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- XV -
NightmareSPOILER (clicca per visualizzare)narrato
-parlato-
"pensato"
< parlato AI>Macross City, parcheggio laterale,
Ore 09:28:00 pm
L'impatto con il terreno fu traumatico, nonostante i sistemi di sicurezza avessero assorbito quasi totalmente l'impatto. Cosa fosse accaduto in quegli attimi così irreali, Subaru non sarebbe mai riuscito a spiegarlo con certezza: si era appena calato nel cockpit del Gernsback ed i sistemi -già pronti- erano pienamente operativi da nemmeno un paio di secondi... quando ogni punto di riferimento spaziale era esploso.
All'ex membro della Mithril ci volle poco più di un secondo a rendersi conto che qualcosa non andava.
E dopo un tempo impossibile da stabilire quel gioiello di tecnologia che pilotava atterrò con malagrazia sul terreno fortunatamente nevoso a chissà quanta distanza rispetto a dove si trovava.-Gwaaaaah!!-
L'esplosione di dolore al fianco destro gli tolse il respiro, mentre mandibola e mascella dell'uomo si serrarono per un istante.
Panico.
Paura.
Disperato bisogno di andarsene da lì.
Poi il sangue riprese ad affluire al cervello, e l'adrenalina fece il resto.
Cosciente come mai era stato prima, Subaru si voltò a destra e a sinistra cercando con gli occhi negli schermi attorno a sé la risposta.
La prima fu il cielo davanti a sé. L'M9 era finito per qualche arcano motivo supino. Dannatamente vulnerabile in un momento del genere.
La seconda furono gli edifici adiacenti, e le colonne di fumo che si alzavano al di là di un non ben specificato palazzo.
Ma che... Non era più nella piazza del concerto!-Che... diavolo è successo?-
Una domanda non da poco. Fino a pochi secondi prima era sul punto di attivare l'M9 e raggiungere i suoi nuovi commilitoni in un nuovo infernale campo di battaglia... Poi qualcosa lo aveva strattonato, e dopo un volo di chissà quanti metri si era ritrovato... in un luogo completamente separato??
Tutto ciò non aveva assolutamente senso!
Mentre i monitor seguivano i febbrili movimenti del capo, la nuova recluta Irregulars si rivolse all'unica entità che in quel momento potesse dargli qualche risposta.
Collegata dai sensori al mondo esterno e unico tramite con l'ambiente che circondava il Gernsback, l'AI rispose con la consueta glaciale efficienza.-Alicia, rapporto danni.-
< Analisi in corso...>
"Alicia"...
Il suono della voce amica permise a Subaru di controllare, seppur di poco, i battiti impazziti del proprio cuore.
Le prime luci cominciarono ad apparire sulla sagoma del mezzo che dimorava su uno degli schermi più piccoli: luci fortunatamente azzurre, segno che i sistemi principali di tutti e quattro gli arti erano ancora funzionanti.
I dati -almeno fino a quel momento- sembravano incoraggianti.
Solo un dato non tornava.
La mappatura parziale e la presenza delle auto circostanti non lasciavano molti dubbi su dove fosse...
...Ma come aveva fatto a finire nel bel mezzo del parcheggio a fianco dell'area dello spettacolo?!< ...Sistemi operativi al 99.938% su precedente diagnostica. Struttura del mezzo intatta. Funzionalità inalterata.>
Ancora ansimando per il colpo improvviso, Subaru si trovò a ringraziare la sua buona stella.
Un volo del genere avrebbe potuto danneggiare seriamente un Arm Slave se solo fosse finito contro lo spigolo di uno dei palazzi... Incredibile, sapeva di essere un tipo fortunato, ma non avrebbe mai sospettato di cavarsela con appena la carrozzeria del proprio mezzo ammaccata!
In quel momento udì un suono.
Semplice, monocorde, quasi banale.
Un "blink", ed uno dei sensori si illuminò.
Nello stesso istante, l'AI di bordo lo avvertì di qualcosa.
Una presenza.
In alto, sopra uno degli edifici davanti a sé.
Il ringraziamento che stava per formulare morì in gola al mercenario.-Ma che... Telecamera, zoom sull'edificio. ADESSO!-
Seguendo l'ordine del pilota, la lente centrale della testa del Gernsback ruotò su sé stessa, focalizzando l'immagine ed inviando a Subaru le informazioni richieste.
Informazioni che non avrebbe mai voluto -in realtà- scoprire.
Gli occhi dell'ex sergente si dilatarono mentre il sangue defluiva dal volto.
Ciò che stava vedendo era qualcosa di inconcepibile: non avrebbe saputo escogitare nulla del genere neanche se gli avessero chiesto di organizzare una simulazione virtuale.
Con dita tremanti, premette in rapida successione tre tasti, aumentando la definizione delle sagome ora apparse sulla cima del tetto dell'edificio.-Stiamo... Stiamo scherzando??-
Erano cinque macchine. AS, non c'erano dubbi.
Modelli che aveva già visto. E non erano loro alleati, purtroppo.
Un nome rimbombava nella sua mente, uno che avrebbe volentieri fatto a meno di ascoltare.
V e n o m
"Veleno"
Così lo chiamavano alla Mithril: nome in codice per determinare la linea di modelli di AS più pericolosa che la Mithril avesse mai dovuto affrontare.
Erano Codarl.
Erano cinque fottutissimi Codarl!!
Forti e veloci quanto e più di un Gernsback per quanto ne sapeva... E tutti dotati di Lambda Driver!
Da quel che aveva saputo, nelle ultime missioni quegli AS avevano abbattuto quasi una decina di Gernsback compreso il suo, e l'unico mezzo in grado di contrastarli si trovava chissà dove nell'hangar del Thuata De Danaan da qualche parte dell'Oceano Pacifico!
Se fosse stato con Jill ed Eddie al suo fianco, si sarebbe aspettato di ricevere dal suo caposquadra il segnale di ritirata.
E ora invece era lì.
Solo.
Contro non uno, ma cinque di loro.
Senza nessun supporto.
Senza nessun aiuto.
Portato lì per morire, come un maiale al macello.-E' uno scherzo... E' solo un fottuto scherzo!-
Il panico non tarda ad arrivare.
Capita, quando nemmeno un anno addietro hai rischiato di morire, il tuo mezzo smembrato da un qualcosa che ancora non riesci a capire esattamente.
Quando ancora ti svegli la notte, mezzo di sudore con ancora impressa negli occhi la sagoma di un AS diventato per te il simbolo stesso della morte.
E ora te ne ritrovi davanti non uno.
Ma cinque.
E non sono lì per annichilire una spedizione, occasione in cui può capitare -per assurdo- di salvarti.
Proprio no.
Quelli sono lì per te.
E non si fermeranno fino a quando non ti avranno ucciso.
Stavolta, niente più colpi di fortuna.
La buona stella è finita.
Con questa considerazione, il panico scompare come acqua che scorre.-Alicia, Attiva modalità 2 e apri il canale comune.-
Un profondo respiro, e l'ex membro dello Special Response Team prende il sopravvento.
Sull'uomo, sulla parte vulnerabile di sé.
La voce che impartisce i comandi ora è glaciale.
Anzi no.
"Rassegnata" è un termine più corretto: rassegnata all'inevitabile.
In fondo, poteva andare peggio. Almeno in queste circostanze non c'è neppure spazio per la speranza: davanti ad un simile dispiegamento di mezzi del genere, tutto quello che puoi fare è prepararti nel miglior modo possibile.
Non avere rimpianti.
In fondo, è già stato graziato una volta.
Lui e i suoi amici sono sopravvissuti ad una esperienza da cui non sarebbero dovuti tornare.
Un po' gli dispiace. Avrebbe voluto rivederli.
I compagni di una vita.
E lei.
Alicia.
Lei più di ogni altra persona.- Ho tante noci di cocco splendide... diddi liddi
tutte in fila per tre, per tre, per tre
po po popopopopo po,
GRANDI, grosse... -
Come il leader del team nemico (non c'era neppure bisogno di sforzarsi per riconoscerlo) puntò la mitragliatrice, unica arma a distanza della micidiale squadra, sull'M9 Subaru Atsuta prese quella che forse sarebbe stata la decisione più importante della sua vita.
Fino a quel momento il campo di battaglia aveva preso il sopravvento.
Era condannato, non si faceva illusioni.
Ma non avrebbe mai permesso a sé stesso il lusso di chiudere gli occhi e attendere l'inevitabile.
Se doveva finire così, avrebbe fatto in modo di ricordare loro che i piloti della Mithril, che i membri degli Irregulars non erano uomini del genere.
Se era la sua vita che volevano, sarebbe andato all'inferno sapendo di avergliela fatta pagare cara.- ...anche più grandi di te! -
-Tutte queste attenzioni per un singolo M9. Sono quasi commosso. -
Quel commento carico d'astio non uscì dalla cabina di pilotaggio.
Non avrebbe dato loro questa soddisfazione, e comunque ora aveva altro su cui concentrarsi.
I pezzi sulla scacchiera erano al loro posto.
I cinque Codarl erano davanti a sé, ad un'altezza stimata dai sensori di 40.3 metri dal suolo sul tetto dell'edificio.
Nessuno di loro aveva armi a distanza ad eccezione del Venom.
A quella distanza non c'erano dubbi, il volume di fuoco a disposizione era in grado di fare a pezzi un AS di terza generazione se preso in pieno.
Quella era la minaccia principale.
Poi c'erano le armi da corpo a corpo. Era chiaro che i quattro modelli classe "-m" erano specificatamente preparati per il combattimento ravvicinato.
Ed infine il Lambda Driver.
Ognuno di loro avrebbe potuto -se attaccato- riscrivere le leggi della fisica a proprio piacimento forti di una difesa impenetrabile e di un attacco inarrestabile... Solo questo avrebbe spinto qualunque pilota veterano alla resa.
Subaru ed il suo mezzo erano ancora a terra.
Alla sua destra e alla sua sinistra macchine. Di varie dimensioni, da semplici utilitarie a camion e a cisterne, sparse qua e la per il parcheggio in cui si trovava.< Modalità 2 attivata, Nuovo angolo bilaterale: 3.5. Canale comunicazioni aperto.>
Il fianco e la spalla bruciavano come l'inferno. Ma era un bene: il dolore acuiva i sensi, migliorava i riflessi.
E solo lui sapeva quanto disperato bisogno avesse di entrambi.
Con voce il più possibile ferma, cominciò a parlare: lo avrebbe fatto a tutti gli Irregulars presenti, o per lo meno a quelli che ancora erano in grado di udirlo.
Non aveva idea se qualcuno e chi tra di essi ne fosse ancora in grado.
Ma doveva comunque provarci. Non sarebbe stato lì con loro, ma avrebbero combattuto per lo stesso motivo.-Alpha One, squadre Bravo e Charlie, mi ricevete?-
Restava solo da elaborare una strategia. Una che funzionasse il più a lungo possibile, preferibilmente.
Estrarre il GEC-B e scaricare sui mezzi nemici un torrente di colpi 40mm?
La sua prima scelta... Se non fosse stato per il Lambda Driver.
Restare fermo era un suicidio.
Doveva allontanarsi, e in fretta: ma gli serviva un diversivo, qualcosa che costringesse i suoi avversari a disperdersi.
O ad impiegare quel dannatissimo dispositivo che già una volta lo aveva quasi ucciso, restando immobili per quei pochi secondi cruciali.
Una granata sarebbe stata l'ideale.
Peccato che il suo mezzo ne fosse sprovvisto.
Aveva bisogno di qualcosa di analogo, facilmente raggiungibile ed abbastanza pericoloso da dover essere o evitato o bloccato.
E lui ne aveva uno proprio accanto.
Era lì, alla sua sinistra.-Qui Alpha Two, contatto con forze nemiche nel parcheggio ad est dell'area delle operazioni!-
Era una piccola utilitaria.
Non avrebbe dovuto pesare più di una tonnellata.
Afferrarla e lanciarla a più di quaranta metri era un qualcosa che normalmente avrebbe detto impossibile con un AS come un Savage.
Ma quello su cui era a bordo era un Gernsback M9, Arm Slave di Terza Generazione incomparabile per prestazioni ai vecchi e obsoleti modelli.
Uruz 7 aveva afferrato al volo uno HIND, scagliandolo sempre stando ai suoi racconti a non meno di venti metri di distanza.
Se lo ricordava bene, quel giorno. I meccanici del De Danaan organizzarono un party per celebrare la sua incredibile azione... E poi lo avevano costretto a pagare le spese, avendoli costretti con quel gesto a sostituire anzitempo cinque pacchi muscolari del suo mezzo dopo neanche una singola missione!
Uno di quegli aerei arrivava a pesare dalle nove alle dieci tonnellate.
Non lo avrebbe tradito.-Sto impegnando il nemico, vi raggiungo appena risolto...-
Cosa fare poi dopo?
Non c'era neanche da chiederlo. Ritirarsi era l'unica opzione, protrarre quanto più possibile lo scontro all'interno del parcheggio.
Nel piazzale per quanto ne sapeva c'erano ancora i civili, e a giudicare dalla direzione che stava prendendo la folla, attirare cinque Codarl sull'autostrada poco distante sarebbe stato -oltre che un grave errore tattico- il prologo di una carneficina!
No, era lì che tutto sarebbe dovuto finire.
Ma aveva bisogno di copertura.
Se tutto fosse andato bene fin lì, avrebbe impiegato al meglio quei secondi preziosi.
Era tutto.
Senza preavviso, semplicemente partì.
E lo fece con un ruggito.
Ruggì con quelle ultime parole il suo desiderio di sopravvivere.-...questo piccolo problema!!-
Con un sussulto di dolore, il braccio destro si mosse, seguito dalle gambe.
L'M9 turbinò di lato, i movimenti incredibilmente simili a quelli di un essere umano.
La distanza che separava la macchina alta più di otto metri dalla macchina era pochissima.
Forse era un disperato tentativo di prolungare l'inevitabile.
Ma non tentare il tutto per tutto sarebbe stata un'offesa ancora maggiore.
A sé stesso, a tutti coloro che in quello stesso istante stavano combattendo poco distante da lì.
Era un'impresa impossibile.
Ne era consapevole.
Ciò non avrebbe comunque influito sulla sua decisione.
"Mi dispiace ragazzi..."
Era quasi un peccato.
La professionalità di Vanadius, l'esuberanza di Izumi, il divertente atteggiamento di Howlett, la glaciale efficienza di Aisu... Per un istante aveva sentito qualcosa in loro compagnia.
Era così che ci si doveva sentire tornando ad avere qualcuno da poter chiamare compagni.
Buffo, aveva finito per trovarsi bene con loro.
Non era una sensazione spiacevole.
Non lo era affatto."Temo che non potrò mantenere una promessa del genere, ma almeno tre minuti penso di riuscire a farveli guadagnare."
La mano sinistra del Gernsback afferrò con decisione il tettuccio dell'auto.
Era tempo di dimostrare che le prestazioni che quel mezzo vantava non erano semplice pubblicità.--------------------------------------------------------------------------------------------------------------------------
PilotaMechaRiassunto azioni
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Danteh ™.
User deleted
frammenti di passato
Le simulazioni di battaglia erano sempre state accolte con entusiasmo da Dan. Si, le lezioni teoriche sulla strategia, i mezzi di comunicazione e le nuove tecnologie della federazione erano sicuramente ottimi punti di partenza per ottenere le conoscenze necessarie in caso di eventuali conflitti su scala planetaria e non solo, ma quel che affascinava di più il giovane cadetto era il poter mettere in pratica quel che aveva assimilato durante gli anni di accademia.
Quando la schermata di simulazione si dissolse riportando la stanza alle sue reali sembianze, un boato di ovazioni si sollevò attraverso il megafono, nello stesso momento in cui l'addetto al controllo della sala, come un tecnico di regia in una emittente radio, annunciava al giovane l'esito della sua prova all'interno di un simulatore di MS federali
-Ottimo lavoro Dan! questa è stata la miglior simulazione che tu abbia mai fatto... Hai perfino superato il record di nemici abbattuti dai migliori cadetti negli ultimi cinque anni....-
Usci dalla sua postazione con un sorriso trionfale, e un senso di soddisfazione cominciò a pervadere ogni angolo del suo corpo.
I suoi compagni di corso lo acclamavano a gran voce, quasi come se avesse portato a termine una missione particolarmente delicata... In effetti quella simulazione era stata forse la più dura fra tutte quelle che aveva effettuato nel corso della sua permanenza in accademia e adesso non vedeva l'ora di raccontarlo a suo padre... Peccato purtroppo che giusto un mese prima, il Maggiore Cole, collega e vecchio amico di suo padre l'aveva preso in disparte e cercando le parole migliori, gli aveva comunicato che Logan era stato dato per disperso durante una missione di ricognizione a seguito di quella che fu in seguito ribattezzata come "operazione meteora"...
-Non è possibile! Era una semplice missione di ricognizione. Niente scontri a fuoco, niente di niente! Mio padre non era uno sprovveduto...-
La rabbia per la notizia ricevuta era pressoché la stessa anche per il Maggiore che tuttavia, da perfetto soldato era riuscito a celare ai più le sue emozioni
-Infatti... Dan questa storia non convince neppure me. Dare per disperso un ottimo soldato come Logan e non preoccuparsi delle sue ricerche è qualcosa che oltre a infastidirmi, puzza di bruciato... Cercherò di capire cosa è successo, chi e per quale motivo ha richiesto espressamente tuo padre per quella missione, ma avrò bisogno del tuo aiuto. Se c'è qualcuno di cui mi posso fidare per scoprire cosa è successo quello sei tu. A nessun altro sta a cuore la sua sorte se non a noi due...-...
Con i pensieri che vagavano senza una definizione precisa nella sua testa, Dan raggiunse il corridoio che portava agli alloggi dei cadetti.
Fu per lui un sollievo trovare il Maggiore Cole in piedi accanto all'ingresso della sua stanza. Il suo volto era impassibile, ma quell'uomo era li per un motivo ben preciso e Dan aveva percepito che c'erano novità sulla scomparsa di suo padre
-Maggiore...-
-Dan...-
il giovane digitò il codice d'accesso e la porta si aprì rivelando quello che era il suo alloggio in accademia.
-Ci sono delle novità...Facevamo bene a non fidarci di quanto è successo. Tuo padre non è stato mandato li per caso. È stato abbastanza complicato recuperare informazioni, ma credo che Logan stesse diventando un peso per qualcuno, anche se al momento non ho proprio idea di chi possa essere...-
Dan guardò Il maggiore sperando che ci fosse dell'altro e in effetti qualcos'altro c'era
-Ti ho portato questi... speravo potessero dirti qualcosa...-
Il maggiore tirò fuori alcuni effetti personali di Logan, tra cui le sue piastrine e alcuni biglietti scritti con la stessa calligrafia e apparentemente senza alcun significato... Non gli ci volle molto per comprendere che quei biglietti erano in realtà dei messaggi cifrati.
-Maggiore, queste sembrano essere istruzioni per non so cosa. Non mi è chiaro di cosa mio padre avesse a che fare con chi ha scambiato questi messaggi, ma sono sicuro che chiunque esso sia, sappia più di quello che la federazione voglia farci sapere...-
Il maggiore si avvicinò a Dan per dare ancora uno sguardo a quei biglietti apparentemente senza senso.
-Niente nomi ovviamente... non ci sono parole o espressioni particolari ripetute in ognuno di quei foglietti?-
Dan all'improvviso si illuminò, come se qualcosa che fino ad allora gli era sfuggito, adesso era chiaro e limpido come il sole in un cielo senza nuvole.
-In effetti c'è una parola che viene ripetuta spesso e a dirla tutta è l'unica che non ho dovuto decriptare... irregolari... Francamente non ho la minima idea di cosa possa voler dire...-
Lester Cole sobbalzò come se avesse visto un fantasma, adesso il quadro era più chiaro, adesso cominciava a comprendere qualcosa ma aveva bisogno di riscontri reali e non solo di ipotesi
-Dan forse so chi può aiutarci! Raggiungimi nel mio ufficio più tardi e forse avremo le risposte che cerchiamo...-
Corse fuori dalla stanza con passo svelto mentre Dan dopo aver dato un'ultima occhiata ai bigliettini lasciati da suo padre e aver indossato le sue piastrinesi diresse in bagno per farsi una doccia e allentare la tensione che aveva accumulato tra la simulazione e le novità portate dal Maggiore...
Qualche ora dopo Dan si presentò come d'accordo nell'ufficio di Lester che una volta fatto entrare il ragazzo inserì il codice di blocco all'ingresso e disattivò tutte le comunicazioni con l'esterno
-Maggiore cosa sta...-
-Tranquillo Dan. Voglio solo evitare che qualcuno senta quel che ho da dirti...-
Il maggiore Cole si alzò dalla poltrona e si avvicinò a Dan per poi riferirgli quel che aveva scoperto con la voce che aveva assunto quasi le caratteristiche si un sussurro
-Ho un contatto in una milizia indipendente chiamata Irregulars. Ho chiesto informazioni su tuo padre e mi ha confermato che Logan lavorava per loro sotto copertura da diverso tempo... Non posso darti altri dettagli in merito a quello che faceva, ma posso assicurarti che non era un traditore, ti chiedo solo di non farmi altre domande in merito, sapere troppo potrebbe metterti in pericolo ed è l'ultima cosa che voglio...-
Dan aveva finalmente realizzato cosa non quadrava nella scomparsa di suo padre, ma molti tasselli di quella strana vicenda erano ancora un mistero per lui e presto o tardi, con o senza l'aiuto del maggiore avrebbe ottenuto quelle informazioni, anche a costo di doversele cercare per proprio conto...
-Maggiore... Solo una cosa... Se ne avesse la possibilità, si giocherebbe le sue carte pur di scoprire cosa è successo a mio padre?-
Il maggiore Cole dopo aver fissato intensamente Dan per qualche istante annuì
-Non le farò altre domande su quel che mio padre faceva per conto degli Irregulars, ma ho deciso che dedicherò le mie energie per ritrovarlo. Deve fare una cosa per me...-
Lester fissò Dan stranito, come se per un istante non avesse compreso cosa il ragazzo avesse intenzione di chiedergli; poi l'illuminazione arrivò contemporaneamente alla richiesta da parte del giovane
-Voglio arruolarmi nel corpo Irregulars!-
Il maggiore si passò una mano sulla testa calva, massaggiandosi poi più volte la nuca. Senza dubbio una richiesta insolita, soprattutto se a farla era uno dei migliori cadetti dell'accademia, prossimo all'assegnazione di un ruolo importante nella federazione terrestre. Lo sguardo di Dan era determinato, era tutto quel che voleva. Cole gli si era affezionato e forse fu quello il motivo per cui accettò di aiutare il ragazzo.
-D'accordo, vedrò cosa posso fare...-
Poche settimane dopo, Dan Howlett ricevette conferma dal maggiore sull'ingaggio da parte degli Irregulars e il resto...beh, il resto è una storia ancora incompleta...CITAZIONEPilota: Dan Howlett
Status Fisico: Contusione all'occhio destro e leggero livido appena visibile. Trauma cranico dovuto all'esplosione, varie escoriazioni più o meno gravi sul volto e ferita abbastanza grave alla spalla destra.
Status Psicologico: Versa attualmente in stato di incoscienza
Equipaggiamento/dotazione: Indumenti di uso comune: jeans, felpa e fazzoletto legato al collo.
Universal Digital clock al polso sinistro
Piastrine militari del padre allacciate al collo ed infilate sotto la felpa
Equipaggiamento supplementare
Knife
Tipologia arma: Coltello
Peso: 0.3 Kg
Lunghezza: 260 mm
Note: Tagliente da un lato e seghettato dall'altro é il tipico coltello utilizzabile per le operazioni di guerriglia. Leggero, resistente e multiuso. Può essere allacciato quasi dappertutto grazie ad una fondina adattabile al vestiario ed alle parti del corpo tramite appositi lacci.: .
Rifle
Tipologia arma: assault rifle
Nome in codice: Kampfer
Numero del modello: ISW-1000
Munizioni per caricatore: 150
Caricatori: 2 (1 reversibile per doppia scorta)
Tipologia di proiettili supportati: standard da 5,56 mm
Tipologia di proiettili in uso: standard da 5,56 mm
Gittata: 600 m
Peso: 2,1 kg
Lunghezza: 650 mm (senza silenziatore); 950 mm (con silenziatore)
Ottica: digitale ad ingrandimento telescopico.
Sistemi ottici di rilevamento: nessun sistema di puntamento speciale installato.
Note: Arma leggera per combattimento dalla medio-lunga distanza.
Azioni difensive ed offensive: //
Riassunto azioni: //
Note:
nessun riassunto azioni inserito, dato che Dan al momento è fuori gioco. Il post è unicamente un flashback.
[/size]. -
.P h a s e 15:
Total Annihilation
[Impostare il player su "repeat" e premere il tasto play]
Edited by ryuvegea - 15/10/2013, 07:08. -
Madoka Kyouno.
User deleted
://
BASE JAMMING!
://- Grazie...
Non ho idea di chi tu sia, ne del come sia riuscita ad arrivare sino a qui.
Tuttavia di una cosa sono sicura, se veramente sei in grado di sconfiggere questi bastardi e di aiutarmi a salvare questa gente, sei il migliore aiuto in cui potessi sperare.
So che è chiedere molto, ma ho bisogno di un favore.
Al momento la priorità è permettere a questa gente di fuggire tuttavia non saranno mai al sicuro se prima non fermiamo il Gundam nero...
Cercherò di coprire la fuga di questa gente con un fumogeno, tu approfitta del tempo per scovare quel dannato bastardo e friggerlo...-
In quanto a me, cercherò di impedirgli di ferire qualcun'altro, dovessi fare loro scudo con il mio corpo!
Thank you Aibou! Mi fido di te.... -
Mi fido di te.
Aveva un suono caldo quell'insieme di parole.
Una sensazione di comunione e legame che solo tra di noi può essere così palpabile.
Solo tra compagni.
Come con Lan a City Seven.
Una sensazione che non scorderò mai.
Al limitare tra la vita e la morte, nel pieno centro del pericolo, sul filo del rasoio.
Lei - come Lan allora - si fida di me.
La mia partner si fida di me.
Fiducia.
Una parola che mi fa sussultare il cuore.
La commozione mi risale lungo i bulbi oculari e mi gonfia le orbite degli occhi, sento gli angoli pungere e di nuovo quella sensazione liquida che tenta di farsi strada sulle mie guance.
Questa volta, però, è una sensazione diversa, il battito del mio cuore accelera, sono felice.
Felice per un sacco di motivi!
Sopratutto...
Perché la mia tōshi ha messo nelle mie mani,
nelle MIE mani
la sua vita.
Il mio corpo si tende, la mia anima si riempie di una forza incredibile.
Invincibile.
La forza della fiducia che l'animo umano sa donare semplicemente con un sorriso, con un po' di quella magica sostanza impalpabile chiamata speranza.
E' una fiamma.
Grande e potente.
Che brucia e mi travolge, che mi fa sentire viva e che forse - da un'altra parte, dentro un altro cockpit - fa sentire viva anche un'altra persona.
Qualcuno che condivide con me la sua vita, ora e adesso, in questi così precipitosi istanti.
La fiamma dentro di me arde, il cuore pompa con violenza dentro il mio corpo ricolmo di energie.
Se davvero là fuori c'è qualcuno, io lo troverò!- Il mio nome è Madoka Kyouno!
Non ho ben capito cosa sta succedendo qui fuori, ma ti prometto che ti proteggerò sicuramente! -
E' tutta una questione di konjō1!
Avete presente quando sentite quell'impulso che vi fa balzare giù dal divano mentre guardate un film per andare a prendere i popcorn?
