-spoiler-simbolo
    Game-master
    Eccoci al nostro secondo post.

    Siccome molti di voi hanno sbagliato i tag da utilizzare nel forum ed alcuni anche i colori, vi segnaliamo il topic di riferimento ove prendere visione delle regole sull'utilizzo dei tag nel forum.
    A questo LINK troverete quanto necessario, adeguate i vostri successivi post al sistema di taggatura vigente nella piattaforma ed utilizzate i colori adeguati qualora vi siano delle irregolarità evidenziate dal regolamento.

    L'ordine con cui si procederà a postare da ora in avanti è il seguente:

    - GM Rain Gun
    - Maxiii21
    - Kaynyr
    - Alheit Rammsteiner
    - Kyo Shirakawa

    Ricordatevi di CHIEDERE sempre se non avete chiaro qualcosa o se non sapete se i vostri personaggi conoscono o non conoscono dettagli sull'ambientazione eccetera.
    Da adesso ci sarà il limite di 4 giorni per postare, mi raccomando fate attenzione e mi ripeto, chiedete se avete domande.

    1) Plug Suit: tuta di pilotaggio indossata solitamente dai piloti di Evangelion, massimizza il tasso di connessione con le unità Eva assieme alle apposite interfacce neurali poste sulla testa del pilota. Raramente si possono trovare varianti di questo capo d'abbigliamento ad uso militare, impiegate in attività extra-veicolari come guerriglia ed altri tipi di attività specializzate. Questo per l'ampia versatilità di utilizzo, per la flessibilità di customizzazione e per il minimo ingombro nei movimenti che garantisce questo tipo di equipaggiamento.



    Nel frattempo cogliamo l'occasione per augurarvi buona estate e buon post!





    Edited by ryuvegea - 21/8/2012, 16:35
     
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  7. maxiii21
     
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    I suoi compagni non gli sembravano per niente strane persone come tante si vedevano, di certo tra di loro si faceva veramente fatica a trovare una persona brutta, ma per come era messa la situazione a Marika al momento era interessata alla loro forma fisica che sembrava ottima, e se poteva affidarsi totalmente a loro durante una missione, ma di questo era abbastanza sicura di certo gli Inregulars non sembrava un organizzazione che prendesse la spazzatura o i pezzi di ricambio, ma solo elementi scelti.
    Almeno cosi la pensava al momento, ma ora come ora l'inizio non era dei migliori, Marika si sentiva a disagio a stare sul attenti non ne aveva proprio idea fin quanto avrebbe potuto stare in quella posizione composta, pero dubitava che potesse assumere lo stesso atteggiamento che aveva adoperato fino a oggi, infatti iniziavano già domande tecniche sui gradi che la deprimevano enormemente.
    Ma a quanto pare tutto ciò sarebbe finito ben presto infatti, come un predatore pronto all assalto una figura dalle forme femminili si fece largo tra i presenti con abilità e capacità fuori dalla norma tanto che Marika non si rese conto della sua presenza finché non decise di mostrarsi, il che di certo non era dato solo dalla ipotetica assenza di pericoli che spingeva ad abbassare la guardia ma anche dal abilità di chi aveva davanti.
    Una donna molto attraente c'era da dirlo forse la più affascinante delle 4 attualmente presenti e forse anche la più forte, non poteva parlare per gli altri, ma la sua comparsa aveva fatto scattare sulla difensiva la pilota che guardava con fare concentrato la nuova giunta, se avrebbe voluto le avrebbe potuto far baciare il pavimento almeno 1 volta prima di dargli la possibilità di reagire...ammesso che in quel caso sarebbe stata ancora in grado di reagire.
    Il che spinse a un esame estremamente critico la cayborg nei confronti della affascinante ragazza sui 20 anni con una body suit da urlo che faceva quasi sembrare il suo corpo una macchina d'epoca, infatti l'occhio artificiale di Marika stava registrando i valori energetici della tuta, ma non era quello che interessava al momento, visto che la domande principale che frullava per la testa era chi e subito dopo cosa.
    Chi era un po banale il simbolo degli Inregulars era ben visibile, cosa un po meno, ma di certo non un essere umano normale, modifiche genetiche, esperimenti, forse anche lei un cyborg, le opzioni erano tante, ma non per orgoglio personale o per giustificare il fatto che l'avesse colta totalmente di sorpresa, ma per il semplice fatto che le sembrava un po surreale che un umano per quanto ben allenato potesse fare simili performance senza un piccolo aiuto.
    Comunque chiaro che non era una nemico Marika sciolse la posizione di guardia e si mise totalmente a sua agio gamba destra lievemente alzata e mani ai fianchi, ogni posa formale era andata a farsi friggere del resto la dolce presenza oltre a presentarsi come loro superiore non stava dando il buon esempio abbracciando calorosamente il maggiore che tentava disperatamente di riprende il controllo della situazione, una scena molto comica che non pote che farla sorridere.
    Questo era quello che era abituata, era decisamente molto meglio la tensione se ne era andata se poteva parlare normalmente senza tante formalità tanto meglio, in quel coso fare la prima a presentarsi era perfino una gioia, sentiva di adorare il Tenente White a ogni secondo che passava quindi non esito oltre.
    Come se di biondine della fraternity al momento ce ne fossero 10 sul montacarichi Marika alzo con fare estremamente reattivo la mano sorridendo rispondendo con un tono gioviale al suo superiore.
    -Eccomi Tenente!-
    Detto questo qualche passo avanti e si volto in modo che tutti potessero guardarla in faccia mentre parlava, per iniziare un discorso che pareva tutto tranne una presentazione di un curriculum militare.
    -Eccomi a voi! Mi chiamo Marika Ferion, 25 anni singol e di certo non sposata, grande amante della cucina fast-food e con qualche diploma come meccanico e me la cavo con l'informatica. Ma questo non vi interessa quindi passiamo alle cose utili... -
    Lieve pausa per poi fare un saluto militare che a quel punto pareva forse più una presa in giro che un segno di rispetto, comunque ora come la pilota aveva annunciato si accingeva a dire le cose utili al fine della missione.
    -Ex-toples con medaglia...al valore mi pare, non mi ricordo...per aver sventato un attentato sulla luna in cui ho perso buona parte del mio corpo, attualmente sono una Cayborg collegata al Black Swan, la gigantesca ferari parcheggiata nel hangar se non l'avete vista, un po come un IA mobile per renderla semplice, non ho mai torto un capello a un essere umano ma ho al attivo una bella cifra di scontri con ogni genere di mostro spaziale abbiate sentito nominare, ma ce sempre una prima volta, sono qui sapendo che mi attende, potete contare su di me al 200%-
    Beh, formalità 10..meno 10, ma di certo Marika sapeva intavolare la storia della sua vita con passione, una donna senza peli sulla lingua e sebbene non contenta di essere un Cayborg di certo fiera di essere una persona su cui si può contare sempre e spera che il suo arrivo nelle file degli Inregulars non cambi questa cosa.
    Non sa se la sua presentazione le costerà una strigliata dal tenente, ma è già pronta a qualcosa del genere quindi non si fa tanti problemi, e più interessata di aver avuto un buon impatto sui compagni...beh di certo l'impatto si era presentato, ma non forse non cosi positivo come la pilota sperava

    CITAZIONE
    Pilota
    Status Fisico: Ottimale, e in perfetta forma

    Status Psicologico: Felice di poter comportarsi come suo solito

    Equipaggiamento/dotazione: Body suit solita nera con del giallo in ancuni punti, stivali da militare e giubotto stranamente alleaciato, forse per non sembrare un esibizionista.

    Azioni difensive ed offensive: Nessuna.



    Riassunto azioni: Dopo aver assistito al entrata in scena del tenente White marika scopre di essere la prima a presentarsi, quindi prendendo spunto dal fare del superiore la pilota non esita a parlare liberamente introducendo se stessa.

    Note:
    se alcuni temini sono sbagliati non linciatemi! >.<

     
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  8. RW Staff
     
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    C o n t r o l   o f:
    - R e i j i   M u r a k a m i -


    Location:// Shirogane, hangar principale_



    Il pilota del Blitz ingoiò un pesante groppo.
    Chi diavolo era quella persona per aver compiuto movenze persino più agili e veloci di un coordinator?
    Reiji rimase allibito.
    White Rain diceva di chiamarsi... era persino dannatamente bella.
    Non potè evitare di arrossire.
    Poi quelle dotazioni, quegli strumenti da lui mai visti... che razza di standard tecnologici avevano gli Irregulars?
    Non ebbe il tempo di continuare a porsi domande e di imbarazzarsi.
    Sarebbe stato lui il prossimo.
    Dopo l'esuberante presentazione di Marika, che aveva scoperto essere addirittura una ex-topless, cosa poteva dire di sé per risultare professionale almeno tanto quanto la propria compagna dai capelli biondi?
    Era una cyborg, non ne aveva mai vista una prima d'ora, impressionante... davvero.
    Dopo essere rimasto qualche istante a fissarla imbambolato si voltò di scatto verso il tenente Rain, per cercare di rendere merito almeno un poco alla propria persona per non fare brutta figura davanti ai suoi compagni.

    - Il mio nome è Reiji Murakami, signore.
    Ex Red Coat dell'esercito di ZAFT, all'attivo ho missioni di ricognizione avanzata e diverse qualifiche di specializzazione in materia di spionaggio, guerriglia e tecniche di occultamento.
    Sono l'attuale pilota del Blitz Gundam e sono stato raccomandato agli Irregulars dalla Clyne Faction, signore. -


    Aveva cercato di essere il più conciso possibile. Non voleva dare troppa mostra di sé, non gli piaceva essere sotto i riflettori, ma di sicuro aveva cercato di fare una buona impressione.
    Ora toccava agli altri due suoi compagni, chissà quali sorprese gli avrebbero riservato quei due così singolari soggetti.

    Simbolo-tabella-spoiler
    Game-master
    Ho preso il controllo sul personaggio di Kaynyr per via del fatto che ha abbandonato il gdr.
    Dal prossimo turno la turnazione procederà nel seguente ordine:

    - GM
    - Maxiii21
    - Alheit
    - Kyo

    Il personaggio di Reiji Murakami da questo momento diviene un PNG sotto il nostro controllo.
    Tocca ad Alheit postare, buon giro a chi rimane :ph34r: .





















    Edited by - Temari - - 12/11/2012, 01:47
     
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  9. Alheit Rammsteiner
     
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    Mission
    0 - Betrayers

    phi 2 - Who are y o u ?



    [ Hangar principale, Shirogane ]

    Tutto intorno a loro era un costante brulicare di individui indaffarati, presi totalmente dal loro lavoro.
    Tutti si muovevano tranne lei e altre tre persone.
    Sostava in mezzo a quella piccola fila posta di fronte a quella donna in divisa militare dall’aria tranquilla e felice in volto, aspettando il responso alla domanda formulata da uno dei membri del gruppo.

    - ...Siete voi il Comandante... Maggiore? -

    Aveva avuto un po’ di tempo per guardarsi intorno, e studiare un po’ le persone che la circondavano.
    Quel piccolo gruppo era composto da due ragazzi e da un’altra ragazza: sebbene i due non destarono per il momento il suo interesse, osservò con cura la figura femminile che come lei si trovava in quella fila.
    Aveva sulle spalle alcuni anni più di lei, poco ma sicuro, capelli biondi, più chiari dei suoi, portava alle orecchie delle strane cuffie: ma Alheit non era certo la classica persona che poteva giudicare solo dall’aspetto.
    Per quanto riguardava gli altri due, poteva dire che quello alla sua destra non aveva niente di strano o particolare eccetto il colore dei suoi occhi, bicromi per la precisione.
    Il ragazzo alla sua destra invece aveva messo un po’ in allerta i suoi sensi femminili, dato che con la coda dell’occhio aveva potuto notare al suo avvicinarsi al gruppo che donato degli sguardi in più a lei e all’altra ragazza del gruppo: era una sensazione che aveva imparato a conoscere durante il periodo in cui era in convalescenza, quando veniva costantemente osservata da qualcuno.
    Non si sentì in grado di fare altro che sospirare e ricomporsi.
    Fu proprio lui a rompere il ghiaccio che si era creato in quella situazione e a esporre la domanda alla donna che stava di fronte a loro, la stessa che forse aleggiava come uno spettro nelle teste di tutti quanti loro.
    La donna di fronte a loro parve cambiare espressione di colpo, mutò mentre una luce più cupa le attraversava il volto.
    " Mh ? "
    Era preoccupazione forse? Se sì, per cosa?
    Fu proprio quando Alheit cercò di trovare delle risposte, che esse strisciarono come un’ombra alle spalle della donna.
    La ragazza rimase stupefatta: era impossibile che non l’avesse vista farsi largo tra i presenti, era impossibile che qualcuno si muovesse così tanto agilmente da diventare silenzioso e invisibile come un felino che si avvicina alla sua preda.
    Rimase a labbra aperte cercando una qualche sorta di risposta a ciò che non sapeva spiegare.
    Solo dopo pochi istanti quella figura eseguì dei movimenti per poi mostrarsi di fronte ai suoi occhi in tutta la sua candida bellezza, dopo aver eseguito un perfetto salto mortale ed aver sorpassato la donna che li aveva fatti radunare proprio là.
    Era una ragazza, Alheit non riusciva a darle un’età precisa e non dette molto peso a questo dato che il suo sguardo venne attratto da quelli che la ragazzina definì ‘accessori’.
    Non aveva mai visto niente di simile e si domandò a cosa servissero tutti quei cavetti e cavi che aveva sul corpo, e in particolare Alheit venne attratta da quello strano oggetto semisferico dalla cui estremità fuoriuscivano dei cavetti che a quanto poteva sentire dallo sfrigolio che emettevano erano percorsi da una quantità di elettricità considerevole.
    " Non ho mai visto niente del genere...a cosa serviranno tutti quei cavi e soprattutto... "
    Alzò lo sguardo dai cavi fino ad incontrare gli occhi in parte coperti dalla frangia di capelli simili per colore a quell’Oceano che stavano sorvolando.
    " …chi è lei? "
    Non poteva non notare la bellezza di quella ragazza, e non poteva certo negarla anche se lei era una ragazza: il corpo allenato, un fisico perfetto, tonico, invidiabile che veniva esaltato e mostrato in ogni sua linea dall’uniforme di colore perlaceo che vestiva.
    Alheit rimase ad ammirare quella ragazza, e fu quando questa si mostrò in tutta la sua altezza che lei venne attratta da quella coppia di gagliardetti che portava sulle spalle: inconfondibili.
    Ella portava il segno dell’appartenenza a quel corpo in cui tutti loro desideravano di entrare.
    Alheit più che mai.
    Fu proprio in quell’istante che tentò di concentrare l’attenzione sulla figura, dimenticando tutto il resto come volesse analizzarla mentre invece non faceva altro che tentare di scavare in quel profondo buio che portava dentro la mente, tentò di riportare alla luce qualcosa, qualsiasi cosa, anche solo un’immagine, un pensiero che potesse inquadrare quella figura in quel suo passato di un solo colore.
    Ma niente giunse in suo soccorso.
    Sbuffò, un po’ amareggiata.
    " Bhè che posso aspettarmi, d’altronde è solo l’inizio, no? Non posso certo pensare di avere tutto e subito. Anche se... "
    Qualcosa nella sua mente iniziò a farsi strada, ma non aveva niente di consistente quanto un’immagine o un ricordo.
    Aveva la forma effimera di una parola.
    " ... Evangelion ? ... "
    Non sapeva il perché essa le era per un breve istante passata per la testa, ma qual’era il suo significato? E perché proprio adesso essa aveva preso forma? E soprattutto, cosa c’entrava in quel contesto?
    Rimase immersa in questi pensieri almeno fino al momento in cui la figura non rivolse loro la parola.
    Nonostante il suo aspetto e la tecnologia che si portava appresso sotto forma di cavi e oggetti mai visti prima da lei, nel complesso la sua figura sciolse quella tensione e quell’emozione che gravava sullo stomaco di Alheit Rammsteiner fino a quel momento.
    Si sentiva meglio e stranamente tranquilla rispetto a prima.

    - Salve gente! -

    Un sorriso solare le si aprì in volto, prima di alzare il braccio destro, sostenuto dal sinistro, mostrando i cavi che prima avevano attirato l’attenzione di tutti, mentre una strana lucina lampeggiante che scintillava tra i suoi due seni emanava i suoi ultimi bagliori prima di spengersi.

    - Disconnessione sistema di tracciamento, attivazione sistemi di diagnostica standard, tempo di attesa 30 minuti. -

    Alheit rimase in silenzio ad osservarla, ancora una volta: la sua espressione, i suoi modi di fare le ispiravano fiducia.
    I cavi si sganciarono con uno sbuffo di vapore che salì fino alle narici di Alheit facendole arricciare il naso per l’odore forte, e solo che essi furono liberi vennero attratti da un punto dell’hangar, in un punto che avevano lasciato alle spalle.
    " Ma che ... ? "
    Non era una cosa che certamente capitava tutti i giorni, specialmente per lei che quell’ambiente era nuovo o quasi.
    Rimase a fissare il punto lontano in cui quei cavi si erano diretti, perplessa e allo stesso tempo incuriosita.
    Avrebbe voluto fare delle domande a quella ragazza, così tante che forse non sarebbero bastati dei minuti.
    Si voltò di nuovo verso di lei e scelse di non aprire bocca per non mostrarsi scortese e restare nella sua posizione di recluta.
    " Ogni cosa a suo tempo... "
    Si disse per poi restare in ascolto.