O la sensazione che si ha quando si vuole far andare via un nugolo di vespe dal terrazzo di camera propria perché ti hanno infestato il cassone della tapparella!? Maledette!
*Madoka parla per esperienza personale...*
Quella strana ed indescrivibile forza di convinzione che avevo anche io quando sono rimasta incastrata nei bagni della SDF-1?
(Certo che questa te la potevi risparmiare eh... NdG)
Ecco!
Io mi sento proprio così!
Ho una gran voglia di trovare quel dannato e di calcioruotarlo via dalla stratosfera con il mio Cisco!- Non preoccuparti tōshi!
Lascia fare a me!
Se c'è un bastardo là fuori, io sicuramente lo troverò per te! -
UOAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAAH!!!!!!!!
SUPERMAXIMO IMPEGNO!!!!!!121211111
Eh sì!
Sono carichissima, più di una pila Duracell ricaricabile lasciata troppo tempo nel carica batterie!
Esattamente come un bignè alla crema stracolmo di delicatissimo ripieno!
Aaaah i miei adorabili pasticcini alla panna...
*Altro motivo in più per asfaltare il bastardo che è nascosto là fuori*
ESATTO!
Me lo devo ricordare!
Il parcheggio delle biciclette!
L'albergo dove lavora Giuvigilio!
*Aura di determinazione incombe su Madoka, che acquista potenza dalla convinzione maxima di trovare l'assassino di bignè che ha così indelicatamente attentato alle meraviglie culinarie di Macross City*
Le mie mani corrono così rapidissime sulla tastiera di controllo dei sensori dell'Aegis Pack, il sistema per la guerra elettronica montato appositamente sul mio Cisco...
Nuovissimo, bellissimo e superultramodernissimo!
(Ecco a voi un set completo di pentole Mondial Casa in acciaio inox inossidabile 18/10... ma che è una televendita!? NdG)
No!
Serve solo per individuare e determinare le minacce presenti entro un anno luce di distanza!
*Madoka annuisce convinta*
E' UNA SUPERFIGATA PAZZESCA!
(=_='' NdG)
Comunque...
Sono sempre stata eccellente in questo campo, non chiedetemi perché...
Sarà che mi divertivo con Lan a giocare ai tattici!
Sarà che mi piaceva guardare la pizza mentre mangiavo la televisione!
(O____O'' no comment... NdG)
Sarà perché sono sempre stata attratta da quel giochino che si chiama battaglia navale!
Ciccia in X-2!
BOOOOM!
YEAH!
VAI!
...
Fatto sta che sono sempre stata la migliore in questo campo, a Macross City come anche su City Seven ai tempi dell'accademia.
Dicevano che è un dono anche se io della mia propensione non ci ho mai capito niente.
So solo che a me piace e che mi viene naturale come bere un bicchier d'acqua!
Il perché tutto questo mi fa sentire bene, però, io l'ho sempre saputo e la mia nuova compagna - anche soltanto parlando con la sua voce dolce e piena di vita - me lo ricorda ogni istante che passa sempre più.
Io sono brava in queste cose perché servono a salvare delle vite.
Sì.
E' come se fossi una bagnina dello spazio!
Ed il mio Aegis Pack un superultrasalvagente che serve per salvare le persone!
Effettivamente è anche bello rotondo l'antennone RANDOM che ha Cisco dietro la schiena... basterebbe farci un buco e...
(NO! NON FARLO! NdG)
Perché?
E se la mia tōshi finisse in mare? Almeno potrebbe aggrapparsi a qualcosa e stare a galla!
(NON DICIAMO FESSERIE! Andiamo avanti... Poi come lo trovi il tipo che è invisibile ed in giro per il piazzale? NdG)
AH!
Diamine me ne ero dimenticata!
*Imperdonabile dimenticanza imperdonabilmente imperdonata, Madoka switcha in modalità addetta ai sistemi radar superultrameganuovi*
Yosh!
Imposto l'antenna per emettere un eco su di una multifrequenza in scala ascendente, aumentando l'ampiezza via via che il segnale verrà ritrasmesso, setto quindi la frequenza su cui buttare il mio segnale di jamming e lancio il programma.
YEAH!
Barrage Jamming!
La mia tecnica preferita!
Funzionerà alla grande sul malcapitato che si troverà impallati i sensori appena riuscirò ad agganciarlo!
Si tratta di trasmettere su più frequenze per coprire una maggior vastità di opzioni possibili contemporaneamente, ed anche se il disturbo sarà inferiore io voglio essere sicura che quel maledetto che sta attaccando la mia partner sia all'interno della mia zona di jamming, così gli impallo il computer e dopo averlo trovato BAM! Il gioco è fatto!
Poi il vantaggio sta proprio qui!
YEY!
Disturbare più frequenze contemporaneamente impedirà ai suoi sensori radar di determinare la distanza, l'altezza e l'azimut dello Zukka così da impedirgli di colpirlo precisamente!
E se sono pure fortunata gli impedirà persino di agganciare il bersaglio.
*Ondata di orgoglio Madokiano*
Di potenza ne ho da vendere, quindi anche se ne disperdo un po' a casaccio per individuarlo - nel caso il radar segnali qualcosa - non sarà un problema!
...
Poi incredibilmente, mentre sono completamente concentrata nel mio piccolo mondo fatto di cose straordinarie...- Ooooohi, Izumi-chan!?
Sei ancora viva?
E quella chi è?
Una tua amichetta venuta fin qui per salvarti?
Eh eh eh... AH AH AH AH AH!
Ma a me interessi solo tu! Voglio giocare solo con te!
Chi se ne importa di quella mosca!
Vediamo come riesci a stare in piedi adesso! -
Ok.
CHI CACCHIO E' STO TEPPISTA!?
Capelli rossi, faccia cattiva...
HA PERSINO LA RISATA MALEFICA!!!!!
...
Ho capito subito che si tratta di un cattivo soggetto appena s'è fatto vedere...
Parla di mosche...
BLEAH CHE SCHIFO!
*Madoka s'immagina gli insetti svolazzanti mentre Crot parla verso Izumi*
Adesso ho capito...
E' IL SIGNORE DELLE MOSCHE!
*Brividi di ribrezzo...*
(Perché i neuroni le funzionano solo una volta sì e centodiecimilaottocentonovantanove altre volte no? Tristezza... ;__; NdG)
Ma... Ha detto... Izumi-chan?
Izumi chan...
IZUMI-CHAN!?
Ma allora è questo il celeberrimo nome della mia tōshi!
Ahaaaaaaaah! Ora ho capito!
Da ora in avanti la chiamerò così...
Sì!
COMUNQUE!!!!1111
Le onde radio lo hanno tradito, ed il suo grugno mi ha dato la possibilità di scovare la sua posizione!
MITSUKETA2!
Mi basta un pulsante, uno solo, per reindirizzare su questa frequenza tutto il jamming che fino ad ora ho sfruttato per tentare di disturbare i suoi sensori.
La mia tōshi vuole che io lo frigga?
Gli friggerò la strumentazione da tanto che gliela farò impazzire!
PRENDI QUESTO MALEDETTO!
BIP!
*Suono di pulsante che viene premuto con somma putenza psicologicamente indotta dalla uberconvinzione di poter riuscire nell'intento!*
Base Jamming rulez!
Il malcapitato non sa che io sono un'esperta della DRFM!
Digital Radio Frequency Memory qualcosa...
Dovrebbe essere questo il nome!?
Credo...
Comunque questo piccolo stratagemma - eheh - mi consente di registrare la frequenza del nemico e di alterare i suoi impulsi radar al fine di dargli false letture sui dati di ciò che sta inquadrando.
TIE'! BECCATI QUESTA!
*Sguardo superconvinto + faccia idiota + Madoka Kyouno = GUAI IN VIST-...!*
Purtroppo, però, non ho fatto in tempo...
Merd-...
...
E' un istante.
Mi dimentico del radar e di tutte le possibili soluzioni di jamming che stanno istintivamente nella mia testa.
Il lampo color verde smeraldo che mi acceca mi fa muovere da sola, istintiva, come mai mi sono mossa in vita mia.
- NON LA TOCCHERAI!!!!!! -
Il mio venticinque afferra con violenza il grande scudo che si trova alla sua sinistra, abbandonato tra i detriti ed in poco più di un secondo - grazie al sistema di trasformazione - gli attuatori lineari fanno passare Cisco in modalità Battroid.
*Fuck yeah! Trasformiamoci in robottazzi cazzutissimi!*
Schiaccio con tutta la mia forza entrambi i pedali del sedile di pilotaggio e vengo letteralmente schiacciata al suo interno.
Fossi stata un normale pilota sarei svenuta per la potentissima accelerazione, ma il mio addestramento mi consente di resistere, anche se la vista per pochissimi secondi mi si arrossa per il sangue che mi si accumula verso il cervello.
Ma non me ne frega niente, io voglio quel raggio verde.
Io VOGLIO quella maledetta emissione di energia.
IO
LA
VOGLIO
FERMARE!
- UOOAAAAAAAAAAAAH!!!!! -
Divoro lo spazio che c'è ora tra me e la mia tōshi in una frazione di secondo.
Ruoto Cisco per mettermi in posizione di fronte allo Zukka, i piedi del venticinque strisciano lateralmente sul suolo per effetto dell'elevatissima accelerazione, che controbilancio con spinte vettoriali dei propulsori direzionali fino ad arrestarmi.
Muovo il braccio sinistro del Battroid per incastrare con violenza la parte inferiore dello scudo al suolo.
Sono proprio davanti allo Zukka di...
Izumi-chan.
Un suono vibrante che significa vita,
anima,
cuore.
Qualcosa da proteggere.
...
Il raggio smeraldino s'infrange contro la barriera che quasi del tutto - come uno scudo a torre - ricopre il mio RVF-25.
Strali di luce si spandono sulla superficie dotata di anti-beam coacting dello scudo.
Ed ora...
E' il tempo di fargli capire che non si scherza con
MADOKA KYOUNO!
(Fa quasi paura quando s'incazza... O__O NdG)
Tramite l'HUD integrato nel casco della Ex-Gear faccio agganciare ai sistemi di tutti i duecentodieci missili che Cisco - dotato di Super Fast Pack - può sparare.
Quarantadue micro-missili del super pack, ottantaquattro micro-missili dei due Bifors CIMM-3A posti sui due Booster e ulteriori ottantaquattro contenuti nei due Remmington HMM-5A close-in micro-missile CIWS launcher pod!
Poi, con il mio miglior urlo
SPARO CON TUTTO QUELLO CHE HO CONTRO AL BASTARDO CHE HO FINALMENTE TROVATO!
L'Howard GU-17A gatling gun pod da 58mm a cinque canne rotanti, i duecentodieci missili del Super Pack, le due machine gun ad alta velocità Remington ES-25A da 25mm poste sui fianchi e persino con i due laser che Cisco ha montati sulla testa.
Riempio l'aria di una nuvola di saette luminose e di scie di fumo, tutte dirette nella zona che i sensori mi hanno gentilmente fornito grazie all'Aegis Pack.
Ma non sono da sola.- Izumi-chan! Fuoco a volontà a queste coordinate! -
Il sistema di comunicazione text-only riporterà alla mia compagna le coordinate che le sto inviando, acquisendole attraverso il mio sistema di puntamento.
Anche Izumi-chanpuò farefarà sicuramente la sua parte.
Ne sono certa.
La distanza, la velocità di eventuale spostamento e l'azimut della traccia rilevata del CONDOM consentiranno così ad Izumi di capire dove si trova anche se è invisibile.
Quel teppista mosca avrà un bell'insetticida con cui fare i conti!
Una bomboletta spray verde alta quindici metri che gli ha appena vomitato addosso di tutto!
Un flacone di Raid gentilmente offerto da
Madoka Kyouno!
(All right reserved by Kamogawa Jersey Club! Feat Izumi-chan NdG)SPOILER (clicca per visualizzare)Status fisico: Meravigliosamente Waifu come solo una splendida ragazza di Kamogawa sa essere.
Status psicologico: Quasi commossa dal significato che trova nelle parole di Mai, Madoka s'infervora di fronte all'attacco dell'Hail Buster, il suo istinto protettivo e la sua propensione a salvare gli altri creano un parallelismo tra Izumi e Lan, visto che entrambe hanno riposto fiducia in lei in due distinte occasioni.
Equipaggiamento/dotazione:
- Jersey [Img1]- Status: Integro ed attivo.
- Status: Indossato e leggermente fastidioso sul sedere.
- Status: Vivo e riparato tra i seni di Madoka, prima o poi uscirà facendole avere brividini di piacere ed altre convulsioni dettate dal solleticamento eccitoso... non voglio essere nei panni di chi avrà davanti il suo valkyrie quando ciò accadrà.
Status strutturale: Per ora integro...
Equipaggiamento/dotazione:
Sistema di mantenimento vitale:- Status: Attivo e funzionante.
- Status: Attivi e funzionanti.
(in arancione i sistemi utilizzati nell'azione)- - Rilevamento termico
- Rilevamento agli infrarossi
- Rilevamento ai raggi X
- Rilevamento forme in movimento
- Rilevamento avanzato dei bersagli (oltre 128 possibili bersagli agganciabili ed oltre 2048 bersagli possibilmente identificabili in un raggio di un anno luce)
- Rilevamento spettrografico delle radiazioni
- Analisi della morfologia spaziale
- Analisi della morfologia del terreno
- Mappatura tridimensionale di un'area di 100.000 chilometri.
- Analisi dei disturbi elettromagnetici
- Strumenti per la guerra elettronica di disturbo radar
- Sistema di intercettazione trasmissioni e video-comunicazioni.
- Tracciamento radar
- Tracciamento a base di onde di piega
Status: Attivi e funzionanti.
Impegnati nell'intercettazione del bersaglio invisibile che attacca lo Zaku rosso ciliegia.
Il sistema di emissione delle frequenze di Jamming si sta occupando di agganciare la frequenza di trasmissione dell'Hail Buster per ridondare all'interno del suo sistema un eco in grado di alterare il funzionamento dei suoi sensori.- Status: Attivo e funzionante.
- Status: Integro
Contenuto:
1 x Kit medico- 1 x Laser rigenerante [30 min di uso continuo]
1 x Bende [5 metri]
1 x Bisturi sterilizzato
2 x Antidolorifici ad iniezione sottocutanea
2 x Coagulanti ad iniezione sottocutanea
1 x Forbici
1 x Ago sterilizzato
1 x Rocchetta di filo [5 metri]
2 x Fiale reintegranti ad iniezione sottocutanea
1 x Tenda biposto galleggiante [Si auto espande gonfiandosi attraverso una reazione chimica]
1 x Razioni per due giorni [4 razioni]
2 x Razzi di segnalazione [2]
1 x Radiofaro di segnalazione [Autonomia 120 anni]
1 x Radio a lungo raggio con portata fino a 1500 km [Tempo di operatività 24 ore]- Status: Attivo ed impostato su 23°C
- Status: Attivo e funzionante
Controllo dello strato limite; controllo della resistenza all'aria e delle superfici alari: flaps e geometria variabile.- Status: Attivo e funzionante
Sistema di riduzione del carico gravitazionale in grado di garantire maggiore resistenza della fusoliera alle accelerazioni.- Status: Attivo e funzionante
- Status: Attivo e funzionante
Chaff (disturbo radar/sistemi) / Flare (segnalazione/falsi bersagli) / Smoke (segnalazione/elusione)- Status: Attivo e funzionante
Munizioni:- Chaff [10]
Flare: [10]
Smoke: [10]- Status: Attivi e funzionanti
- Status: Integro ed attivo
Impostato su pilotaggio standard senza l'ausilio di Ex-Gear
(montato nel muso)- Status: Integro ed attivo
Provvedono alle veloci trasformazioni elettromagnetiche senza superfici di contatto o parti mobili.- Status: integri e funzionanti
- Status: Integro ed attivo
2 x Fixed Mauler RÖV-127C coaxial 12.7mm Laser Machinegun:
Montati nel centro della sezione dorsale in Fighter/GERWALK mode, utilizzati come torretta ai lati della testa in Battroid mode.
Attingono direttamente alle fonti energetiche garantite dalle turbine termonucleari poste nelle gambe del Valkyrie.- Status: Attivi e funzionanti
Munizioni: oo (in raffiche da 6 colpi) [1 raffica - drenaggio energetico - 10%]- Status: Operativo e funzionante, in rapido surriscaldamento.
Munizioni (in raffiche da 300 colpi): [10 - 1] = [9]- Status: Integro ed ancorato al braccio sinistro.
Sormontato dall'armatura addizionale del FAST Pack.- Status: Attive e funzionanti
Munizioni (in raffiche da 300 colpi): [10 - 1] = [9]- Status: Integro e funzionante.
Riposto nell'apposito alloggiamento all'interno dello scudo.- Status: Operativa e pronta all'uso.
Da svilupparsi sulla parte superiore delle placche aggiuntive poste sullo scudo derivanti dal FAST Pack.- Status: Inutilizzati.
Munizioni: [0]
AP-SF-01+ Aegis Pack Custom con radome ed ELINT hardware:
Identifica i bersagli utilizzando le onde di piega al posto delle onde elettromagnetiche, può identificare oltre 2048 bersagli contemporaneamente e guidare missili a medio raggio su 128 obbiettivi simultaneamente, inoltre può controllare un massimo di 6 QF-4000 Ghost fighters senza pilota senza alcun ritardo nel controllo remoto dalla lunga distanza sfruttando le onde di piega.- Status: Integro, installato ed attivo
Include placche di armatura addizionale.- Status: Integro, installato ed attivo
- Status: Operativi, esauriti nell'attuale fase d'attacco.
Munizioni: [42 - 42] = [0]- Status: Operativi, esauriti nell'attuale fase d'attacco.
Munizioni: [84 - 84] = [0]- Status: Operativi, esauriti nell'attuale fase d'attacco.
Munizioni: [84 - 84] = [0]
Azioni difensive ed offensive:
Azioni difensive:- 1 x GAT-X105 Shield
Azioni offensive:- 42 x super pack micro-missiles [42]
84 x Bifors CIMM-3A micro-missile launchers pods [84]
84 x Remington HMM-5A close-in micro-missile CIWS launcher pod [84]
2 x Remington ES-25A 25mm high-speed machine guns [1 raffica]
2 x Fixed Mauler RÖV-127C Coaxial 12.7mm Laser Machinegun [1 raffica - drenaggio del 10%]
1 x Howard GU-17A 5-barrel 58mm gatling gun pod [1 raffica]Riassunto azioni:
Madoka, sull'orlo della commozione per la fiducia che Izumi ripone in lei, lancia un programma di Jamming al fine di localizzare il CONDOM nero e disturbare i suoi sistemi. Quando però il losco figuro spara al piede sinistro dello Zaku di Mai lei afferra lo scudo dello Strike e si fionda per proteggerla.
Subitaneamente, dopo aver incassato il colpo - dissipato dal rivestimento anti-beam dello scudo - spara con tutto quello che ha verso il punto che i suoi sensori le hanno segnalato, comunicando anche ad Izumi-chan le coordinate del punto tramite comunicazione text-only.
Note:
1) Konjō: Forza di volontà in giapponese. Indica il coraggio, la determinazione nel fare qualcosa.
2) Mitsuketa: Significa "trovato" in giapponese.
Probabilmente per effetto della possibile attivazione della phase shift armor dell'Hail Buster esso non subirà danno dalla maggior parte delle armi che Madoka ha impiegato per attaccarlo. Volevo precisare che essendo lei inconsapevole dell'utilizzo della tecnologia Phase Shift sul modello in questione - e non avendone mai visto uno in azione - lo attacca anche con armi convenzionali completamente all'oscuro del risultato di tale azione. Semplicemente il personaggio agisce secondo coscienza ed istinto, esattamente come gli automatismi accademici - e sopratutto dovuti agli scenari in cui si è trovata - le hanno insegnato a fare, per quanto sembri sempre avvinta da flussi mentali scoordinati la sua mente reagisce al combattimento prontamente e con giudizio.
E' sempre meglio specificare certi comportamenti dei propri PG altrimenti si viene fraintesi ^^''
Buon giro a tutti!. -
.SPOILER (clicca per visualizzare)Narrato
"Pensato"
-Parlato-~Act.14~
Heroes
They're locking up the sun, the light of reason gone,
n' hope has been succesfully undone
The question's burning on, where is it coming from,
no-one seems to know the monster born
It's a bad trip on a sinking ship, when no-one seems responsible
Scapegoat to rock the boat, yeah, we need someone expendable
Volunteers to face the fears, can we be sensible
And find a way to break the fall, find out the cure for all
Is there a hero somewhere, someone who appears and saves the day
Someone who holds out a hand and turns back time
Is there a hero somewhere, someone who will never walk away
Who doesn't turn a blind eye to a crime
Poets of the fall - Locking up the Sun
Album: Carnival of Rust
OST
Song: Meiya 冥夜
Author: âge company
Album:Muv Luv Alternative OST 2
Il mio nome è Madoka Kyouno!
Non ho ben capito cosa sta succedendo qui fuori, ma ti prometto che ti proteggerò sicuramente!
Non preoccuparti tōshi!
Lascia fare a me!
Se c'è un bastardo là fuori, io sicuramente lo troverò per te!
Quelle parole risuonarono come una campana all'interno dello ZAKU Gunner.
Riempiendo la pilota dai capelli color ciliegia di gioia incontenibile.
Aveva qualcuno su cui contare, qualcuno giunto per darle una mano.
Qualcuno a cui affidarsi, a dispetto di tutto.
Madoka-chan...eh?
Ripetè quel nome dentro di sè più e più volte.
Non sapeva bene il perchè, ma ogni volta si sentiva più fiduciosa, più determinata.
Una compagna, come Howlett, come Atsuta, come Vanadius.
I suoi preziosi compagni, che forse non aveva conosciuto bene, ma erano quelli che riteneva negli irregulars sarebbero divenuti la sua nuova famiglia.
E invece no.
Tutto era stato spazzato via dalle esplosioni.
Ma non stavolta.
Era pronta, era determinata, stavolta aveva il coltello dalla parte del manico.
Non era da sola, aveva una compagna a cui affidarsi, persino la folla aveva iniziato a defluire.
E nonostante gli innumerevoli cadaveri sul terreno molti altri sarebbero vissuti per vedere un nuovo giorno.
A suo modo un risultato l'aveva ottenuto.
Si sentiva invincibile, inarrestabile, imbattibile.
Fu per quello che quando cessò l'effetto degli antidolorifici, se ne accorse.
Il mondo, come se calasse il sipario, improvvisamente si offuscò.
Fu come se una pesante nebbia fosse calata su tutto.
Le icone davanti a lei, i pulsanti luminosi sulla cockpit di Hime, le sue stesse mani
Tutto prese ad ondeggiare, a moltiplicarsi come in un caleidoscopio.
Un potente tamburo prese a rimbombare nelle sue orecchie, isolandola dal mondo esterno.
No, non era un tamburo.
Impiegò un paio di secondi a realizzare che quello che sentiva erano i battiti del suo cuore.
Sempre più lenti, sempre più deboli.
Aprì la bocca per urlare, per sentire qualche altro rumore, ma nulla provenì dalle sue labbra.
Solo silenzio.
Solo un roco gorgoglio, che ben presto si trasformò in un lento e sofferto conato.
Tossì, per liberarsi la gola, ma quando ritrasse la mano la osservò meglio.
Appiccicosa, coperta da una poltiglia disgustosa di sangue frammisto a catarro.
Non ebbe nemmeno il tempo di sorprendersi, che un enorme shock la colpì in pieno petto.
Per istinto portò la mano alla bocca.
Vano sforzo.
Con la violenza di una inondazione il sangue coagulato e i succhi gastrici iniziarono a scivolare tra le sue dita con forza inarrestabile.
Ancora una volta la pozza si allargò attorno ai suoi piedi.
Sentendosi mancare le forze cercò di restare diritta, ma i suoi piedi scivolarono senza più alcuna forza sul pavimento metallico.
Fu allora che udì un rumore umido e disgustosamente pressante.
Come un oscuro presagio, come un chiaro segno della fine.
Il sudore si era rappreso in grandi perle luminescenti sul suo viso, rendendola simile ad un opera d'arte.
La pelle esangue, gli occhi spenti, azzardò una rapida occhiata al basamento della cockpit.
E fu allora che con un filo di voce mormorò...
- Oh...merda...-
Ai suoi piedi si stendeva una vasta pozza di sangue, del suo sangue.
La guardò con un misto di incredulità e stupore.
Dovevano essere almeno 1200-1500 ml.
Come diavolo faceva ad essere ancora cosciente?
Bastavano persino le sue rudimentali conoscenze di pronto soccorso a capire che una simile quantità era equivalente a ne più nè meno una condanna a morte.
Aveva bisogno urgente di una trasfusione ma...
Chi diavolo sarebbe riuscito a procurarsene una in un simile inferno?
Nonostante tutto ghignò cupamente, c'era poco da fare.
Era un miracolo gli effetti si fossero fatti sentire solo adesso.
- ah...-
Cercò di sollevarsi sulla poltrona di comando, ma le gambe, il suo intero corpo si rifiutava di obbedirle.
Tentò disperatamente di muovere gambe o braccia, ma era inutile.
Sembravano piene di piombo, tanto pesanti erano diventate.
I sintomi c'erano quasi tutti
Pressione arteriosa e gittata cardiaca ridotte, polso rapido e filiforme, la cute fredda e umida.
No, non ne avrebbe avuto per molto.
Persino una novellina come lei poteva capirlo.
Anche il dolore aveva iniziato a farsi nuovamente sentire.
Pressante, bollente, come la lava di un vulcano.
Era una sofferenza protratta e continua.
Era come se tutte le cellule del suo corpo avessero improvvisamente iniziato ad urlare e a bruciare.
E la cosa peggiore di tutte era il suo stomaco.
Laddove le costole si erano frantumate, spostando il torso le poteva sentire grattare.
E ogni leggero movimento era una nuova ondata di dolore.
Levò in alto la testa ed iniziò ad ansimare con forza.
- ah...-
Faceva male, cristo se faceva male!
Il mondo attorno a lei parve nuovamente contrarsi, quasi fosse stato un muscolo vivo.
Ritmicamente, le tenebre attorno a lei parvero muoversi per inghiottirla.
Aveva tentato l'impossibile e per un po' ci era riuscita.
Si sentì sprofondare, sempre più giù sempre più verso l'incoscienza.
Strinse i denti, sentendo il movimento rimbombare sin nelle profondità della sua scatola cranica.
E per un singolo misero istante fu tentata di chiudere gli occhi.
Stava a poco a poco scivolando verso l'incoscienza.
Eppure nonostante il sudore freddo, la pelle che stava perdendo la propria temperatura...
Si sentiva morire.
Era come trovarsi nel mezzo ad un torrido incendio...
Quando si svegliò la voce non apparteneva al Sergente Istruttore Mansell.
Ne ad un principe azzurro venuto a svegliarla, nè all'angelo della morte.
- Ooooohi, Izumi-chan!?-
Era la voce di un ragazzino ubriaco di massacro.
Di un terrorista disposto ad uccidere per puro piacere personale.
Fastidiosa come le unghie di una lavagna, dissonante come un coro di urla.
Era come sentire un ragazzino viziato che si divertiva a strappare via le ali alle mosche.
-Sei ancora viva?-
Già bella domanda.
E sentirsela rivolgere da quel verme era ancora più disgustoso.
La risposta era solo in lei.
E solo lei sapeva la risposta.
Aveva ragione il sergente istruttore.
Era giunta al limite, a lei la scelta se attraversarlo o meno.