    - Il mio nome è W h i t e R a i n.
    Sarò il vostro tenente ed ufficiale di riferimento in questa delicata missione.
    Potete chiamarmi tenente, White oppure Rain, come preferite. -


    Alheit si chiese quanto fosse strano quel nome, prima che potesse in qualche modo comprendere che forse esso era una sorta di nome in codice.
    Molto bello a suo parere, delineava tutto ciò che era quella ragazza in due semplici parole.
    W h i t e, candida e bella, e R a i n, sfuggente, silenziosa e leggera.
    Quindi era lei l’ufficiale di riferimento per quella missione.
    Anche se la parola ‘delicata’ suonava nella testa di Alheit con un timbro un po’ più cupo di quello che la ragazza stava tenendo in quel discorso.
    La sua voce era delicata, e la sua espressione gentile, quasi stonava un po’ con il grande ruolo che aveva.
    Prima che la donna dietro di lei, che aveva fatto radunare il gruppo, si fosse presentata fu la ragazzina a prendere parola al suo posto.

    - Lei invece è il comandante Kyriake Cardia dell'esercito federale terrestre, il più alto ufficiale al comando di questa nave. Lavoreremo insieme per il completamento di quest'operazione! -

    Alto ufficiale al comando della nave.
    Due donne che avevano un ruolo rilevante su tutti i fronti, adesso stavano lì davanti a loro e con loro avrebbero portato a termine quell’operazione, di cui Alheit continuava ad essere all’oscuro.
    In fondo erano solo alle presentazioni, ma non poteva farci niente: iniziava a voler sapere ancora di più e non stava proprio nella pelle di cominciare.
    Sebbene comprendesse le difficoltà che avrebbe avuto, non poteva certo negare di voler mettersi veramente alla prova: forse la prima volta dopo il suo risveglio al S.Luis.
    Come se fossero amiche di vecchia data, la ragazzina le mise il braccio attorno al collo dopo averla presentata a dovere.

    - Vero? -

    Alheit acquisì uno sguardo un po’ perplesso, in fondo erano ancora in ambito militare: non pensava certo che potessero mostrare quell’amicizia che probabilmente le legava in quel modo.
    Non era un atteggiamento normale. O forse sì ?
    Probabilmente a giudicare dalla ragazza, era così spensierata e si sentiva così a suo agio in quella situazione che per lei quella era la normalità, il modo in cui conviveva con gli altri giorno dopo giorno.
    Sì, adesso Alheit provava quasi una sorta di invidia per tale individuo femminile.
    La donna invece si sentiva imbarazzata, oltre al suo sguardo lo si capiva perfettamente dalle parole che tentò di emettere dalle labbra, che tentò.

    - B-b-bbeh c-c-cert...ovv..io ecc... -

    Un secondo dopo la donna si riprese mettendosi sull’attenti.

    - CERTAMENTE! -

    Erano veramente una strana accoppiata, ma almeno l’aria che si respirava non era certo quella pressante che poteva esserci all’inizio, ed in fondo era meglio così.

    - Allora... direi che potremmo presentarci ora, no?
    Chi vuole partecipare ad una missione senza conoscere i propri compagni d'arme... -


    Alheit ebbe un tuffo al cuore al solo sentire la prima frase.
    Presentarsi.
    Sembrava che le fosse caduto un macigno addosso, al solo pensiero di dover dire qualcosa su di lei.
    Qualcosa che neppure lei conosceva.
    Ma aveva ragione, se dovevano essere compagni di squadra dovevano conoscersi, o quanto meno sapere con chi avevano a che fare.
    Non sapeva quanto avrebbe dato per poter presentarsi veramente a dovere, dire qualcosa di lei che potesse contare in quel contesto.
    Abbassò lo sguardo e si mise a fissare il vuoto: non era in preda al panico, ma si sentiva a disagio.

    - Cominciamo da te, bella biondina della Fraternity! -

    Aveva due persone prima di lei per pensare a qualcosa da dire.
    La ragazza iniziò subito col suo nome i suoi anni e più o meno tutta la sua vita e anche qualcosa di più.
    Una presentazione che non finiva mai e che ad Alheit arrivò a pezzi e bocconi dato che era immersa nei suoi pensieri.
    Forse aveva osato dire anche più del necessario, alcune di quelle cose erano veramente inutili.
    Ma almeno lei aveva qualcosa da dire.
    Strinse i denti in una muta smorfia di frustrazione.
    Sospirò cercando di mantenere quella calma che ad ogni parola di Marika Ferion andava a dissolversi sempre di più.
    Il suo battito cardiaco andava accelerandosi, per non parlare del suo respiro che si accorciava sempre di più fino a quasi ad andare per alcuni istanti in apnea.
    Attese che fosse il suo turno come un condannato che aspetta la sua sentenza.
    Fu la volta del secondo, e lì l’agitazione si fece sempre più forte.
    Tutti possibili discorsi che aveva in mente morivano nella confusione di altri pensieri che si accavallavano generando solo caos nella sua testa che iniziava a pulsarle ad ogni battito.
    Poteva mentire, ma forse era la cavolata più grande che poteva fare e non poteva certo abbassarsi a scuse per fare buon effetto sui suoi compagni e sugli ufficiali.
    Ma non poteva e non voleva dire la verità.
    Mentire faceva meno male, ma non voleva assolutamente dire quella verità, per il semplice fatto che voleva essere come tutti gli altri.
    Voleva che la vedessero per come era adesso, e non voleva dare ai suoi compagni un motivo per provare qualsiasi genere di pietà o trattamento diverso nei suoi confronti per quell’immenso vuoto che portava dentro.
    Non lo avrebbe detto a nessuno, mai, almeno non in un momento simile.
    E fu il suo turno.
    Sentì il leggero peso dello sguardo radioso dell’ufficiale mentre si voltava verso di lei.
    Deglutì, e si irrigidì in un saluto militare fermo e deciso mentre i suoi occhi tentarono di guardare un punto distante sopra l’ufficiale per non incontrare il suo sguardo, per non farsi guardare dentro i suoi occhi azzurri.
    Fece un grande respiro e gonfiò il petto per poi parlare con la voce più calma e ferma che poteva tirare fuori.
    - Alheit Rammsteiner, 19 anni. - il cuore le batteva in gola.
    - Non ha importanza il mio passato, quanta ne ha dimostrare il mio valore e ciò che sono adesso. - sottolineò l'ultima parola con fermezza, poi si fermò prima di aggiungere altro mentre la tensione nei suoi muscoli si scioglieva.
    Abbassò lo sguardo verso l’ufficiale, e poi sorrise debolmente.
    - Attuale pilota dell’ RGM-79SP GM Sniper II. Ai suoi ordini. – e così con uno scatto finì di parlare e portò il braccio lungo il fianco traendo un grandissimo sospiro di sollievo.
    Spero vivamente che non abbia domande da farmi, a cui neanche io so dare risposta.
    Si mise così in attesa della presentazione dell’ultimo componente del gruppo, lasciandosi un attimo andare dalla tensione che l’aveva presa fino a quel momento.
    Bhè non era andata poi così male la presentazione.
    Aveva detto l’essenziale, e questo era sufficiente per lei.
    Si lasciò andare ad un sorriso di compiacimento.

    png




    Pilota RGM - 79SP Gm Sniper II
    Status fisico:
    Ancora leggero torcicollo, per il resto sveglia e attiva.
    Leggera tachicardia derivata dalla pressione del momento delle presentazioni.

    Status psicologico:
    Molte emozioni si agitano ancora dentro di lei, ma pare prevalere l'eccitazione di essere lì e di potersi mettere alla prova.
    Si è trovata in preda all'agitazione e al panico nell'atto di presentarsi ma pare aver superato la cosa quasi subito.

    Equipaggiamento/dotazione:
    I pochi effetti personali da lei tenuti sono stati lasciati a bordo della Medea da cui è arrivata.

    Azioni difensive ed offensive: //
    Riassunto azioni: Dopo aver visto la stupefacente entrata del'ufficiale White Rain, Alheit si trova a combattere il suo primo nemico noto come 'presentazione'. Superata bene o male l'agitazione attende che anche l'ultimo membro del gruppo faccia le sue dovute presentazioni.

    Note: //


    EDIT:
    - stile narrato Al
    - stile parlato Cardia
    - correzione grammaticale generale.


    Edited by Alheit Rammsteiner - 30/8/2012, 17:15
     
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  10. Kyo Shirakawa
     
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    Quella paura.
    Aveva passato notti insonni ad osservare il soffitto, assaporando ogni respiro come se fosse l'ultimo che avrebbe mai potuto emettere. Aveva scoperto quanto l'orrore della notte potesse essere abissale e profondo, quando nelle tenebre scorgeva l'ombra col fucile.
    L'uomo che ogni notte uccideva Aiko di fronte ai suoi occhi e spazzava via quel che restava della sua innocenza, dandogli il benvenuto nel mondo degli adulti con un sorriso intriso di sangue.
    Un sorriso che troppe volte ricordava quello di Yuuto.
    Era il profumo di quella paura, di quel terrore irrazionale e totalmente macabro, violento e feroce. L'odore della guerra, il sapore della stessa che ti rimaneva in bocca come una medicina disgustosa, volto a farti masticare la bile ed il tuo stesso sangue come liquidi necessari alla sopravvivenza.
    Qualcosa gli chiuse la gola in una morsa che ne mozzò il fiato per un lungo istante, approfittando dello stordimento ancora forte nella sua mente a causa degli stimoli da poco affrontati. Strinse i denti in segno di inconscia ribellione, ma gli occhi gli comunicarono immediatamente l'origine di tale disagio e nervosismo.
    Lei.
    Aveva addosso l'odore della guerra.

    Qf7io

    Un balzo, un movimento iniziato nell'ombra e terminato nella luce, come se si fosse tolta di dosso un mantello in grado di renderla impossibile da percepire: ma lui lo sapeva che non era così, quella sensazione di pericolo era troppo forte e tremendamente chiara.
    Li avrebbe potuti ammazzare, tutti. Non c'era dubbio che colei che aveva di fronte fosse un mostro, una creatura accuratamente selezionata per uccidere.
    Proprio come lui.

    - Salve gente! -

    Come un macigno, quel saluto dannatamente normale lo colpì al petto togliendogli il fiato. Normalmente si sarebbe fermato a soppesare le sue curve con lascivia, carezzando con lo sguardo quanto quella tuta a lui ignota lasciasse scorgere e quanto quelle labbra sapessero dare un tocco malizioso all'interezza della sua immagine.
    Non in quel momento, il rivoltante sapore della morte gli era salito alla bocca e rischiava di costringerlo a vomitare: divorò quella sensazione senza lasciarle scampo, non aveva tempo per sentirsi ancora male.
    Eppure, come una fiera, aveva istintivamente mosso il proprio corpo indietro, tendendolo come se dovesse scattare da un momento all'altro per prenderle la gola. Attacco o fuga, le due uniche possibilità che un predatore comprendeva di fronte alla paura, un sentimento in grado di uccidere in entrambi i casi.
    Non contenta dell'entrata teatrale, il mostro decise di dare ancora spettacolo mostrando la meraviglia avveniristica della sua tuta, liberando dalla semisfera i cavi che erano stati legati ad essa, lasciandoli a riavvolgersi attraverso l'hangar per tornare alla loro presumibile posizione originaria. Il meccanismo incuriosì la mente del Meister, ma essa era troppo distratta dalla minaccia velata in quell'immagine per potersi concentrare su esso.
    Non era impressionato da tutte queste dimostrazioni che probabilmente avrebbero lasciato a bocca aperta i suoi compagni.
    Era, piuttosto, inferocito da esse.

    - Disconnessione sistema di tracciamento, attivazione sistemi di diagnostica standard, tempo di attesa 30 minuti. -

    Inghiottì l'ira e cercò di dominarsi senza che essa lo tramortisse a sufficienza da rubarne ogni ragione. Espirò, per permettere a quella tensione che lo stava violando di abbandonarlo, Lo sforzo improvviso lo lasciò lievemente spossato.
    Improvvisamente sentiva il gran bisogno di una dose.

    - Il mio nome è
    W h i t e   R a i n.
    Sarò il vostro tenente ed ufficiale di riferimento in questa delicata missione.
    Potete chiamarmi tenente, White oppure Rain, come preferite. -


    Rise interiormente, che nome in codice ridicolo come copertura. Sarebbe stato ben più adatto un riferimento più ardito, come Blood Rain, perchè tale era il fetore che si portava dietro. Non era qualcosa di necessariamente legato ad eventuali aromi e profumi, quanto una caratteristica che sembrava inestricabilmente collegata alla morte ed al sangue. Un sesto senso violento ed inequivocabile.

    - Lei invece è il comandante Kyriake Cardia dell'esercito federale terrestre, il più alto ufficiale al comando di questa nave. Lavoreremo insieme per il completamento di quest'operazione! Vero? -

    - B-b-bbeh c-c-cert...ovv..io ecc... CERTAMENTE! -

    Il battibecco tra le due non lo riguardava, aveva occhi solo per colei che tanto dolore aveva inflitto, per quella creatura orribile e magnifica al contempo, la quale calamitava totalmente la sua attenzione.
    Era come se fosse amore a prima vista.

    - Allora... direi che potremmo presentarci ora, no?
    Chi vuole partecipare ad una missione senza conoscere i propri compagni d'arme... Cominciamo da te, bella biondina della Fraternity!-


    La sua attenzione tornò alla situazione a causa del movimento che la Comandante aveva instillato nell'elevatore, il quale aveva cominciato a muoversi verso il semi-piano rialzato dell'hangar.
    Le presentazioni erano qualcosa di totalmente superfluo dal suo punto di vista, ma era necessario che avvenissero. A pensarci bene avrebbe anche potuto farsi un'idea di coloro che l'avrebbero accompagnato.
    La domanda, però, era tutta concentrata nel concetto legato a cosa dire di sé.
    Specialmente con quel mostro davanti agli occhi.
    La presentazione della prima ragazza fu un torrente in piena di parole, per la maggioranza senza filo logico. Aveva aggiunto dettagli assolutamente privi di senso, come il suo cibo preferito e lo status di single. Queste informazioni sarebbero potute essere anche interessanti, in un contesto differente, ma in quell'ambiente apparentemente serio sembravano fuori posto quanto l'intervento della mostruosa Rain.
    Ovviamente, la cosa gli piaceva seppur non riuscisse ad ammetterlo.
    Si annotò mentalmente di cercare informazioni sull'essere un cyborg, era un termine che gli era in gran parte alieno, ma non riuscì a concentrarvisi a lungo.
    Quando infatti venne il turno del ragazzo la sua ira riaffiorò come un vulcano in eruzione.
    Coordinator.
    Aveva passato la quasi interezza della sua esistenza a studiare come ucciderli, a comprendere le loro tattiche, a conoscerli come si potrebbe desiderare di comprendere il proprio peggior nemico. Era progettato per ammazzarli, e questo lo conduceva ad uno dei paradossi maggiori del suo ego.
    Dopotutto, aveva abbandonato l'organizzazione che l'aveva sfruttato, torturato e tramutato in una macchina per combattere, pertanto non avrebbe dovuto avere nessun rancore contro i Coordinator e forse avrebbe potuto persino spalleggiarli, sulla scia della rivalsa.
    Ma la sua mente non era così semplice, sapeva che se loro non fossero mai esistiti, lui avrebbe potuto condurre una vita pacifica con la sua famiglia.
    La loro esistenza era l'errore che aveva condannato il suo futuro, la motivazione per la quale due conflitti erano stati combattuti.
    Loro erano l'essenza della guerra stessa.
    Lo fulminò con lo sguardo, con un tale istinto omicida da divenire decisamente palese agli occhi di tutti, infatti non desiderava nasconderlo.
    In ciò che avrebbe detto per presentarsi sarebbe stato anche sin troppo chiaro al riguardo.
    Le parole della ragazza dall'aspetto di bambola non lo colpirono particolarmente, forse a causa dell'attenzione focalizzata su Murakami, se si esclude l'inaspettata determinazione che trapelava da esse, quasi cercasse di convincere sé stessa prima degli altri.
    Era giunto il suo turno, alzò gli occhi per incrociare quelli di White Rain in un gesto inconscio, notò solo allora che erano verdi, come lo smeraldo più puro.
    Come quelli di Aiko.
    Fu proprio amore a prima vista, come un primo bacio.

    ***

    Faceva freddo.
    Un freddo fottuto, di quelli che ti entrano dentro e ti tolgono il respiro, pur senza esserci gelo. Era il freddo che ti toglie l'anima, quello che sapeva di disinfettante e di acciaio, quello che potevi solo trovare in una camera mortuaria.
    Lei era distesa su di uno di quei tavoli asettici e lucidi, con vicino a sé gli strumenti necessari per l'autopsia. Il buco che un proiettile aveva fatto sul petto ancora acerbo della bambina raccontava sin troppo facilmente le cause della morte.
    Era nuda, se si escludeva il telo di plastica semi-trasparente che le era stato poggiato sopra, l'effetto che la luce causava su di esso la faceva apparire quasi finta, come una grossa bambola dimenticata, avvolta in una macabra ed abnorme pellicola protettiva.
    I passi scalzi del bambino erano ciò che lo conduceva al destino, verso quel corpo freddo che avrebbe determinato per sempre i suoi desideri, il suo odio.
    La scoprì, l'aveva vista nuda così tante volte che non ebbe alcun mutamento nell'espressione piatta di cui era vestito. Gli sarebbe piaciuto pensare di non provare niente, ma dentro di sé qualcosa gridava. Urlava per dire che non era giusto.
    La parte più razionale si convinceva, nel mentre: era una bambola, non era lei, pertanto non doveva preoccuparsi perchè sarebbe sbucata fuori da qualche anfratto per provare a spaventarlo, con quella voce infantile che non riusciva a nascondere un risolino dopo lo scherzo.
    Era la più viva di loro, persino da immobile su quel tavolo impietoso.
    La guardò in viso e comprese che non c'era dubbio: era Aiko, era morta. O forse dormiva...
    ...Forse era come in quella favola che lei, e solo lei, ricordava della loro vita precedente. Ammesso che ce ne fosse stata una.
    Si sporse, per osservarla da vicino: sorrideva nella sua immobilità, come quando sonnecchiava beatamente appoggiata al suo petto. Forse l'aveva amata ancora di più, in maniera più tenera, di quanto avrebbe poi desiderato Maki.
    Forse.
    Le scrutò gli occhi chiusi, le labbra simili ad un bocciolo, la pelle candida come la neve e fredda come il marmo. Poi comprese, in quella favola il principe azzurro compiva la magia e tutto tornava a posto.
    Posò le sue labbra su quelle gelide di lei, in quel disperato tentativo di negare la realtà, come solo un bambino avrebbe potuto desiderare. Rimase con la bocca lì appoggiata sinchè il sapore della morte non lo avvolse al pari di un sudario.
    Solo allora si allontanò e restò a guardarla per lunghi istanti, in attesa che il miracolo avvenisse.
    Che quella bambina così vitale e tenera aprisse gli occhi per dirgli ancora una volta, in segreto, che gli voleva bene e che con lui sarebbe andata ovunque, avrebbe fatto qualsiasi cosa.
    Le rimise la coperta plastica indosso e si voltò masticando il sapore della di lei morte. Ingoiò a fatica i sentimenti, lasciando che le lacrime rigassero il suo viso ed infine chiuse la porta dell'obitorio dove si era intrufolato contro ogni ordine, rischiando pesanti punizioni di cui non gli sarebbe importato abbastanza.
    Fu allora che la sua infanzia terminò, dopotutto lui non era un principe azzurro.

    ***

    Occhi verdi che non si sarebbero mai più aperti sulla realtà, uno sguardo che non avrebbe più incontrato il suo, ricordi che si mischiarono a sensazioni presenti, tramutandosi in una miscela dolorosa e densa come un'iniezione di mercurio nelle vene.
    Si chiese cosa avrebbe dovuto, e potuto, dire a quelle persone che ora aspettavano solamente un suo cenno, delle parole.
    La parte più sarcastica emerse con violenza, narrandogli come avrebbe potuto esordire raccontando di essere un terrorista complessato con la mania per i seni voluminosi, di come odiasse la guerra ma amasse uccidere, di quanto volesse ammazzare quella donna dagli occhi smeraldini insieme a quell'abominio di un Coordinator ed infine del perché gli sarebbe piaciuto avere una discussione più intima con la Comandante della Shirogane.
    Trovò il sorriso in quel pensiero, per quanto ci fosse poco da star allegri: ogni aspetto della sua vita era sempre andato inevitabilmente in pezzi senza possibilità di salvezza, ma questa volta si stavano bruciano le tappe.
    Infine, raccolse persino le parole per rispondere.

    - Kyo Shirakawa. Pilota del GN-001 Gundam Exia... -

    La parte più semplice, quella che era innegabile sotto troppi punti di vista, persino di fronte ad un nome inventato e ad una sigla che, per i più, non avrebbe significato nulla.
    Mancava ancora la parte difficile, raccontare qualcosa che sentiva di voler dire, ma che non sarebbe stato prudente raccontare. Eppure quell'ira, dentro di lui, montava senza possibilità d'esser arginata.

    - Odio i Coordinator e non mi farei alcun problema ad abbattervi tutti, se fosse necessario. Ma soprattutto, Rain... -

    ...Era stata lei a chiedere di chiamarla come preferivano e lui aveva scelto proprio l'appellativo più diretto, quello che maggiormente assomigliava ad un nome. Desiderava che tra di loro fosse tutto chiaro da subito, in maniera intima. Quegli occhi erano una maledizione scolpita nei suoi ricordi, assieme all'odio feroce che quell'odore mostruoso gli causava.
    Era come incontrare qualcuno che si sarebbe dovuto risvegliare molti anni prima, come in una fiaba. Era come accorgersi che il lordume della guerra l'avesse per sempre marcata.
    La amava, proprio come il giorno in cui aveva calato definitivamente sul suo volto una coperta di plastica semi-trasparente.
    Ma alla fine, di chi stava parlando?

    zObkn

    - ...Non sopporto il tuo odore. -

    Accompagnando il movimento con l'indice, puntato direttamente verso la sua superiore. Insubordinazione, molti l'avrebbero bollata a questa maniera. Eppure qualcosa in lui sapeva, comprendeva, che era proprio ciò che lei si sarebbe aspettata. Sapeva troppo, glielo leggeva nello sguardo col proprio, febbricitante di paranoia.
    Per questo la odiava, o forse la amava.
    La confusione nella sua mente era tutto ciò che contava e probabilmente se ne beava proprio per tale ragione. Una mente spezzata che cercava di ricomporsi in un mondo che, alieno, appariva ben più in rovina dal suo punto di vista.
    Laddove erano gli altri ad esser anormali e lui l'unico che comprendeva.
    No, lei avrebbe capito, e questo lo spaventava solo di più.


    Pilota - Kyo Shirakawa
    Status fisico: Nauseato dalla forza dell'oppressione percepita in White Rain.
    Status psicologico: Inferocito dall'essenza di Rain, infastidito dall'esistenza di Reiji e dei Coordinator tutti.


    Equipaggiamento/dotazione:

    - Nome arma/oggetto: Pistola d'ordinanza.
    - Status: Funzionante.
    - Munizioni (solo se arma da fuoco): 15/15

    - Nome arma/oggetto: Pistola per Droga.
    - Status: Funzionante.
    - Munizioni (solo se arma da fuoco): 0/0

    - Nome arma/oggetto: Tuta di Pilotaggio.
    - Status: In perfette condizioni, stipata nei bagagli.
    - Munizioni (solo se arma da fuoco): ///


    Azioni difensive ed offensive: ///

    Riassunto Azioni: Kyo si stupisce dell'arrivo di White Rain e si innervosisce per numerose ragioni. Ascolta le presentazioni altrui ed, infine, effettua la propria.

    Note:

    Perdonate il "Wall of Text" ma quando l'ispirazione prende la mano sono cavoli, non riesco a fermarmi. Inoltre vi chiedo perdono, mi sa che le parole di Kyo rischiano di scatenare un parapiglia.

    Edit: Ho corretto alcuni errori di battitura e aggiunto una breve frase (su Marika), che mi ero dimenticato di inserire nel testo finale, con mia somma idiozia (il bello, è che nella brutta del post l'avevo inserita).


    Edited by - Temari - - 12/11/2012, 01:50
     
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  11. Rain Gun
     
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    P h a s e   3:
    R i p p l e s_

    Location://Sconosciuta_
    Nessun altro dato disponibile



    Nell'oscurità fiotti di liquido fluorescente schizzano al di fuori di una vasca.
    Piedi nudi delicatamente si poggiano sulla pietra fredda del lastricato marmoreo di un luogo desolato e vuoto.
    All'interno di questa immensa stanza...
    passi.
    I piedi lasciano impronte dalla cerulea iridescenza, mentre le caviglie leggiadre e sensuali fanno intuire che si tratta del corpo di una donna che,
    sola,
    si aggira nelle tenebre di un ambiente angusto che sa di ospedale.
    Il tenue lucore della melma che le è apparentemente incollata addosso lascia il posto a qualcosa di altrettanto denso.
    Ma rosso.
    Sangue.
    Infinito, sconfinato, torvo e raggrumato sangue.
    Sangue che le macchia le dita e le piante dei piedi, offuscando la luce azzurra che prima li ricopriva, spegnendola, sporcandola.
    Buio.
    Tutto torna all'oscurità.
    Poi un clangore metallico, una porta blindata leggermente incavata da delle bozze - probabilmente causate da potentissimi urti - si schiude lentamente e scattosamente rientrando lateralmente in una parete.
    Oltre la porta ancora il buio.
    Al suo interno una figura,
    ottenebrata anch'essa dall'intensa oscurità,
    che sogghigna denotando estremo compiacimento attraverso le proprie scure e misurate parole.

    screen1

    - E' pronta. -

    Poi, al di là della porta, quasi in risonanza con la voce di questo sinistro individuo, le orbite cave di una creatura abbracciata dalla tenebra si riempiono di una luce rossastra e prendono vita,
    in un freddo e tetro alone di morte.

    Location:// Shirogane, hangar principale_
    Ore 09:20 am





    Dannatamente ovvio.
    Come il riverbero di un sassolino lanciato sulla superficie delle acque di uno stagno,
    che si abbandona poi alla forza di gravità e sprofonda
    nelle viscere dell'oscurità
    creando delle
    i n c r e s p a t u r e.

    Così ognuno di loro aveva elargito quelle informazioni tanto richieste, quelle così singolari parti di loro stessi così utili allo scopo in quel momento..
    Kiriake rabbrividì, alle parole dell'ultimo arrivato.

    - Odio i Coordinator e non mi farei alcun problema ad abbattervi tutti, se fosse necessario. Ma soprattutto, Rain...
    ...
    ...Non sopporto il tuo odore. -


    Reiji Murakami si voltò leggermente verso il pilota dell'Exia guardandolo con uno sguardo analitico e freddo, come avesse dinnanzi a sé il proprio nemico naturale, poi, con freddezza glaciale - una volta soppesata adeguatamente l'espressione del Meister - ritornò a guardare in avanti il proprio superiore.
    Rain, invece, si limitò a sorridere.

    - Sarà meglio che tu ti metta dei tappi al naso, socio. -

    La musica stava prendendo una piega a dir poco surreale per il giovane Kyo, vista l'uscita della sua improbabile nuova partner.

    - Perché io e te faremo coppia in questa missione. -

    E l'occhiolino finale suonò come quell'ultimo rintocco che Rain sapeva avrebbe mandato il fragile mondo - fatto di costanti insicurezze - di Kyo in diecimila pezzi.

    Rivoltasi poi verso i propri commilitoni, la ragazza in bianco ebbe parole importanti cariche di energia per tutti, nessuno escluso.
    Partendo da Marika, decise di condividere con lei i propri gusti in fatto di cibo, sorridendole espansiva, esattamente come la più normale delle ragazze.

    - Anche io vado matta per la cucina veloce! Magari in mensa possiamo farci un cestello di patatine!
    Avrai un ruolo chiave in questa missione, abbiamo bisogno di tutta l'esperienza di una ex-Topless. Conto su di te!-


    L'espressione serafica di poco prima mutò in sicura e decisa nei confronti del Coordinator, Murakami Reiji.

    - Anche tu avrai un ruolo chiave in missione, il Blitz ci servirà come l'aria che respiriamo. -

    Per poi virare verso la ragazza che rispondeva al nome di Alheit Rammstainer, e rivolgerle quanta più attenzione poteva.
    Dopotutto era sotto la sua responsabilità.

    - Tu sei il soggetto speciale, vero? Beh non preoccuparti, ti seguirò io personalmente. Spalleggerai me, Murakami ed il pilota dell'Exia durante l'operazione.
    Non ti perderò d'occhio un istante. -


    Sussurrando l'ultima frase assottigliando gli occhi con espressione maliziosa e sensuale, mosse la propria destra sulla testa della ragazza, smuovendole amichevolmente la chioma dorata un po' come si fa con un cucciolo.
    ...
    Poi il piatto forte.
    Lo aveva lasciato in attesa apposta.
    A fagocitare bile, a far sì che il suo stomaco drogato si contorcesse nella spasmodica attesa di essere nuovamente sotto la sua attenzione.
    Era lì che fremeva di rabbia ed attendeva di essere nuovamente considerato,
    perché non poteva non doveva finire con un semplice:
    "Tante grazie, sei il mio compagno".
    Vero?
    No,
    infatti.
    Gli smeraldi incastonati nelle orbite di White si voltarono assottigliandosi considerevolmente verso il moro che attendava li di fianco, febbricitante e teso più di un tirante d'acciaio.
    Poteva sentirlo, il suono dei suoi nervi tendersi quasi fino a strapparsi, nell'attesa di un subdolo pretesto per scagliarlesi addosso, per divorarla.
    Come un cane rabbioso.
    E proprio per questo Rain si voltò con cautela, girandosi verso di lui completamente, degnandolo della sua più
    totale
    e completa
    attenzione.

    - Non preoccuparti, Kyo, nessuno qui si farà abbattere da te, e posso assicurarti che ci sono cose, là fuori, che avranno bisogno d tutta la tua attenzione. Tre milioni di civili abusivi sono vaporizzati in meno di un microsecondo dove andremo, ed immagino che qualcuno ti abbia fatto già assaggiare ciò che si prova in quel buio...
    dove non esiste suono. -


    Lo aveva detto.
    L'immagine orrorifica del nulla.
    La gabbia più spaventosa ed inconcepibile che il Meister avesse mai potuto assaggiare con la sua mente vergine, purgata da incredibili patimenti e sofferenze nella guerra a lui un tempo destinata.
    Rain sapeva.
    Sapeva più di quel che una persona normale avrebbe dovuto.
    Poi, seria come non mai, si voltò nuovamente verso tutti, sperando che le parole che aveva rivolto a Kyo fossero state udite anche da loro.

    - Esatto. Andiamo a Tokyo gente. -

    Tokyo.
    L'incubo nucleare si era abbattuto su di essa attraverso l'implosione controllata del doppio buco nero generatosi meno di una settimana prima.
    In quel disastro gravitazionale conosciuto come "l'Apocalisse di Tokyo".
    L'origine bibblica del nome lasciava all'immaginazione i dettagli di quell'immane catastrofe gravitazionale che per pochi decimillesimi di secondo non distrusse l'intero pianeta.

    Era lì che il gruppo noto come "Irregulars" aveva fatto la sua apparizione sul panorama mondiale, salvando il mondo dalla distruzione.
    Possibile che avessero mandato nuovamente loro proprio in quella zona?
    Era stata interdetta solo da una settimana e già gli Irregulars dovevano tornarci?
    Kyo poteva ben ricordare le parole del suo comandante, quando gli aveva mostrato quella prigione del tutto nuova per lui.
    Una nuova e ben più brutale ed aberrante forma della parola
    P A U R A.

    Lo sapeva, lui lo sapeva e per questo lo aveva preparato, avvertito, aiutato.
    Nessuno dei presenti poteva capire la gravità di ciò che poteva trovarsi laggiù.
    Stava a lui ed a Rain...
    collaborare.
    Oppure finire imprigionati nel vuoto della morte per sempre.

    Poi, il tenente Irregulars pigiò un pulsante sul braccio sinistro della propria plug suit e - da una gemma di forma romboidale posta sul dorso della sua mano - verso l'alto si proiettò una mappa olografica della zona in cui il gruppo avrebbe dovuto recarsi.
    La foto rappresentava una stretta via posta tra due lunghissime file di palazzi, completamente in rovina, del tutto divorata dal cataclisma e dalle radiazioni.

    screen1

    - Questa è la zona delle operazioni. Una via principale della periferia della città che è stata minormente colpita dal cataclisma. -

    Nulla di strano fino a quel momento, il grigiore dei costrutti trasmetteva quella desolazione silenziosa - scossa solamente dal sibilo inquietante del vento - che solitamente aleggiava dopo fenomeni simili.
    Solo un che di terrificante - misto a qualcosa di non ben definibile - parve prendere forma in mappa quando essa mutò la propria spettrografia per evidenziare le macchie di calore presenti nella zona.
    Le "macchie" rosse - che sembravano una sola da tante che erano - che nel frattempo erano comparse in mappa, presero a formicolare come impazzite, tutte attorno a quella strada.

    screen1

    - Aerogator Bug1. Una forma di vita extraterrestre che voi tutti dovreste conoscere abbastanza bene, credo. Le creature contro cui i Divine Crusaders volevano preparare l'umanità, qualche anno fa. -

    Erano decine, centinaia... forse migliaia.
    Una follia, affrontarli tutti.

    - Si credeva che il loro nido fosse stato distrutto dall'implosione di una settimana fa, ma a quanto pare stanno ancora proliferando.
    La nostra missione però, non consiste nell'andare a fare disinfestazione, dobbiamo andare a salvare delle vite. -


    La cartina fece zoom su di un punto al di sotto di una lastra di cemento, sottostante il manto stradale della città distrutta, cambiando conformazione e mostrando la struttura di un laboratorio posto a diversi metri nel sottosuolo.

    screen1

    - Al di sotto di questa zona c'è un laboratorio di una nota ditta farmaceutica conosciuta come "Biomedica", al suo interno sono rimasti bloccati - durante il cataclisma di una settimana fa - alcuni scienziati ed alcuni civili che ci hanno fatto pervenire la loro richiesta d'aiuto, spetta a noi l'incarico di andare a recuperare quelle persone. -

    La cartina scomparve, mentre Rain - nuovamente - si rivolse più seria che mai ai suoi uomini.