Una domanda stupida.
Aveva già deciso di varcare la linea tempo fa, quando aveva accettato la fascia degli irregulars.
-Sì...sono viva. Sono ancora viva.-
Disse con un filo di voce.
Eppure non vi era incertezza in quelle parole.
Non c'era alcun dubbio.
Nonostante non ci fosse nessuno che potesse sentirla.
Era senza alcun dubbio la verità.
-E quella chi è?
Una tua amichetta venuta fin qui per salvarti? -
Eh eh eh... AH AH AH AH AH!
Ma a me interessi solo tu!
Voglio giocare solo con te!
Chi se ne importa di quella mosca!-
A suo modo, era una buona notizia.
Era una splendida notizia.
A quanto pareva lo psicopatico aveva fissato la sua attenzione su di lei .
Nel cuore si sentì sollevata, il suo piano aveva funzionato.
Ogni attacco, ogni colpo, ogni istante perso a concentrarsi su di lei, era un istante in più che la folla aveva per fuggire.
E un istante in più nel quale il Valkyrie appena arrivato poteva elaborare una strategia.
-Merda-
Sibilò a mezza voce, mentre cercava di mettere a fuoco gli oggetti circostanti.
La sua visione era appannata, e aveva problemi a mettere a fuoco la profondità.
Per non parlare dei piedi, parevano completamente inerti, immobili.
Le gambe inutilizzabili, pendevano semplicemente flosce, oltre il seggiolino.
I pantaloni, la giacca, la maglietta, completamente inzuppati di sangue scarlatto.
-Mi sento proprio uno schifo...-
Cercò di detergersi il sudore dalla fronte, ma la mano sinistra non rispose ai suoi comandi.
Proprio come le gambe non sembrava appartenerle.
Non poteva muoverla, però riusciva perfettamente a sentire quanto dolore le stesse provocando.
Era orribile, era come essere prigioniera del proprio corpo.
Sollevò la mano destra e la passò sul viso, asciugandosi il dolore.
E solo allora realizzò perchè le sue percezioni fossero completamente fuori fuoco.
Non vedeva più dall'occhio sinistro.
Tocco un paio di volte la palpebra per esserne certa, ma non c'erano dubbi.
Nonostante l'occhio fosse aperto non vedeva altro che piccole macchie luminose in mezzo al buio più totale.
Reclinò la testa all'indietro, ridacchiando sinistramente.
-Hime, siamo proprio simili io e te eh? Dei rottami in balia degli eventi...
Per essere la nostra prima missione siamo conciate tutte e due proprio male...-
Sputò un grumo di sangue a lato del sedile, e tornò ad osservare davanti a lei quando un bagliore smeraldino riempì la cockpit e gli schermi.
-Vediamo come riesci a stare in piedi adesso!-
Il bastardo le aveva sparato di nuovo.
Sorrise, stavolta di pura gioia.
A modo suo, aveva vinto.
Era riuscita nel suo compito, proteggere il pubblico e le idol.
E sebbene lei e il suo mecha ne avrebbero pagato lo scotto, sarebbe stato un prezzo comunque irrisorio da pagare.
Inoltre la pilota del Valkyrie, avrebbe sicuramente utilizzato questo tempo per trovare e distruggere lo Hail Buster.
"No...perchè...?"
Fu per questo, che non potè fare a meno di imprecare, quando vide il VF-25 muoversi verso di lei per interporsi al raggio di energia.- UOOAAAAAAAAAAAAH!!!!! -
Quando quell'urlo liberatorio, così carico di volontà raggiunse le sue orecchie, non potè fare a meno di sghignazzare.
Non doveva salvare lei, doveva preoccuparsi di quelle persone, sfruttare l'occasione.
E invece aveva usato quel tmepo prezioso che così faticosamente aveva guadagnato, per salvare la sua inutile vita.
Che senso aveva oramai, che stava comunque per tirare le cuoia?
Il dito ondeggiò sopra il pulsante che avrebbe aperto una comunicazione diretta.
I bagliori del beam che si disperdeva sullo scudo creavano aurore irreali di luce verdastra attraverso gli schermi.
Evocative, senza dubbio alcuno.
"Maledetta stupida, era l'occasione migliore che potesse avere...e l'ha sprecata...per me..."
Con respiro affannoso la giovane coordinator osservò il suo riflesso negli schermi.
E fu allora che lo notò.
Se era una cosa così stupida, così sconsiderata, così folle.
Contraria ad ogni logica, se il suo piano era andato in fumo...
Perchè diavolo stava sorridendo?
Come una sciocca era laggiù, la testa china, la bocca aperta in un sorriso insanguinato.
Però in fondo lo sapeva.
Lo sapeva, perchè era quello che avrebbe fatto anche lei.
Era quello che chiunque legato da quel nome avrebbe fatto
"tōshi"
Lo sussurro con un filo di voce tra le labbra
"tōshi"
Ogni volta che lo diceva sembrava tornare a riempirsi di energia.
Tornava ad essere la solita Mai Izumi.
La stessa che aveva abbandonato l'accademia Zala ed era giunta sulla terra per unirsi agli Irregulars.
La coordinator dai capelli rosa che voleva proteggere la pace e la giustizia.
La ragazzina idealista dall'uniforme coperta di caffè.
La pilota di Hime.
Era tornata, anche se non aveva idea per quanto ancora sarebbe durata.
Ma di sicuro, non avrebbe mai accettato di morire!
Poi accompagnata da un rombo di tuono, la sua commilitone si fece sentire ancora una volta.
- Izumi-chan! Fuoco a volontà a queste coordinate! -
Una stringa di dati si affacciò sul suo monitor.
A lettere che parevano di fuoco sul display.
Armeggiando disperatamente con una sola mano cercò di riportarle in sovrimpressione sullo schermo.
Cercare di farlo in pochi istanti era però una impresa disperata.
Forse al pieno della forma sarebbe stato semplicissimo, ma in quel momento per Mai, solo quella piccola azione, che persino un bambino di PLANT alle elementari avrebbe potuto fare facilmente nelle sue condizioni le risultava quasi impossibile.
Con un occhio cieco una mano inerte, la faccenda si faceva molto più complicata.
Aveva appena finito, quando il piazzale si accese di miriadi di strie di fumo.
Una quantità assolutamente anormale di missili, raggi di energia e proiettili si abbattè con violenza in un punto imprecisato dell'area.
Lo stesso punto che intuì, le coordinate stavano puntando.
Una potenza di fuoco assolutamente devastante.
Sorrise mestamente, mentre davanti a lei iniziavano a diffondersi le fiamme delle esplosioni.
"E brava ragazza, non è proprio il tipo che vorrei fare arrabbiare..."
Eppure, quando tocco a lei, si accorse di quanto fosse stata ottimista.
Il dolore si fece nuovamente sentire, come se decine di artigli affilati la stessero lacerando.
Era come essere rinchiusi in una gabbia di rovi.
Ogni movimento, anche il più piccolo, le causava dolori lancinanti.
Digrignò i denti mentre cercava di mettere a fuoco la situazione con l'unico occhio con il quale ancora riusciva a vedere.
Era un problema, era un enorme gigantesco problema.
Il computer di bordo aveva una zona in cui si trovava il suo avversario, e delle coordinate.
Questo non sarebbe stato un problema per un qualsiasi altro mezzo, tuttavia Hime non era in una situazione normale.
Il colpo degli Sturm-faust aveva danneggiato parte dei sistemi minori, inoltre il mirage colloid interferiva con qualsivoglia meccanismo di rilevazione di cui il suo ZAKU poteva disporre.
Aveva una posizione, ma solo quello.
Avrebbe dovuto mirare a vista, ma era decisamente il momento sbagliato.
Tremava come una foglia, il suo senso di percezione della profondità era andato.
Probabilmente non avrebbe colpito un granaio neppure standoci dentro in quelle condizioni.
-Maledizioneeee!-
Gridò al cielo,con un urlo che le fece dolere l'intero petto.
Era inutile, proprio in quel momento, proprio adesso.
Quando l'unica persona che poteva aiutarla, aveva bisogno di lei.
Ma cosa poteva fare?
Cosa poteva fare per dare un senso alla sua esistenza?
Madoka probabilmente non sapeva delle capacità della Phase-shift armor, di quel terrificante sistema di protezione.
E a giudicare dal termine che aveva usato, ignorava anche quale terrificante peso rappresentasse il termine GUNDAM.
I gundam per i piloti di mobile suit erano una leggenda.
Lei aveva visto personalmente le riprese del Freedom, del Justice, del Destiny.
Sapeva cosa erano in grado di fare.
Da sola, non avrebbe potuto fare molto.
Ma Madoka, non sarebbe stata da sola.
C'era ancora qualcosa che Mai poteva compiere.
-Stavolta no...stavolta, mi sono stufata di fare la principessa in pericolo...
ormai, sono troppo cresciuta per dare ancora retta alle favole!-
Deglutì un grumo di sangue oramai rappreso e si leccò le labbra.
"Andiamo Hime, non abbiamo ancora finito io e te"
Carezzò delicatamente la poltrona
"Prima ho sbagliato, non è l'ultimo spettacolo no...
Questo, è solo l'inizio."
Il pesante beam rifle, cadde dalla mano inerte dello ZAKU rosso ciliegia, mentre questo afferreva un qualcosa dalla skirt armor.
Poi, tenendolo sempre ben chiuso nel pugno, il pesante mobile suit fece un passo sino ad arrivare a fianco del VF-25.
Aprendo la comunicazione, Mai sorrise, apparendo per la prima volta alla piena luce del monitor.
Probabilmente adesso non avrebbe fatto una bella impressione.
La bocca e gli abiti imbrattati di sangue, la pelle pallida e le occhiaie.
Sarebbe sembrata decisamente moribonda, cosa non troppo distante dalla verità comunque.
-Gomen Madoka-chan, temo stavolta di non poter fare un granchè nelle mie condizioni.-
Sorrise debolmente.
-Sappi che per me è stato un piacere conoscerti...credi...credi che quando questo sarà finito...potremmo fare quattro chiacchiere?
Da amiche...intendo...-
Soppresse per un attimo le lacrime che sentiva si stavano formando nella gola.
Era così bello poter parlare con qualcuno, anche in mezzo a quel massacro.
-Sto per fare qualcosa di stupido...di molto stupido forse...ma è l'unica possibilità che...
che mi è rimasta, di fare la differenza.
Voglio...voglio che tu mi prometta una cosa...-
Sospirò, mentre si schiariva la gola.
Portò la mano alla testa e si tolse la fascia che portava alla fronte.
E con quella legò la mano sinistra inerte alla cloche.
-Se dovessi fallire, ferma questo bastardo, ferma tutti questi dannatissimi bastardi...
E salva queste persone.-
Chinò la testa un secondo, per poi mormorare.
-Sayona...-
Poi si fermò.
No, non era giusto, non era così che sarebbe finita.
Le parole di Mansell erano scolpite a fuoco nella sua testa.Stringi i denti e vai avanti, completa la missione ad ogni costo.
Non arrenderti sino a quando non avrai più fiato, sino all'ultimo respiro.
E soprattutto, non accettare mai di morire.
No, era vero.
Nonostante tutto era troppo presto per gettare la spugna.
Non importava quanto folle, non importava quanto assurdo.
Sarebbe sopravvissuta.
Tutti loro sarebbero sopravvissuti, per combattere un altro giorno.
-Ya, Sayonara ja nai. no, non è un addio...
Ja ne, desho ka? Piuttosto non è, a dopo?-
Dopodichè riportò la sua attenzione a Crot, e al luogo dove la tempesta di fuoco stava ancora avviluppando la sagoma del Gundam.
Con uno sforzo immane sollevò il piede, l'unico che ancora, con qualche spasmo obbediva ai suoi comandi.
Lo alzò di pochi centimetri, prima di abbatterlo con violenza sul pedale dei Thrusters.
In un istante i reattori sul Backpack di Hime presero vita con una fiammata, scagliando in avanti lo Zaku come una cometa.
La giuntura del ginocchio del Mobile suit, già pesantemente provata, cedette con un lamento di metallo torturato.
Ma non importava più, oramai era già in volo.
La massima velocità possibile, raggiungibile in un istante.
E la relativa forza esplosiva.
Ma non era finita lì.
Mentre l'accellerazione la scagliava in avanti, accese la comunicazione in uscita.
La sua voce adesso, avrebbe potuto raggiungere anche quel bastardo.
-Crot, hanno detto giusto?...Stammi a sentire piccolo psicopatico...
Non ho la minima idea di chi tu sia...ne del come mai tu mi conosca.
Ma stai certo di una cosa...oggi, hai fatto un errore...
Oggi, ti sei messo contro la persona sbagliata!-
Il monoeye dello Zaku, così come gli occhi di Mai parve ardere di energia mentre macinava metro dopo metro.
La mano, posta a fianco, nascondeva alla vista di tutti la granata ad Alto esplosivo ZR20E.
L'unica arma, nell'arsenale rimasto a Izumi, in grado di poter attraversare l'incredibile protezione della Phase-shift.
Il calore e l'impatto della pioggia di missili doveva sicuramente avere in un qualche modo disturbato i sensori dello Hail Buster.
Era su quello che la giovane coordinator contava.
-Volevi giocare con me Crot-kun?
Eccoti accontentato!-
Al momento dell' impatto, la ragazza avrebbe improvvisamente invertito la spinta di 90°, proiettando così sia lei che il suo avversario in alto.
Tirando con i denti la fascia che legava l'altro braccio, muovendo così la leva che regolava l'angolo di inclinazione dei Thrusters sollevando entrambi i mezzi in aria.
La velocità raggiunta avrebbe dovuto consentire agilmente un simile sforzo.
E una volta in aria avrebbe conficcato con forza la granata nella gorgiera di protezione dei delicati meccanismi del collo, prima di lasciarsi cadere a terra.
L'atterraggio, non era un problema, non più a quel punto.
Coperta dall'armatura, e con le spalle così ingombranti, difficilmente lo Hail Buster avrebbe potuto rimuoverla.
E lo scoppio della carica sagomata, da quella distanza, avrebbe facilmente dilaniato la corazza.
Phase-shift o meno.
Era un atto disperato, un'ultima folle sfida al destino.
Adesso Mai Izumi, si stava giocando la paritita finale.
Adesso era solo una questione di tempistica.
Chi avrebbe ceduto prima.
Crot, o il fisico di Izumi.
A lei non importava.
Aveva un solo desiderio che la muoveva.
Proteggere tutti quanti.
E ci sarebbe riuscita.
A qualunque costo.
Con un urlo che a stento nascondeva la sofferenza che provava, la Irregular caricò in avanti.
Con una sfida sulle labbra, e il fuoco nel petto-UOOOOOOOOOOOOOOOOOH!!!-
CITAZIONEPilota
Status Fisico:
Condizione: Critica
Taglio sul labbro inferiore, taglio superficiale da scheggia (proiettile) sulla guancia sinistra, taglio sulla fronte e morso sanguinante sulla nocca sinistra.
In seguito al terribile impatto degli Sturm-faust, il corpo di Mai è inoltre letteralmente a pezzi.
Le costole inferiori, dalla sesta alla dodicesima sono fratturate o peggio, la milza e il fegato sono completamente devastati ed inoltre è presente una vasta emorragia interna unita ad innumerevoli altri microtraumi sottocutanei.
Inoltre la perdita di sangue costante e solo parzialmente rallentata ha iniziato a raggiungere livelli elevati ed altamente dannosi per il corpo stesso di Mai (1700 ml)
Tutto ciò si manifesta con i tipici sintomi del dissanguamento quali: Pressione arteriosa e gittata cardiaca ridotte, polso rapido e filiforme, cute fredda e umida, Ipertensione, sbalzi di umore e allucinazioni.
Inoltre si è verificata una perdita della sensibilità agli arti inferiori e all'intero apparato dell'arto superiore sinistro.
Così come una parziale cecità all' occhio sinistro.
[A causa delle numerose ferite i sensi ed i riflessi sono funzionanti al di sotto del 100% della normale capacità a dispetto della attivazione del SEED mode.]
Status Psicologico: Carica, determinata a raggiungere il suo obbiettivo.
Le parole pronunciate a suo tempo da Mansell, le azioni di Madoka, le parole di Crot.
Tutto questo ha contribuito a risollevare dallo stato di profonda frustrazione Mai.
Che adesso, onostante il corpo piagato e ferito oltre ogni limite, va avanti.
Sorretta solo dalla forza di volontà e dalla determinazione.
Qualcosa di più della ragazzina Idealista di PLANT carica di buone intenzioni.
Una persona completamente nuova.
[SEED mode: Attiva, sebbene non funzionante al 100%]
Equipaggiamento/dotazione: Fascia da fronte autografata (Legata attorno al braccio e alla mano sinistra e stretta tra i denti), Cappotto pesante da esterno [Gettato incerimoniosamente in un angolo], Felpa (Maniche tirate in su), maglietta, pantaloncini da ginnastica, scaldamuscoli, pantaloni jeans e guanti [Con il tessuto sull' indice destro tagliato per permettere maggiore libertà di movimento], Gagliardetto Irregulars (sporco di sangue) [Indossato], registratore tascabile (stato sconosciuto)
Equipaggiamento supplementare
Life saving unit
Tipologia oggetto: Contenitore di scorte mediche per il primo soccorso
Peso: 2.0 Kg
Lunghezza: 60 cm
Note: Questa piccola scatola di materiale plastico alloggiata sotto la postazione di pilotaggio di Aka-hime continene al suo interno attrezzi per le riparazioni d'emergenza, la lasgun ISPA personale di Mai, assieme ad un piccolo ma ben fornito Kit medico.
Quest'ultimo contiene bende, garze sterili, medicinali per il primo soccorso, alcune fiale di un cocktail di morfina e stimolanti e alcuni strumenti per le medicazioni di emergenza.
Knife [Stato: Infoderato e legato al retro della cintura]
Tipologia arma: Coltello
Peso: 0.3 Kg
Lunghezza: 260 mm
Note: Tagliente da un lato e seghettato dall'altro é il tipico coltello utilizzabile per le operazioni di guerriglia. Leggero, resistente e multiuso. Può essere allacciato quasi dappertutto grazie ad una fondina adattabile al vestiario ed alle parti del corpo tramite appositi lacci.
Sniper rifle "Charline" [Stato: sconosciuto]
Tipologia arma: sniper/anti-material rifle
Nome in codice: Charline
Numero del modello: M-82 DX-4
Munizioni per caricatore: 10
Caricatori: 3 (2 standard da 7.62mm , 1 HE)
Tipologia di proiettili supportati: Standard da 14,5 mm, Standard da 7,62 mm, HE, AP, Cartucce esplosive a basso potenziale da 25 mm
Tipologia di proiettili in uso: Standard da 7,62 mm; HE
Tipologia di proiettili nel caricatore: Standard da 7,62x39 mm
Gittata: 2320 m
Peso: 11,9 Kg
Lunghezza: 1758 mm
Ottica: mirino ottico telescopico Digitale-Analogico 10x, ABC system 1
Sistemi ottici di rilevamento: Visione notturna agli infrarossi e sensore di rilevamento di calore
Note: Fucile di precisione anticarro, usato sia per azioni anti-veicolo che per azioni anti-uomo. Pare essere appartenuto ad un commilitone di Mauser.
Mecha
ZGMF 1000/A1 ZAKU Gunner (B)aka-hime
+++Status strutturale:+++
Scansione terminata, inizio analisi...
Funzionalità operativa: 18%
Capacità motoria residua 25%
Capacità offensiva residua 7.5%
Elaborazione rapporto danni...
Testa: Lievi danni alla corazzatura esterna, sensori lievemente danneggiati, perdita leggera al sistema di raffreddamento [connessione interrotta, operatività limitata], impianto visivo lievemente danneggiato.
Torso: Lievi danni alla corazzatura esterna.
Arti superiori:
Arto destro: danni di media entità alla corazzatura esterna, sistema di trasferimento energetico sovraccarico e compromesso.
Struttura di supporto da corpo a corpo [Distrutto]
Arto sinistro: Danni critici all' intera struttura [Epurato]
Scudo protettivo: Danni critici all' intera struttura [Epurato]
Arti inferiori:
Arto destro:Lievi danni alla corazzatura esterna, giroscopio stabilizzatore leggermente danneggiato [operatività garantita]
Arto sinistro: Danni medi alla corazzatura esterna, Gravi danni ai meccanismi interni, giuntura del ginocchio non più funzionale [connessione interrotta, operatività compromessa]
Sistema energetico: Trasmissione di energia a braccio destro interrotto [funzionalità del reattore:ottimale]
Sistema elettrico: Lievi problemi al sistema vocale [speaker esterno: inutilizzabile]
Equipaggiamento/dotazione:
+++Raccolta dati in corso+++
Sistemi operativi
- Nome arma/sistema: Radio di bordo per comunicazione a onde corte
- Status: Meccanismo funzionante [Operatività ottimale]
- Funzionalità: Terminata la modalità ricerca ha stabilito una connessione audio-video con il Valkyrie di Madoka, la comunicazione con lo Hail Buster è stata settata su entrata-uscita, la connessione con il Gale Strike permane su sola entrata.
Sistemi d'arma
- Nome arma/sistema: M1500 "Orthros" high-energy long-range beam cannon
- Status: Operatività meccanismo di fuoco compromessa [Epurato]
- Munizioni 3/5 rimanenti, operatività generatore compromessa [Epurato]
- Nome arma/sistema: MA-M8 beam tomahawk
- Status: Danni di livello critico in seguito a esplosione scudo [Distrutto]
- Munizioni //
- Nome arma/sistema: MMI-M633 beam assault rifle [Abbandonato]
- Status: Impugnato in mano destra, pronto all' uso [Funzionalità ottimale]
- Munizioni 14/15 rimanenti, munizioni di riserva [Perdute]
- Nome arma/sistema: Shoulder shield
- Status: Danni critici a tutta la struttura [Distrutto]
- Munizioni //
- Nome arma/sistema:4x Granate portatili
- Status: Montate sulla struttura del bacino
- Munizioni
ZR30F a frammentazione [ ]
ZR20E HE ad alto esplosivo []
ZR27I termica incendiaria[x]
ZR13Q bomba fumogena [ ]
Equipaggiamenti utilizzati:
Granata HESH ad alto esplosivo ZR20E
(Prima semi-azione di attacco)
Riassunto azioni::
Decisa a farla finita con il Gundam una volta per tutte, e realizzando che la sua condizione fisica non le permette di poter aprire il fuoco in maniera efficiente, Mai decide di ricorrere a misure disperate.
Dopo aver lasciato cadere a terra il Beam rifle, si scaglia contro la posizione in cui si trova lo Hail Buster con l'intezione di impattarvi contro.
Una volta stabilito il contatto farà impennare entrambi i mezzi e piazzerà la granata HESH all' interno della gorgiera del mezzo nemico, per poi lasciarsi cadere a terra, probabilmente oramai esausta e priva di energie.
Azione offensiva
Prima semi-azione Lascia cadere il Beam rifle ed impugna la granata HESH ZR20E
Seconda semi-azione (Dipendente dall'esito della prima Semi-azione)
Piazza la granata HESH ZR20E all'interno della Gorgiera del nemico
[POSIZIONE]
Azione di movimento
Prima azione Si scaglia contro lo Hail Buster per stabilire un contatto.
Seconda azione Stabilito il contatto impenna entrambi i Mobile Suit in aria sfruttando l'inerzia e cambiando la posizione dei Thrusters, per poi lasciarsi cadere a terra.
ACCLUDO come sempre un piccolo schema per spiegare il movimento
schema
NOTE al testo
[1]: Stabilire il record dell'accademia
Riferimento alla Role "Those were the Days"
Edited by Allen92 - 21/10/2013, 11:30. -
.
- XVI -
The endDeterminationSPOILER (clicca per visualizzare)narrato
-parlato-
"pensato"
< parlato AI>
- parlato pilota Codarl-m -
- parlato pilota Codarl-i -
- parlato Kat -
- parlato Tachikoma -
- parlato Lorak -Macross City, parcheggio laterale,
Ore 09:28:29 pm- Ops... un regalino per me? -
Il veicolo scagliato dall'M9 contro il gruppo di Codarl non giunse mai a destinazione, bloccato dall'impenetrabile muro generato dalla tecnologia di cui erano dotato ogni singolo mezzo nemico.
Terribile e bellissimo.
Se la situazione non fosse stata drammatica, l'efficacia e l'eleganza del Lambda Driver erano tali da far sembrare il gioiello su cui si trovava Subaru un modello obsoleto.
Non era soltanto un fenomeno di telecinesi.
Non si trattava semplicemente una barriera di energia.
In quel fenomeno misterioso qualcosa stava riscrivendo le leggi della realtà!
C'era qualcosa che quelle macchine non fossero in grado di fare?
Martoriato dalle violente vibrazioni appena smorzate dal sistema di cinture di sicurezza, Subaru represse una smorfia di apprensione. Nell'attimo in cui quei mezzi fossero discesi su di lui, tutto sarebbe finito.
Nessuno, neppure un pilota del calibro di Uruz 7 sarebbe stato in grado di contenerli senza un AS almeno pari all'Arbalest.
Poi, la udì.
Una risposta che mai si sarebbe aspettato di sentire.
E -cosa assai più importante- da una persona che mai avrebbe pensato potesse rispondere al suo appello!- Alp...o, qui ...arlie ...ne, ...io Charlie Speci... in sup...to, io pen...teggere ...Idol ...ona pal...asso. -
- Bzzz...harlie Special! ...ha Two, en... in tua copertura ...dodici sec... passo! -
La comunicazione era così ostacolata che il solo aver ricevuto quel messaggio era una insperata benedizione.
Kat.
Solance.
Quel lupo solitario.
Il messaggio -miracolo nel miracolo- però era giunto a destinazione.
Un Tachikoma in arrivo, le Idol protette da almeno uno dei membri della squadra superstiti... Le prime buone notizie dall'inizio di quell'incubo.
Forse era vero, una volta toccato il fondo non si poteva che risalire.
Una di quelle macchine contro un gruppo di Codarl... In circostanze normali sarebbe stato un confronto che Subaru avrebbe guardato con interesse: meglio ancora se da una postazione sicura.
Beh, dato che non aveva un lusso del genere, avrebbe provato almeno a resistere per quei fatidici dodici secondi che -a conti fatti- erano un obiettivo assai più raggiungibile rispetto a quanto detto alla radio poco prima.-Charlie One, qui Alpha Two: l'aiuto è molto apprezzato... Buona fortuna. -
Già. Se la situazione dalle parti di Solance era brutta anche solo la metà di quanto lo era quella in cui ora si trovava lui, di fortuna gliene sarebbe dovuta servire tanta.
Proteggere le Idol. Almeno lei stava dando priorità alla missione.
Avrebbe dovuto essere là con lei ed il resto della squadra, a fare ciò che Mauser non era stato in grado di portare a compimento.
Ora invece era lì, in attesa della fine... O dei rinforzi.
Fino a quando uno dei due fatti non si fosse verificato avrebbe potuto contare solo su sé stesso, sulle proprie abilità e sul mezzo che tanto bene conosceva.
Poi, dai microfoni esterni giunsero nuove voci.
Dai Codarl, stavolta.- Penso io a lui. -
- Come vuoi bambina... il vero divertimento tra me e te verrà dopo! -
- Sì. -
Aveva sentito fino alla nausea i battibecchi tra Uruz 6 ed Uruz 8... Ma rispetto al Sergente Maggiore Mao e Kurtz qui era tutto sbagliato.
In missione poteva starci un istante goliardico, se serviva ad abbassare la tensione... Questi due parevano seriamente in grado di avere una conversazione del genere nel bel mezzo di un campo di battaglia, quasi che sterminare centinaia di innocenti cittadini fosse per loro la cosa più normale del mondo.