    - Il Blitz si occuperà di eludere gli Aerogator penetrando tra le loro fila superandoli sfruttando il Mirage Colloid, per poi creare un diversivo ed attirare su di sé l'attenzione dei Bug. Io e Kyo attaccheremo alle spalle gli insettoni per poi aprirci un varco tra di loro e raggiungere il bunker della Biomedica e distruggere l'ingresso dell'elevatore che conduce al laboratorio - ora bloccato dalle macerie - per poi penetrare al suo interno per recuperare i civili. Una volta che io e Shirakawa saremo dentro, Reiji o Rhammsteiner faranno saltare in aria l'entrata da cui penetreremo chiudendoci alle spalle il passaggio, così che i Bug non possano seguirci. Alheit con lo Sniper II - nel frattempo - ci coprirà tutti e tre con il suo Long-range beam rifle da circa 3 o 4 chilometri di distanza, cercando di abbattere quanti più nemici possibile restando comunque al sicuro.
    La Buster Machine invece darà supporto al GM Sniper II per cercare di evitare che sia messa sotto il fuoco dei Bug, anche se il suo compito principale sarà evitare che ad interromperci sia... altro. -


    L'espressione di Rain si fece lugubre e quantomai preoccupata rivolgendosi verso Marika.
    Era seria, dannatamente seria.
    Il tempo dei giochi era finito.

    - Dovrai evitare in modo assoluto che qualsivoglia forma di Angelo2 entri nel nostro territorio. Quand'anche questo volesse dire abbandonare la copertura di Alheit. A lei penseremo io o Reiji, nel caso. Una sola di quelle creature è per noi impensabile da affrontare senza di te, ed è vitale che il potenziale del Black Swan sia pronto per contrastare quest'eventualità. -

    Poi, nuovamente verso tutti.

    - Avete domande? -

    Nel frattempo l'elevatore, con un secco clangore, arrivò a fine corsa.
    Rain osservava i presenti con sguardo pragmatico.
    Angeli? Si riferiva forse a quelle creature contro cui combatteva la Nerv?
    Davvero avrebbero dovuto combattere simili mostruosità?
    Aerogator? Anche quelle creature sapevano di aberrazione, ma nessuno li aveva mai visti, anche se la cronaca aveva più e più volte parlato del loro tentativo di invasione durante la guerra contro Bian Zoldark ed i suoi seguaci.
    Ciò che tutti sapevano, dopo che White aveva terminato il suo briefing introduttivo, era che la missione sarebbe stata tutt'altro che facile.


    PoV - Tutti:

    Tokyo.
    L'inferno nucleare realizzato sulla Terra.
    Il luogo di proliferazione massima delle mostruosità più pericolose del mondo.
    Utero dell'essenza stessa della morte.
    Voi siete diretti lì.
    Persone hanno bisogno di voi, ma voi sarete abbastanza abili per sopravvivere?
    Sapete già da adesso che non sarete voi a deciderlo,
    ma la stessa città in cui siete diretti.



    PoV - Kyo Shirakawa:

    Come fa a sapere di quel che ti è successo?
    Come fa a sapere dell'inferno di oscurità in cui sei ricaduto?
    E vi state dirigendo proprio in un luogo dove queste "cose" possono accadere?
    ...
    La risposta è
    sì.
    Rain sa.
    E state proprio dirigendovi verso un baratro oscuro chiamato morte.
    Ci sono delle persone che devi salvare, probabilmente qualche schifoso ricercatore capitalista con la voglia di arricchirsi, ma sono la tua missione e dovrai accettarlo.
    Ma non è tutto...
    Rain sarà la tua compagna.
    Il suo odore di morte ti perseguiterà come la maledizione più oscura che ti potesse inseguire dal buio fondo dell'oltretomba.
    Dovrai venire a patti anche con questo ma... Aerogator? Angeli?
    C'è ancora così tanto del mondo che devi conoscere ed il tuo Taijou ti ha potuto elargire solamente una parte di esso.
    Probabilmente quell'1% utile a salvarti il culo in questa situazione di merda.
    Ma... la tua mente stuprata dalla guerra ancora non riesce bene ad assimilare tutto ciò che di alieno ti sta invadendo in questi brevissimi istanti.
    Se quella cosa enorme e rossa chiamata "Buster Machine" serve per affrontare qualcosa di cui persino Rain ha timore...
    allora tu che cosa farai?
    Secondo la legge di Murphy:
    "Se qualcosa può andar male, lo farà".
    Tu... sarai pronto a quell'eventualità?



    PoV - Alheit Rammsteiner:

    Di Tokyo non sai praticamente nulla, ma la parola "Angelo" ...la parola "Aerogator"...
    Fanno scattare qualcosa dentro di te.
    Come un interruttore.
    Immagini confuse affollano la tua mente,
    esperienze passate,
    riaffiorano pesanti come macigni e quasi ti fanno svenire per il contraccolpo psicologico.
    Hai un giramento di testa.

    Poi vedi chiaramente due cose:
    screen1
    Ciò che la tua mente vede - alla parola "Aerogator" - è di metallo ed assomiglia ad un grosso insetto. Ha grosse mascelle dentate, sta sopra di te, sopra al tuo mezzo. Vedi questo mostro meccanico in prima persona attraverso un monitor, sei nel tuo abitacolo, ma non sai quando;
    Poi - alla parola "Angelo" - il tuo corpo freme e la tua mente ti violenta per la seconda volta, portandoti al cervello un'immagine apocalittica.
    screen1
    Giganti di luce, immersi in un cielo cremisi fatto di sangue.
    Un'atmosfera terrificante in cui
    S E I S I C U R A
    di essere stata.
    E di essere per miracolo sopravvissuta.

    ...

    Dovrai proteggere Reiji, Rain e Shirakawa.
    Dovrai farlo con il tuo GM Sniper II.
    Capisci questo.
    Capisci di averlo già fatto molte, molte volte.
    Ma non riesci a smettere di tremare, non sapendo inconsciamente che tu - in quel luogo dove andrete - ci sei già stata.



    PoV - Marika Ferion:

    Non hai mai particolarmente dato peso alle vicende della Nerv.
    Dovrai evitare che qualche Angelo vi sia d'intralcio durante la missione?
    Bene, non ne hai mai visto uno di persona, ma sai che sono comunque creature nate dal Second Impact e che se gli Evangelion sono in grado di abbatterli ne è in grado anche il tuo Black Swan.
    Non hai particolarmente timore della cosa, più che altro la preoccupazione che ti sovviene è per i civili che per quasi una settimana sono rimasti sepolti vivi al di sotto di un territorio completamente divorato dalle radiazioni.




    tabella-spoiler-simbolo
    Game-master
    Eccoci finalmente al nuovo giro di post. Ci scusiamo per l'enorme attesa ma speriamo che gradirete il proseguimento dell'avventura ^__^
    Come abbiamo già detto i ritardi sono tutti annullati per il primo giro di post, per permettervi di ambientarvi e di rileggere con attenzione i vostri vecchi post.
    Come potete vedere entriamo nel vivo del briefing così da vedere cosa dovrete fare.
    Purtroppo Kaynyr ci ha lasciato prematuramente e da ora in poi prenderò io il controllo del suo pg, trasformandolo in un PNG.
    L'ordine con cui si procederà a postare da ora in avanti è il seguente:

    - GM Rain Gun
    - Maxiii21
    - Alheit Rammsteiner
    - Kyo Shirakawa

    Note:
    1) Aerogator Bug: Mecha insetto di origine aliena, dopo l'invasione da parte degli Aerogator cominciata durante la guerra contro i Divine Crusaders, queste creature hanno cominciato ad infestare molti dei territori mondiali. Sono stati per la maggior parte debellati ma ne erano rimasti molti nell'area urbana della vecchia Tokyo, che poi fu distrutta a causa del buco nero creatosi il 1/12/2307. Ad oggi ve ne sono ancora a quanto pare, che proliferano nelle zone limitrofe all'area craterizzata dall'implosione.
    2) Angelo: Forme di vita createsi dopo il cataclisma denominato Second Impact. Di origine sconosciuta queste creature sono state sempre attirate dalle questioni e dalle operazioni della Nerv, che supportata dalle Nazioni Unite li ha sempre combattuti dalla loro comparsa. Queste creature attaccano spesso nell'area urbana di Tokyo, ad oggi non si riesce ancora a determinare la metodologia e la periodicità con cui portano i loro attacchi.




     
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  12. maxiii21
     
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    Che presentazioni allegre, pareva di essere a un funerale, almeno ma Marika ebbe per lo meno la decenza di non dire niente al riguardo del resto tutti erano stati zitti durante la sua presentazione quindi le sembrava il minimo, non rimase particolarmente colpita da nessuno di loro al momento, da come si erano presentati beh era emerso ben poco dinceramente era la stessa cyborg a essersi esposta forse nella speranza di spingere qualcuno a essere aperto quanto lei, ma niente.
    Avrebbero dovuto lavorare insieme e stingere probabilmente rapporti tra di loro quindi tanto valeva costruire un qualche legame fin da subito no? O beh forse era Marika che aveva una visione tutta sua del esercito comunque fosse Rein le dette corda il che fece gioire la ragazza che non mostro nemmeno un grammo di contegno al riguardo.
    -Weeee! Facciamo le case con il pane! Ma tornando seri darò il massimo come sempre, contate su di me-
    Era...Preoccupante, decisamente al limite della personalità multipla i cambi di comportamento di Mariki un secondo esuberante e quello dopo seria e professionale, molti potevano trovarsi spiazzati da questo modo di fare e con giusta ragione, ma tralasciando tutto questo la ragazza non fece più alcun sfoggio di strane esclamazioni limitandosi ad accarezzarsi i capelli per poi portarsi una mano al mento...che lo spettacolo avesse inizio.
    Il Tenente non si fa pregare al riguardo dopo aver dato a tutti una parola non si fece pregare e illustro cosa dovevano fare e notizia delle notizie un bel giretto a Tokio madre di tutte le creature mostruose non che loro punto di ritrovo che possono dire in un certo senso di aver raggiunto la terra, il macello recente che aveva per poco fatto...sparire il pianeta azzurro era in parte collegato alla loro missione.
    Incredibile ma vero vi erano dei superstiti rinchiusi in un laboratorio Rein fu molto chiara non sarebbe stata una passeggiata, per arrivare al laboratorio bisognava suppurare qualche sorta di insetto alieno che guarda caso aveva proprio il nido da quelle parti o meglio dalle immagini che il tenente stava mostrando avrebbero proprio dovuto passarci in mezzo almeno gli altri infatti la giovane donna spiegava a tutti i loro ruolo.
    Come sarebbero entrati, chi avrebbe fatto da esca, chi sarebbe andato a prendere i civili e chi avrebbe fatto da supporto, ma nonostante al inizio aveva detto che beh lei era fondamentale per la missione il suo ruolo pareva tardare a essere comunicato e di certo con una certa ragione Infatti Rein si dimostro glaciale quando decise di rivolgersi finalmente a Marika.
    Il suo compito assicurarsi che il loro cecchino non venisse fatto a pezzi, ma la realtà era un altra, Marika era stata promossa a repellente anti angelo ovvero se uno di loro si fosse mostrato avrebbe dovuto tenerlo a bada a qualsiasi costo, non era ferratissima sul argomento sapeva che era una sorta di entità aliena, doveva informarsi su queste creature, non la preoccupavano in realtà aveva già affrontato mostruosità in generale confidava che questi esseri non fossero cosi diversi dalle altre minacce che aveva dovuto schiacciare...ma vi erano ben altre preoccupazioni nella sua testa e con giusta ragione e visto che era giunto il momento di essere seri e il Tenente aveva chiesto se avevano domande Marika in quanto la più grande come età decise di essere anche la prima a esporre le sue domande.
    -Si ho diverse domande...benché non sia io che mi debba occupare dei civili come avete intenzione di recuperarli? Inoltre avete menzionato come volete accedere al complesso ma non come volete uscirne, queste informazioni sarebbero molto utili per dirottare qualsiasi cosa lontana dal punto di estrazione-
    Marika aveva le idee più o meno chiare, sul argomento, Tralasciando il fatto di quante persone dovevano salvare, ci sarebbe arrivata, erano persone indebolite e obbligate a stare in una zona radioattiva, questo voleva dire che serviva come minimo un mezzo di trasporto o credevano che bastasse prenderli nelle grosse mani e portarli via? Comunque la biondina come era stata battezzata continuo il discorso.
    -Tralasciando quanti sono le persone in questione e altri dettagli che per la mia mansione sono inutili vorrei se possibile ovviamente l'accesso a tutte le documentazioni riguardo agli Angeli in nostro possesso o parlare con un esperto in materia, non ho mai avuto il “piacere” di vederne uno quindi vorrei essere preparata in caso...per il resto o una solo un ultima domanda-
    Questa probabilmente non era possibile ma ne aveva viste tante quindi era bene chiedere prima di trovarsi brutte sorprese e poi una cosa del genere poteva anche venire a loro vantaggio in caso.
    -Ovviamente sia questi Bug come gli Angeli sono da considerarsi bersagli ostili, ma in caso le due specie si incontrassero...si attaccherebbero l'un l'altra o ce la possibilità che convergano insieme contro di noi?-
    Possibilità decisamente brutta senza dubbio non voleva spaventare nessuno con questo, ma visto che era suo compito evitare che brutte bestiacce non umane li riducessero in poltiglia voleva avere una buona gamma di opzioni da sfruttare e sapere quanto brutta poteva divenire la cosa, giusto per essere preparati a tutti del resto dalla sua performance dipendevano molte vite.
    Si la tensione c'era sempre ma la musica era sempre la solita persone da salvare, mostri brutti e cattivi ogni dove e compagni a cui guardare le spalle sempre il solito storia, forse era una visone decisamente semplificata di tutto ciò ma al improvviso Marika si agita di colpo alzando la mano per prendere ancora una volta la parola.
    -Scusate! Scusate un ultima cosa giuro, tra quanto tempo saremmo a Tokio?-
    Ecco ora aveva detto tutto forse l'unica domanda rimasta da fare da parte dei suoi compagni e se c'era un interruttore per spegnere l'audio di Marika ma ora parola agli altri e sopratutto al tenente.

    CITAZIONE
    Pilota
    Status Fisico: Ottimale, e in perfetta forma

    Status Psicologico: Ha preso a cuore la missione e il suo compito quindi vuole dare il meglio di se ma per farlo deve colmare alcune delle sue lacune

    Equipaggiamento/dotazione: Body suit solita nera con del giallo in ancuni punti, stivali da militare e giubotto stranamente alleaciato, forse per non sembrare un esibizionista.

    Azioni difensive ed offensive: Nessuna.



    Riassunto azioni: Non stanno andando a fare un pic nic a quanto pare anche se reclute avranno una missione tosta, quindi fa tutte le domande del caso...forse troppe domande...

    Note:
    Finalmente di nuovo in pista *W*! spero di non aver perso il mio tocco O.O
     
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  13. Alheit Rammsteiner
     
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    Mission
    0 - Betrayers

    phi 3 – Fragments of H e l l



    [ Hangar principale, Shirogane ]

    La sua presentazione alla luce di poi non era stata molto dettagliata, non aveva detto praticamente niente di lei e forse, da una parte, era meglio così: non voleva certo essere vista come l'elemento debole del gruppo anche perché non avrebbe accettato nessuna forma di pietà nei suoi confronti.Dopo di lei toccava all'ultimo suo futuro compagno di squadra presentarsi, e non avrebbe mai immaginato che egli potesse rispondere in un modo così... sfacciato.

    -Kyo Shirakawa. Pilota del GN-001 Gundam Exia...-
    - Odio i Coordinator e non mi farei alcun problema ad abbattervi tutti, se fosse necessario. Ma soprattutto, Rain... ...Non sopporto il tuo odore. -


    Alheit rimase sconcertata e, senza muovere neppure la testa, i suoi occhi azzurri osservarono il ragazzo in un'espressione di pura incredulità.
    Non riusciva a credere alle sue orecchie, ma ciò che forse l'aveva sorpresa se non dire totalmente spiazzata era che Shirakawa non solo aveva osato riferirsi a Rain come ad un suo pari ma adesso le stava direttamente puntando il dito contro.
    Quel modo di fare era a dir poco inaccettabile e inappropriato per la sua posizione.
    E' completamente impazzito? Ma chi si crede di essere?
    Il comportamento di quell'individuo le dava sui nervi, già dall'inizio aveva fatto capire a tutti di che pasta era fatto: il problema, poi, era che se ci fossero stati degli attriti tra di loro già da quel momento, ciò si sarebbe anche riversato come un torrente in piena durante la stessa missione.
    Questo per Alheit era inaccettabile.
    Lei non era arrivata fin lì per vedersi sfumare la prima missione e la possibilità di ricominciare da zero grazie agli stupidi capricci di un suo pari (se veramente lo era).
    Sperava, anzi pregava che queste sue supposizioni fossero errate e che magari si sarebbe rivelato l'opposto di quello che dava da intendere.
    - ... -
    Se il suo compito era attirare l'attenzione di tutti su di sé.
    Mosse lo sguardo verso il tenente che la distrasse da quei pensieri facendola tornare di nuovo sugli attenti richiamando la mente e il corpo della ragazza all'ordine e alla compostezza.

    - Sarà meglio che tu ti metta dei tappi al naso, socio. Perché io e te faremo coppia in questa missione. -

    Alheit alzò un sopracciglio mentre osservava il suo superiore.
    Trovava grottesca e divertente la frecciatina che Rain aveva gettato a Shirakawa, ma il fatto di sapere che lei avrebbe fatto coppia con quello nella missione non la faceva stare tranquilla, ma forse Rain aveva i suoi buoni motivi per farlo.
    Un lieve sorriso si stese sul suo volto rigido, doveva ammetterlo: c'era qualcosa in lui che l'aveva scossa rispetto agli altri della sua squadra.
    Forse perché non aveva mai creduto di poter trovare, conoscere e avere in squadra qualcuno con quella sfacciataggine e con quell'enorme faccia tosta, perché di certo poche erano le persone che osavano atteggiarsi in maniera simile di fronte ai propri superiori.
    L'attenzione di Alheit passò poi verso Marika, l'altra ragazza che come lei faceva parte di quel gruppo.
    Aveva avuto una buona impressione di lei: le pareva solare, con la testa sulle spalle, affidabile e con tutta probabilità una buona compagna.
    Stessa cosa valeva per Reiji Murakami, anche lui dava l'impressione di essere un tipo degno di fiducia o che almeno sapesse cosa significava un lavoro di squadra.
    Ovviamente le prime impressioni ci mettono poco a svanire nel nulla come fumo, ma almeno partire con un certo pensiero poteva essere rassicurante e Alheit in questo momento aveva bisogno di questo.
    Di sentirsi sicura di poter contare sui propri compagni.
    Rain si rivolse a Marika spensierata e serena, parlandole di cucina e di cibo come se fossero grandi amiche che non escono insieme da una vita per poi passare a cose più serie come il ruolo che ella avrebbe avuto nella loro prima missione: il tenente le disse che la sua esperienza sarebbe stata fondamentale.
    Esperienza: questa parola suonò nella mente di Alheit con una nota stonata.
    Si sentì leggermente sconfortata all'idea di essere all'interno di una squadra che aveva avuto più esperienza di lei, e sebbene alla resa dei conti non ci avrebbe dato peso, in quel momento si sentì veramente come un anello debole.
    In realtà in qualche modo la ragazza sentiva che non era così, che quell'esperienza c'era ma era sopita da qualche parte, forse nello stesso posto dove vi erano anche i suoi vecchi ricordi.
    Il pensiero di sentirsi un po' fuori luogo non riuscì totalmente ad abbatterla perchè era lì proprio per questo: per dimostrare a sé stessa di cosa era capace e per ricordarsi chi era davvero.
    Sentiva che sarebbe stata all'altezza di tutti quanti loro, sebbene in modo diverso, e non sarebbe stata da meno a nessuno perché lei non era affatto quell'anello debole.
    Il suo essere lì al fianco dei suoi compagni in quella missione avrebbe fatto la differenza.
    .....Ne era certa.
    E il suo cuore e la sua anima già ardevano per questo, e le sue perplessità si ridussero in cenere prima che lei potesse pensarci ancora su.
    Dopo essere passata a Reiji Murakami, Rain si rivolse direttamente a lei.
    I suoi occhi azzurri si specchiarono in con quelli del tenente e si ricompose sull'attenti con un'espressione decisa sul volto, cercando di mostrarsi pronta a mettersi in gioco.

    - Tu sei il soggetto speciale, vero? Beh non preoccuparti, ti seguirò io personalmente. Spalleggerai me, Murakami ed il pilota dell'Exia durante l'operazione.

    Alheit rimase un attimo interdetta dal come l'aveva appena appellata: immaginava che le avessero spiegato molte cose sul suo conto e l'avessero informata a dovere ma chiamarla perfino ''soggetto speciale''... cosa aveva di speciale lei?
    Non credeva che aver perso la memoria potesse essere una valida spiegazione per quell'appellativo, ma non volle indagare anche perché non avrebbe voluto che ella spifferasse qualcosa sul suo conto di fronte ai suoi compagni.
    Magari, se ci sarebbe stato un ritorno dalla missione gliel'avrebbe certamente chiesto.
    La tensione che si era accumulata nei muscoli di Alheit si sciolse un pochino e si sentì sollevata: quella presenza la metteva a suo agio.
    Si sentì sollevata e annuì con la testa per rimando alla prima domanda.
    - Sì, lo farò. - rispose invece per il compito che le era stato affidato per la missione.
    Avrebbe voluto dirle grazie per le parole di incoraggiamento che aveva speso per lei ma tutto ciò la metteva un po' in imbarazzo.
    Con la coda dell'occhio passò in rassegna i suoi compagni per poi spendere qualche secondo in più sul terzo elemento mentre la sua mente ripeteva compito che le avevano assegnato per quella missione: spalleggiare, quindi supportare e fornire copertura a Rain, a Murakami e a…
    Shirakawa.
    Un sorriso divertito si colorò sulle sue labbra mentre i suoi occhi carichi di pura determinazione tornarono a guardare Rain che la prese alla sprovvista mettendole una mano sulla sua testa e smuovendole i capelli biondi con fare gentile, con una tenerezza che lasciò la cecchina interdetta su cosa fare.
    Il gesto del tenete fu simile a quello di una madre che incoraggia la piccola figlia a muovere i primi passi, in quel momento Alheit percepì questo: come un'eco di un lontano passato.
    Come la riscoperta di un sapore dell'infanzia andato perduto e poi ritrovato.
    Alheit Rammsteiner rimase immobile, in silenzio, arrossendo leggermente non tanto per l'imbarazzo ma per il fatto che si sentiva sciogliere, perchè si era dimenticata anche di questo, di quei piccoli gesti di affetto e di incoraggiamento.
    Si sentì al centro del mondo solo per quell'unico istante.

    - Non ti perderò d'occhio un istante. -

    Le sussurrò.
    Alheit pur volendo distogliere lo sguardo da lei non vi riuscì, e l'espressione dei suoi occhi azzurri si addolcì solo per poco e sperò che la sua carnagione in parte coprisse quella sensazione di tenerezza che la stava prendendo le guance.
    Annuì.
    Quando Rain tolse la mano dalla sua testa, Alheit si rimise di nuovo sugli attenti mascherando la sua espressione gioiosa con una maschera formale.
    - Sissignore.-
    Era una ragazza complicata, poco da dire, esternare i propri sentimenti per lei faceva parte di quel mondo che tentava di tenere chiuso dentro di sé, per non mostrarsi debole.
    La debolezza era diventata a tutti gli effetti un'ossessione ma forse il fatto era che aveva paura che le sue emozioni potessero infrangere quel delicato equilibrio della sua psiche.
    Nonostante molto spesso nascondesse i suoi sentimenti lei era consapevole che dietro quella maschera formale vibrava un'anima capace di provare le emozioni più forte e disparate.
    Perchè un soldato che non prova emozioni è soltanto una macchina, e come tale non può conoscere la vera forza.
    Sorrise quindi, quando un pensiero si affacciò nella sua mente.
    Si sbaglia, tenete. Sarò io a non perdervi d'occhio un solo istante.
    D'altronde non era forse quello il suo compito?
    Rain si spostò poi verso il suo ultimo compagno e Alheit tese l'orecchio curiosa di sentire quali parole aveva in serbo per lui.
    Da una parte sperava che lui si fosse rimesso in riga, dall'altra sperava che lei non gettasse altro alcool sul fuoco che già divampava accanto a lei: inutile dirlo, anche un bambino avrebbe percepito quella tensione.
    Di tutto quello che disse al suo compare di squadra, la sua attenzione si focalizzò soltanto su una cosa.
    Su un dettaglio.
    Tre milioni di civili abusivi sono vaporizzati in meno di un microsecondo
    Alheit rimase a bocca aperta.
    Il dato allarmante che trapelò dalle parole di Rain era a dir poco terribile, e ciò la sconvolse più che nel modo in cui il tenente le aveva sbattute in faccia a Shirakawa: tre milioni di civili vaporizzati.
    La sua mente ripeté quel numero come se non riuscisse veramente a quantificare quel dato.
    La situazione era a dir poco agghiacciante, sentì il suo corpo essere invaso da una folata di gelo.

    Esatto. Andiamo a Tokyo gente. -

    Tokyo? quindi era accaduto lì quella sottospecie di apocalisse?
    La parole di Rain le avevano fatto capire che probabilmente i suoi compagni avevano capito di cosa si trattasse mentre lei invece non sapeva niente.
    Tranne che moltissimi civili innocenti avevano trovato la morte proprio là.
    Il suo sguardo divenne serio e quasi arcigno: chi avesse provocato una cosa simile probabilmente si trovava ancora là e avrebbe dovuto pagarla cara.
    Attese i dettagli con trepidazione mentre sentiva lo stomaco fremerle dall'eccitazione.
    Osservò il tenente che dalla sua plug suit fece apparire una mappa olografica del luogo della missione: una foto che rappresentava una via molto stretta tra file di palazzi in rovina.
    Si poteva comprendere l'entità del cataclisma anche da lì, come quei palazzi erano stati letteralmente smembrati.

    - Questa è la zona delle operazioni. Una via principale della periferia della città che è stata minormente colpita dal cataclisma. -

    - Cosa? - le scappò detto con apprensione: se quella era la parte meno ferita dal cataclisma... di quella che era stata colpita pienamente che cosa rimaneva?
    Quella desolazione la inquietava, e non poco ma ciò fu niente in confronto a quello che apparve sulla mappa dopo pochi istanti quando cambiò per evidenziare i punti di calore.
    Una macchia, rossa era situata nella mappa e poi... essa iniziò a scindersi in puntini piccoli che iniziavano a muoversi come formiche che ben presto costellarono la mappa come le stelle del cielo.
    Era impossibile definirne la quantità.
    Alheit osservò la scena in cupo silenzio.
    Che... diavolo è quella roba?

    - Aerogator Bug1. Una forma di vita extraterrestre che voi tutti dovreste conoscere abbastanza bene, credo. Le creature contro cui i Divine Crusaders volevano preparare l'umanità, qualche anno fa. -

    Ae... Aerogator...?...
    Per un attimo la sua mente formulò il pensiero che fossero troppi, troppi da affrontare tutti in una volta, si chiese come avrebbero fatto a tenere testa a tutti quanti: ma fu solo per pochi istanti.
    Ripetendo il nome di quei puntini rossi, qualcosa si fece spazio tra parole e le domande che le vorticavano nella mente... qualcosa che forse avrebbe preferito non risvegliare.
    Rabbrividì, senza alcun motivo apparente, e dopo poco i suoi occhi si misero a fissare un punto rosso in quella mappa e si sbarrarono come se avesse appena visto un'apparizione ectoplasmatica e in quel momento perse ogni connessione con il mondo esterno a lei.
    ..........Giurava di averla vista.
    Giurava di aver visto un'immagine che fu risvegliata dalla parola "Aerogator" ma fu soltanto un breve flash e Alheit non riuscì a focalizzarla.
    La sua mente forse le stava giocando proprio un brutto scherzo, ma... quell'immagine era così apparentemente reale che dubitava che fosse solo frutto della sua immaginazione.
    Però, qualcosa nella sua testa non le lasciava spazio per pensare ad altro: quella parola continuava a martellarle.
    - Mh...- sentì il suo corpo strano, come se stesse accadendo qualcosa fuori dal suo controllo: ed in effetti era così.
    Quello stato confusionale cessò e la sua mente fissò quell'immagine, e in quel momento era come se Alheit stesse rivivendo in prima persona qualcosa.
    Come un frammento di uno specchio rotto, che viene ritrovato che non faceva altro che mostrarle un pezzo di un puzzle che lei stava cercando di ricostruire: tagliente, freddo, l'immagine di una realtà che lei aveva vissuto.
    L'Aerogator prese forma.
    Fu come sognare ad occhi aperti, e Alheit era certa che quel sogno fosse troppo vero per poter essere soltanto frutto della sua immaginazione.
    nfc4
    Quello che la sua mente proiettò fu l'immagine fu di un grosso insetto completamente rivestito in metallo, con grandi mascelle dentate pronte a divorare qualsiasi cosa si frapponga sulla loro strada.
    tsn8
    I suoi occhi erano quelli di uno spietato predatore e guardavano lei... sì, proprio lei come se fosse la sua preda designata.
    Completamente immersa in quella scena, Alheit riuscì a comprendere che stava guardando il tutto in prima persona ma … adesso che l'immagine era così nitida poté rendersi conto che c'era qualcosa tra lei e la bestia di metallo.
    Un monitor... sì, poteva riconoscerlo perchè... lo aveva visto.
    ............Nel suo GM-Sniper II.
    Lo stesso monitor quindi si trovava in quell'abitacolo, nell'abitacolo del suo mezzo ma...
    ...quando? iniziò ad andare in apnea, non capendo niente di quello che stava vedendo.
    Tutto ciò le sembrava così vero, così maledettamente vero che si chiese da dove provenisse.
    Come poteva trovarsi lì? Aveva veramente vissuto quella scena in prima persona? Aveva veramente visto quegli Aerogator in passato?
    Se sì ... quando?
    E perchè la parola Aerogator aveva risvegliato in lei quell'immagine, perchè non era accaduto prima?
    Era surreale.
    Era come un grandissimo deja-vu, che però narrava di una scena che lei forse aveva già vissuto ma del quale non si ricordava assolutamente niente.
    Scosse la testa riportandosi a forza alla realtà perchè Rain non aveva ancora finito di parlare.
    Ma quell'immagine che aveva visto l'aveva mandata completamente in confusione e non riusciva a prestare tutta la dovuta attenzione.
    Quell'immagine era così forte e così terrificante che Alheit non riuscì a non pensarci.
    Voleva trovare un come e un quando, e soprattutto un perchè.
    Cercò di mantenere il controllo ma quello che recepì dalle labbra di Rain fu che loro avrebbero dovuto salvare delle vite: Alheit non si chiese neppure come avessero fatto a rimanere in vita quelle persone.
    Portò la mano destra alla tempia e trasse un profondo respiro per cercare di mantenere il controllo della situazione che le stava facendo perdere i dettagli della missione.
    Eppure per quanto si sforzasse sentiva che c'era qualcosa che non andava in lei, era una sensazione che mai le era capitata prima da quando si era svegliata.
    Qualcosa stava veramente cercando di evadere nella sua mente, e riproporsi di nuovo.
    Con un enorme sforzo di volontà tentò di rimanere concentrata sulla nuova cartina che Rain fece visualizzare nella mappa olografica.

    - Al di sotto di questa zona c'è un laboratorio di una nota ditta farmaceutica conosciuta come "Biomedica", al suo interno sono rimasti bloccati - durante il cataclisma di una settimana fa - alcuni scienziati ed alcuni civili che ci hanno fatto pervenire la loro richiesta d'aiuto, spetta a noi l'incarico di andare a recuperare quelle persone. -

    Il fatto più preoccupante era che Alheit non riusciva a seguire quel discorso per quanto volesse sforzarsi.
    Aveva capito che spettava loro recuperare quei civili.
    Il resto era sopraffatto dal ricordo di quell'immagine, le si era proprio impressa a fuoco nella mente, lei non se ne accorse, ma la sua mano sinistra che pendeva sul suo fianco iniziò a tremare.
    Rain si rivolse a loro in tono serio dando ad ognuno di loro un compito ben preciso all'interno di quella missione di salvataggio.
    Ancora quella parola uscì dalle labbra di Rain e ancora una volta la mente di Alheit tornò a tormentalra con la figura di quell'insetto di metallo.
    La sua mano destra si spostò tremando verso la cicatrice che aveva tra i capelli e si strinse a questi in un gesto di puro nervosismo per cercare di tranquillizzarsi inutilmente.
    Perchè? ... quando è accaduto tutto ciò? ... Perchè non riesco a ricordarlo? Perchè proprio adesso devono ritornarmi quelle... immagini? iniziava a tormentarsi come era suo solito.
    Era convinta che quel frammento fosse parte della sua memoria ma era difficile e dura da accettare di non ricordare assolutamente niente.
    Sebbene fosse in uno stato non del tutto lucido, riuscì a comprendere e a memorizzare i vari punti della situazione e i vari ruoli dei suoi compagni e del tenente stesso.
    Lei o Reiji avrebbero dovuto far saltare in aria l'entrata da cui sarebbero penetrati lei e Shirakawa, inoltre il suo ruolo principale sarebbe stato quello di fornire supporto e copertura ai due con il suo Sniper da una distanza tale da poter permetterle di restare al sicuro e allo stesso tempo di abbattere più nemici possibile.
    Bene, almeno adesso sapeva cosa aveva da fare e per un attimo ebbe l'impressione che quell'attacco di poco prima alla sua mente fosse superato.
    Ma si sbagliava, quello che disse il tenente Rain in seguito fu ciò che la ridusse ad assistere ad un ricordo che avrebbe voluto forse cancellarlo dalla sua mente.

    - Dovrai evitare in modo assoluto che qualsivoglia forma di Angelo entri nel nostro territorio. [...]