Il tono dell'uomo in procinto di abbandonare la scena, e la risposta data dalla pilota del Codarl-m furono sufficienti a provocargli un brivido di disgusto: non era una conversazione tra individui sani di mente quella!
Poi il mezzo nemico agì.
Senza preavviso.
Rapido come un AS di terza generazione poteva essere. Veloce, preciso e letale.
Gli occhi elettronici del Gernsback quasi non riuscirono a percepire la sequenza degli eventi.
Scagliandosi addosso all'M9 a piena velocità, il mezzo nemico sferrò il suo attacco.
Due colpi ciascuno da una delle armi dalla foggia mai vista, ma che altro non potevano essere che monomolecular cutter.
Non erano semplicemente proiettili.
Accompagnati dall'aliena luminescenza del Lambda Driver, i colpi si abbatterono sul GEC-B appena estratto strappando altrettante porzioni dalla sua struttura e deflagrando drammaticamente vicino ai piedi del mezzo.
Per una lunghissima frazione di secondo Subaru fissò con orrore la superficie del fucile d'assalto, brillante nei punti in cui i proiettili lo avevano attraversato lasciando al loro passaggio solo rovente metallo fuso.
Era in pericolo.
Le munizioni.
Doveva mollarlo subit--Oh merd-...!!!-
Il GEC-B, la sua principale arma a distanza deflagrò l'istante successivo con un fragore assordante, spargendo tutt'attorno pezzi informi di carbonio e metallo.
L'M9 -abbandonato all'ultimo secondo il fucile tramutatosi in potenziale pericolo- era intero, nonostante tutto.
O quasi.
L'impatto non era stato privo di ripercussioni. I riflessi di Subaru avrebbero dovuto essere davvero sovrannaturali per evitare completamente l'esplosione.
Il dito mignolo e le prime due falangi dell'anulare della mano destra si erano deformate dal calore... abbastanza da mandare in corto le delicate componenti interne rendendo così impossibile il controllo da parte del pilota.
Soltanto due dita.
La detonazione di un'arma avrebbe potuto costargli cara.
Ancora una volta la Dea Bendata gli aveva sorriso.
A lui, che neppure ci credeva agli dei...
Continuando la disperata ritirata verso l'uscita del parcheggio, l'ex membro della Mithril non ebbe neppure il tempo di realizzare tutto ciò.
L'orizzonte si tinse di luce dorata.
Una colonna di luce, seguita da un boato di tale portata da far sembrare l'esplosione precedente lo scoppio di un petardo avvolse l'edificio su cui si trovavano i restanti Codarl.
Era... Un'arma quella?
Ma di chi?
Chi era il responsabile?
La risposta arrivò in contemporanea alle letture dei sensori di bordo, letture che non lasciavano dubbi.
Quell'energia fuori scala per i parametri di qualunque Arm Slave aveva un nome.S i g f r i e d
A quanto pareva il nuovo leader del gruppo, Alpha One era riuscito a salire sul suo mezzo... E visto il volume di fuoco che il Sigfried era in grado di impiegare, Subaru non si era sbagliato di tanto riguardo alla sua pericolosità in battaglia!
Quattro Codarl.
Distrutti, in un colpo solo.
Non avrebbe mai immaginato di poter assistere un giorno ad uno spettacolo del genere.- Qui Al...a ...ne in ...oper...ra ...lpha T...o. ...usa il ...tardo ...ocio! -
"Scusa il ritardo".
Quelle parole in una situazione tanto disperata suonavano incredibilmente calde. Eppure proprio quelle aveva usato Lorak, le stesse che tanto spesso aveva utilizzato con la sua vecchia squadra.
Diavolo... Era la prima volta che la cavalleria arrivava al momento giusto, togliendogli le castagne dal fuoco in maniera così dannatamente eroica!
Subaru Atsuta accennò un sorriso.
Immediatamente dopo, il Sigfried esplose.-NO!!-
Troppo distante per capire la dinamica degli eventi, Subaru non poté trattenere l'urlo nel vedere la fine del mezzo probabilmente più potente della loro squadra... E di un compagno d'arme che -evidentemente- si era appena sacrificato per aiutarlo.
Un commilitone che aveva appena dato prova di fare gioco di squadra, e che aveva pagato il prezzo più alto per questo.
Apprendere della morte di qualcuno è sempre duro.
Ancor di più però era l'assistervi con i propri occhi.
Serrando le dita sui controlli degli arti superiori del Gernsback, sul volto del pilota di AS si dipinse una espressione d'odio.La morte
di Lorak
gli bruciava
più della ferita
al fianco.
Si era sempre chiesto come avrebbe potuto reagire se -in Afghanistan- ad essere colpita per prima fosse stata Jill e non lui stesso.
Ora, finalmente, lo sapeva. Con il Tachikoma in arrivo ed il colpo che Vanadius aveva sparato a costo della propria vita, aveva una -seppur minima- possibilità di prevalere in quella situazione fino a qualche secondo prima senza speranza.
Sopravvivere adesso era diventata una questione di principio.
Lo doveva a Lorak.
Il Venom ora non era più il suo incubo. Soltanto un mezzo dannatamente ostico da abbattere.
Ancora non aveva idea di come... Ma adesso era abbastanza freddo da trovare una strategia per affrontarlo.
Si, poteva farlo.
Alla guida di un Gernsback avrebbe distrutto il più potente Arm Slave con cui si fosse mai scontrato.
Continuando ad arretrare, l'ex mercenario della Mithril cominciò ad analizzare la situazione con calma e freddezza inumane.
Pur con tutti i suoi limiti, c'era qualcosa che aveva avuto modo di costruire in tutti questi anni.
Esperienza, esperienza e informazioni accumulate nel corso della sua permanenza alla Mithril.
Conosceva quell'M9 Gernsback a menadito... Ed aveva avuto modo di assimilare dai suoi vecchi datori di lavoro una certa quantità di informazioni utili sul modello Venom.
E sul Lambda Driver.
Informazioni teoriche, che finalmente avrebbe avuto modo di sfruttare nel modo giusto.-...-
Lo sguardo fisso sullo schermo, un colpo ai pedali spinse nuovamente il proprio mezzo all'indietro nella naturale prosecuzione della manovra evasiva tenuta fino a quel momento.
Un altro colpo sparato da quei Monomolecular Cutter ed era morto.
Poi, tutti i tasselli presero posizione.
Era tempo di mostrare a quella terrorista cosa significasse essere un professionista.
Con un paio di rapidi movimenti delle dita, attivò quella che ormai era l'unica arma a proiettili rimastagli.
La coppia di AM-11, le mitragliatrici integrate sul volto dell'M9 cominciarono a vomitare un torrente di colpi da 12mm all'indirizzo del mezzo nemico.
Un attacco del genere non era in grado di distruggere immediatamente un Arm Slave... Ma un colpo fortunato avrebbe potuto infliggere seri danni all'equipaggiamento, o raggiungere qualche sensore importante.
E questo la ragazza alla guida di quell'AS non lo avrebbe mai permesso.
Era più corretto dire se lui fosse stato alla guida di quel mezzo non lo avrebbe mai permesso.
Il Lambda Driver era la soluzione migliore in quel frangente.
Ma aveva un punto debole.
Lo ricordava come se fosse ora, nel briefing pre-missione dello scontro a Berildaob. Lo scontro con il Venom da parte di Uruz 7 nel Kanka confrontato con i dati forniti dall'Arbalest avevano portato ad una logica conclusione.
Conclusione che quel bastardo di Gauron aveva sfruttato a suo vantaggio.
Era una tecnologia quasi invincibile nel breve periodo, ma se la si costringeva a sforzi prolungati rischiava facilmente il sovraccarico.
Calore eccessivo.
Ecco cosa quelle macchine temevano più di ogni altra cosa.-Alicia, Definire modello unità nemica: codename "Venom"!!-
Per prima cosa però doveva essere in grado di vedere la forza invisibile che il Codarl aveva a disposizione.
I ragazzi della Mithril avevano sviluppato un software sulla base dei sensori dell'M9 in grado di percepire entro certi limiti la presenza e l'intensità del campo di forza generato dal prodotto della Black Technology,
"Fairy Eye", così lo chiamavano.
Il mezzo da lui pilotato non possedeva quel software.
Aveva già controllato.
Vista la situazione, non c'era tempo né modo per richiedere agli Irregulars di farsi prestare una copia dalla sua vecchia organizzazione: c'era un altro modo per fortuna.-Estrapola dati della precedente manovra dell' unità Venom.-
-Filtra quelli relativi a sensori termici, infrarossi e di movimento. Unisci tracce ed eleva sequenza a risoluzione 3.2 Aggiungi dati a sensori visivi e riporta sulla schermo in tempo reale. Nomina sequenza: "Fairy-Eye"-
Era un trucchetto, anzi, un banalissimo gioco di prestigio.
La versione risultante di queste operazioni era una versione incredibilmente rozza del risultato ottenuto con l'omonimo programma... eppure funzionava!
Conoscendo le impostazioni giuste ed avendo a disposizione una traccia Audio-Video era un gioco da ragazzi.
Incredibile.
Il Vecchio Sachs ci aveva impiegato settimane per comprendere soltanto a grandi linee il funzionamento, e quelle poche frasi pronunciate da Atsuta erano la sublimazione di tutto quel lavoro.
Pure a distanza di mesi i consigli del Vecchio Sachs continuavano a guidarlo, una volta alla bordo di un M9.< Attendere... "Fairy-Eye" inizializzato. Attivo in 3 secondi.>
Tre secondi... Più che sufficienti per quello che aveva in mente.
Continuando a tempestare il Codarl di colpi, Atsuta era finalmente giunto nel punto stabilito.
L'autocisterna.
Era tutta una scommessa, in fondo.
Se il mezzo era pieno anche soltanto per metà del contenuto infiammabile (targhe e colori parlavano chiaro, per fortuna), la proprietaria del Venom avrebbe avuto una bella sorpresa.
Il Gernsback scivolò con un movimento squisitamente umano in ginocchio, dietro al pesante mezzo.
Spingendo con forza il braccio sinistro, il sistema Semi-Master Slave trasmise il messaggio attraverso i molteplici pacchi muscolari fino a quando le dita sane della mano del Gernsback afferrarono con forza il retrotreno del mezzo.
Non era una tecnica ortodossa... Ma spingendo al massimo le capacità del suo Arm Slave, una manovra del genere era comunque possibile!-Alicia, al mio segnale aumenta potenza impianto raffreddamento a 2.3. Disattiva sensori sonori per i prossimi 3 secondi!-
Già, ne avrebbe avuto bisogno.
Contrariamente al suo avversario, Atsuta era consapevole che con quel gesto il parcheggio sarebbe divenuto un oceano di fiamme.
Il tipo di ambiente peggiore per impiegare un sistema tanto delicato.
Restavano ancora una manciata di colpi alle Chain gun.
Esattamente quanti ne servivano.
Con tutta la forza che aveva in corpo, il pilota di Arm Slave ignorò il bruciore al fianco dando energia alle gambe ed al braccio sinistro, imprimendo alla parte inferiore dell'autocisterna quella stessa forza verso il cielo capace di far compiere al suo mezzo salti di decine e decine di metri.
Non c'era bisogno di essere esperti in fisica per determinare l'esatta traiettoria.
Con un bersaglio così grosso, mirare al punto in cui in quel momento si trovava il Codarl con l'improvvisato strumento di morte era quasi uno scherzo.-UoooooOOOH!!-
Nel momento in cui la cisterna superò la metà del percorso, il Gernsback scattò lateralmente.
All'interno del cockpit, Subaru attivò due interruttori in rapida sequenza: a tale azione seguì un movimento del braccio destro che -amplificato dal sistema Semi-Master Slave- ordinò al corrispondente arto del Gernsback di flettersi fino a raggiungere la parte opposta del torso.Torso che come per magia si aprì, rivelando all'interno la sottile impugnatura di una lama.
M1108 Anti-Tank Dagger.
Sottili lame esplosive, l'ultima arma a distanza a disposizione di Atsuta.
Create per distruggere -appunto- carri corazzati non avrebbero avuto problemi nel forare il metallo dell'autocisterna deflagrando immediatamente dopo.
Supportato dall'AI di bordo, Subaru era in grado di colpire un bersaglio in movimento fino a cinquanta metri di distanza con uno di quegli affari.
Le dita meccaniche dell'M9 afferrarono si strinsero con sorprendente delicatezza sull'impugnatura dell'arma.
Quindi -in un solo movimento- il mezzo Irregular la scagliò contro l'enorme cisterna del mezzo.-...ADESSO!!-
Entro pochi istanti, la situazioni si sarebbe fatta ancor più rovente.
Imprimendo nuova accellerazione al mezzo, Subaru fece l'unica cosa sensata in quella situazione.
Sfruttando la spinta datasi, spiccò un balzo all'indietro aumentando così quanto più possibile la distanza tra lui ed il veicolo.
La capacità massima di salto registrata di un Gernsback era di oltre quaranta metri.
Sarebbe riuscito ad allontanarsi a sufficienza?PilotaMechaRiassunto azioni
. -
Danteh ™.
User deleted
risveglio turbolento
... Rumori cupi,non ben distinti e apparentemente lontani, avvolgevano la zona dove fino a mezz'ora prima la folla festante acclamava le sue beniamine al concerto organizzato in quel di Macross City. I bagliori sinistri di una certa quantità di focolari sparsi quà e la, illuminavano grosso modo tutta la zona antistante il palco e forse oltre riscaldando in parte l'atmosfera mentre grandi colonne di fumo grigiastro si sollevavano da quegli stessi punti attorno e in mezzo al piazzale, abbastanza fitte da nascondere quasi la debole ma regolare caduta di fiocchi di candida neve...
... L'hatch del cockpit non era più al suo posto, divelto, volato via chissà dove. Nel trambusto generale un cumulo di soffice neve scivolò lentamente lungo il bordo esterno della parte frontale dello Strike per poi staccarsi e atterrare sulla fronte di un Dan Howlett ancora tramortito e immobile sul sedile del suo cockpit ... In pochi istanti il piccolo cumulo prese a sciogliersi, inondando completamente il viso del giovane pilota ...
-uh... nnh... -
Qualche mugolio, forse non proprio voluto ma più probabilmente condizionato dai vari traumi ricevuti e da una posizione abbastanza scomoda assunta durante tutto il periodo di totale blackout.
Lentamente I suoi sensi presero a recepire i segnali dall'esterno.
Il primo fu senza dubbio il tatto; sembrava esser passata un'eternità da quando il suo viso era entrato un contatto con qualcosa di soffice e freddo. Provò così a schiudere le labbra, che senza un'adeguata salivazione erano diventate secche e stavano cominciando a spaccarsi in diversi punti. Quei rivoli di neve sciolta che colavano fin sotto il suo mento erano stati di una tempestività eccezionale. Nel frattempo anche l'udito aveva cominciato a fornirgli informazioni circa quel che lo circondava; Era strano però non sentire le voci della folla tanto quanto soffocati boati più o meno vicini e sibili di quelli che sembravano essere colpi di armi laser...
Alla fine anche le mani tornarono ad acquisire la giusta sensibilità e gli permisero di risistemarsi meglio sul sedile su cui era rimasto sdraiato in una posizione innaturale fino a quel momento.
Anche gli occhi infine si aprirono, dapprima abbagliati da strani luccichii e rossastre luci baluginanti tutt'intorno che rendevano la sua vista annebbiata, poi qualche istante dopo, dolore alla testa permettendo, essa divenne via via più nitida, permettendogli di orientarsi meglio e di capire una volta per tutte in quale situazione si era cacciato.
Lo schermo principale dello Strike era andato, crepato in più punti e molto probabilmente non utilizzabile come anche la strumentazione radio, la quale emetteva un fastidioso ronzio intermittente. Parte della strumentazione anteriore sembrava essere fuori uso mentre i comandi relativi all'attivazione della Phase Shift Armor e i dispositivi di puntamento, i sensori principali e il livello dell'alimentazione del mobile suit sembravano essere intatti e normalmente operativi...
Era stato uno sciocco, attivare l'altoparlante quando avrebbe potuto agire diversamente e magari evitare quei danni al suo mezzo. Quello però non era il momento di preoccuparsi per lo Strike, seppure il rimorso per non aver agito con freddezza aveva cominciato a rodergli dentro non appena si era reso conto di quel che stava accadendo intorno.
Poi in un attimo un altro tassello a quel puzzle sconclusionato andò ad aggiungersi agli altri frammentati che aveva appena acquisito, rendendo il suo risveglio ancora più amaro di quel che fino a quel momento gli era sembrato.
Due figure abbastanza vicine da poterne descrivere dettagliatamente l'aspetto erano posizionate proprio davanti all'ingresso per l'alloggiamento del pilota. La prima figura che risaltò all'occhio del giovane pilota fu quella di un energumeno dall'abbigliamento tutt'altro che civile, abbastanza alto da sfiorare il metro e novanta, un fucile d'assalto ben saldo nella mano sinistra e ancorato alla spalla, con indosso una specie di armatura e un elmetto contornato da un paio di lenti che forse per l'effetto dei bagliori circostanti, forse per loro natura sembravano baluginare di un rosso cremisi che incuteva timore al sol guardarli. Il suo braccio destro era proteso in avanti, ben saldo in una presa attorno al collo dell'altra figura, questa volta decisamente in abiti civili...
Il ragazzo ebbe un sussulto.
Era una ragazza dai lunghi capelli color rame, un abitino abbastanza appariscente che, preda degli spostamenti d'aria provocati dalle esplosioni e dal calore dei focolai più vicini, svolazzava noncurante della gravità della situazione. Gli occhi di Dan scrutarono velocemente la scena, cercando di reperire più informazioni nel minor tempo possibile fino a quando non incrociarono lo sguardo di lei. I suoi occhi tradivano il suo stato d'animo, stretti, gonfi e ricolmi di lacrime fissavano con un velo di flebile speranza il punto in cui Dan era seduto.
Perchè lei era li? Che fosse accorsa in suo aiuto mentre era privo di sensi poteva essere la spiegazione più probabile... E l'energumeno che adesso la teneva in pugno allora, cosa accidenti stava cercando di fare?
Chiaro! Probabilmente accortosi della ragazza voleva impedirle di prestargli soccorso per poi permettergli di impossessarsi del suo mezzo...
L'attività cerebrale di Dan che fortunatamente sembrava non aver subito danni come il resto del corpo, prese ad elaborare lo scenario più probabile che aveva portato quei due a pochi metri da lui e in pochi istanti gli aveva fornito una possibile soluzione, l'unica in grado di risolvere quella situazione minimizzando i rischi. Doveva liberare quella ragazza e a qualunque costo impedire a quel tipo di nuocere a lei e a chiunque altro...CITAZIONE*-Bene cadetti, la lezione sulle tattiche di sopravvivenza si basa tutto su un principio fondamentale. Ricordate: ogni avversario, per quanto possa sembrare imbattibile e in netto vantaggio su di voi ha sempre un punto debole! Dovrete imparare a studiare il vostro avversario sfruttando ogni elemento che lo circonda. I dettagli sono la cosa essenziale! Tanto più il vostro studio dell'avversario sarà accurato e ricco di dettagli, tanto più sarà alta la percentuale di successo della vostra azione, indipendentemente da quel che egli possa avere in mente di fare... In altre parole trovate il suo punto debole e agite di conseguenza...-*
Spesso le nozioni teoriche avevano bisogno di tempo per essere assimilate e soprattutto messe in pratica, ma in un'epoca in cui la tecnologia aveva reso possibile le simulazioni olografiche in un modo tale da renderle a tutti gli effetti apparentemente reali le sessioni di addestramento, qualunque soldato discretamente preoarato avrebbe potuto far pratica senza correre un pericolo reale, salvo qualche punto di demerito sul proprio fascicolo personale alla voce "pratica e comportamento sul campo"
Gli occhi di Dan saettarono nuovamente dalla ragazza all'energumeno che la teneva in ostaggio. Aveva una corazza, probabilmente una delle ultime prodotte per gli squadroni d'assalto; sembrava almeno a vista di poter resistere ad una raffica di colpi del suo kampfer l'unica arma a sua disposizione che probabilmente avrebbe potuto sortire qualche effetto se solo fosse riuscito a colpirlo in una zona del corpo non coperta...Le sue gambe in effetti non erano di certo un cattivo bersaglio, ma data la stazza un solo colpo gli avrebbe si ferito l'arto, ma di certo non l'avrebbe messo ko, anzi avrebbe rischiato di farsi scoprire rinvenuto e di farsi sparare a sua volta...Una raffica di colpi sempre in quella zona invece era da non considerare minimamente; se avesse anche solo sbagliato di un millimetro a direzionare il fucile avrebbe potuto rischiare di ferire la ragazza che nel frattempo si stava dimenando senza successo con le gambe sollevate da terra. Oltretutto non si era ancora ripreso del tutto e si sentiva ancora stordito dall'esplosione che aveva ridotto lui e il suo Strike in quello stato... Doveva tentare con un unico colpo e purtroppo la testa era completamente avvolta da un elmetto protettivo che l'avvolgeva tutto limitandone probabilmente la visuale angolare di 120° che normalmente si avrebbe senza indossare nulla...
"visuale limitata...
...mi sta dando il fianco...
visuale limitata...
...non si è accorto di me...
visuale limitata
...il busto immediatamente sotto l'ascella sul fianco destro è scoperto!..."
Senza perdere altro tempo Dan allungò la mano destra sul retro del sedile dove aveva lasciato il suo kampfer prima di tentare le comunicazioni con l'esterno. la ricerca fu breve, fortunatamente la sua mano intercettò quasi subito l'impugnatura ergonomica del fucile d'assalto
"Perfetto..."
Diede uno strattone e fu in quel momento che si rese conto di essere ferito in modo abbastanza serio alla spalla destra. Gli ci volle una buona dose di autocontrollo per non urlare dal dolore, gli occhi cominciarono a lacrimare, mentre la sua mano sinistra era andata a soffocare l'eventuale urlo che altrimenti il giovane avrebbe cacciato fuori... Con grande sofferenza Dan trasse a se il fucile; non c'era tempo per pensare a se stessi. Controllò che la sicura fosse disinserita, poi aiutandosi con i gomiti si allungò sulla plancia principale del suo mezzo e li posò entrambi su di essa per sopperire alla mancanza di lucidità dovuta ai vari traumi subiti.
La spalla destra gli doleva, la ferita sembrava essersi allargata ancora più del normale dopo il movimento di poco prima. Accostò l'occhio destro al mirino, anch'esso traumatizzato (non dall'esplosione), ma con un dolore tuttavia sopportabile.
La testa dell'uomo comparve dietro la lente del mirino rimanendo più o meno al centro. Lentamente Dan abbasso la mira, andando ad incrociare approssimativamente il punto tra la prima e la seconda costola contando dall'alto verso il basso. Tremava. La sua vista non era completamente vigile, ma non poteva fallire, non quando in gioco c'era la vita di un innocente.
Deglutì. Una, due volte... La gola gli faceva male e ad ogni deglutizione sentiva il sangue mescolarsi alla saliva.
Il mirino ebbe delle piccole oscillazioni, poi Dan rafforzò con maggiore fermezza la presa sul fucile e si impose di non pensare ad altro che non fosse il suo obbiettivo.
-...-
Era quasi stabile adesso, le oscillazioni erano sotto controllo...trattenne il respiro...un solo fugace istante e il suo indice andò a premere con decisione il grilletto...CITAZIONEPilota: Dan Howlett
Status Fisico: Contusione all'occhio destro e leggero livido appena visibile. Trauma cranico dovuto all'esplosione, varie escoriazioni più o meno gravi sul volto e ferita abbastanza grave alla spalla destra.
Status Psicologico: Ripresosi dal momentaneo blackout Dan è ancora frastornato, ma riesce grosso modo a rendersi conto di quel che gli sta accadendo intorno
Equipaggiamento/dotazione: Indumenti di uso comune: jeans, felpa e fazzoletto legato al collo.
Universal Digital clock al polso sinistro
Piastrine militari del padre allacciate al collo ed infilate sotto la felpa
Equipaggiamento supplementare
Knife: non utilizzato
Rifle: In uso [un solo colpo esploso]
Azioni difensive ed offensive:Cercando di non pensare alle varie lesioni riportate a seguito dell'esplosione che gli ha fatto perdere i sensi, Dan recupera il suo fucile e si prepara a colpire il nemico posizionato a pochi metri da lui.
Riassunto azioni: Un piccolo cumulo di neve risveglia Dan che inizialmente spaesato si ritrova all'interno del cockpit ferito e con parte della strumentazione fuori uso. Potrebbe dedicarsi all'analisi dei danni, ma qualcosa attira la sua attenzione, nonostante i suoi sensi non siano ancora efficienti al 100%. Un soldato facente parte del gruppo terroristico, ha in pugno una ragazza che probabilmente si era avvicinata allo Strike per soccorrere Dan che versava incosciente al suo interno.
Recuperato il fucile d'assalto in dotazione Dan, non senza le difficoltà dovute alle ferite ricevute si appresta a colpire con un singolo colpo un punto scoperto nell'armatura indossata dal soldato nemico.
Note://
Edited by Danteh ™ - 26/10/2013, 00:34. -
.P h a s e 16:
InnercrushingFable
[Impostare il player su "repeat" e premere il tasto play]
Edited by ryuvegea - 22/1/2015, 02:04. -
.SPOILER (clicca per visualizzare)Narrato
"Pensato"
-Parlato-~Act.15~
The flickering flame
If it's your destiny to have everything taken away
What should you go on believing in?
Ask yourself the way
There’s nothing to lose or die for!
If you are afraid of the wounds from the past
you might as well throw away your future
The choice is yours to make
This is what I choose to live for!
In order to get rid of the sense of guilt
I started running recklessly
Even if I put together the pretty but contradictory words
There's no point for it now, right?
NANO - Born to Be
Album: Mahou Sensou OP
OST
Song: Tatta hitotsu no Houhou
Author: Maiko Iuchi
Album:To Aru Kagaku No Railgun S OST IIQuando riuscì finalmente a riaprire gli occhi, si guardò intorno.
Faceva freddo.
Molto freddo.
Non ricordava dove era, nè cosa fosse successo.
Tutto sembrava avvolto dalla nebbia.
Provò a muoversi, ma il corpo non rispose.
Tentò di spostarsi, ma le gambe non si mossero.
Qualcosa doveva schiacciarla, probabilmente le era caduto addosso un pezzo di muro o simili...
Sollevò il braccio, per tentare di scastrarsi.
Ma non trovò nulla a fermare la sua strada.
Niente la stava schiacciando, nessun peso gravava su di lei.
E allora perchè?
Perchè non poteva spostarsi liberamente?
Ansimò.
Non si poteva definirlo respiro.
Era troppo strozzato, troppo debole per essere chiamato tale.
Ogni forza che la animava era scomparsa, ogni muscolo doleva e non rispondeva.
Neppure quelli involontari come i polmoni.
Si poggiò la mano sul viso.
Ma ogni centimetro era infernale.
Era come muoversi attraverso della gelatina.
Era strano.
Era una sensazione veramente assurda.
Si sentiva leggera, leggerissima, eppure vuota allo stesso tempo.
Percepiva il calore, ma sentiva solo freddo.
Intorpidita, semi paralizzata.
Persino il più piccolo cenno richiedeva una energia inconcepibile.
Come era possibile, cosa le poteva mai...
Poggiò la mano guantata sul volto, e sentì umido.
Sbattè uno o due volte le palpebre, mentre cercava di abituare gli occhi alla leggerissima luminescenza rossastra dell'area.
Non c'era luce, se non per qualche breve sprazzo da alcuni punti lampeggianti.
Abbassò lo sguardo e cercò di mettere a fuoco il suo palmo.
Era sempre lì.
E sotto la luminescenza sembrava essere a sua volta rosso.
Già....
Rosso come il sangue.
Sembrava proprio...
No, non era così, non sembrava coperto di sangue.
Lo era.
Lentamente, come flash, le immagini iniziarono ad affiorare nella sua mente.
Una dopo l'altra.
Come l'apparire di lucciole in una buia e afosa giornata d'estate.
L'esplosione.
L' urto.
Una voce soffocata.
Una vibrazione.
L'impatto.
Tutto era così confuso.
Non riusciva a pensare.
Non riusciva a realizzare.
Cosa stava succedendo.
Cosa era successo.
Soffriva.
Non riusciva a vedere niente, non sentiva più niente.
Persino pensare stava diventando impossibile.
Laggiù, nel ventre del suo Zaku oramai umido e appiccicoso di sangue.
Senza luce, senza il conforto di amici, compagni, parenti...
Lo sentiva, lo stava realizzando.
Stava morendo.
Proprio come il suo mobile suit anche le sue funzioni vitali ad una ad una stavano cessando.
La visione era divenuta instabile, offuscata.
Aveva perso la sensibilità.
Non poteva fare più niente.
Più niente se non pregare.
e pensare.
Cercando di dare un senso a quegli ultimi minuti che le restavano da vivere.
Come un relitto, un enorme sacco di carne, non aveva più alcuna utilità.
Chiuse gli occhi, e si costrinse a non dormire.
A non ignorare il dolore bruciante.
A cercare di combattere la debolezza che l'aveva invasa come un veleno.
E che a poco a poco la stava trascinando oltre le porte dell'oltretomba.
Via, lontano da quell'incubo e mattatoio che era divenuto il campo di battaglia.
Già, non poteva fare più niente.
Non avrebbe più neppure potuto provare.
Aveva voluto fare la differenza.
Aveva cercato di aiutare il prossimo, aveva disperatamente cercato di essere una eroina.
Si era sforzata, aveva dato il massimo, il cento per cento.
Era giunta anche a sacrificare la propria vita nel disperato tentativo si fare la cosa giusta.
E cosa aveva ottenuto?
Niente.
Proprio niente.
Non era riuscita ad ottenere neppure il più piccolo risultato.
Non aveva fermato le esplosioni.
Non aveva colpito la terrorista.
Anzi aveva ucciso quella ragazzina, al suo posto.
Già.
E poi, quando finalmente aveva potuto fare qualcosa, aveva ottenuto il potere.
Cosa aveva fatto?
Ancora una volta niente.
Non era riuscita a impedire ai due Gundam di massacrare il pubblico.
Non aveva neppure rallentato Crot.
Aveva messo tutto ciò che aveva sul piatto della bilancia.
Ma non aveva nemmeno inclinato il risultato di un poco.
Neppure un misero centimetro.
Fu allora che una morsa bollente le afferrò il petto.
Nonostante la pelle fosse gelida, adesso bianca come porcellana.
Le labbra chiare, oramai color pastello.
Le occhiaie marcate come di nerofumo.
Imperlata di sudore freddo.
in Ipotermia.
Eppure, nel petto, qualcosa bruciava.
Rabbia, rimorso dolore.
Si agitavano come un turbine incontrollabile.
Inutile.
Tutto quello che aveva fatto era stato inutile.
Sorridi, le aveva detto suo nonno.
Sorridi sempre Mai.
Cercò di farlo, ma tutto quello che riuscì a fare, fu a malapena un sorriso sforzato.
E improvvisamente realizzò.
Quel sorriso, quella espressione.
Era la stessa che aveva fatto Kyousuke-jii quella volta, al cimitero su PLANT.
E che faceva tutte le volte che parlava di sua moglie...
Mai singhiozzò una volta, mentre realizzava.
E a poco a poco comprendeva la verità.
Tutte le volte che parlava di sua nonna.
Già, aveva fatto tutto ciò che era in suo potere.
Aveva dato il cento per cento, aveva messo in gioco la sua vita.
Suo nonno sarebbe potuto andarne fiero.
Eppure tutte le volte sul suo volto si disperdeva quel sorriso.
Solo ora lo capiva.
Il significato di quella espressione così dolorosa.
Propria solo di chi aveva fatto tutto il possibile.
Compiuto ogni sforzo.
Ma che sapeva anche che non era stato abbastanza.
Non importava come uno lo giustificasse.
Quella era la vera tragedia.
Niente, nessuno, avrebbe potuto cambiare quel destino.
Era l'immutabilità delle cose.
Il fatto che non vi potesse essere alternativa la cosa più dolorosa.
Talento.
Fortuna.
Abilità.
Ognuno di questi fattori era irrilevante di fronte al muro insormontabile dello 0%.
Una volta fatto tutto il possibile infatti, che cosa restava?
-No...-
Fu come se il Mjollnir l'avesse colpita in pieno ancora una volta.
Ci doveva essere ancora qualcosa che poteva fare.
Ancora qualcosa che doveva fare.
Qualsiasi cosa, anche la più minuscola.
Avrebbe pregato qualsiasi dio, venduto anche la sua anima, pur di avere una seconda possibilità.
Ma certe cose non accadevano che nelle fantasie dei bambini.
Sin dalla nascita tutti hanno una sola possibilità.
Era una triste e immutabile verità.
Il tempo a disposizione di ognuno era limitato.
E ora, quello di Mai si stava avvicinando pericolosamente alla conclusione.
Strinse i denti.
Lo sapeva.
Lo sentiva.
Nessuno meglio di lei sapeva di stare per morire.
Sentiva le forze abbandonarla con rapidità sempre crescente.
I muscoli non rispondevano.
Le ossa sembravano sparite.
Le orecchie rimbombavano soltanto dei battiti sempre più flebili del suo cuore.
A poco a poco i suoi cinque sensi la stavano abbandonando.
E persino pensare diventava di istante in istante sempre più difficile.
-No...-
Sola, priva di qualsiasi speranza.
Lontana da casa.
Mai, pensò ai propri genitori, a tutto ciò che aveva lasciato alle spalle.
A tutti coloro che non avrebbe più rivisto, nè sentito.
E ebbe paura.
Lei, che aveva affrontato senza neppure un brivido due dei della guerra coperti d'acciaio.
Lei che aveva impugnato un'arma nonostante le sue mani fossero già sporche di sangue innocente.
Lei che aveva visto morire più persone in quella giornata di quante ne avesse mai viste alla televisione.
Aveva compiuto tutto senza esitare neppure un istante.
Eppure adesso.
Eppure in quel preciso istante, ebbe paura.
Un terrore primordiale, nel vedere il nero che avanzava.
-No...No...*hic*...Nooo....non....*hic*...voglio...-
Iniziò a singhiozzare, mentre calde lacrime scivolavano dai suoi occhi.
Giù, lungo le guance, per andarsi ad unire al sangue che già le circondava la testa.
Gli occhi che stavano un poco alla volta perdendo di lucentezza e divenendo opachi
si dilatarono per poi strizzarsi con forza.
Voleva scappare.
Voleva fuggire.
Non voleva, non poteva finire così.
Aveva così tante cose da fare.
Così tanti saluti da mandare.
Così tante esperienze da vivere.
E i suoi genitori, i suoi parenti, le persone che amava.
Tutti, tutti quanti stavano scomparendo per sempre.
Mai più.
Mai più.
L'eternità si stagliava tutto attorno a lei.
E la sua immensità.
Il suo estendersi infinito.
La spaventavano più di ogni altra cosa.
-Mi rifiuto...*hic*...non posso, non voglio...non voglio morire quaggiù.-
Sapeva a cosa andava incontro quando era entrata negli Irregulars.
Conosceva i rischi, e li aveva accettati di buon grado.
Si era preparata a questo momento, sapeva cosa comportava.
Eppure.
Eppure nulla, avrebbe mai potuto prepararla a questo.
Era troppo solitario...
Troppo...
Troppo triste...
-Kyousuke Jii...Papà...Mamma....-
Singhiozzò disperatamente.
Rivolta a chiunque potesse sentirla.
A chiunque potesse accogliere la sua disperata richiesta.
Non voleva.
Non voleva.
Non voleva morire.
La morte, le faceva paura.
-Aiuto...non voglio...qualcuno...mi aiuti...vi prego...-
Sempre più flebile.
Sempre più sola.
Sempre più debole.
A poco a poco la sua voce, anche quella.
L'ultima depositaria delle sue speranze si stava affievolendo.
Piangendo istericamente.
Coperta di sangue.
Disperata.
Sapeva che sarebbe potuta finire così.
Ma certo, non se lo immaginava.
Lo stomaco le bruciava di meno.
Faceva freddo.
Sempre più freddo.
Lottò per rimanere sveglia.
Ma era impossibile.
Era troppo forte.
-Non voglio...morire...io...-
Respiri sempre più corti.
Sempre più affannosi.
Da sola, in quella bara di metallo che era la cockpit.
Coperta di sangue, vomito, sudore e lacrime.
Lontana decine di migliaia di kilometri da casa.
Senza nessuno a darle conforto.
-...io...-
Tremò, qualche istante.
Mentre il suo corpo iniziava a cedere all'incoscienza.
Ben presto anche l'afflusso di sangue al cervello sarebbe cessato.
La pressione sarebbe precipitata.
Sarebbe mancato l'ossigeno necessario.
-...ho...paura...-
Sempre più debole.
Sempre più piano.
Sempre più flebile.
-vi prego...-
Sino a divenire un fragile sospiro.
Una preghiera.
-aiuto-
E infine.
il silenzio.CITAZIONEPilota
Status Fisico:
Condizione: - LOST -
Taglio sul labbro inferiore, taglio superficiale da scheggia (proiettile) sulla guancia sinistra, taglio sulla fronte e morso sanguinante sulla nocca sinistra.
In seguito al terribile impatto degli Sturm-faust, il corpo di Mai è inoltre letteralmente a pezzi.
Le costole inferiori, dalla sesta alla dodicesima sono fratturate o peggio, la milza e il fegato sono completamente devastati ed inoltre è presente una vasta emorragia interna unita ad innumerevoli altri microtraumi sottocutanei.
Inoltre la perdita di sangue costante e solo parzialmente rallentata ha iniziato a raggiungere livelli elevati ed altamente dannosi per il corpo stesso di Mai (1700 ml)
Tutto ciò si manifesta con i tipici sintomi del dissanguamento quali: Pressione arteriosa e gittata cardiaca ridotte, polso rapido e filiforme, cute fredda e umida, Ipertensione, sbalzi di umore e allucinazioni.
Inoltre si è verificata una perdita della sensibilità agli arti inferiori e all'intero apparato dell'arto superiore sinistro.
Così come una parziale cecità all' occhio sinistro.
STATUS UPDATE:
Non sono disponibili nuovi aggiornamenti.
Presumibilmente il soggetto ha perso conoscenza.
Ulteriori informazioni non sono reperibili.
Status Psicologico: - SIGNAL LOST -
[SEED mode: Funzionalità cessata]
Equipaggiamento/dotazione: Fascia da fronte autografata (Legata attorno al braccio e alla mano sinistra e stretta tra i denti), Cappotto pesante da esterno [Gettato incerimoniosamente in un angolo], Felpa (Maniche tirate in su), maglietta, pantaloncini da ginnastica, scaldamuscoli, pantaloni jeans e guanti [Con il tessuto sull' indice destro tagliato per permettere maggiore libertà di movimento], Gagliardetto Irregulars (sporco di sangue) [Indossato], registratore tascabile (stato sconosciuto)
Equipaggiamento supplementare
Life saving unit
Tipologia oggetto: Contenitore di scorte mediche per il primo soccorso
Peso: 2.0 Kg
Lunghezza: 60 cm
Note: Questa piccola scatola di materiale plastico alloggiata sotto la postazione di pilotaggio di Aka-hime continene al suo interno attrezzi per le riparazioni d'emergenza, la lasgun ISPA personale di Mai, assieme ad un piccolo ma ben fornito Kit medico.
Quest'ultimo contiene bende, garze sterili, medicinali per il primo soccorso, alcune fiale di un cocktail di morfina e stimolanti e alcuni strumenti per le medicazioni di emergenza.
Knife [Stato: Infoderato e legato al retro della cintura]
Tipologia arma: Coltello
Peso: 0.3 Kg
Lunghezza: 260 mm
Note: Tagliente da un lato e seghettato dall'altro é il tipico coltello utilizzabile per le operazioni di guerriglia. Leggero, resistente e multiuso. Può essere allacciato quasi dappertutto grazie ad una fondina adattabile al vestiario ed alle parti del corpo tramite appositi lacci.
Sniper rifle "Charline" [Stato: sconosciuto]
Tipologia arma: sniper/anti-material rifle
Nome in codice: Charline
Numero del modello: M-82 DX-4
Munizioni per caricatore: 10
Caricatori: 3 (2 standard da 7.62mm , 1 HE)
Tipologia di proiettili supportati: Standard da 14,5 mm, Standard da 7,62 mm, HE, AP, Cartucce esplosive a basso potenziale da 25 mm
Tipologia di proiettili in uso: Standard da 7,62 mm; HE
Tipologia di proiettili nel caricatore: Standard da 7,62x39 mm
Gittata: 2320 m
Peso: 11,9 Kg
Lunghezza: 1758 mm
Ottica: mirino ottico telescopico Digitale-Analogico 10x, ABC system 1
Sistemi ottici di rilevamento: Visione notturna agli infrarossi e sensore di rilevamento di calore
Note: Fucile di precisione anticarro, usato sia per azioni anti-veicolo che per azioni anti-uomo. Pare essere appartenuto ad un commilitone di Mauser.
Mecha
ZGMF 1000/A1 ZAKU Gunner (B)aka-hime
+++Status strutturale:+++
Scansione...
Impossibile effettuare scansione...
Mancanza di collegamento dati...
Necessario eseguire scansione manuale...
I dati potrebbero essere non aggiornati...
Funzionalità operativa:
Capacità motoria residua UNKNOWN
Capacità offensiva residua UNKNOWN
Elaborazione rapporto danni...
Testa: - SIGNAL LOST -
Torso: Danni Gravissimi alla struttura esterna
Ricircolo interno dell' aria [Compromesso]
Sistema di raffreddamento [Compromesso]
Cockpit [UNKNOWN]
Arti superiori:
Arto destro: - SIGNAL LOST-
Arto sinistro: Danni critici all' intera struttura [Epurato]
Scudo protettivo: Danni critici all' intera struttura [Epurato]
Arti inferiori:
Arto destro: Lievi danni alla corazzatura esterna, giroscopio stabilizzatore leggermente danneggiato [operatività garantita]
Arto sinistro: Danni medi alla corazzatura esterna, Gravi danni ai meccanismi interni, giuntura del ginocchio non più funzionale [connessione interrotta, operatività compromessa]
Sistema energetico: [UNKNOWN]
Sistema elettrico: [UNKNOWN]
Equipaggiamento/dotazione:
+++Raccolta dati in corso+++
Scansione...
Impossibile effettuare scansione...
Mancanza di collegamento dati...
Necessario eseguire scansione manuale...
I dati potrebbero essere non aggiornati...
Sistemi operativi
- Nome arma/sistema: Radio di bordo per comunicazione a onde corte
- Status: Meccanismo funzionante [Operatività ottimale]
- Funzionalità: Terminata la modalità ricerca ha stabilito una connessione audio-video con il Valkyrie di Madoka, la comunicazione con lo Hail Buster è stata settata su entrata-uscita, la connessione con il Gale Strike permane su sola entrata.
Sistemi d'arma
- Nome arma/sistema: M1500 "Orthros" high-energy long-range beam cannon
- Status: Operatività meccanismo di fuoco compromessa [Epurato]
- Munizioni 3/5 rimanenti, operatività generatore compromessa [Epurato]
- Nome arma/sistema: MA-M8 beam tomahawk
- Status: Danni di livello critico in seguito a esplosione scudo [Distrutto]
- Munizioni //
- Nome arma/sistema: MMI-M633 beam assault rifle [Abbandonato]
- Status: Impugnato in mano destra, pronto all' uso [Funzionalità ottimale]
- Munizioni 14/15 rimanenti, munizioni di riserva [Perdute]
- Nome arma/sistema: Shoulder shield
- Status: Danni critici a tutta la struttura [Distrutto]
- Munizioni //
- Nome arma/sistema:4x Granate portatili
- Status: Montate sulla struttura del bacino
- Munizioni
ZR30F a frammentazione [ ]
ZR20E HE ad alto esplosivo []
ZR27I termica incendiaria[x]
ZR13Q bomba fumogena [ ]
Equipaggiamenti utilizzati:
NESSUNO
Riassunto azioni::
- SIGNAL LOST -
Azione offensiva
---
Azione di movimento
---
NOTE al testo
NESSUNA
. -
Madoka Kyouno.
User deleted
://
FEELINGS
://[Vi consiglio di ascoltare questo brano durante la lettura, è quello con cui ho scritto il post e dà la giusta atmosfera alle emozioni del mio PG]
E' stato come se io avessi preso una gran zuccata sulla testa.
Come se la mia esistenza avesse smesso di continuare per un istante che per me parve assolutamente infinito.
Sì, stava succedendo davvero,
ma il mio cervello non voleva realizzarlo perché, sapete, io odio quando succedono queste cose.
Era stato tanto tempo fa.
Non so perché, ma quella strana sensazione nostalgica che ti prende per la collottola della tuta e ti strattona all'indietro nel tempo prese possesso di me, in quegli incredibili ed assurdi infinitesimali istanti, riportandomi alla mente qualcosa che successe tempo prima, a migliaia di chilometri dalla Terra, ai tempi dell'accademia militare.
Era qualcosa che significava molto per me, significava tutto.
Era il mio modo di vivere, di esprimermi, di proteggere.
Proteggere qualcuno a cui lo avevo giurato.
Proteggere questa persona da qualsiasi cosa, come uno scudo invincibile.
Sì,
lo ricordo ancora chiaramente.***
City Seven, centro cittadino
Era una serata tranquilla a City Seven.
Il complesso cittadino era gremito dalle insegne luminose dei locali ed il cielo stellato dello spazio si rifletteva nella grande cupola che avvolgeva la città.
Lan si era trasferita proprio quel giorno, all'accademia militare della Macross 7, era in squadra con me.
Eravamo sotto il comando dell'istruttore Gamlin Kizaki e per far sì che Lan si ambientasse l'avevano affidata a me, che già a menadito conoscevo la città, con tutta la voglia che avevo di scoprire nuove cose. Avevo girato in lungo ed in largo ogni meandro cittadino, visitato ogni luogo, osservato da ogni altezza il destino che mi ero scelta
e lei...
Lei avrebbe visto con me tutte quelle cose, avrebbe da quel momento condiviso con me ogni istante che avremmo passato all'interno del nostro piccolo mondo racchiuso in una boccetta di vetro.
Era Lan, per me, semplicemente Lan.
Una ragazza di origine cinese che voleva diventare pilota.
Ma nel suo essere semplicemente Lan per me era molto di più.
Una compagna.
Una tōshi.
Una preziosa presenza che da lì in poi avrebbe accompagnato me all'interno di quella strada splendida che avevamo deciso di percorrere insieme.
Ero eccitatissima.
Eravamo anche compagne di stanza!
Non stavo più nella pelle.
Decisi quindi di portarla in giro, di farle vedere trascinandola un po' dappertutto le incredibili meraviglie di City Seven.
La portai ad un concerto, il primo a cui lei era veramente stata, un concerto dei Fire Bomber.
Lan era estasiata, ricordo ancora i suoi grandi occhi viola che si illuminavano nella sera stellata, mentre sugli spalti venivamo travolte dal ritmo della musica.
Lei, che certo non era abituata al fragore dei concerti, sembrava spaesata, ma le sensazioni che provò quella sera riempivano il mio cuore più di una supernova in fase di collasso. Era la cosa migliore che si potesse immaginare, vedere tutte quelle bellissime emozioni esplodere in quegli occhi grandi e lucenti, mi riempiva il cuore di una forza invincibile.
Era quello il segreto.
Quella forza di volontà assurda che mi cresceva dentro quando avevo qualcuno al fianco, quella sensazione calda e tremolante che mi montava nello stomaco quando riuscivo a far vivere le emozioni più belle alle persone che mi stavano vicino.
L'avrei protetta.
Lo giurai.
Nel momento stesso in cui me la presentarono.
Perché lei era per me, lei era la mia tōshi, lei sarebbe stata al mio fianco sempre ed io non l'avrei mai e poi mai abbandonata.
Ero al massimo.
Ero al limite della gioia, mentre tra urletti e gridolini rischiavamo di ammazzarci in bicicletta da tanto che correvo per le strade cittadine portandomela sul portapacchi posteriore.
Non importava però.
Sapevo che lei era felice, che sommessamente si lasciava andare a dolci risate che scaldavano il mio cuore.
Ero utile a qualcuno.
Potevo fare la differenza.
Potevo finalmente rendermi indispensabile per quella persona più che per qualsiasi altra.
Era il sogno della mia vita.
Era l'apogeo di un'esistenza coniata unicamente allo scopo di aiutare il prossimo.
Non potevo chiedere di meglio.
Però...
Il mondo a volte non è così gentile come io l'ho sempre desiderato.
Dietro ogni angolo, ogni vicolo, ogni luce, c'è sempre un'ombra, un problema, qualcuno, pronto a distruggere i tuoi sogni.
Fu così per me quella sera.
Stavamo tornando al dormitorio dell'accademia dopo aver cenato in uno dei tanti fast food della città, dopo che le avevo fatto provare il primo hamburger della sua vita, dopo che avevamo riso, scherzato, dopo che avevamo riempito la nostra giornata di sorrisi.
Erano tre.
Tre tipi dell'accademia.
Ci stavano aspettando lungo la strada che costeggia il grande bacino idrico della città.
Erano sbucati all'improvviso e ci avevano sbarrato la strada, facendoci cadere.
Sapete, cosa vuol dire essere cinese?
Provenire della Repubblica Asiatica?
Vuol dire inimicarsi molte persone colme di pregiudizi.
Vuol dire essere odiati, bistrattati, perseguitati, picchiati.
E quei tre odiavano Lan fin dal primissimo istante in cui seppero del suo trasferimento all'accademia.
Non ne sapevo il motivo, non sapevo il perché di tanto odio.
Il perché una creatura gentile come lei, con un sorriso e degli occhi come i suoi, dovesse essere oggetto di un odio così viscerale e smodato, senza senso.
Lan era svenuta per la caduta, ma io, io non avrei mai permesso che la toccassero.
Nemmeno con un dito, neanche per un secondo.
Mi rialzai, mentre loro si avvicinavano ed istintivamente, senza pensarci nemmeno per un istante, iniziai ad insultarli, a denigrarli, a prendermi gioco di tre ragazzi grossi come loro che se la prendevano con una fragile e dolce ragazza cinese.
Ero pazza.
Tre contro una era un match assurdo, persino per chi ha il fuoco nelle vene.
Non era quello il punto però.
Avevo vinto.
Presero ad accerchiarmi, a colpirmi, mentre io restavo in piedi senza fare nulla.
Non potevo rischiare una sanzione disciplinare altrimenti chi sarebbe stata vicino a Lan? Chi l'avrebbe protetta?
No.
Dovevo restare ferma fino a che non si sarebbero stufati.
Resistetti ai pugni che mi tirarono in faccia, alle ginocchiate sulla schiena ed allo stomaco, mettendomi in posizione di guardia e sfruttando gli insegnamenti accademici sui combattimenti corpo a corpo per minimizzare i danni.
Colpivano, colpivano e colpivano.
Colpo dopo colpo credevano di piegarmi, di spezzarmi, di farmi cadere a terra per poi oltrepassarmi e prendersela con lei.
Ma io non glielo avrei permesso.
Resistevo, mentre i pugni mi colpivano la faccia arrossandomi le guance, facendomi sanguinare gli zigomi.
Indietreggiavo, schivavo e venivo nuovamente colpita, alle gambe, ai fianchi.
Restavo in piedi.
Le mie gambe tremavano per la voglia incessante di cedere, ma la mia determinazione era più forte del dolore, più forte dei loro pugni, più forte di ogni cosa.
Non cedevo, non avrei mai ceduto e rimanevo in piedi, mentre il mio labbro spezzato sanguinava e mentre i miei arti, il mio addome e la mia schiena dolevano per le percosse.
Ero ancora in piedi.
Loro erano stanchi.
Avevo vinto.
Era quello il senso della mia vita.
Sorridevo, mentre sfiniti i tre se ne andavano imprecando che non sarebbe finita certo lì.
Il mio obbiettivo, però, era quello.
Era la più bella sensazione della mia vita.
Nonostante pochi istanti dopo che se n'erano andati crollai al suolo rilasciando il vomito che con tutta me stessa avevo trattenuto per non dar loro la vittoria.
Ero in ginocchio, mi faceva male tutto, piangevo dal dolore, ma sorridevo.
Sorridevo perché la mia tōshi era salva ed io l'avevo protetta, in modo che il mondo non mi portasse più via nessuno.
In modo che il mondo non mi privasse ancora una volta di ciò che avevo di più caro.
Era assurdo, era caldo e faceva male da morire, ma in quel momento - per me - il mondo non era mai stato più bello.
Mi voltai verso colei che avevo protetto rischiando di finire il mio percorso accademico in infermeria, solo per accorgermi che lei era ora in piedi e stava correndo verso di me, preoccupata per le mie ferite.
Non ero mai stata meglio in vita mia.
E' uno dei ricordi più felici della mia esistenza.
La sensazione di dare tutti sé stessi in ciò che si sta proteggendo, di vincere nonostante la sconfitta, di riuscire nonostante il dolore che la vita ti impone come prezzo da pagare.
La sensazione che hai nel guardare gli occhi della persona che hai giurato di proteggere illuminarsi di emozioni ancora ed ancora è la cosa sicuramente più bella per cui avevo combattuto e lavorato fino a quel momento.
Duramente.
Era così che volevo vivere.
Era quello il senso stesso, l'essenza della mia esistenza.
E avrei continuato a farlo.
Era la mia vittoria assoluta nella vita.
E mentre il mio cuore traboccava di emozioni dai miei stessi occhi, mentre con un sorriso ebete stampato sulla faccia facevo il segno della v con le dita della mano destra verso la mia tōshi, la parola vittoria per me assunse un suono assai più profondo e significativo.
Perché giurai a me stessa, ancora una volta, che non avrei mai più perso nessuno,
ed in quella giornata lontana ero finalmente riuscita a vincere la mia battaglia.
***
Quella volta, però, io avevo drammaticamente fallito.- Gomen Madoka-chan, temo stavolta di non poter fare un granché nelle mie condizioni.
...
Sappi che per me è stato un piacere conoscerti...credi...credi che quando questo sarà finito...potremmo fare quattro chiacchiere?
Da amiche...intendo...
...
Sto per fare qualcosa di stupido...di molto stupido forse...ma è l'unica possibilità che...
che mi è rimasta, di fare la differenza.
Voglio...voglio che tu mi prometta una cosa...
...
Se dovessi fallire, ferma questo bastardo, ferma tutti questi dannatissimi bastardi...
E salva queste persone.
...
Sayona-...
...
Ya, Sayonara ja nai. no, non è un addio...
Ja ne, desho ka? Piuttosto non è, a dopo?-
Immagini.
Izumi chan piena, ma tanto piena di sangue.
Sangue ovunque.
Sangue sulla fronte, sui vestiti, sulle mani.