    Il resto non riuscì a capirlo.
    La sua mente si fossilizzò di nuovo su una singola parola.
    .........Angelo.
    Quella parola iniziò ad imprimersi nella mente della ragazza e a scatenarle una reazione a catena di immagini e di ricordi che iniziarono a riaffiorare dalla sua mente con violenza ma stavolta quelle immagini erano più terribili.
    Apocalittiche.
    Per un attimo Alheit vacillò sul posto riuscendo a non cadere, spostandosi di un passo all'indietro.
    I suoi occhi divennero lo specchio del terrore mentre il suo corpo tremava come un foglia.
    Digrignò i denti come se stesse rivivendo di nuovo quella scena così vivida nella sua mente che prendeva vita di fronte ai suoi occhi.
    ...........................Ogni - singolo - fottuto - istante.

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    Sulle prime quell'immagine era sfuocata, non riusciva ad identificare quella figura che vedeva, e che stranamente sembrava guardare anche lei ... poi... quell'immagine si ingrandì.
    Nel cielo rosso come il sangue delle figure gigantesche di luce dalla forma semi-umana si innalzavano come giudici di una imminente apocalisse e infatti non era altro che questo quell'immagine.
    La rappresentazione di un'Apocalisse, o dell'Inferno stesso.

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    E quella visione terrorizzò la ragazza a tal punto che non riuscì quasi a scindere la realtà da quell'immagine, da quel ricordo...
    - ... - tremante si portò entrambe le mani alle labbra per soffocare un grido mentre i suoi occhi continuavano ad essere torturati da quell'immagine... da quel ricordo che era tornato a imprimersi nella sua mente in tutta la sua fredda crudeltà.
    Alheit non riuscì a calmarsi, non riuscì neanche a comprendere cosa stesse accadendo attorno a lei, sentì soltanto la voce di Marika che chiedeva informazioni al tenente ma non capì le sue parole.
    Era totalmente immersa in quell'incubo ad occhi aperti.
    Alheit si era resa conto che lei in quell'inferno c'era stata, era stata presente.
    E r a .
    Un dito gelido le accarezzò la spina dorsale per intero, come il tocco leggero del dito scheletrico della morte: e la nera signora le era stata vicina, molto vicina, ed era come se avesse voluto ricordarle che la sua era stata solo fortuna o un miracolo.
    Lentamente fece tornare, a fatica, quell'immagine mostruosa e terrificante negli abissi della sua mente e respirando affannosamente riacquistò un po' di lucidità sebbene fosse scossa ancora da tremiti che non riusciva a controllare.
    Era come se il suo corpo sapesse tutto, come se esso stesso avesse una memoria tutta sua.
    Osservò i suoi compagni, uno ad uno e trasse un profondo sospiro di sollievo: non poteva assolutamente cedere a quelle emozioni e al terrore che le attanagliava lo stomaco.
    Non poteva permetterselo perchè adesso aveva qualcuno da proteggere, adesso aveva un motivo in più per combattere.
    Sapeva che in quel posto forse quegli spettri che aveva rivisto in quelle immagini sarebbero stati reali ma sapeva anche che il suo animo non si sarebbe lasciato intimidire, non così facilmente... anche perchè non era da sola.
    E il fatto di non essere da sola poteva darle il coraggio di affrontare ciò che l'avrebbe aspettata: un incubo che avrebbe preso vita, di nuovo.
    Ed era proprio per loro, per i suoi compagni e per il tenente che non avrebbe dovuto tirarsi indietro o cedere alla paura, perché adesso aveva qualcuno da proteggere a bordo del suo Sniper.
    Era qualcosa che in fondo al suo cuore e alla sua anima le sapeva di averlo sempre fatto.
    Quello per cui era nata.
    Quello per cui adesso aveva votato la sua vita.
    Un sorriso di sfida fu provocato da quei pensieri, perchè in fondo si trattava proprio di una bella scommessa che aveva lanciato a sé stessa.
    Tentò di scacciare quell'inquietudine che le si era insinuata fin nelle ossa ma non vi riuscì, se non altro avrebbe dovuto mascherare quel tremito con una balla.
    Si mise a sghignazzare per poi sfoggiare uno sguardo colmo di determinazione.
    - Non vedo l'ora di p-passare all'azione. - cercò di tramutare quel tremito incontrollato e farlo passare per eccitazione, ma era difficile e anche la sua voce pareva tremare tanto quanto le sue esili gambe.
    Soltanto che lei non avrebbe voluto ammettere che aveva paura, una paura cieca che non riusciva a togliersi di dosso: maledì il suo corpo.
    E poi alzò la mano.
    - Avrei alc-une domande anche io...s-sì. Una si ricollega a quella di Ferion. Potrebbe dirci quello che sa di questi... Angeli? - esitò un attimo nel pronunciare quella parola e per un istante sbatté le palpebre più volte per non far ricomparire quel frammento con il quale la sua mente aveva deciso di torturarla.
    - E... gli Aerogator. Avete dettagli più sp-ecifici? Soprattutto, punti deboli, punti di forza? -
    Di una cosa era contenta Alheit.
    Che le sue paure erano saltate fuori adesso e non durante la missione, se fosse accaduto qualcosa di simile laggù a Tokyio, forse avrebbe compromesso un po' di cose: ciò non la faceva comunque stare tranquilla poiché un conto erano immagini della sua mente.
    Un conto era rivedere quei frammenti prendere vita.
    Ma almeno adesso aveva la possibilità di poter comprendere qualcosa in più su quei due incubi che avevano sopraffatto la sua mente e il suo corpo, ma certo non il suo spirito.
    E' risaputo: per abbattere la paura, è necessario conoscerla fino in fondo.



    CITAZIONE
    Pilota RGM - 79SP Gm Sniper II
    Status fisico:
    Ottimo, se non fosse per il fatto che sta tremando come una foglia scossa dal vento.
    I suoi muscoli sono tesi e i dolori da torcicollo non sono migliorati.

    Status psicologico:
    Sopraffatta dalle emozioni derivate da quei ricordi che le sono riaffiorati nella mente, soprattutto inquietudine e paura.
    Sebbene tenti di nasconderlo mediante mentite spoglie (quali eccitazione per la missione) non riesce effettivamente a controllare il suo status emotivo.
    Nonostante questo Alheit pare essere convinta ad andare avanti, più per i propri compagni che per sé stessa, non è disposta a tirarsi indietro per niente al mondo.

    Equipaggiamento/dotazione:
    I pochi effetti personali da lei tenuti sono stati lasciati a bordo della Medea da cui è arrivata.

    Azioni difensive: //
    Azioni offensive: //

    Riassunto azioni:
    Alhiet si ritrova completamente in balia dei frammenti che erano stati sepolti nella sua memoria riportati alla luce dalle parole di Rain.
    Sebbene il suo stato confusionale le abbia fatto perdere alcune parole del tenente, le parti più importanti le ha recepite.
    Adesso aspetta una risposta alle sue domande e a quelle di Marika.

    Note:

    Edit:
    - colorazione narrato e pensato in tre punti.


    Edited by Pitagora - 21/10/2013, 16:39
     
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  14. Kyo Shirakawa
     
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    Ogni notte in cui aveva attraversato quell’incubo si era svegliato con la sensazione d’essere morto.
    Il sangue scorreva lentamente al ritorno della sua coscienza, mandandolo in una ipotermia inattesa e dolorosa. Quando iniziava a muovere gli arti, essi rispondevano con formicolii e dolori che impiegavano troppo tempo a sparire, per questa ragione odiava vivere quel sogno. Ma era sempre lì, ad attenderlo al varco tra realtà e mondo onirico, a raccontargli di come quella vita fosse differente da quella che aveva vissuto in precedenza.
    L’incubo era sempre uguale e sempre fottutamente irrazionale.
    Era in una casa, chissà dove, chissà quando, e la sua vita scorreva lentamente in mezzo ad una vasta campagna senza fine e senza senso, con nuvole tinte dal colore di un sole eternamente crepuscolare. Era felice, dannatamente felice, mentre viveva con Aiko, Shinji, Yuuto, Maki ed i suoi genitori. Era qualcosa di enormemente confuso, perché pensava che gli altri quattro non fossero davvero i suoi fratelli, in realtà, ma nella mistura del sogno ogni cosa diveniva sfocata e senza logica necessaria. Eppure, anche da sveglio, non poteva essere certo che non fossero sempre stati insieme. Dopotutto, da quando era diventato un soggetto per esperimenti bellici, non aveva più avuto una grande coscienza di sé, del suo futuro e del suo passato.
    C’era solo un doloroso, terribile, presente.
    Tutto era bello, tutto era piacevole nel mondo onirico e persino i loro genitori senza volto riuscivano a farlo sorridere: era un mondo perfetto che sarebbe però stato distrutto di li a poco, lo percepiva persino all’interno dell’enorme illusione che la sua mente gli offriva. D’un tratto, i movimenti e le immagini si facevano confusi, sovrapponendo figure e colori in maniera convulsa, quasi estatica nella loro violenta e selvaggia cavalcata.
    Poi, improvvisamente, tutto tornava chiaro e nitido, per mostrargli il frutto di ciò che era e sarebbe diventato. Le sue mani sporche di sangue, i cadaveri di tutti gli altri e la consapevolezza senza logica.

    S o n o S t a t o I o.

    ***

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    Sentiva di voler gridare.
    Era una sensazione netta, ridondante, persino ossessiva nella sua mente corrotta e piegata dalle troppe stranezze d'una vita che non aveva mai sentito propriamente appartenergli. Avrebbe voluto urlare tutto il suo disappunto, balzare addosso a White Rain e strapparle la giugulare con un morso netto, beandosi del sangue che sarebbe sceso giù per la sua gola, affondando le dita nel pieno di quelle forme per strapparle il cuore a mani nude e far terminare quel terribile dolore che continuava ad ossessionarlo.
    Si sarebbe nutrito di lei, l'avrebbe posseduta in una maniera sadica e carnale, sbranandola col suo desiderio senza nome e senza direzione: in lui si fondevano istinti che variavano in un'ampia gamma di sensazioni, dal carnale al primitivo.
    Era veramente un amore pericoloso quello che li legava.
    Ma tutto questo venne semplicemente chiuso nella scatola del suo cuore, protetto dalla forza di una censura auto-indotta forte a sufficienza da contenere quel battito animale che gli pompava il sangue nella testa, offuscandone la ragione e la vista. La H.A.S.T.E. improvvisamente divenne fuoco nelle sue vene ed il desiderio di bruciare insieme ad essa rischiò di sopraffarlo per qualche istante.
    Ma resistette, aveva imparato a domare se stesso a sufficienza da mantenersi congruo con la realtà che aveva deciso di abitare.
    Cedere costantemente alla bestia avrebbe significato che i suoi aguzzini avevano vinto e l'avevano tramutato in qualcosa di profondamente diverso da un essere umano.
    Lui era un mostro, ma persino i mostri possono avere un cuore.
    Ciò che era da verificare, infine, era se c'era un cuore nel petto di Rain, esattamente come nel suo.

    - Sarà meglio che tu ti metta dei tappi al naso, socio. Perché io e te faremo coppia in questa missione. -

    Non era neanche riuscito a rabbrividire, tanto era stato lo sforzo per contenere quell'istinto che lo portava a volersi sbarazzare di lei e possederla al contempo, in una misteriosa mistura di sensazioni che ne cavalcavano la coscienza come si sarebbe potuto fare con le onde di un mare in tempesta.
    Digrignò i denti così forte che temette di poter essere sentito da tutti i presenti, ma si costrinse a non perdere il contatto visivo con l'oggetto del suo desiderio odio.
    Sfruttò gli attimi che la donna concesse ai suoi compagni per riordinare le sue idee e magari trovare anche la forza di rimanere assolutamente immobile. Trovò persino il tempo di maledire il Comandante Vegea una decina di volte, in rapida sequenza e con un'escalation sempre maggiore d'epiteti e colori.
    Qualcosa gli suggeriva che Rain era una delle prove previste da quella vecchia volpe vestita da agnello che era il suo Comandante e, per questa ragione, avrebbe voluto strozzarlo con le sue mani.
    Il pensiero seguente lo fece sentire ancor più male: lei sarebbe potuta essere il contatto sul quale avrebbe dovuto fare affidamento, proprio quello che il Comandante gli aveva anticipato prima di farlo partire.
    La tentazione di spararsi una dose li, proprio in quel momento, divenne quasi irresistibile ma fu proprio il mostro a calamitare nuovamente la sua attenzione e a distrarlo dalla spirale auto-distruttiva nella quale si stava infilando.

    - Non preoccuparti, Kyo, nessuno qui si farà abbattere da te, e posso assicurarti che ci sono cose, là fuori, che avranno bisogno d tutta la tua attenzione. Tre milioni di civili abusivi sono vaporizzati in meno di un microsecondo dove andremo, ed immagino che qualcuno ti abbia fatto già assaggiare ciò che si prova in quel buio...
    dove non esiste suono. -


    OsQLUpd

    Il nulla prese possesso della sua anima, subitamente, cancellando tutto ciò che si era accalcato nella sua mente in attesa di computazione. Conseguentemente, la sensazione del vuoto lo colse allo stomaco con intensità simile all'accelerazione improvvisa d'un otto volante sul quale non aveva mai desiderato montare. E comprese in anticipo di cosa stava parlando la sua odiata superiore, poiché il cataclisma di quella città era stato di suo grande interesse nel periodo in cui il Comandante si era premurato d'istruirlo.
    Dopo aver visto il vuoto assoluto coi suoi occhi, quell'Olocausto gli era parso il peggior avvenimento che la Terra potesse aver osservato.

    - Esatto. Andiamo a Tokyo gente. -

    Il luogo della catastrofe, l'ultimo posto sulla Terra dove sarebbe voluto andare, persino a bordo dell'Exia.
    Ma proprio per questo, il giovane Meister aveva capito, alla fine, dove il Comandante desiderava che lui arrivasse.
    La paura lo colse come un violento pugno nello stomaco ed i suoi nervi erano oramai allo stremo delle forze. Inghiottì il desiderio di rigettare e percepì il proprio volto perdere colore a causa del timore. Non gli interessava alla fine, non gliene fotteva un accidenti di quanto potesse sembrare patetico con quell'espressione addosso, il terrore era l'unico sentimento che misurava il coraggio.
    Se non si aveva paura, non si poteva essere temerari nel superarla.
    Ed era davvero stufo di sentirsi a quella maniera.

    ***

    Dopo aver chiuso alle sue spalle la porta dell'obitorio aveva asciugato le proprie lacrime con la manica, senza pensarci neanche, fregandosene se gli addetti ai lavori lo vedevano in viso: al tempo l'orgoglio era un concetto che ancora non gli era perfettamente chiaro ed, anzi, rappresentava una di quelle dimensioni totalmente inesplorate dell'animo umano. Raggiunse il dormitorio, che oramai condivideva solamente con Yuuto, con passo rapido e rabbioso, gettando infine il proprio corpo sullo sterile letto dal fondo in metallo e le lenzuola insapori. Soffocò il proprio odio contro un cuscino che, non appena iniziava a prendere il suo odore, veniva sostituito come se potesse deviare la sua attenzione.
    Ma essa, oramai, era irrimediabilmente uscita fuori dai binari, deragliando sul sentiero di una vendetta che non avrebbe mai avuto modo di cogliere.
    La voce inespressiva lo raggiunse come un brivido imprevisto, che gli risaliva la colonna vertebrale sino a congelare parte delle sue funzioni cerebrali.
    Il freddo della pelle era un doloroso ossimoro col fuoco che aveva negli occhi.

    - Ti stai facendo distrarre da faccende che non ti riguardano. -

    S'era alzato dal giaciglio con una tale foga da farne tremare il supporto in maniera sinistra, quello sguardo di bragia che offrì all'unico fratello che gli era rimasto era il sunto d'un mondo composto d'incubi senza nome e senza colore.
    Se non il rosso del sangue.
    Impiegò numerosi secondi per trovare le parole, nel mezzo del marasma che s'agitava nel suo petto con la violenza d'uno Tsunami d'acciaio ed odio.

    - Koroshitè1... -

    Una minaccia che non aveva reale forma, reale senso e, soprattutto, era una contraddizione nei termini e nell'intento.

    - Era naturale che Shinji ed Aiko morissero. Come lo sarebbe stato per te... Si sono sempre fatti sopraffare dalle emozioni ed erano soliti perdere la freddezza necessaria. E' un miracolo che tu sia sopravvissuto. -

    Una provocazione genuinamente gelida, pronunciata con la morte nel cuore. La stessa che aveva privato quel fratello perduto d'ogni vestigia d'umana natura. Probabilmente, quelle provocazioni servivano a lui per scagionare la propria coscienza e darle motivo d'ardere sulla pira d'un dolore che non si poteva accettare se si voleva sopravvivere.
    La replica dell'altro fu un grido di battaglia che lo condusse ad aggredirlo come se, facendo strame di Yuuto, potesse avere indietro colei che aveva perduto.
    La pioggia di colpi insensati e senza tecnica che venne riversata sul più freddo dei due non sarebbe mai riuscita a scalfire la millimetrica precisione delle sue parate e delle sue schivate. Ma per Kyo, quello, era uno sfogo ben più grande d'un semplice desiderio assassino.