Tutto lo sfondo diviene offuscato.
Solo i suoi occhi rosso acceso mi inchiodano allo schermo per quelle infinitesimali frazioni di secondo.
Erano rossi, lucidi e vivi.
Una vita che sapevo che di lì a poco si sarebbe spenta.
Una vita che mi avrebbe lasciato.
Una persona preziosa per me che mi avrebbe abbandonata.
Ancora.***
A.D. 2291, Kamogawa
Era la fine di un caldo pomeriggio estivo.
Il sole tramontava lento e rossastro oltre l'oceano infinito.
C'erano scarpe abbandonate sulla spiaggia.
Le mie.
Impronte, che lente raggiungevano una dopo l'altra la battigia.
Avevo mosso i piedini verso il gigantesco specchio d'acqua come tutte le sere, memore della voglia di continuare la mia opera.
Volevo costruire...
Un castello di sabbia!
Sì.
Un castello.
Era la summa di tante cose, quella piccola e fragile costruzione di sabbia.
Ero bambina, avevo sette anni.
Ero già piena oltre l'orlo però, di fin troppe cose per poterle descrivere.
Ma tutte potevano riassumersi in quel castello che volevo costruire.
In quella costruzione che - così ardimentosamente - volevo creare
da sola.
Il nonno mi diceva sempre di tornare a casa per quell'ora, che la mamma non sarebbe venuta, ma che sarebbe tornata presto.
Io però, volevo restare ancora un po'.
Se lei fosse tornata prima che io avessi finito?
Non lo avrebbe visto il castello.
Non avrebbe visto che ero capace di farcela da sola.
Non avrebbe visto che non ero più un peso.
Che non lo sarei stata.
Non lo sarei stata mai più.
Sei solo un peso!Non sei capace di fare niente!
Per colpa tua non ho più una vita, degli amici, niente! Mi hai rovinato la vita!
Maledizione a te Madoka! E adesso chi la pulisce la cucina!?
Cazzo, cazzo, CAZZO! Sei una ragazzina piagnucolosa ed inutile!
Devo sempre fare tutto io!
Non riesco nemmeno a studiare se mi vieni addosso in questo modo!
E piantala di urlare!
PIANTALA DI PIANGERE MALEDETTA RAGAZZINA!
Piangevo spesso.
La mamma se n'era andata.
Voleva andare all'università diceva.
Diceva anche che io le avevo rovinato i sogni, la vita, un po' tutto quanto.
Io però il castello lo stavo costruendo.
Avevo imparato a rifarmi il letto, a cucinare, a lavare i vestiti, a stirare, a cucire, a disegnare ad andare a scuola da sola, a farmi degli amici.
Tutto in un solo mese.
Un mese in cui continuavo a piangere spesso.
Piangevo, piangevo e piangevo, a volte anche senza senso, perché sentivo i passi di qualcuno arrivarmi alle spalle, perché sentivo la porta di casa sbattere credendo che la mamma sarebbe tornata, perché sentivo una macchina posteggiarsi davanti alla casa dei nonni sul mare.
Lei però non tornava.
Ed io continuavo ogni giorno a ricostruire il castello di sabbia.
Quel castello che ogni sera, una volta che avevo finito, veniva tristemente infranto dalle onde del mare.
Come le mie speranze di rivederla.
Non sarei più stata un peso!
Non sarei mai più stata un intralcio!
Perciò pensavo:
mamma... non abbandonarmi.
Non lasciarmi da sola!
Non voglio perderti!
NON VOGLIO!
Non volevo perderla.
Non volevo perdere più la mia mamma.
Ma lei non tornò.
Ed il mio castello di sabbia, assieme ai miei sentimenti, ai miei pianti, al mio dolore, alla mia determinazione ed alle mie fragili intenzioni di bambina crollò.
Definitivamente.
Spazzato via dalle onde del mare.
Distrutto dalla vita che avevo portato via a mia madre con la mia nascita prematura.
E ad ogni risacca, ad ogni nuova onda, pezzi del mio castello se ne andavano lasciandomi in balia della solitudine.
Portandosi via la speranza che la mamma sarebbe tornata.
Portandosi via ogni brandello della mia infanzia.
Ogni piccolo frammento di innocenza che mi portavo appresso.
Ogni lacrima, ogni pianto, ogni lamento.
Portandosi via tutto.
Sì.
Da quel momento in poi mi prodigai nella vita.
Amai la vita.
Al fine ultimo di non vedere più le persone attorno a me scomparire.
Al fine di non vedere più il piccolo e fragile castello di sabbia, conservato gelosamente nelle profondità del mio cuore, venire frantumato dalle onde.
Di non vederlo più collassare sotto il peso stesso delle mie colpe.
Corsi, quella volta, verso mia madre che mi aspettava accanto alla porta di casa, mentre mi osservava da distante ricostruire il mio castello onda dopo onda.
Mareggiata dopo mareggiata.
Con coraggio, forza e dedizione, con l'amore di una figlia, con la vita spezzata e distrutta dalla stessa esistenza di quella bambina che ero.
Le saltai addosso.
Le strinsi forte il collo.
E piansi.
Piansi, ancora una volta.
Solo quando mia madre era tornata dopo quei lunghissimi ed interminabili trenta giorni.
Dopo quell'ultimo inimmaginabile incredibile e fortissimo ultimo sfogo, divenni una bambina diversa.
Una ragazzina ordinata e piena di iniziativa, sempre sorridente ed indipendente in tutto.
Silenziosa nei momenti giusti, solare e piena di vita negli altri, per nulla capricciosa, una bambina di cui andare orgogliosi.
Per cui pensavo...
Mamma visto?
Non sono più un peso.
Non sono più un peso per nessuno.
Non ho bisogno di nessuno.
Perciò guardami mamma.
Stringimi mamma.
Non odiarmi mamma.
Ti prego.
Non lasciarmi.
Non voglio più rimanere da sola.
Piansi così forte, che le mie urla poterono sentirle anche i vicini più distanti.
Piansi così tanto che gli occhi mi fecero male anche per diversi giorni dopo l'accaduto.
Piansi così tanto e così a lungo che mi addormentai tra le braccia di mia madre, che quella volta dormì con me nel lettone, stringendomi forte.
Non avrei perso più nessuno.
Lo giurai.
Non volevo più piangere così.
Non volevo più vederela mammanessuno lasciarmi così.
Non volevo rimanere da sola.
Non sarei mai più stata sola.
Mai più.
***
Il mio cervello si accavallava su sé stesso caricandomi di un'incredibile ondata di immagini e sensazioni.
Lasciandomi inerme e vittima di me stessa, dei miei sentimenti senza filtro.
Delle mie più nere, semplici ed infantili paure dettate dai miei traumi.
Sono una ragazza normale di Kamogawa.
Sono una ragazza che ama salvare gli altri per non perdere più nessuno.
Sono una ragazza che in quel momento rischiava di perdere il senso stesso della sua attuale esistenza.
In quei precisi,
infiniti
e pochissimi
secondi.
...
Altre immagini.
Lo Zukka di Izumi-chan che spinge al massimo il suo motore.
Lei che carica impavida il nemico attraversando la nera nuvola di fumo generata dal mio attacco.
E sempre lei... che viene letteralmente scaraventata via dalla sberla metallica di un coso nero alto venti metri.
Sì, un coso.
Non era umano.
Non era nemmeno lontanamente immaginabile che lo fosse.
Smise di essere il mocciosetto chiamato Crot e divenne semplicemente una cosa.
Una cosa che mi aveva riportato indietro nel tempo.
A momenti che sarebbero sempre rimasti incisi a fuoco nella mia mente.
Odio chi se la prende con i più deboli, chi mi vuole privare di qualcuno a me caro.
Perché io odio, in maniera inconfutabile, assoluta, inimmaginabile
gli addii.
Si, Izumi-chan mi stava dicendo
addio.
Il mio cervello si era fermato lì.
Non accennava ad andare avanti.Sayonara Madoka-chan.
Sayonara Madoka-chan.
Sayonara Madoka-chan.
Sayonara.
Sayonara.
Sayonara.
Perché in qualche modo, non so nemmeno io come, Izumi-chan in quel momento era per me il mondo.
Sono una ragazza semplice, mi concentro troppo spesso sullepiccolegrandi cose attorno a me e - Izumi-chan - era in quel momento per me il mondo intero.
Sapete, non so perché ma piansi.
Gli occhi presero a lacrimare.
Incontrollatamente, scioccamente, senza un vero senso.
O almeno il mio cervello - in quel momento spento, bloccato - non gliene dava logicamente uno.
Il mio cuore, invece, sapeva bene il perché di quelle lacrime.
Fu quando quella roba nera tirò quel potente colpo proprio addosso alla mia amica del color della ciliegia.
Fu allora che il mio corpo fu letteralmentenuovamenteriportato indietro nel tempo.
Dove quella sberla, per me, era nuovamente il mondo.
Dove il mio piccolo cuore non aveva sopportato il peso di tutta quella violenza.***
City Seven, accademia della U.N Spacy
Mi girava la testa.
Avevo la vista annebbiata, i suoni mi arrivavano alla mente cacofonicamente, distorti, ridondanti di un eco strano e freddo.
Ero a terra.
Una sensazione calda mi inumidiva la cute, scendendo via via sulla fronte, bagnandomi il sopracciglio destro.
Sangue.
Perdevo sangue dalla testa.
Il pavimento era freddo, lo vedevo, un lastricato di marmo tirato a lucido dai toni bianchi.
Sporco di piccole macchioline rosse.
Era il mio sangue quello?
Sì.
Lo era.
Ero stata colpita alla testa da qualcosa.
Ma non sapevo cosa.
Poi altri rumori, di fronte a me, dietro ad un angolo, quello che portava all'atrio dove si trovava l'ascensore che scendeva fino all'hangar dei mezzi di City Seven.
Gemiti soffocati, colpi, qualcosa che cadeva.
Risate di scherno, sommesse, parole violente, ma incomprensibili per me che ero ancora stordita.
Mi rialzai ed appoggiandomi alla parete sulla mia destra iniziai a camminare.
Mi reggevo in piedi a stento, ma passo dopo passo il cervello mi riprese a funzionare.
Lan, dov'era Lan?
Poi una voce.
- Prendi questo troia cinese! -
Altri colpi.
Sangue.
Altre parole.
Altre due voci.
- Così la smetterai di darti tutte quelle arie solo perché hanno affidato a te quel maledetto prototipo! -
- Adesso che Kyouno è fuori dai giochi non te la tiri più così tanto eh!? -
Sangue scorreva sul pavimento, proprio sul lato destro dell'ascensore.
Lan era accerchiata dai tre tipi che ci avevano assalito quella volta di ritorno all'accademia, il primo giorno che ci eravamo conosciute.
Tre tipi qualunque, volti senza nome, per me.
In quel momento erano solo ombre.
Ciò che vedevo era solo il piccolo e povero corpo martoriato di Lan.
Lividi.
Sulle gambe, sulla faccia, sulle braccia, sulla pancia.
Sangue che le scendeva dalla bocca, dagli zigomi, dalla fronte.
E continuavano.
Continuavano a colpirla mentre lei non faceva nulla, nel disperato tentativo di farli stancare, di farli smettere.
Era una ragazza gentile, saggia, non voleva problemi disciplinari, i pregiudizi sarebbero solo che aumentati.
Lei lo sapeva.
Ma io...
Io non riuscivo a starmene ferma a guardare.
Fu come se il mio cervello avesse smesso nuovamente di funzionare.
Il mio sguardo per qualche secondo, nel silenzio, si incollò solamente alle sue ferite, ai suoi occhi gentili che lacrimavano dal dolore, che passivamente accettavano quella tortura, ai suoi capelli color lilla solitamente raccolti in una crocchia, ora sciolti ed ingloriosamente appiccicati tra il pavimento e la parete dai grumi di sangue.
Fu quando il più alto dei tre la afferrò per il collo rialzandola da terra,
che la mia mano destra si mosse da sola.
Afferrai con forza l'estintore che avevo al mio fianco sul muro e lentamente iniziai ad avvicinarmi.
Qualcosa dentro di me si mosse, non so spiegare bene come, ma una sensazione infinitamente dolorosa prese a scorrermi nelle vene come fuoco liquido.
Non avrei mai più perso nessuno.
Non avrei mai più lasciato che qualcuno o qualcosa mi portasse via qualcuno a me caro.
Avrei difeso il mio cuore e la mia vita a tutti i costi.
Avrei difeso Lan a tutti i costi.
Avrei difeso la mia tōshi a tutti i costi.
Caricai.
Mulinai l'estintore in aria come una mazza facendogli compiere un arco fluido e rapidissimo sulla destra e - come un pendolo pesantissimo - colpii con tutta la forza che avevo in corpo la nuca del primo dei tre tipi che la stavano malmenando.
Con un secco e sordo colpo volò sulla sinistra, come fosse stato privo di peso, lo feci schiantare dall'altra parte della stanza con una forza che non era mia, una forza che arrivava dalle più profonde e recondite profondità del mio animo.
Lan cadde al suolo, seduta e sull'orlo dello svenimento.
Lasciai andare l'estintore, e mi avventai sul tipo che stava alla mia destra, subito di fianco a quello che avevo atterrato.
Lo colpii al viso con un pugno, schiantandogli la testa contro al muro a cui era appoggiata Lan.
Era stordito, ma io gli presi con violenza la faccia e - compulsivamente, presa da un raptus - gli sbattei il cranio contro la parete una, due, tre volte, facendogli sanguinare la faccia.
Il tipo che era rimasto inerme fino a quel momento si avventò su di me, ma io - in un impeto di rabbia mista ad un insieme di sensi acutizzati dalla situazione - gli sferrai un calcio alla pancia con la gamba sinistra, dritto nella bocca dello stomaco.
Si piegò in due, rovinando al suolo in ginocchio.
Io nel frattempo continuavo a sbattere la testa di quello che avevo in mano contro al muro.
Ancora, ancora, ancora ed ancora.
Non me l'avrebbero più portata via.
Nessuno avrebbe più distrutto il mio castello di sabbia.
Nessuno avrebbe mai più portato via da me le persone care.
Nessuno.
E continuavo, continuavo, fino a che la parete non fu schizzata di una grande macchia rossa.
Fino a che la faccia di quel bastardo non divenne una maschera di sangue.
Poi lo lasciai al suolo e con furia incontenibile mi avventai sull'ultimo rimasto.
Lo afferrai per il collo e lo sbattei con forza contro alla porta argentata dell'ascensore, sollevandolo da terra in un unico e fluido gesto rabbioso, ruggendo.
Presi a sbatterlo ancora ed ancora, con la schiena, mentre questo mi colpiva allo stomaco con delle ginocchiate, mentre si aggrappava a me con le mani cercando di farmi male e di distanziarmi, stringendosi al mio jersey arancione, tristemente tinto di rosso.
Perché?
Perché le facevano del male?
Perché volevano portarmela via?
Perché la vita voleva privarmi della felicità ancora una volta?
Non lo avrei permesso.
Non lo avrei permesso mai.
Mai più.
Alzai il pugno destro lasciandogli la presa sulla collottola per un istante e tirai il pungo più forte della mia vita sulla console di chiamata dell'ascensore, rompendola.
Mi ruppi la mano nel tentativo, ma non sentivo dolore, non sentivo niente, presa com'ero dal raptus che mi aveva colto.
La porta iniziò ad aprirsi ed a chiudersi senza senso, dopo che avevo rotto il pannello di controllo.
Lui mi guardava.
Quell'ombra crudele voleva qualcosa da me, ma non capivo.Pietà?
Ma io non capivo niente.
Ero come una leonessa che difendeva i suoi piccoli, come una lupa che mostrava i denti.
Così...
Azzannai.
Presi nuovamente il bavero del ragazzo e gli infilai la testa tra le porte dell'ascensore.
Piangevo.
Urlavo.
Urlavo contro al mondo intero.
- NON ME LA PORTERETE VIA!
LASCIATELA STARE!
LASCIATELA STARE! -
Di chi stavo parlando?
Di Lan?
Della mamma?
Mentre il mondo attorno a me sioscuravaarrossava sempre di più.
Mentre il cuore mi pompava litri di fuoco nelle vene.
Mentre la testa del ragazzo veniva pian piano sempre più schiacciata e colpita dalle porte dell'ascensore.
Mentre i suoi gemiti, i suoi rantoli, mentre il suo implorarmi diventava sempre di più un verso incomprensibile alle mie orecchie.
Poi, la vista tornò a funzionare.
- M-Mado-ka. -
Una voce.
Sommessa.
Mi risvegliai di botto, come per una secchiata d'acqua fredda.
Lan mi stava chiamando?
Smisi immediatamente di fare quel che stavo facendo e mi voltai a destra.
Lei mi sorrideva e sollevava il braccio sinistro sanguinante verso di me, cercandomi.
Io presi a piangere ancora più forte gattonando verso di lei, come la bambina che ero.
Come la bambina che sono ancora adesso.
Dentro di me.
- S-SICUREZZA!
SICUREZZAAAAAAAAAAAAAAAA! -
Urlai.
Urlai con tutta la forza dei miei polmoni da perfetta nuotatrice.
Urlai così forte che non mi servì nemmeno l'allarme per farmi sentire.
Mi aggrappai a Lan nel tentativo di tenerla sveglia, di non farla svenire.
- Non lasciarmi!
Ti prego non lasciarmi! -
Singhiozzavo ed imploravo.
Esattamente come quando ero piccola.
Esattamente come dopo quei trenta, oscuri ed indimenticabili giorni di patimento e solitudine.
Non mi accorsi nemmeno dell'arrivo delle guardie e del tenente Kizaki.
Il tempo prese a scorrere al rallentatore, forse per via della commozione cerebrale che avevo riportato.
Forse per via del troppo afflusso di sangue al cervello.
Forse perché stavo per svenire.
Tutto quello che riuscivo a vedere erano gli occhi di Lan che pian piano si chiudevano come per addormentarsi.
Quelle gemme del colore dell'ametista che mi lasciavano sgorgando piccole perle trasparenti, che presero a rigarle gli zigomi mescolandosi con il sangue fresco e scarlatto che le colava piano lungo il viso, sporcandole la divisa - che aveva sempre in ordine - ora slabbrata a vestirla in malo modo, strappata sul davanti a mostrare il suo piccolo seno coperto a malapena dal reggiseno rosa macchiato di sangue ed il suo ventre ricoperto di orribili lividi viola e neri.
Neri.
Nero.
Come il mio mondo in quel momento.
Ebbi un sussulto.
Presi ad iperventilare crollando al suolo.
Avevo le convulsioni.
Mi muovevo smodatamente, ma al rallentatore, mentre la mia mano cercava quella di lei ormai svenuta per le percosse.
Le toccai le dita della mano sinistra, solo un istante, prima di svenire.
Mentre tutto il mio cuore urlava muto e senza forze.
Non lasciarmi...Mamma.
Non lasciarmi...
Lan.
Non lasciarmi...
***
- IZUMI-CHAAAAAAAAAAAAAAAAN! -
Urlai.
Con tutta la tristezza che avevo nel corpo, i miei occhi erano caldi e pulsanti, avevo la vista annebbiata.
Sentivo le mani stringersi sulle cloche di comando involontariamente, il mio cuore schizzare a mille ed il respiro mancarmi.
Il suo sorriso.
I suoi occhi gentili, ed il suo valore per me, in quel momento assurdamente breve erano divenuti per me di inestimabile valore.
Io avevo GIURATO di proteggerla.
Avevo GIURATO di sconfiggere per lei quella roba nera che l'aveva massacrata a quel modo mentre
IO
NON
SAPEVO
NIENTE!
Niente sulle sue condizioni.
Niente sulla sua forza nell'andare avanti.
Niente sulla disperazione e sulle lacrime che aveva versato
DA SOLA.
Sola.
Come me.
In definitiva, io ero e sarei sempre rimasta la solita ragazzina stupida e senza cervello che prendeva alla leggera tutto, sembrando la classica idiota fuori posto.
No.
Non potevo accettarlo.
Era fuori discussione.
NON LO AVREI MAI ACCETTATO!
Una rabbia incredibile prese il controllo del mio corpo.
Niente più sciocchezze, niente più giochini, niente più accavallamenti cerebrali assurdi.
C'era solo violenza.Io lo avrei ammazzato.
Lo avrei preso così tanto forte a calci nel culo che anche nell'oltretomba se lo sarebbe ricordato.
E mentre il mio cuore si spezzava in mille frammenti...
Mentre Lan si fondeva con la mamma, la mamma si fondeva con Lan ed entrambe si fondevano con Izumi-chan e tutte e tre si continuavano a fondere le une nelle altre ripetendosi in un'unica e caleidoscopica immagine, venni nuovamenteabbandonata
spezzata.Sayonara...
...
Madoka-chan.
E il mio cuore esplose con tutto il suo furore.- ROOOOOOAAAAAAAAAAAAAARGH!!!!! -
Premetti il pedale dei thruster con violenza senza curarmi della forza con cui lo feci.
La spinta che ne seguì mi schiacciò al sedile di pilotaggio così forte che ci finii incassata dentro.
Anche se non avevo la tuta il mio corpo resistette, il mio venticinque era progettato per quello scopo.
Minimizzare lo stress gravitazionale sul pilota.
Ma di tutto ciò a me non interessava.
Anche se fossi finita fusa con il sedile mi ci sarei fiondata addosso lo stesso, caricandolo con tutta la mia rabbia ed il mio odio.
Nella poderosa spinta vettoriale dei thruster posti nei piedi e sul retro del super pack disancorai lo scudo dello Strike dal terreno, da dove l'avevo incastrato per proteggere Izumi-chan.
Quello stupido, inutile e maledetto scudo.
Glielo avrei distrutto in faccia!
Gli avrei fatto patire la pesantezza di quella promessa che per colpamiasua non ero riuscita a mantenere.
Ed infatti in pochissime frazioni di secondo fui a ridosso del mostro nero che me l'aveva portata via, oltrepassando con un rombo la nube nerastra che aveva precedentemente attraversato la mia tōshi.
Mi ci schiantai addosso, prima ancora che lui potesse anche solo accorgersene, caricandolo riparandomi dietro allo scudo.
Lo feci arretrare, mentre - inerme - veniva spinto all'indietro dalla spinta dei motori del mio Valkyrie subendo l'impatto ed arretrando di una decina di metri.
Riuscì a malapena a far leva sui piedi per restare dritto, il mostro, ma avevo appena cominciato.
Iniziai a colpirlo alla testa, una, due, tre volte.
A ripetizione.
Mulinavo lo scudo con la sinistra come una mazza, da destra verso sinistra, da sinistra verso destra, dall'alto verso il basso,
facendo barcollare quella sagoma nera come un rametto scosso dal vento.
Urlavo, colpivo, colpivo ed urlavo.
Urlavo ancora, fino a quasi rimanere senza voce.
Completamente fuori controllo.
Arretrai il braccio a manca e caricai con la parte inferiore dello scudo, usandola come un tridente per ficcargliela in faccia.
La sua armatura era così resistente che solamente i sensori ottici esplosero in un tripudio di frammenti, accecandolo.
In un ultimo tentativo di difesa mosse il braccio destro verso l'esterno e colpì lo scudo per aprirmi la guardia, ma glielo lasciai fare, facendo volare via di proposito quella gigantesca protezione di metallo inutile che non mi era servita a niente.
Sì,
a niente.
Non aveva protetto la mia tōshi dall'essere spazzata via, non aveva protetto un bel niente!
Persa nei meandri della mia stessa rabbia trovai altri modi per colpire quel bastardo.
Non importava se non gli avrei fatto nulla, pensavo solo a colpirlo, colpirlo e colpirlo ancora.
Volevo solo picchiarlo, picchiarlo a sangue come si fa con una persona per cui si prova tutto l'odio di questo mondo.
Senza cervello, senza tattica, solo un'infinita quantità di colpi pieni di tutto il mio risentimento.
Così lasciai cadere il gun pod al suolo e con entrambe le mani sradicai con forza il booster destro del super pack, danneggiandolo.
Tanto nemmeno quello mi era servito a nulla. Lo alzai come una gigantesca spranga di metallo cilindrica e glielo sbattei frantumandoglielo in faccia, facendolo esplodere.
Il mostro nero barcollò ancora una volta, indietreggiò di un passo.
Poi - prima che potesse nuovamente reagire - feci la stessa cosa con il booster sinistro, urlando come una pazza tutto il mio rancore.
E fu nuovamente un'esplosione, nuovamente sulla faccia di quell'affare che tanto odiavo.
Afferrai con violenza anche l'antenna Radome che Cisco aveva sulla schiena, persino quel gigantesco salvagente che mi era stato donato per salvare delle vite
NON ERA SERVITO A NULLA!
Glielo schiantai ancora sulla faccia, distruggendolo con entrambe le mani.Così come si era distrutto il castello di sabbia che tanto gelosamente avevo nel cuore.
Ancora una volta infranto dalle insormontabili mareggiate della vita ingiusta.
Lo feci arretrare ancora, passo dopo passo, colpo dopo colpo.
Ed infine - con una secca spinta vettoriale dei thruster - arretrai, evitando la raffica di colpi da centoventi millimetri che quell'affare mi sparò contro dall'unica spalla che gli era rimasta,
stava mirando alla cieca,
nel tentativo di distanziarmi.
Arretrai e riafferrai il gun pod che avevo lasciato sul terreno con la mano destra.
Attivai il comando di estrazione automatica dell'Assault Knife e lo afferrai con violenza con la mano sinistra, impugnandolo al contrario.
Poi mi ributtai alla carica, evitando che i proiettili sventagliati a casaccio da quel maledetto mi colpissero passando in modalità Gerwalk facendomi passare sopra la testa la scia di colpi, per poi ripassare in modalità Battroid l'istante prima di essergli nuovamente addosso.- MUORI MALEDETTO! -
Alzai il coltello e glielo conficcai con forza alla base del collo, con violenza, con inaudita ferocia.
Se il mio Cisco avesse avuto i denti sicuramente gli avrei azzannato la gola e gliela avrei staccata a morsi.
Ma nemmeno quello potevo fare.
Quindi gli girai contro i laser montati sulla testa e feci fuoco a più non posso.
Mitragliandogli di impulsi la parte danneggiata dei sensori.
La raffica di colpi intaccò la struttura principale della faccia penetrandovi colpo dopo colpo attraverso i buchi già causati dalla rottura dell'ottica, facendo pian piano esplodere la parte superiore della testa di quel maledetto, ma non avevo ancora finito!
Lo avrei ammazzato.
Lo avrei ammazzato.
Lo avrei sicuramente ammazzato quel bastardo!
In ultimo presi il gun pod e con violenza infilai la sua canna rotante all'interno dell'alloggiamento in cui c'era il piantone danneggiato della spalla sinistra di quell'affare, provai a conficcarcelo dentro con tutta la forza disponibile, fino a quasi distruggere la giuntura del gomito destro che - sull'HUD - divenne subito rossa per lo sforzo subito nell'impatto.
Ma proprio quando stavo per porre fine alla vita di chi mi stava nuovamente portando via tutto...
Sentii qualcosa, qualcosa che stava per colpirmi, dalla sinistra.
Il sensore di prossimità di Cisco mi avvertì in tempo cicalando impazzito, al fine di aiutarmi nell'effettuare la manovra evasiva.
Il mio corpo reagì però diversamente da chiunque avesse avuto un minimo di spirito di autoconservazione.
Spinsi al massimo i thruster posti nei piedi del venticinque direzionandoli verso destra e - facendo leva sul braccio danneggiato di Cisco - feci ruotare il mostro nero verso l'attacco in arrivo, frapponendolo così tra me e la minaccia, non prima però di avergli disancorato via la testa con un secco colpo del polso sinistro.