    - Perché invece non sei morto TU? Ridammi Aiko! Ridammela! -

    Lacrime che gli accecavano la vista, imprecisione nell'assalto ed una miriade di altre motivazioni non sarebbero bastate a giustificare l'inefficacia del suo incedere. La verità era molto più semplice: Suo fratello gli era infinitamente superiore.
    Il più freddo dei due ebbe la meglio con una singola, impeccabile, parata che divenne subitamente una chiave articolare sul braccio destro, veicolando la sua caduta a faccia in avanti, col peso del fratello a spingerlo subitamente nell'impatto, mentre stendeva alle sue spalle l'arto catturato.
    Il rumore d'ossa infrante e lo scricchiolio dell'articolazione fecero il resto, ma il ragazzo sconfitto non gridò dal dolore, per quanto le sue forze fossero scomparse come neve al sole.

    - Oggi è un braccio, Kyo. Domani è la tua vita. -

    Lo lasciò lì, a terra, nel fluido delle sue lacrime e del sangue che gli usciva dal naso, a riflettere su quel doloroso insegnamento che gli aveva impartito un fratello troppo impersonale per poter essere la persona gentile con cui aveva condiviso la sua infanzia.
    La tragedia della loro prima missione li aveva cambiati tutti, ma Yuuto era proprio quello che maggiormente ne aveva risentito.
    Proprio come era stato pianificato per loro.
    Da quella notte in poi, il sogno della casa e dei suoi fratelli non venne più a fargli visita. Fu sostituito invece dall'incubo in cui un uomo col fucile sorrideva nelle tenebre dopo aver sparato ad Aiko.
    Un sorriso, che era posato sul viso d'un fratello che non riconosceva più.
    La paura era diventata una scomoda compagna da quel giorno, ma gli ricordava ogni volta che lui era ancora un essere umano.
    Ancora.

    ***

    Ascoltare i dettagli della missione non contribuì a calmare il suo spirito, ma i suoi nervi erano tesi sino allo spasmo e la sua mente s'adoperò con le misure d'emergenza tipiche del caso. Una persona normale si sarebbe limitata a svenire, il corpo intriso di droga del giovane Meister, invece, si rilassò forzatamente di fronte alla possibilità di scaricare le proprie frustrazioni nella battaglia che l'aspettava.
    Svenire, durante la sua vita, sarebbe stata una fuga che gli sarebbe potuta costare la vita, per questo aveva imparato metodi diversi per liberarsi dell’eccessivo stress.
    Improvvisamente tornò cosciente di coloro che lo circondavano, delle specifiche della missione e del ruolo che rappresentava in quel posto. Inspirò profondamente e rilassò un poco gli arti mentre seguiva con gli occhi e le orecchie la spiegazione che la sua malvoluta partner stava illustrando.
    Se non altro, all'interno dell'Exia si sarebbe sentito sufficientemente lontano dall'odiata amata Rain.
    Aveva capito per sommi capi il suo compito, per quanto l'idea di dover stare così tanto attaccato a quel Mostro lo faceva sentire seriamente male.
    Dovevano salvare alcuni civili che erano rimasti bloccati in un laboratorio. Quella sola parola gli dava la nausea, pensando al proprio passato come cavia non consenziente per esperimenti altrui, ma era riuscito ad elaborare a sufficienza quella parte di sé da potersi sentire abbastanza sicuro di ciò che voleva e poteva fare.
    Non lo entusiasmava il dover partecipare ad una missione così umanitaria, visto il suo primario desiderio di calare la sua spada su coloro che alimentavano la guerra, ma era questo ciò che gli era richiesto.
    Gli Aerogator, in compenso, rientravano indirettamente tra le cause di un conflitto di cui lui era comunque a conoscenza, pertanto si sarebbe divertito a fare a pezzi quei cosi. Qualunque cosa fossero.
    La sensazione della violenza prossima lo aiutò a rilassarsi un poco, mentre dentro di lui iniziava ad emergere il gruppo di sentimenti opposto a quello che l'aveva affogato sino a quel momento.
    La paura, il disprezzo, il ribrezzo ed il rifiuto erano stati destabilizzanti... Ma era giunto il momento di dare spazio alla curiosità, alla sete di sangue, al piacere ed al desiderio. Come le fiamme scosse dal vento, le sue emozioni danzavano in direzioni opposte contemporaneamente, piegandosi ed alimentandosi della forza che le scuoteva.
    Le domande delle sue compagne erano state pertinenti, includendo effettivamente i dubbi più logici che sarebbero potuti giungere alla sua mente. Ringraziò d'avere ancora qualche secondo per prepararsi prima di proferire parola, aveva paura che l'altalena delle sue sensazioni potesse tradirsi in un tono di voce troppo aggressivo o persino stridulo.
    Ma visto che la Tenente pareva intenzionata ad ascoltare prima le domande e fornire poi le risposte, Kyo cercò dentro di sé ciò che voleva chiedere a quella mostruosa donna.
    Non fu una ricerca lunga.

    - Anche io ho una domanda. -

    Probabilmente gli altri sarebbero stati sorpresi di sentirlo parlare, considerando quanto pallido era diventato e come, solo adesso, sembrasse essere tornato abbastanza in sé. Ma non dubitava che la sua richiesta avrebbe potuto portare ulteriore perplessità a coloro che l'avrebbero udita.

    - Rain... Abbiamo tempo di conferire, io e te... -

    Un sorriso malato comparve sul bel viso del guerriero, dandogli un'espressione torva e minacciosa.
    Persino in quel desiderio che alimentava le sue membra, come un veleno fatale che, stilla a stilla, lo deprivava delle ultime tracce d'una sanità infranta.

    FtBQM6j

    - ...In privato? -

    Perchè, da quelle labbra attraenti, aveva necessità di strappare troppe cose.
    Confessioni.
    Informazioni.
    Baci.



    Pilota - Kyo Shirakawa
    Status fisico: Nauseato a causa delle emozioni, incerto sulle proprie gambe al sentir nominare Tokyo, ma successivamente in ripresa.
    Status psicologico: L'altalena delle emozioni è piuttosto varia: passa da un'iniziale terrore misto a disappunto ad un conseguente contorto sentimento di sfida ed interesse.


    Equipaggiamento/dotazione:

    - Nome arma/oggetto: Pistola d'ordinanza.
    - Status: Funzionante.
    - Munizioni (solo se arma da fuoco): 15/15

    - Nome arma/oggetto: Pistola per Droga.
    - Status: Funzionante.
    - Munizioni (solo se arma da fuoco): 0/0

    - Nome arma/oggetto: Tuta di Pilotaggio.
    - Status: In perfette condizioni, stipata nei bagagli.
    - Munizioni (solo se arma da fuoco): ///


    Azioni difensive ed offensive: ///

    Riassunto Azioni: Kyo subisce la risposta di Rain ma riesce a trovare la maniera di non reagirle immediatamente. Conseguentemente riesce anche a trovare la forza di provare interesse per ciò che sta per accadergli. Infine, pone la domanda più bizzarra possibile alla Tenente.

    Note:
    1: Espressione nipponica traducibile con un semplice "T'ammazzo".
     
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    .
  15. Rain Gun
     
    .

    User deleted


    P h a s e   4:
    B e f o r e_

    Location://Sconosciuta_
    Nessun altro dato disponibile



    Si muoveva veloce come la morte.
    Scartava pericolosa tra i nemici, mentre i proiettili la sfioravano, le passavano attorno.
    Mentre le scintille la riempivano.
    Mentre il rosso lampeggiante delle luci di emergenza andava e veniva.
    A mani nude afferrava le facce dei soldati, strappava via di netto le loro teste, come un'ombra invisibile durante la sua corsa.
    Le telecamere riprendevano una sagoma indistinta addentrarsi sempre di più negli intricati corridoi della struttura, prima di venire distrutte al suo passaggio dai crani degli uomini che aveva ucciso.
    Poi nulla...
    L'ultima videocamera di sicurezza, posta dietro un angolo, non vide arrivare più niente.
    Era svanita.
    Come un fantasma.

    ...


    Il condotto di ventilazione era stretto, ma lei era esile e ci passava benissimo.
    Non emetteva fiato, strisciava sinuosa e pericolosa come un serpente lungo le strette pareti metalliche.
    I suoi occhi cercavano febbrili il punto di uscita.
    Ed infine...
    Il clangore della grata staccarsi dal bocchettone d'uscita.
    Era fuori.

    - Che bella sensazione... -

    Sempre sorridente, aveva terminato la sua missione, ora doveva solo tornare alla base.
    Poco importava se nel suo passaggio aveva divelto una gigantesca ventola d'aspirazione di quattro metri di diametro, tanto non avrebbero più trovato tracce di lei.
    Sarebbe svanita, come un granello,
    tra le sabbie del tempo.

    Location:// Shirogane, hangar principale_
    Ore 09:30 am





    -Weeee! Facciamo le case con il pane! Ma tornando seri darò il massimo come sempre, contate su di me.
    ...
    Si ho diverse domande...benché non sia io che mi debba occupare dei civili come avete intenzione di recuperarli? Inoltre avete menzionato come volete accedere al complesso ma non come volete uscirne, queste informazioni sarebbero molto utili per dirottare qualsiasi cosa lontana dal punto di estrazione.
    ...
    Tralasciando quanti sono le persone in questione e altri dettagli che per la mia mansione sono inutili vorrei se possibile ovviamente l'accesso a tutte le documentazioni riguardo agli Angeli in nostro possesso o parlare con un esperto in materia, non ho mai avuto il “piacere” di vederne uno quindi vorrei essere preparata in caso...per il resto o una solo un ultima domanda.
    ...
    Ovviamente sia questi Bug come gli Angeli sono da considerarsi bersagli ostili, ma in caso le due specie si incontrassero...si attaccherebbero l'un l'altra o ce la possibilità che convergano insieme contro di noi?
    ...
    Scusate! Scusate un ultima cosa giuro, tra quanto tempo saremmo a Tokio?-


    - Avrei alc-une domande anche io...s-sì. Una si ricollega a quella di Ferion. Potrebbe dirci quello che sa di questi... Angeli?
    ...
    E... gli Aerogator. Avete dettagli più sp-ecifici? Soprattutto, punti deboli, punti di forza? -


    - Io ho un'unica domanda: è possibile che queste creature notino qualche emissione da parte del Blitz nonostante sia invisibile grazie all'utilizzo del Mirage Colloid? Vorrei sapere se è possibile che la mia copertura possa saltare attraverso questo dettaglio. -

    - Anche io ho una domanda.
    ...
    Rain... Abbiamo tempo di conferire, io e te...
    ...
    ...In privato?


    L'elevatore era arrivato a fine corsa, ora non restava che espletare le ultime formalità prima di congedare gli uomini e di partire per la missione, alla volta di Tokyo.
    Si godette appieno quel momento, quel frammento di tempo - a lei tanto caro - che fu contraddistinto dalle loro domande.
    Erano state le sue parole a generare quella melodia, quell'armonia sonora composta dalle loro voci frementi ed accorate.
    Rain si era detta più volte che quella squadra era davvero interessante, ma quelle frasi sottolinearono ancor più chiaramente quel concetto.
    Ognuno di loro era stato chiamato in causa per un motivo specifico, per una specifica peculiarità.
    Come i pezzi di un puzzle, perfetti nel loro incastrarsi gli uni negli altri a comporre il disegno che la sua mente sapeva, sapeva fin troppo bene dove avrebbe portato.

    Ferion era stata una sorpresa.
    Sì, certo...
    Sorrise al suo nugolo di parole la bella Rain, un concentrato di emozioni altalenanti che avevano virato verso la serietà del compito che le era stato affidato.
    Una missione facile a dirsi, per la ragazza della Fraternity, ma di certo non semplice per qualcuno che - come lei - era abituato a lavorare da sola, anche se supportata da diversi compagni tutti accomunati dal medesimo compito.
    Certo che, la penultima domanda aveva acceso in lei la voglia di scoprire cosa si celasse dietro quella coltre di immaturità che la biondina si era costruita attorno. Con un passato come il suo, di certo certe domande pertinenti ed intelligenti doveva aspettarsele, però sorprese come quelle erano sempre gradite, visto che certi dettagli potevano salvare la missione dal suo fallimento.
    Poi c'era anche da contare che certe intuizioni intelligenti la facevano assomigliare sempre di più ad una certa persona... il sorriso colmo di nostalgica tenerezza le si dipinse in viso quasi automaticamente a ripensare alle parole della ragazza.
    Rain rispose quindi, reclinando leggermente la testa verso sinistra.

    - Sicuramente preoccuparti dei civili non sarà la tua priorità per la missione, ci penseremo io e Shirakawa. Un trasporto aereo verrà a prendere i civili nel punto di estrazione posto esattamente all'imboccatura dell'uscita secondaria del laboratorio, quella adibita al trasporto merci. Si tratta di un lungo tunnel che consentiva di trasportare su rotaia i materiali di cui faceva uso il centro di ricerca, sfrutteremo quello per uscire, non sarà un problema per me ed il mio partner sbloccarne l'uscita. -

    Ripensando all'extended sotto il suo diretto comando si sentiva quasi più al sicuro, una sensazione assurda per qualcuno che sai che aspetta solamente il momento opportuno per azzannarti al collo. Era così però, quella sensazione dettata dall'adrenalina che ti sale dentro, doveva costringersi alla calma e pensare al momento presente, andare troppo in là con gli eventi avrebbe portato solo complicazioni, però le questioni sollevate da Ferion l'avevano fatta volare di fantasia fin laggiù, a fare quel che le veniva meglio.
    Poi proseguì.

    - La documentazione in nostro possesso sugli Angeli ti verrà passata una volta che sarete nei vostri alloggi, prima che la missione abbia inizio, così che potrai studiartela bene. Riguardo ai Bug invece... -

    Neanche a farlo apposta ricomparve.
    Un sorriso compiaciuto le si dipinse sul viso, si poteva anche dire che fosse vagamente sadico e divertito, era da lei, sicuramente, lasciarsi trasportare da quelle emozioni, se così potevano chiamarsi.

    - Beh... di certo un Bug troverebbe assai minaccioso un angelo che fa irruzione all'interno del loro nido. Sicuramente essendo gli angeli creature organiche aventi una gigantesca fonte di energia al loro interno, per loro divorarne uno sarebbe certamente un'occasione ghiotta. Se avremo la possibilità di dirottare su di un Angelo lo sciame dei Bug la nostra missione diventerà così una passeggiata!
    Una bella carneficina tra nemici naturali, nulla di più bello per noi che nel frattempo potremo con tranquillità portare a termine la nostra missione. -


    Vagamente i più attenti osservatori avrebbero potuto scorgerla ridere.
    Una risatina sommessa ed inudibile per i più, ma sicuramente, Rain stava godendo di quel momento.
    Inconfutabile la sensazione di morte che poteva trasparire a naso da quella figura che così tanto febbrilmente anelava il completamento della missione.
    Prese quindi un bel respiro e si forzò nuovamente alla calma, cercando di rispondere all'ultima questione sollevata dalla biondina, guardandole negli occhi con fare tranquillo ma nel contempo colmo di una certa convinzione.

    - Riguardo a quanto staremo a Tokyo dipenderà dal successo della missione con tutte le varianti del caso.
    Sopratutto da quanto io e Shirakawa ci impiegheremo ad esplorare il complesso in cerca dei civili.
    Potremmo finire in poche ore come anche impiegarci l'intera giornata.
    La Shirogane comunque resterà in zona per fornire a te, Reiji e a Rammsteiner il supporto tattico necessario. -


    Parlando del diavolo con le code...
    Anche lei aveva fatto le sue domande, le parole tremule per ciò che Rain sapeva che avrebbe rievocato in lei emozioni e ricordi nascosti, una bella variabile a rendere più eccitante il lavoro.
    Ma lei non era lì per divertirsi, il suo compito era assai più delicato ed importante da portare a termine, nonostante questo, doveva dare sicurezza a quella ragazza, che nonostante si mascherasse con un certo tono, non appariva affatto piena della durezza con cui voleva mostrarsi agli altri.
    Rain si avvicinò quindi ad Alheit ponendole la mano destra sulla spalla sinistra.
    La sua stretta fu decisa e ferma, un po' come una scossa elettrica, qualcosa capace di riportare alla realtà qualcuno di così ancorato alle proprie immagini mentali.
    Successivamente, occhi negli occhi, senza mai distoglierle di dosso lo sguardo smeraldino di cui poteva fieramente vantarsi, iniziò a parlare, diventando improvvisamente seria.

    - Sono creature stupide. Vengono attirate dalle fonti di energia, di qualunque tipo siano. Più grande è la fonte, più il loro istinto animale si acutizza. Sono come bestie meccaniche, mangiano e divorano ciò che si trova sulla loro strada. La loro corazza non è molto resistente, qualsiasi arma di tipo standard può agilmente distruggerli, la loro forza sta nel numero, nella quantità.
    Sono armati di grosse chele facciali con cui smembrano i nemici e da cui emettono un potente raggio di energia composto da numerosi cerchi i quali hanno grande capacità di perforazione. Quest'emissione viene da loro usata anche per scavare nel terreno, il che consente loro di ricavarvi numerose gallerie. Sono anche capaci di volare, ma a terra sono molto lenti ed impacciati, per via della loro struttura insettiforme, anche se possono muoversi tridimensionalmente camminando persino sui muri dei palazzi o sostando a testa in giù su superfici anche scivolose come gli specchi.
    Hanno in dotazione dei cannoncini vulcan, dei missili che sparano dalla parte inferiore dalle propaggini alari di cui dispongono e dalla coda possono emettere anche degli impulsi laser.
    Sono pesanti tremilaquattrocento chilogrammi per una lunghezza complessiva di circa dieci metri, nulla di troppo gravoso per nessuna delle nostre macchine, sicuramente potrete avere la meglio contro di loro facilmente in un corpo a corpo, anche se sono molto agili in volo.
    Fate attenzione ai laser però, sono potenti a sufficienza per penetrare la corazza dei vostri mezzi con un singolo colpo e per uccidervi all'istante. -


    Rain tolse la mano da Alheit e si distanziò di un passo, per poi rivolgere la propria attenzione nuovamente a tutti gli altri.

    - Sono stata sufficientemente esauriente? Fate attenzione. Beh, inutile dire che il Black Swan non è tra le macchine a rischio visti i suoi sistemi difensivi e vista la sua armatura, ma volevo comunque avvertirvi tutti. Più saprete e meglio combatterete. -

    La domanda di Murakami invece era stata semplice e pertinente, inutile ridondare sulle parole delle altre che avevano grossomodo esposto i dubbi più importanti.
    Un interrogativo degno del passato che l'ex-militone di ZAFT aveva trascorso nel settore occultamento e spionaggio.
    Rain dissipò ogni dubbio dal ragazzo rispondendo come ci si aspettava che facesse.

    - Riguardo a quanto ho detto già rispondendo a Ram... -

    Si prese la libertà di darle quel soprannome.

    - I Bug sono sensibili alle fonti di energia, ma per nostra fortuna la schermatura composta dal Mirage Colloid interferisce con la rilevazione dei sistemi e quindi anche con i sensi delle creature. Assomiglierai ad una piccola radio portatile in movimento, niente di più che una mosca per loro, non ti noteranno nemmeno. Quindi la tua copertura in tal senso, a scanso di problemi pratici sul campo, è garantita. -

    E poi il piatto forte.
    Lo aveva tenuto per ultimo.
    Il suo mastino.
    Il suo partner.
    Era proprio lì che lo voleva,
    a quella fatidica domanda che avrebbe di sicuro spiazzato tutti, che avrebbe assurdamente calamitato su di lui la loro attenzione.
    Rain si prese il tempo per degnare nuovamente di tutta la sua attenzione il blade meister, il quale sembrava - esattamente come da programma - carico di sensazioni e voglie al di fuori del normale essere umano.
    La sua domanda era così piena di così tante cose che per lei era gustoso e sempre eccitante tuffarsi in quel mare di caos, anche soltanto per mettere sotto pressione il suo animo spezzato da mille spezzoni di vita, ognuno più tragico ed intricato dell'altro.
    Ma alla fine di tutto, lui l'avrebbe ringraziata, forse, o parimenti avrebbe tentato di ucciderla.
    Non faceva alcuna differenza, infondo.

    screen12

    - Ma anche no! -

    Lasciò in sospeso quella negazione per qualche secondo, tanto da distruggere la necessità di cui l'extended aveva tanto bisogno.
    Poi...

    - Scherzavo! Sicuramente dopo potremo conferire privatamente. -

    Esattamente come una corda che si tende fino al limite e poi si spezza, così Rain aveva trattenuto e rilasciato quel fragile filo che li separava, quel tanto che bastava per riportare la situazione alla normalità. Concluse infine, non senza cogliere l'occasione per stuzzicare ancora un po' il suo compagno.
    La sua reazione sarebbe stata comunque motivo di interesse.

    - Magari all'interno...
    dei miei alloggi. -


    Concluse la frase con un occhiolino che sapeva tanto di provocazione.
    Difficile distinguere se sessuale o di altra natura, beh poco importava per Shirakawa, no?
    Per lui certi concetti si mescolavano in un'infinità di modi e maniere che per i più risultavano assurdamente incomprensibili.
    Per lei invece...
    Per Rain...
    quella era tutta un'altra storia.
    Lei sapeva, lei lo leggeva e lo adorava per questo.
    Ancora un altro po' e Kyo avrebbe avuto quell'incontro che tanto desiderava.
    L'unica incognita che ancora restava da capire per il meister era se da quell'evento avrebbe avuto ciò che desiderava oppure altro...
    qualcosa di insospettabile persino per lui.

    Il momento desiderato, però, avrebbe dovuto attendere ancora un po', almeno per loro...

    - Reclute! -

    Esordì Rain di scatto nuovamente rivolgendosi verso tutti.

    - Seguite il Maggiore Cardia verso le vostre stanze, vi scorterà personalmente verso i vostri alloggi.
    Alle ore tredici e zero zero avrà inizio la missione, preparatevi adeguatamente, chi lo desidera potrà effettuare il check delle proprie dotazioni, troverete tutti all'interno delle vostre stanze una fascia bianca con il simbolo degli Irregulars che attesterà il vostro status all'interno della nave, indossatela così non avrete problemi con il personale.
    Io ho da fare in hangar per i prossimi trenta minuti, dopodiché sarò nelle mie stanze.
    Recatevi tutti in sala mensa alle dodici in punto per consumare il pranzo prima della missione, una volta che saremo nei pressi di Tokyo.
    Rompete le righe!-


    Poi Rain si rivolse verso la comandante del vascello aspettandosi da lei un cenno d'assenso per scortare le sue reclute verso i loro alloggi.

    - A-Ah! Prego seguitemi! Vi condurrò verso le vostre stanze! -

    A questo, la giovane ufficiale dai capelli di rubino iniziò a muoversi entrando all'interno di una porta blindata aperta, che conduceva nelle intestinali e labirintiche profondità di quel mostro di acciaio che era la Shirogane.

    Rain rimase indietro, ferma sul montacarichi.
    La sua presenza parve oscurarsi e diventare un tutt'uno con l'ambiente circostante, nessun segnale proveniva più dalla sua figura che così com'era apparsa - energicamente e con estrema enfasi - così era scomparsa, rimanendo solamente una figura di sfondo quasi indistinguibile per la sua assenza di reazioni.
    Qualcosa, forse, qualcuno avrebbe potuto notarlo.
    L'ennesimo sorriso compiaciuto che - al di là di quel viso - oltre lo specchio delle sue immote emozioni stava dipingendosi sulle sue labbra sottili come rasoi.


    Location:// Shirogane, sala mensa comune_
    Ore 12:00 am





    Grande, tale da ospitare almeno duecento persone - circa un terzo dell'equipaggio dell'intera nave - la sala mensa era un rettangolo metallico perfettamente pulito ed accogliente in ogni sua parte.
    I tavoli, lunghi e rettangolari nel centro, erano di color ebano, sorretti da steli di metallo zincato di color grigio tendente all'azzurro, mentre le pareti, per circa un metro e mezzo, erano contornate da una copertura imbottita di color marroncino chiaro, tendente al rame.
    Il resto delle pareti era composto da schermi che proiettavano immagini rilassanti di campi fioriti ed altri paesaggi naturali in sequenza, in modo da rendere l'ambiente il più rilassante possibile, mentre il soffitto era di un anonimo bianco costellato qua e là da lampade al neon che illuminavano a giorno tutto l'ambiente.
    Lateralmente, a contornare la stanza, vi erano delle poltroncine a forma di ferro di cavallo al cui centro vi era un tavolo quadrangolare della stessa fattura di quelli presenti in sala, che per tutta la parete sinistra - fino a continuare sul fondo della stanza - circondavano la zona.
    In conclusione, sulla destra, vi era un grande bancone self-service, al quale tutti i membri dell'equipaggio facevano riferimento per recuperare i loro pasti, facendosi servire da addetti specializzati in quella mansione.
    Era affollato come posto, ed al suo interno, una Rain si confondeva agilmente nell'ambiente, anche se - con indosso la plug suit che aveva vestito fin dal suo esordio di fronte ai suoi uomini - di certo a loro non sarebbe passata poi molto inosservata.
    Sedeva su di una delle poltrone a ferro di cavallo posta sulla sinistra della sala mensa, seminascosta da uno dei muretti con tanto di aiuola ricolma di piante verdeggianti che delimitava una poltrona dall'altra.
    Era la sua chioma bluastra a spiccare al di sopra del verde del fogliame assieme alla caratteristica fascia bianca che aveva ben stretta alla fronte, che voluttuosamente defluiva dietro alla nuca in due lunghi nastri.
    Una volta che sarebbe stata visibile agli altri nella sua interezza l'avrebbero scorta con davanti un classico menu standard: un vassoio bianco con diversi piccoli riquadri incassati al suo interno contenenti una piccola bistecca cotta alla brace, qualche carota ed un tozzo di pane fresco.
    Rain sorseggiava delicatamente dalla cannuccia una bibita in lattina che teneva nella mano destra, il suo sguardo era perso nel vuoto, perso in chissà quale pensiero ignoto a chi vi avrebbe fatto caso.


    PoV - Tutti:

    Appena entrati all'interno delle vostre stanze potete apprezzare la semplicità spartana delle infrastrutture militari che compongono l'ambiente, come anche le numerose dotazioni tecnologiche ivi contenute.
    Una volta valicata la porta metallica del vostro alloggio ad accogliervi si presenterà una pavimentazione grezza di un grigio metallo opaco antiscivolo e delle pareti di un bianco pulito, probabilmente atto ad ottimizzare l'illuminazione degli ambienti; luci a led ad attivazione vocale disposte lungo le mura, per garantire una corretta illuminazione sia in presenza che in assenza di gravità, una comoda scrivania dotata di terminale telematico a schermo olografico posta di fianco al letto sulla sinistra, proprio davanti ad uno dei due oblò attraverso i quali potete guardare al di fuori e - per finire - una struttura comoda e mono-piazza dotata di morbido materasso a fare da letto sul fondo della stanza, proprio in prossimità del secondo dei due oblò di osservazione, di circa un metro di diametro per diversi centimetri di profondità.
    Inoltre, per chi lo desidera, c'è una comoda doccia a diffusione posizionata appena entrati sulla sinistra, composta da un grosso cilindro dotato di porta in vetro semi-opacizzato posta sulla sua circonferenza esterna.
    All'interno delle vostre stanze trovate sul letto una fascia riportante il simbolo degli Irregulars.
    Una volta al loro interno potrete sistemare i vostri effetti personali e circolare all'interno della Shirogane fino alla zona hangar per effettuare i check del caso alle vostre dotazioni fino all'ora di pranzo.
    La sala mensa la potrete trovare attraverso le indicazioni che vi fornirà l'equipaggio od anche attraverso i numerosi schemi della nave riportati lungo le pareti dei corridoi della stessa.



    PoV - Kyo Shirakawa:

    E' così che vieni liquidato.
    Prima trattenuto e poi rilasciato da un bel guinzaglio psicologico.
    Potrai vederla in privato dunque, la tua amata odiata Rain.
    Sta alla tua psiche contorta decidere il momento opportuno per poterlo fare.
    Penetrare nella sua stanza, oppure seguirla con il tuo istinto direttamente nell'hangar senza ulteriori attese?
    Sarà il tuo sangue bollente a decidere, oppure la tua razionalità riuscirà ad ancorarti ancora una volta al mondo tristemente reale che ti circonda?

    Una volta che ti troverai in sala mensa, Rain ti vi aspetterà.
    Ciò che ti attende al varco del vostro ennesimo incontro sta solo a te scoprirlo.



    PoV - Alheit Rammsteiner:

    Il modo di fare di Rain è rassicurante, o quantomeno tenta di esserlo, almeno nei tuoi riguardi.
    La sua stretta ed il suo forte carisma ti inondano, nonostante le informazioni poco rassicuranti che vi comunica.
    Una volta che sei in sala mensa la trovi seduta all'interno di una delle poltrone che si perdono nel suo grande ambiente, immersa nei suoi pensieri.
    Come la approccerai?
    Siederai accanto a lei o te ne starai in disparte?



    PoV - Marika Ferion:

    Le tue domande solleticano Rain al punto giusto da permetterti di avere risposte abbastanza esaurienti riguardo al tuo compito.
    Una volta che venite congedati trovi assurdamente già in stanza un fascicolo inerente le forme di vita chiamate "angeli" di cui dovrai occuparti durante la missione.
    A te la scelta di consultare i fascicoli all'interno delle tue stanze a bordo della Shirogane oppure se parimenti all'interno dei tuoi veri alloggi, all'interno del Black Swan.
    Gli altri non lo sanno che la tua vita è costretta tristemente all'interno di quel gigante di cento metri che si trova a stento nell'hangar principale, ma con tre ore di viaggio avresti un'oretta circa di tempo restante per ricaricare le batterie del tuo corpo prima di "spegnerti".
    Sta di fatto che anche tu come gli altri dovrai recarti all'interno della sala mensa in cui finalmente potrai assaporare il pranzetto che Rain così tanto amorevolmente ti ha promesso, cestello di patatine compreso.
    Ciò che leggi non è per nulla confortante, o quantomeno non lo sarebbe per il resto del tuo gruppo, a te - invece - dà solo da pensare.

    Il fascicolo a te fornito contiene diverse informazioni facilmente riassumibili in queste categorie:

    - Angeli: struttura e fisionomia
      La struttura e la conformazione fisica di un Angelo variano a seconda del soggetto incontrato. Le loro dimensioni possono variare e possono essere stimate dal nano millimetro fino ai seicento metri di lunghezza. Ad oggi non sono determinabili effettive congruenze sulle loro origini o sulla ripetitività delle loro forme, ciò che è certo è che il loro nucleo, una sfera di colore rossastro contenente del liquido simile a del sangue, è l'unico punto convergente sulla loro fisionomia corporea, la quale può variare sia in forma che in colori dalla forma umanoide fino alla forma poliedrica priva di connotati fisici aderenti alle specie animali conosciute.
      Unico altro tratto distintivo conosciuto è la presenza di una "faccia" composta da una parte principale ossuta e circolare al cui interno vi sono due orbite cave e nere, prive di bulbi oculari, la presenza o meno di bocca è aleatoria e dipende di caso in caso.
      Non è provato che abbiano un apparato digerente ma possono mordere se il loro istinto combattivo glielo impone, anche questo fatto è comunque indeterminabile a causa della mancanza di eventi ripetitivi e coerenti nel tempo.
      Hanno tutti elevate capacità rigenerative per cui i lievi danni che subiscono dalle armi di tipo standard saranno rimarginati nel corpo di qualche ora di stasi.
    - Abitudini e comportamenti erratici
      Gli Angeli non hanno comportamenti simili gli uni rispetto agli altri. Attaccano tutto ciò che interferisce con le loro attività, siano esse di attacco ad obbiettivi ignoti siano persino lo stare fermi ed immoti ad attendere un eventuale mutamento della loro condizione di stasi.
      Ciò che è certo è che se un Angelo viene attaccato risponderà sicuramente all'attacco fino all'annichilazione del bersaglio.
    - Armi e proprietà in combattimento
      Gli armamenti di un Angelo sono di origine fisica ed energetica. Si compongono di speroni ed armi fisiche che compongono direttamente la loro struttura corporea anche se in alcuni casi alcune creature possono persino infiltrarsi nelle apparecchiature elettroniche ed infestare a livello parassitico strutture organiche e meccaniche.
      I getti di energia possono essere emanati sia dal proprio corpo che attraverso l'etere direttamente a contatto con il nemico, questo mediante un distintivo bagliore presente nelle orbite della creatura pochi istanti prima che essa attacchi.
    - AT Field
      Absolute Terror Field, Barriera del Terrore Assoluto. Il nome di questo scudo protettivo è derivato dalla sua impenetrabilità, difatti è praticamente impenetrabile se non mediante armi che eccedano il normale valore e la normale scala delle dotazioni in arma alle macchine da guerra di taglia medio-grande. Unicamente cannoni a positroni, acceleratori di particelle o armi laser ad elevatissima potenza possono infrangere tale barriera che si presenterà invisibile agli occhi umani e come una distorsione dello spazio da parte dei sensori.
      Ad occhio nudo, una volta che un oggetto od un attacco di qualunque tipo si infrange sulla barriera potrà essere visibile una parete composta da diverse fasce concentriche di colore aranciato e di forma ottagonale. Solitamente l'Angelo, immune alle armi nucleari tattiche di potenza standard, lo erige unicamente per proteggere il suo nucleo una volta minacciato, anche se ha incredibili capacità di taglio se utilizzato come arma. Solamente una barriera identicamente uguale può bloccarne la potenza distruttiva, o parimenti un'altrettanto elevata forma di distorsione spaziale.





    tabella-spoiler-simbolo
    Game-master
    Eccoci finalmente al nuovo giro di post! Tenete caldi i motori gente! Si riparte!
    Ovviamente i ritardi sono annullati ed il limite di posting è disabilitato ^__-
    Chi volesse conferire in privato con Rain me lo dica via PM che organizziamo il tutto. Per i primi 30 minuti resterà in hangar per sbrigare alcune faccende, mentre per la restante porzione di viaggio sosterà nei suoi alloggi per chi volesse averci a che fare.
    Dateci dentro!

    Rieccovi l'ordine di posting:
    - GM Rain Gun
    - Maxiii21
    - Alheit Rammsteiner
    - Kyo Shirakawa

    Note:
    Nessuna


















    Edited by - Temari - - 20/10/2014, 02:36
     
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16 replies since 1/7/2012, 16:37   1403 views
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