L'Hail Buster fece un passo avanti, ruotando verso destra trovandosi così di fronte al colpo in arrivo.
Il braccio destro di Cisco cedette all'altezza del gomito e rimase attaccato al gun pod ancora incastrato dove lo avevo lasciato.
Io persi momentaneamente l'assetto per la spinta rilasciata a mo' di effetto elastico dalla rottura del braccio del mio Valkyrie, finendo al suolo una ventina di metri più indietro rispetto al nemico.
Una brevissima frazione di secondo mi separò dal doppio fascio di magma rossastro che mi piovve davanti, dritto verso l'Hail Buster.[ Premere STOP sul player ad inizio pagina ]
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- KUSOAAAAAAH1!!! -
Imprecai.
Imprecai urlando trafitta dal mio fallimento.
L'ennesimo.
Erano passati solo una trentina di secondi da quando avevo iniziato ad attaccarlo, poche decine di dannatissimi secondi.
E non ero riuscita a fare nulla.
Piangevo, digrignavo i denti in quei maledettissimi istanti che continuavano a passare.
Sbattei con forza il pugno destro contro il monitor centrale della console di comando, che s'incrinò per il colpo.
Possibile che doveva andare a finire così?
Il Valkyrie era sdraiato di schiena, danneggiato, ed io ero inebetita a guardare attonita quel bastardo che se ne andava.
Ancora una volta, la risacca mi aveva portato via la speranza di fare la differenza.
I miei occhi persero colore, il mio corpo si rilassò scosso da leggeri tremori, per l'adrenalina.
Ero immobile, mentre i secondi continuavano a trascorrere.
Qualcosa, poi, mi si agitò tra i seni, riportandomi alla realtà, solo per un istante.
Abbassai lo sguardo.
Era Frufru.
Il mio piccolo animaletto alieno che, con coraggio, se n'era stato assieme a me a sentire le mie grida, il mio pianto, ad assistere a tutto senza fare nulla, per non intralciarmi.
Aveva gli occhietti chiusi, ancora stordito per le brusche accelerazioni gravitazionali a cui - incosciente della sua presenza, dimentica di tutto e tutti - lo avevo sottoposto.
Era sbucato fuori dal colletto del jersey mentre svogliatamente mi toglievo il casco abbandonandolo nell'abitacolo.
Stavo soffocando là dentro.
Avevo gli occhi vuoti, cosa voleva in un momento simile?
Non era l'ora della pappa.
La sua padrona era stata una stupida e non si era ricordata nemmeno di lui.
Che pena.
Ma qualcosa, qualcosa...
Voleva qualcosa che davvero non capivo.
Si scrollò la testa e prese ad agitarsi con espressione convinta.
Perché Frufru prese ad agitarsi tanto indicandomi la mia sinistra?
Senza pensarci, presa com'ero dalla matassa intricata di emozioni che mi occludeva il cervello da pensieri coerenti, mi voltai seguendo le sue orecchiette, che mi indicavano ancora ed ancora - incessantemente - quella direzione.
Fu allora che il mio senso del pericolo prese nuovamente a picchiare fortemente come un maglio nella mia testa.- MAI! -
Lo Zaku di Mai-chan si era schiantato proprio lì.
Ed il mio piccolo compagno me lo stava indicando con fare sempre più insistente.
C'era ancora qualcosa che un membro del club del Jersey poteva fare.
C'era ancora qualcosa che io potevo fare.
Potevo salvarla!
Era quella la mia vita dopotutto.
Era quello il mio destino.
Salvare gli altri.
Ancora una volta premetti con i piedi i pedali dei thruster e governando Cisco in modalità Battroid lo feci rialzare veloce come un fulmine passando subito in modalità Gerwalk, fiondandomi rapidissima verso il rottame del mezzo della mia compagna, volando sotto ai piloni della superstrada.- Resisti, resisti, resisti sto arrivando! -
Feci strisciare le zampe del venticinque sul terreno, che s'inclinò di lato per la violenza dell'atterraggio prima di rimettersi correttamente eretto vicino allo Zaku Warrior.
Senza pensarci due volte abbandonai l'Assault Knife lasciandolo cadere al suolo ed artigliai la paratia di chiusura dell'abitacolo stringendola tra le dita meccaniche dell'unica mano che Cisco ancora possedeva.
Aprii la cabina gettando via le lastre di metallo che la bloccavano, proprio mentre il corpicino di Mai divenne visibile ai miei occhi.
Sconsideratamente, feci saltare via il vetro del cockpit del Valkyrie con la maniglia apposita posta di fianco al sedile di pilotaggio per fare più in fretta, afferrai il kit di pronto soccorso posto nello scomparto al di sotto delle mie gambe ed uscii fuori risalendo la carlinga, percorrendo poi l'ala sinistra e lasciandomi scivolare giù lungo il braccio che avevo lasciato proteso a fare da ponte tra Cisco e lo Zaku.- MAI! MAI! MAI! -
La chiamavo, avevo preso a chiamarla per nome e senza suffisso, in quel momento lei per me era tutto, così vicina al mio cuore come solo poche persone lo erano.
Per una ragazza di origine giapponese come me certe cose contano, anche se fatte con l'istinto e con il fuoco nelle vene.
Frufru mi aveva seguita diligente, salendomi sulla testa, proprio per aiutarmi a ricordare di rimanere vigile visto che io, di certo, non ero in grado di aiutare nessuno in quelle condizioni.
Mai era in un bagno di sangue.
Aveva liquido rosso ovunque, era zuppa, come schiacciata da una pesantissima forza invisibile, sembrava così tanto più piccola...
Come rimpicciolita, prosciugata.
Sgranai gli occhi, spaventata.
Sentii il cuore fermarsi per un secondo, un secondo che parve un'infinità di tempo.
I miei occhi volevano piangere ancora, ma in quel momento bruciavano e basta.
Inchiodati come da un magnete a quella visione d'orrore che mi distruggeva l'animo.
Poggiai quindi frettolosamente il kit a terra inginocchiandomi, proprio al limitare dell'ingresso dell'abitacolo divelto.
Non riuscivo nemmeno ad aprirlo da tanto che ero agitata.
Le mie mani tremavano, le guardai per un secondo.
Presi a pugni una, due, tre volte ciò che restava delle paratie laterali esterne della cabina.
Niente.
Continuavo a tremare.
Poi decisi.
Mi inginocchiai e presi uno dei due antidolorifici dal kit e me lo iniettai direttamente nel braccio sinistro, quello scoperto dal jersey.
Non potevo fare nulla se tremavo in quel modo.
Quella roba serviva anche da tranquillante leggero, avrei tremato di meno anche se il sangue mi pompava a mille nelle vene.
Quella roba era progettata per farti continuare a combattere nonostante le ferite, nonostante i tremori.
Solo così sarei riuscita a fare qualcosa.
Almeno in quel modo avrei avuto una possibilità.
Poi mi rialzai ed arretrai la mano destra serrandola fortemente...
E mi tirai un pugno.
Forte.
Un destro micidiale alla guancia.
Così pesante che barcollai per un istante, prima di rimettermi in ginocchio appena fuori dall'abitacolo.
Ansimavo.
Sentivo il mio cuore rallentare leggermente, secondo dopo secondo.
Lo sentivo nelle mie orecchia rallentare battito dopo battito, assordarmi per poi scemare.
Gli occhi pungevano, avevo un cattivo sapore in bocca e mi veniva da digrignare i denti per la rabbia che mi montava dentro per tutta la sfortuna che io e quella ragazza avevamo avuto in quella che doveva essere una meravigliosa serata in cui gioire.
Ma riacquistai la calma necessaria per agire.
Entrai quindi all'interno dell'abitacolo, portandomi dietro il kit.- Mai! Resisti Mai, ora ci sono io! -
Avevo il volto rigato dalle lacrime e la guancia arrossata per il pugno, ma ero sveglia.
Attiva, concentrata, come mio solito, solo su quello che stavo facendo.
Avevo la mente vuota.
Piena.
Piena di Mai.
Unicamente di Mai
Sempre e solo Mai.
Mi avvicinai a lei piano, per non toccarle gli arti.
Le tastai il collo e le ascoltai il respiro avvicinandomi a lei.
Respirava debolmente, ed il battito era così flebile che avrebbe potuto andarsene da un momento all'altro.
Così, istantaneamente, presi tutte e due le fiale di reintegrante che avevo nel kit e gliele iniettai direttamente nel collo, assieme alle due fiale di coagulante ed all'ultimo antidolorifico che mi rimaneva.
Le tagliai i vestiti con le forbici in dotazione al kit in corrispondenza del petto, dovevo vedere che genere di danni aveva riportato altrimenti spostarla sarebbe stato impossibile.
Ogni particella del mio corpo voleva urlare.
Voleva dirle di restare con me, di non lasciarmi, di riaprire gli occhi e di ridere e scherzare insieme, in quella serata che per noi doveva essere fantastica.
Ma il mio corpo muto continuava l'ispezione, febbrilmente, accuratamente, dovevo salvarla.
Aveva l'addome così nero che i lividi che quella volta erano sul corpo di Lan al confronto erano uno scherzo.
Aveva un'emorragia interna estesa, ma il coagulante avrebbe arrestato il flusso sanguigno nelle zone emorragiche quel tanto che bastava per permettermi di trasportarla all'interno della Prometheus, per farle avere le cure di emergenza del caso.
Ci avrei impiegato pochissimo, il tempo di tirarla fuori di lì senza farle muovere il torso.
Anche se poi avrei dovuto spostarla in maniera innaturale, rischiosa, ma già lo sapevo.
Il mio cuore si strinse, ancora una volta, quando la afferrai.
La presi, da sotto le ascelle, sollevandola con uno sforzo immane, tirandola fuori dal cockpit sfruttando me stessa come una barella umana verticale.
Arretrai fino ad arrivare sulla parte superiore del gonnellino dello Zaku, lasciandomi dietro il kit di pronto soccorso ormai inutile.
Mi voltai verso Cisco e la presi in braccio il più veloce possibile, purtroppo non avevo tempo ed anche a costo di farle avere ulteriori problematiche interne dovevo trasportarla via subito.
Corsi, lasciando lì tutto, risalii sul Valkyrie ripercorrendo la strada precedente, saltando addirittura nel cockpit, mentre Frufru restava ancorato ai miei capelli con le sue orecchie prensili.
Mi lasciai Mai in braccio, poggiandole la testa all'altezza del mio cuore.
Aggrappai le cloche di controllo e spinsi i pedali dei thruster con delicatezza, mentre governavo gli ugelli di controllo vettoriale evitando ulteriori scossoni, per poi puntare il muso di Cisco verso la prima pista di atterraggio libera della Prometheus, con velocità moderata, la più elevata possibile al fine di evitare che Mai subisse altri danni, anche se, tristemente, ne aveva già subiti troppi.
Il vento soffiava forte nell'abitacolo, mentre i fiocchi di neve ci piovevano addosso sempre più velocemente attraverso il cabinato del cockpit scoperto.
Mai aveva bisogno di una trasfusione di sangue immediata, avevo per ogni evenienza delle fiale refrigerate colme di una soluzione di miei globuli rossi ed una fascia per l'autotrasfusione al di sotto dello scomparto dove era ubicato il kit di pronto soccorso, in un piccolo pod a bassa temperatura; avevo nascosto tutto lì dentro nel caso Lan o qualche altro mio compagno si fosse ferito sul campo, così impostai Cisco con il pilota automatico ed estrassi due boccette da quattrocentocinquanta millilitri, assieme al legaccio adattabile che serviva come strumento per l'operazione di infusione del sangue.
Mi maledissi per quel che stava succedendo, per la mia impotenza, per tutto!
Ero spezzata, distrutta dal sentore del freddo che Mai aveva lungo tutto il corpo, era gelida, aveva le labbra viola.
Le alzai frettolosamente la manica destra e una volta collegate le due fiale al dispositivo di autotrasfusione, legai lo strumento al di sotto del gomito, il quale avrebbe inserito - una volta attivato - il suo ago in una vena; poi premetti l'interruttore posto sulla sua superficie, che era dotata anche di un piccolo schermo a led che riportava lo stato dell'infusione sanguina. Le boccette fecero uscire il fluido rossastro in esse contenuto, che pian piano le raggiunse il braccio.
Ero di gruppo zero Rh negativo, una benedizione tra le tante maledizioni della serata.
Ero sicura che quel legame che ora ci univa sarebbe stata l'unica cosa che ci avrebbe evitato di separarci.
Definitivamente.
Avevo paura.
Paura di vederla morire tra le mie braccia.
Paura di vederla consumarsi come una foglia secca d'autunno, spezzata e frantumata dal vento.- Ti prego! -
Implorai con voce tremula.
Gli occhi mi si rigonfiarono ancora, piangevo.
Piangevo di nuovo.- Non lasciarmi! -
A chi stavo parlando?
Il mio mondo - negli interminabili istanti che ci separavano dalla pista della Prometheus - si stava accavallando, contraendosi in una visione ancora una volta.***
Speravo in una sorta di miracolo.
Kamogawa.
Una spiaggia di sabbia finissima, il cielo così luminoso da sembrare bianco.
Una figura davanti a me, con le gambe per metà bagnate dalle onde.
Io?
No.
E' una sagoma indistinta.
Io sono bambina.
Ho sette anni.
Indosso il mio vestitino bianco.
Le gambine nude.
I piedi fermi sulla sabbia calda.
La figura davanti a me sorride, è una ragazza, una donna, e poi ancora una ragazza.
Non capisco.
Ho paura.
Perché se ne va?
- Non andartene! -
Supplico con una voce argentina, incrinata dal pianto.
Ha capelli castani, corti, un'espressione vissuta ed un sorriso fiero.
E' la mamma?
No.
Ha lunghi capelli color lilla, occhi viola come l'ametista, un sorriso dolce e le gote arrossate.
E' Lan!
No.
Ha corti capelli rosa, le mani dietro la schiena all'altezza del bacino ed un sorriso felice.
Ha il medesimo vestitino di Lan?
No.
E' Mai?
Mai-chan!?
No, è la mamma.
No, è Lan.
No, è Mai.
E' la mamma.
E' Lan.
E' Mai.
E di nuovo la mamma.
E di nuovo Lan.
E di nuovo Mai.
E' un groviglio di immagini senza senso che si continuavano ad accavallare le une sulle altre davanti ai miei occhi, nella mia testa.
La triplice figura si allontana come immobile verso il fondo dell'oceano.
Sprofondando.
E mentre il tempo e lo spazio iniziano a contorcersi riportandomi via via al presente, a Macross City...
Io corro, con le mie gambine fragili, corro coi piedini sulla spiaggia verso l'acqua, senza mai raggiungerla.
Senza mai raggiungere quella figura che per me in quel momento rappresentava tutto.
- Non andartene! -
Piansi.
- Non lasciatemi da sola! -
Caddi.
- ONEGAI2! -
***
Supplicai.
- ONEGAI IKANAIDE3! -
Imploravo ogni dio, ogni credo, di qualsiasi universo...
Al fine di nonfarlefarla andare via da me.
Ma alla fine, io, di chi stavo parlando?SPOILER (clicca per visualizzare)Status fisico:- Abrasione sulla guancia destra. Lievi abrasioni sull'esterno di entrambe le mani. Sotto evidente stato di shock, il corpo è mantenuto stabile solo grazie all'antidolorifico con funzione tranquillante assunto da poco.
- Il soggetto è avviluppata in un caleidoscopico universo fatto di immagini che si ripetono sovrapponendosi, facendo capo ai traumi che stanno alla base della sua psiche. Altalena status di blocco mentale a violenti raptus scatenati dagli interruttori emotivi composti dai parallelismi con le situazioni di vita che maggiormente l'hanno colpita, lasciando profonde cicatrici nel suo animo. Il trauma dell'abbandono da parte della madre ha così scatenato in lei una crescente negazione nel vedere gli altri allontanarsi da lei (in questo caso Mai parallelizzata con sua madre prima e con Lan poi) trattando la possibilità di tale abbandono come una certezza piuttosto che come una mera possibilità. Difatti il soggetto si blocca e si concentra unicamente sul "sayonara" di Mai che ella non ha nemmeno portato a termine, completando nella sua mente la frase nell'ipotetica possibilità che la ragazza la volesse lasciare per morire. Da questo è passata ad uno stato catatonico nell'osservare il susseguirsi delle azioni per poi esplodere in un violentissimo raptus privo di controllo quando Mai è stata colpita. Successivamente, esaurita la fase attiva del raptus, il soggetto è ripiombata in uno stato di parziale catatonia dovuto al suo "fermarsi" a constatare il proprio insuccesso nel riparare al possibile abbandono da parte di Mai; successivamente, riportata alla realtà dal proprio animaletto, la sua psiche si riconcentra nuovamente sulla compagna e si riperde in un caleidoscopio di immagini che si sovrappongono, miste ad una crescente ansia, ad una fobica paura di perderla e di vederla sparire come fece la madre quando era piccola.
Equipaggiamento/dotazione:
- Jersey [Img1]- Status: Integro ed attivo.
- Status: Indossato e leggermente fastidioso sul sedere.
- Status: Vivo, inizialmente stordito per le intense accelerazioni imposte dal combattimento, ora è sulla testa di Madoka.
Status strutturale:- Articolazione del gomito destro distrutta, avambraccio destro scollegato; copertura dell'abitacolo espulsa.
Antenna Radome distrutta, superpack booster destro e sinistro distrutti.
Equipaggiamento/dotazione:
Sistema di mantenimento vitale:- Status: Attivo e funzionante, impossibilitato a mantenere pressione all'interno dell'abitacolo a causa dell'espulsione del vetro di protezione.
- Status: Attivi e funzionanti.
(in arancione i sistemi utilizzati nell'azione)- - Rilevamento termico
- Rilevamento agli infrarossi
- Rilevamento ai raggi X
- Rilevamento forme in movimento
- Rilevamento avanzato dei bersagli (oltre 128 possibili bersagli agganciabili ed oltre 2048 bersagli possibilmente identificabili in un raggio di un anno luce)
- Rilevamento spettrografico delle radiazioni
- Analisi della morfologia spaziale
- Analisi della morfologia del terreno
- Mappatura tridimensionale di un'area di 100.000 chilometri.
- Analisi dei disturbi elettromagnetici
- Strumenti per la guerra elettronica di disturbo radar
- Sistema di intercettazione trasmissioni e video-comunicazioni.
- Tracciamento radar
- Tracciamento a base di onde di piega
Status: Attivi, a causa della perdita dell'antenna Radome alcuni sistemi sono ora impossibili da utilizzare.- Status: Attivo e funzionante.
- Status: Abbandonato all'interno dell'abitacolo dello Zaku Warrior.
Contenuto:
1 x Kit medico- 1 x Laser rigenerante [30 min di uso continuo]
1 x Bende [5 metri]
1 x Bisturi sterilizzato
2 x Antidolorifici ad iniezione sottocutanea [- 2] = [0]
2 x Coagulanti ad iniezione sottocutanea [- 2] = [0]
1 x Kit per trasfusione:- 1 x Fascia bianca adattabile per trasferimento fluidi
5 x Fiale da 450 ml di globuli rossi gruppo 0 Rh- [- 2] = [3]
1 x Ago sterilizzato
1 x Rocchetta di filo [5 metri]
2 x Fiale reintegranti ad iniezione sottocutanea [- 2] = [0]
1 x Tenda biposto galleggiante [Si auto-espande gonfiandosi attraverso una reazione chimica]
1 x Razioni per due giorni [4 razioni]
2 x Razzi di segnalazione [2]
1 x Radiofaro di segnalazione [Autonomia 120 anni]
1 x Radio a lungo raggio con portata fino a 1500 km [Tempo di operatività 24 ore]- Status: Attivo ed impostato su 23°C, impossibilitato al mantenimento della temperatura a causa dell'epurazione del vetro di copertura della cabina.
- Status: Attivo e funzionante
Controllo dello strato limite; controllo della resistenza all'aria e delle superfici alari: flaps e geometria variabile.- Status: Attivo e funzionante
Sistema di riduzione del carico gravitazionale in grado di garantire maggiore resistenza della fusoliera alle accelerazioni.- Status: Attivo e funzionante
- Status: Attivo e funzionante
Chaff (disturbo radar/sistemi) / Flare (segnalazione/falsi bersagli) / Smoke (segnalazione/elusione)- Status: Attivo e funzionante
Munizioni:- Chaff [10]
Flare: [10]
Smoke: [10]- Status: Attivi e funzionanti
- Status: Integro ed attivo
Impostato su pilotaggio standard senza l'ausilio di Ex-Gear
(montato nel muso)- Status: Integro ed attivo
Provvedono alle veloci trasformazioni elettromagnetiche senza superfici di contatto o parti mobili.- Status: integri e funzionanti
- Status: Integro ed attivo
2 x Fixed Mauler RÖV-127C coaxial 12.7mm Laser Machinegun:
Montati nel centro della sezione dorsale in Fighter/GERWALK mode, utilizzati come torretta ai lati della testa in Battroid mode.
Attingono direttamente alle fonti energetiche garantite dalle turbine termonucleari poste nelle gambe del Valkyrie.- Status: Attivi e funzionanti
Munizioni: oo (in raffiche da 6 colpi) [1 raffica - drenaggio energetico - 10%]- Status: Operativo e funzionante, abbandonato sul campo.
Munizioni (in raffiche da 300 colpi): [9]- Status: Integro ed ancorato al braccio sinistro.
Sormontato dall'armatura addizionale del FAST Pack.- Status: Attive e funzionanti
Munizioni (in raffiche da 300 colpi): [9]- Status: Integro e funzionante, abbandonato sul campo.
- Status: Operativa e pronta all'uso.
Da svilupparsi sulla parte superiore delle placche aggiuntive poste sullo scudo derivanti dal FAST Pack.- Status: Inutilizzati.
Munizioni: [0]
AP-SF-01+ Aegis Pack Custom con radome ed ELINT hardware:
Identifica i bersagli utilizzando le onde di piega al posto delle onde elettromagnetiche, può identificare oltre 2,048 bersagli contemporaneamente e guidare missili a medio raggio su 128 obbiettivi simultaneamente, inoltre può controllare un massimo di 6 QF-4000 Ghost fighters senza pilota senza alcun ritardo nel controllo remoto dalla lunga distanza sfruttando le onde di piega.- Status: Antenna Radome distrutta, Booster destro e sinistro del Fast Pack distrutti.
Include placche di armatura addizionale.- Status: garantita parziale integrità del sistema di protezione, booster destro e sinistro distrutti.
- Status: Esauriti
Munizioni: [0]- Status: Esauriti.
Munizioni: [0]- Status: Esauriti.
Munizioni: [0]
Azioni difensive ed offensive:
Azioni difensive:- N/A
Azioni offensive:- 1 x GAT-X105 Shield
2 x Fixed Mauler RÖV-127C Coaxial 12.7mm Laser Machinegun [1 raffica - drenaggio del 10%]
1 x Howard GU-17A 5-barrel 58mm gatling gun pod [utilizzato per penetrare nella giuntura del braccio sinistro del bersaglio]
1 x Ka-Bar OTEC AK/VF-M9 Assault Knife [Utilizzato per colpire alla base del collo il bersaglio e per disancorargli la testa dalla propria sede]Riassunto azioni:
Madoka carica frontalmente l'Hail Buster colpendolo con lo scudo dello Strike per tre volte, per poi conficcargli nei sensori facciali la parte inferiore dello stesso per distruggerglieli. Successivamente lascia che il nemico le faccia perdere lo scudo e schiva la raffica di proiettili che le spara addosso alla cieca prima arretrando e poi abbassandosi passando in modalità Gerwalk, recuperando il gun pod che aveva lasciato precedentemente cadere.
Successivamente - una volta nuovamente a ridosso del nemico - ripassa alla modalità Battroid estraendo l'Assault Knife per poi conficcarglielo alla base del collo e fare fuoco con i laser ripetutamente, al fine di danneggiarlo ancora di più.
Fatto ciò infila con forza la canna del gun pod nella fessura - lasciata scoperta - della giuntura del braccio sinistro del gundam, ma prima di premere il grilletto facendo leva sul gomito destro danneggiato durante la precedente operazione, sposta con forza il mobile suit al fine di farlo colpire dallo stesso attacco indirizzato a lei.
Staccandosi dal nemico a causa della rottura dell'articolazione del gomito portata al limite della tensione articolare fa leva con il polso sinistro per disancorare la testa del gundam, per poi finire a terra all'indietro - inerme - mentre sia il nuovo mezzo arrivato che il rottame dell'Hail Buster volano via dalla zona delle operazioni.
Rimane alcune decine di secondi all'interno dell'abitacolo a contemplare il proprio fallimento e poi, attirata da Frufru, si dirige verso lo Zaku di Mai per trarla in salvo passando nuovamente in modalità Gerwalk.
Arrivata in prossimità del rottame getta via l'Assault Knife e sradica via la copertura del cockpit ormai contorta per i colpi subiti.
Successivamente scende verso l'abitacolo del mobile suit di Mai con il kit di pronto soccorso e cerca di calmarsi dal suo status mentale instabile sfogando dapprima la tensione con una serie di pugni alle paratie, ma visto che il tremore non accennava a cessare - mentre cerca di aprire il kit di pronto soccorso per somministrare le cure d'emergenza del caso - decide di privarsi di un antidolorifico con funzione tranquillante per evitare di tremare nel soccorrere la compagna.
Madoka si accerta delle sue condizioni e quindi esegue l'estrazione del corpo di Mai per poi trasportarla d'urgenza all'interno del Valkyrie alla volta della portaerei Prometheus agganciata alla SDF-1, sperando di trovare una pista libera per un atterraggio di fortuna.
Nel frattempo tenta una trasfusione di globuli rossi in extremis, sperando di salvare la ragazza in fin di vita.
Cerca inoltre di svegliarla chiamandola, sperando di non perderla nel processo.
Note:
1) Kuso: Imprecazione in giapponese.
2) Onegai: "Ti prego" in lingua giapponese.
3) Ikanaide: "Non andartene" in lingua giapponese.
Grazie per la pazienza nella lettura di questo titanico post. So che è lungo ma purtroppo il fiume emozionale del personaggio richiedeva una quantità assurda di flashback e di richiami al suo trauma. Vorrei inoltre ringraziare lo Staff per l'enorme pazienza avuta con me per i numerosi PM che ci siamo scambiati al fine di rendere l'evolversi delle azioni aderenti con l'avanzamento della situazione; inoltre preciso che quanto è stato autoconcluso all'interno del post è stato fatto in accordo con il GM il quale mi ha comunicato le azioni del nemico ed ha approvato il mio descriverle in questo modo all'interno del post. Anche la presenza del kit di trasfusione è stata un'aggiunta in corso d'opera datami da parte dello Staff. Alla fine è risultata ininfluente per la coerenza dell'equipaggiamento in quanto non ancora utilizzato.
La sua presenza all'interno della dotazione di Madoka è stata reputata necessaria da parte dello Staff e quindi aggiunta.
Spero che il post vi piaccia augurandovi buona lettura. Scusate ancora per il lag temporale, ma è stato davvero lungo da scrivere ed anche per il reperimento delle immagini che fossero aderenti a ciò che ci tenevo tanto a descrivere, sperando di aver reso le emozioni che volevo trasmettere nel migliore dei modi.
P.S. Ringrazio ulteriormente lo Staff per avermi hostato le immagini sul loro dominio. Grazie mille! >O<
Maru!. -
.
- XVII -
guerrilla warfareSPOILER (clicca per visualizzare)narrato
-parlato-
"pensato"
< parlato AI>
- parlato Kat -Macross City, zona magazzini,
Ore 09:27:41 pm
Subaru aveva volato innumerevoli volte.
Su aerei, perlopiù... E sul proprio M9 grazie all'Emergency Flight Booster, ovviamente.
Mai però aveva percorso distanze tanto grandi per effetto di una esplosione: mentre i palazzi e gli uffici governativi sfilavano sotto di lui notò con sorpresa quanto il tempo paresse rallentare tanto più le situazioni in cui si trovava erano assurde.
Wow.
Curioso come in un frangente del genere gli attimi che lo separavano dalla morte scorressero tanto lentamente.
Non avrebbe mai pensato che il suo piano disperato per allontanarsi dal Codarl potesse avere un'esito tanto insperato.
Travolto dall'onda d'urto nel momento più alto del salto il suo Arm Slave era stato sbalzato via con forza immane... Ed ora stava rapidamente perdendo quota rischiando un atterraggio che avrebbe fatto sembrare quello di poco prima uno scherzetto.
Già, morire in quel modo sarebbe stato quasi comico.
E lui non aveva più voglia di scherzare.
Con un movimento combinato del bacino e della spalla destra attivò i giroscopi interni del mezzo, emulando una delle manovre più importanti che aveva appreso a Merida.
Non c'era tutta quella differenza tra il precipitare e l'atterrare con l'ausilio di un paracadute quando ti trovi alla guida di un mezzo che pesa svariate tonnellate. Specialmente se il mezzo in questione possiede un impianto di sospensioni -grazie ai pacchi muscolari degli arti inferiori- che occupa un buon 30% delle gambe.
Era tutta una questione di angolo di caduta: una differenza di dieci gradi e le delicate componenti interne delle gambe avrebbero ceduto.
Un errore superiore ai quindici gradi a quella velocità avrebbe causato un cedimento strutturale, spezzato a metà l'AS ed uccidendolo con tutta probabilità sul posto.
Una situazione disperata... Se non avesse avuto dalla sua mesi e mesi di esercitazioni a riguardo.
Come tutti i membri del SRT a bordo di un M9 era in grado di tirare fuori da esso tutto il suo potenziale anche in situazioni del genere.
Almeno in teoria.- Alp-...a Two, qui arlie ne, Al-...a One ato abbat-...to, ri...eto, Alpha ne ato ab-...tuto. Invio Ch-...ie ecial erifi-...re sue ndizi-...ni. Antengo sizione, fornisco oco copertura a ungo aggio vorirti di-...impegno, sso. -
Solance... Alpha One... Charlie special...
Capire il messaggio in quella situazione sarebbe stata un'impresa da superuomini, e Subaru di certo non lo era.
Più facile da percepire fu invece il torrente di fuoco e distruzione che dai cieli si abbatté sul parcheggio da lui appena abbandonato.
Nulla a che vedere con la luce purificatrice di Vanadius.
Era una raffica di missili quella che devastò l'area, una raffica che aveva il Codarl-m come bersaglio.
...Solance? Era merito suo?
Santo cielo. Pareva d'essere in un film d'azione.
Aveva provocato una deflagrazione di incredibile potenza.
I missili di Solance avevano raso al suolo qualunque cosa potesse esservi scampata.
Ed ancora non era scampato alla morte.
Il terreno cominciava ad avvicinarsi a velocità preoccupante.
Subaru strinse i denti. Non era ancora il momento di morire, quello!-Tsk... Non scherziamo!!-
Mentre i sistemi elettronici e meccanici gemevano nel riportare l'AS in caduta libera in assetto regolare, Subaru assecondò il movimento dell'AS bilanciando con consumata esperienza la posizione del busto e dei piedi.
Fece appena in tempo.
Poi l'impatto.
Flettendo le gambe un attimo prima di toccare il terreno l'M9 atterrò in piedi con inaspettata leggerezza.
Ovviamente ciò non bastò per salvare la pavimentazione sottostante, sulla cui superfice il peso dell'Arm Slave disegnò due ampie ragnatele.
All'interno della cockpit Subaru trattenne un gemito.
La ferita al fianco continuava a bruciare... E chissà quanto doveva essersi allargato il taglio con questi ultimi movimenti!
Parte di lui aveva paura a scoprirlo.
Al diavolo, avrebbe affrontato le medicazioni una volta sopravvissuto. Poteva aspettare ancora qualche minuto, no?
Stringendo i denti valutò le priorità."Calma vecchio mio, una cosa per volta. Cos'ha detto Solance esattamente? Cerca di ricordare, dai..."
C'entrava Alpha One. E Charlie Special.
Considerando la sagoma semidevastata del mezzo di Vanadius e la professionalità della ragazza il campo si restringeva drammaticamente. Il Tachikoma era stato dirottato dal suo obiettivo originario per verificare le condizioni del poderoso mecha e tentare -se ancora possibile- di salvare il loro nuovo leader.
Scelta logica, visto che la stessa Solance si era presa il disturbo di fornirgli supporto per consentirgli di mettere una certa distanza tra lui e il Venom.
Aiuto che gli era stato fornito in maniera egregia, doveva ammetterlo.-Charlie one qui Alpha Two, ricevuto. Avvio manovre di disimpegno.-
C'era ancora qualcos'altro che doveva dirle comunque.
Dopo un simile dispiegamento di potenza distruttiva ben pochi dei mezzi antropomorfi presenti sarebbero stati in grado di mantenere la propria operatività.
E considerando il suo nemico distrutto la scelta di Subaru sarebbe stata più che ovvia.
Rientrare nell'area delle operazioni e supportare assieme a Solance le altre squadre portando avanti la loro missione.
Ma c'era un "ma" in tutto quello.
Se la ragazza a bordo dell'elicottero non si era mai trovata ad affrontare AS di quel genere, difficilmente avrebbe digerito la notizia che stava per darle.-Ritengo AS nemico ancora operativo. E' dotato di un generatore di campi repulsivi a falso asse in grado di resistere alla maggior parte degli attacchi convenzionali.-
Questo non voleva dire che il suo violentissimo attacco fosse stato inutile.
Se in qualche modo il Venom era sopravvissuto, in questo momento era prigioniero di quell'inferno.
Prigioniero del proprio Lambda Driver, oggettivamente la sua unica possibilità di salvezza: se era ancora operativo come pensava, disattivare il generatore di campo repulsivo per anche un solo istante avrebbe ridotto l'AS in un cumulo di metallo liquefatto a causa dell'atroce calore generato dalle esplosioni.
Solo l'assurda cannonata di Vanadius si era dimostrata efficace contro quei Codarl.
Molto probabilmente quella era l'unica arma nell'area con sufficiente potenza di fuoco in grado di penetrare la barriera degli AS nemici.
E ora a lui toccava un compito analogo, a bordo di un Gernsback peggio armato e dalle caratteristiche assai inferiori rispetto al modello nato dal recente Zy-98 Shadow.-Priorità agli obiettivi di missione e al supporto della squadra Bravo. Qui me ne occupo io, passo e chiudo.-
Era un rischio, ma era giusto così.
Alpha One, così come la squadra Bravo erano nell'occhio del ciclone.
Isolato com'era Subaru non avrebbe potuto prestare loro aiuto prima di centottanta secondi nella migliore delle ipotesi.
Solance avava campo visivo libero, ed il messo su cui si trovava le avrebbe permesso di fornire loro supporto immediato.
Gli aveva garantito la possibilità di riorganizzarsi... Ora spettava a lui gestire l'AS rimanente, se davvero era sopravvissuto.
La missione -o la sopravvivenza del resto della squadra, in condizioni evidentemente più disperate della sua- aveva la precedenza.
Le parole che pronunciò non furono destinate a Solance o al resto della squadra.
Erauno una promessa a sé stesso.-E ora... A noi due, Codarl.-
Premette uno, due pulsanti accanto ad uno degli schermi davanti a sé: informazioni sull'area circostante, la topografia del luogo... qualunque cosa potesse sfruttare in quel lasso di tempo che Solance gli aveva fatto guadagnare.
Ora almeno sapeva dove si trovava.
Era un'area magazzini a una fila di edifici di distanza dal parcheggio in cui era stato trascinato.
Svariate centinaia di metri dal piazzale, limitato dal mare da un lato, da palazzi dall'altro e dall'autostrada per i restanti due.
Un'area militare piena di ostacoli, nascondigli e punti ciechi.
Un netto miglioramento rispetto a quella in cui si trovava prima, comunque.Ancora una volta la dea bendata gli aveva sorriso... Era atterrato nello spiazzo antistante a due grossi magazzini della U.N. Spacy, poco distante dalla sezione sopraelevata della superstrada.
Poco distante alcuni veicoli ed un Labor facevano mostra di sé indifferenti al caos che li circondava.
L'impulso EPM non doveva averli risparmiati, purtroppo."Un Labor Carrier, un vecchio Ingram... e un paio di camionette armi. Poteva andare peggio."
I dati in sovraimpressione sullo schermo principale gli indicavano armi a proiettili di vario calibro.
In qualunque altra circostanza avrebbero potuto rivelarsi utili, ma nel caso di attacco da parte di un altro Codarl avere o meno una di quelle armi avrebbe fatto ben poca differenza.
Dannazione, serviva qualcosa di risolutivo... Oppure un'idea talmente folle e geniale da ribaltare la partita!
E l'idea venne, nel momento in cui il mercenario Irregular posò lo sguardo sul simbolo dell'U.N. Spacy dipinto sulle paratie dei magazzini.
Non erano semplici depositi quelli.
Erano armerie."E' un'azzardo... Ma potrebbe funzionare. Ed è comunque più sensato di caricare un AS dotato di Lambda Driver a testa bassa."
Tutto quel che si trovava all'interno era materiale dell'esercito. Armi destinate ai Valkyrie di stanza alla base, con tutta probabilità.
Sapeva di non potersene appropriare impunemente. Se lo avesse fatto le conseguenze sarebbero state disastrose, nella migliore delle ipotesi.
Eppure affrontare AS del genere e chissà quali altri incubi tecnologici armati in maniera insufficiente era come chiedere loro di andare incontro a morte certa.
Principi morali o meno ora era un mercenario, un cane al guinzaglio degli Irregular.
E negli obiettivi di missione che gli avevano assegnato c'era quello di eliminare ogni possibile minaccia: se il suo equipaggiamento attuale non gli consentiva di portare a compimento tale missione era suo preciso dovere trovare il modo.
Ad ogni modo quelle armi erano state create per essere impiegate contro i nemici della Federazione.
Non avrebbe fatto alcuna differenza per lui, ma almeno sarebbero state impiegate per il loro scopo originario."Inutile preoccuparsene ora."
Un movimento del braccio del pilota si tradusse in un ampio movimento dell'arto destro che l'AI di bordo completò fino a quando le dita della mano si chiusero sul manico del cutter monomolecolare.
Preceduto dal leggero sibilo dei giunti di supporto, la catena che costituiva la lama dell'arma cominciò a scorrere a velocità crescente.
Unendo il principio della sega a motore con il filo di una lama composita monomolecolare il Graw-2 in dotazione all'M9 rappresentava la più letale tra le armi da corpo a corpo del mezzo.
Con la massima precisione Subaru avvicinò il cutter ai blocchi di ancoraggio che sigillavano le paratie del primo magazzino.
Quasi non opposero resistenza... e come avrebbero potuto? Quell'arma era stata progettata per penetrare la corazza degli AS e persino la parte anteriore di un Savage avrebbe offerto poca o punta protezione da un fendente sferrato con la forza di un Gernsback.
Ormai non poteva più tornare indietro.
Era bene che quel che il magazzino conteneva valesse il rischio aggiuntivo che stava correndo.
Aperte le pesanti ante, fece il suo ingresso nell'oscurità più totale.
Lo schermo principale davanti a sé vibrò un paio di volte mentre i sensori termici, di massa e infrarossi si combinavano in molteplici modi fino a ricomporre una immagine quantomeno riconoscibile di ciò che lo circondava.
Poteva vedere le file di lampade al neon appese al soffitto. Utili per rischiarare l'ambiente, se l'impulso di poco prima non le avesse -quasi certamente- rese inutilizzabili.
E lui non aveva tempo da perdere in tentativi del genere.
Poi prese coscenza degli equipaggiamenti presenti nel magazzino, e la cosa gli strappò un ghigno.
Si aspettava di trovarne di armi, ma questo..."Oh, accidenti..."
Armi, protezioni e armamenti si contavano a centinaia.
Disposte in maniera ordinata, Subaru conosceva decine di colleghi e persone meno gradevoli che avrebbero ucciso pur di avere a disposizione un arsenale di proporzioni tanto vaste.
Di ogni calibro e dimensione, gli ci volle qualche attimo per ricordarsi approssimativamente uso e capacità di ognuna.
Armamenti standard per Valkyrie, erano stati progettati per quei modelli... ma le dimensioni fortunatamente sembravano adattarsi bene a quelle di un AS.
Non ci aveva mai provato, e sinceramente non avrebbe mai voluto veder arrivare il giorno in cui vi sarebbe stato costretto.
Peccato per lui che quel giorno fosse proprio quello.
Oh al diavolo.
Se doveva affrontare un altro Venom, lo avrebbe fatto imbracciando qualcosa degno di essere chiamato "arma da fuoco". Avrebbe fatto vedere loro che anche con un mezzo tecnologicamente inferiore era in grado di dire la sua."Non ho mai visto così tanti Gun Pod tutti assieme... Gatling? No, la potenza di fuoco è troppo bassa. Se li scrollerebbe di dosso facilmente."
Armi a proiettili -per quanto di grosso calibro- erano inutili.
Non per la loro potenza o la capacità di penetrazione, quanto per un semplice ragionamento avvenuto a bordo del De Danaan qualche tempo addietro.
Tutt'oggi non vi erano limiti per quanto riguardava le possibilità del Lambda Driver di interagire con la materia.
Se però si rientrava nelle armi ad energia, lì persino la Black Technology doveva ammettere la propria fallibilità.
I quattro mezzi vaporizzati da Vanadius ne erano testimonianza lampante.
La sua attenzione fu poi catturata da una serie di armature e scudi. Se le prime erano inutilizzabili, i secondi avrebbero potuto rivelarsi un vantaggio determinante in caso di combattimento corpo a corpo... O semplicemente contro di armi da fuoco di calibro non eccessivo.
Scosse la testa."Reactive Armor Shield? Sarei tentato, ma quegli affari non hanno molto rispetto per le leggi della fisica. Troppo rischioso."
Potenziati dal Lambda Driver, i colpi delle armi dei Venom acquisivano velocità e potenza ben al di sopra delle specifiche originali.
Impossibile dire se uno di quegli scudi sarebbe stato sufficiente a sopportare un singolo colpo.
E lui non aveva voglia di scommettere la sua vita per qualcosa del genere, non quando vi erano alternative più efficaci e razionali.
Poi li vide.
I MC-17A, armi pieghevoli da 40mm in dotazione ai Nightmare.
Subaru li aveva visti in azione e sapeva quanto potessero essere pericolosi: ognuno di essi era lungo più o meno quanto un Bofors e appena più grosso.
Ma non erano le semplici dimensioni ciò che li rendevano armi letali, né la pericolosità del suo carico di morte.
Allungando il braccio del Gernsback ne prese uno.
Mancava solo il componente indispensabile, adesso."Ecco, questo è quello di cui avevo bisogno! Ora, dovrebbero essere da questa parte..."
Non dovette cercare a lungo per fortuna.
I responsabili della manutenzione e dello stoccaggio del materiale avevano fatto un buon lavoro, lasciando una serie di cilindri rossi vicino alle armi che gli erano stati destinati.
Esattamente ciò di cui aveva bisogno.
Non aveva trascorso tanti anni sui campi di battaglia più disparati nella Federazione Terrestre prima e nella Mithril poi senza imparare qualche trucchetto. E conoscere i propri alleati e le armi a loro disposizione era sempre un bene.
Certo, era la prima volta che gli capitava di dover adattare le armi di un Valkyrie al proprio M9 ma quantomeno non stava andando alla cieca.
Era straordinario come nei circoli all'interno delle basi potessero esserci le persone più disparate: chiacchierando un po' con loro e trovandosi a dover conoscere le specifiche dei modelli più comuni Subaru poteva dirsi -almeno sulla carta- non del tutto digiuno sulle meccaniche sugli armamenti della U.N. Spacy.
Sapeva ad esempio cosa questi cilindri gli avrebbero permesso di fare."...Gun beam adaptor, perfetto."
Con la rapidità che le mani del Gernsback gli permettevano il membro degli Irregular si accinse a sostituire la parte superiore del Gun Pod con l'oggetto appena prelevato, oggetto che entrò senza problemi all'interno della cavità appena formata.
Quello che aveva tra le mani adesso era un dannato beam cannon.
La cadenza di tiro non era niente di speciale... Ma la potenza del raggio che quell'affare era in grado di emettere era allucinante considerate le dimensioni.
Se doveva affrontare la capacità di un Lambda Driver, lo avrebbe fatto con l'arma a suo parere più indicata.
Ovviamente non c'era alcuna certezza che la cosa avrebbe funzionato, tuttavia una remota speranza era pur sempre meglio di niente.Devo sbrigarmi, maledizione.
Adesso aveva un'arma di potenza adeguata.
Doveva soltanto trovare una buona postazione di fuoco.
Ma dove?
Ma dove?
Ma dove?
Imbracciando il MC-17A con entrambe le braccia il Gernsback uscì dal magazzino.
Facendo ruotare la testa, lasciò ai molteplici sensori il compito di fornirgli le indicazioni invisibili ad occhio umano.
Lui avrebbe pensato al resto.
Doveva essere una posizione dalla quale fosse possibile cogliere il Venom (o qualunque altro nemico) di sorpresa: un punto da cui sarebbe stato impossibile aspettarsi un attacco, quindi.
La mappa dell'area parlava chiaro: le avverse condizioni atmosferiche rendevano praticamente impossibile l'uso dell'ECS, e le migliori zone per tendere un'imboscata erano quella in cui si trovava... Ed il piazzale a qualche centinaio di metri ad est/nordest.
Alla fine cosa aveva a disposizione?
Un beam cannon, un cutter monomolecolare, l'ultimo anti-tank dagger...
...E gli armamenti fissi.
Già, se n'era quasi dimenticato.
Le gambe del Gernsback si mossero verso la base dell'autostrada: la striscia di cemento e asfalto era a più di cinquanta metri d'altezza.
E ampia abbastanza per formare -subito sotto di essa- un cono riparato dagli agenti atmosferici.
Perfetto... almeno in teoria.
Era sotto quello che il computer da navigazione gli segnalava come il pilastro centrale in quell'area, praticamente davanti all'ingresso del magazzino da cui aveva fatto irruzione.
Un gesto del braccio si trasmise attraverso i pacchi muscolari ed il braccio sinistro venne portato verso l'alto.
Quindi, obbedendo ai comandi impartitigli, sparò qualcosa.
XM-18 Wire Gun.
La punta volò in alto, sempre più in alto per poi conficcarsi in profondità nella base dell''autostrada.
Un cavo integrato in entrambe le braccia degli M9 in grado di sollevare svariate volte il peso di un AS.
Potevano essere usati come arma... Oppure come strumento per arrivare - o agganciarsi- a luoghi altrimenti impossibili.
Subaru provò a saggiare la forza del puntale infisso in diversi metri di cemento armato.
Ottimo, era bloccato.
Avrebbe retto.
Un nuovo ordine ed con un gemito appena percettibile Wire Gun comincilò il processo di riavvolgimento sollevando contemporaneamente la massa di metallo e circuiti.
Poi -nel momento in cui la mano danneggiata sfiorò il fondo dell'autostrada- il sistema del XM-18 si fermo, ubbidiente.
Le gambe dell'M9 furono adagiate lungo la base del pilastro, ed il sistema di assestamento presente nei piedi dell'Arm Slave aderì saldamente ad esso.
Reggere il beam cannon con un solo braccio non era semplice, ma era comunque entro la portata del Gernsback.-Alicia, riduci output del reattore al... 33.3%, Schermatura ECS a piena potenza. Puntamento arma semi-assistito.-
Negli scontri di quel genere tra AS vi erano priorità diverse rispetto alla stragrande maggioranza delle battaglie.
L'ECS era un vantaggio tattico incredibile, ma il calore del generatore di un Arm Slave in movimento era una traccia che neppure la migliore schermatura poteva isolare.
Per questo, se voleva sperare di cogliere il Venom di sorpresa avrebbe dovuto agire in modo più simile a quello di un cecchino. Limitare movimenti ed emissioni termiche... Ed attendere l'occasione giusta.
Il sistema di puntamento semi-assistito non era affidabile al 100%, comportava un minimo rischio di mancare il bersaglio.
E tuttavia non faceva ricorso alla tecnologia facilmente identificabile che impiegava l'AI di un M9. Con appena mezzo secondo di preavviso un pilota dotato di sufficiente abilità avrebbe potuto sfuggire alla morte.
Nel suo caso avrebbe comportato un immediato abbattimento, questo era la certezza che lo attanagliava.
No, non avrebbe dato alla terrorista che guidava quell'incubo rosso il minimo margine di reazione.0
Le telecamere esterne, disposte in punti strategici della struttura del mecha si attivarono.
Uno sfarfallio di una luce azzurra e innaturale... E dove prima vi era il Gernsback adesso non vi era più niente.
Almeno ad occhio nudo.
Subaru Atsuta si concesse un sospiro.
Con il tempo in rapido peggioramento, era stato fortunato a scovare un luogo non battuto da pioggia o nevischio.
Grazie all'ECS ora perfettamente funzionante le probabilità di essere individuato erano pressoché nulle.-Salva e avvia come modalità 3. Dal mio segnale ripristino modalità 2 in tre secondi.-
Ora non restava che attendere.
< Avvio modalità 3. ECS attivo, avviato puntamento semi-assistito.>
Mentre sullo schermo davanti a sé l'immagine del piazzale cominciava a prendere forma, il pensiero di Subaru tornò per un istante ai suoi compagni: come lui, anche loro stavano combattendo una battaglia disperata e -probabilmente- neppure avevano avuto il lusso di qualche prezioso istante per riorganizzarsi.
No, non avrebbe sprecato una simile occasione.PilotaMechaRiassunto azioni
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Danteh ™.
User deleted
Occasione di riscatto
Rimase con il respiro bloccato fino a quando il soldato, dopo aver accusato il colpo, mollò la presa sulla ragazza e cadde dallo Strike dopo aver barcollato per qualche istante.
Fortuna o no sembrava che Dan fosse riuscito ad impedire che quella ragazza restasse vittima di quel terrorista.
Era forse morto?
Non gli importava, ma dato il caos che stava dominando all'interno e lungo tutto il perimetro del piazzale, l'unica cosa sensata da fare in quel momento era spostarsi dalla sua postazione per evitare di esser preso facilmente di mira da eventuali altri compari del terrorista appena abbattuto.
-Tch!...Dannato bastardo...-
Dan abbassò il fucile, riponendolo dove l'aveva preso.
La spalla tornò a dolergli più di prima e istintivamente la sua mano sinistra andò a stringere il punto in cui il dolore era diventato insopportabile. Doveva cercare un punto abbastanza sicuro per riorganizzare le idee e salvare il salvabile di una missione che a detta di Mauser doveva essere semplice.
I suoi pensieri però si arrestarono o meglio, passarono in secondo piano quando la giovane che aveva appena salvato, dopo esser caduta fortunatamente sulla carlinga del suo mezzo, con gli occhi lucidi e il viso rigato dalle lacrime si era rialzata per poi corrergli incontro.
Dan rimase interdetto...
La giovane lo raggiunse nel cockpit, ansimante, con gli occhi arrossati e lo baciò, come se non ci fosse un domani.
Un turbinio di sensazioni avvolse Dan, incredulo riguardo la reazione della ragazza.
La sua lingua calda e vellutata cercava quella del pilota con insistenza, lasciando che la saliva di entrambi si mescolasse come a suggellare il pegno di un favore reso, seppur inconsapevolmente.
Poteva sentire il suo respiro affannato e caldo che gli accarezzava il viso.
Che fosse colpa dell'adrenalina in circolo oppure no, quel suo bacio a Dan sembrò dannatamente sensuale.
Forse il merito era più che altro delle circostanze.
Il fatto di essere in pericolo di vita doveva aver accentuato le sue percezioni così tanto da rendere quel momento assolutamente straordinario, persino più del primo bacio che egli stesso aveva ricevuto da una sua compagna di corso in accademia tempo prima.
Lentamente le sue labbra si schiusero, allontanandosi da quelle di Dan"No, non voglio...
...Ancora un po'...
...solo un altro po'..."
Era una sensazione troppo piacevole per non desiderare che durasse più a lungo.
Tuttavia si rese conto che sarebbe stato inopportuno fingere che tutto intorno non ci fosse nulla che non andasse.
Sapevano di pesca, le sue labbra...
Non appena la ragazza le allontanò dalle sue, il giovane tornò a sentire solo il sapore del proprio sangue che a tratti fuoriusciva dal labbro inferiore.
Lei parlò. La sua voce era tremula, spaventata, ma al contempo le sue parole racchiudevano un'immensa gratitudine, tradita soltanto dai suoi due splendidi occhi lucidi, ricolmi di lacrime.
- Ti ringrazio, m-mi hai salvato la vita. -
Era evidentemente scossa.
Probabilmente non riusciva a capacitarsi della fortuna che le era capitata...
In realtà non si trattava di fortuna...
Se solo non fosse accorsa in suo aiuto vedendolo ferito e privo di sensi, probabilmente quel soldato non si sarebbe accorto di lei e non avrebbe rischiato di essere uccisa a causa della sua eccessiva premura.
Eppure aveva corso quel rischio, per lui, uno sconosciuto.
Un pilota fresco d'accademia, con tanti sogni nel cassetto, una buona dose di determinazione e dei compagni di squadra che probabilmente al suo posto in quel momento si stavano battendo per portare a casa la pelle.
Il suo pugno si serrò più di quanto il dolore alla spalla gli consentisse, facendolo imprecare
-Maled..-
Non ebbe però nemmeno il tempo di dannarsi che la ragazza dopo essersi ricomposta, prese un lembo di ciò che restava della sua gonna e lo strappò con decisione, distraendo nuovamente Dan dai suoi pensieri.
Non potè non notare quella lingerie in pizzo nero che ne copriva le parti intime, cosa che rese il suo volto sicuramente molto più colorito del solito. Una reazione che certamente disonorava il suo status di soldato, ma si trattava di una situazione così paradossale da non poter essere davvero ritenuta alla pari di altre.
C'era da dire però che quella giovane in pochi secondi aveva ammaliato per la seconda volta il giovane pilota, in maniera così genuina che se si fosse trattato di un'azione nemica, probabilmente Dan avrebbe cessato di esistere nel momento stesso in cui i loro sguardi si erano incrociati per la prima volta.
-Cosa stai...?-
Prima che il pilota terminasse la domanda, lei gli si avvicinò per poi prendere delicatamente il braccio di Dan tra le mani e fasciare al meglio la ferita che continuava incessantemente a perder sangue.
-Grazie...-
Il volto della giovane prese nuovamente a riempirsi di lacrime.
Tutt'intorno le fiamme divampavano senza sosta illuminando il suo bel viso e i suoi occhi ambrati, mentre le sue labbra si schiusero nuovamente pronte a replicare fedelmente le sue parole
- Ti prego... non lasciarmi da sola... -
Come avrebbe potuto farlo? La sua missione era cominciata con lo scopo di salvaguardare l'incolumità di ogni persona presente in quel luogo. Certo non si poteva dire che fino ad allora avesse assolto al meglio quell'incarico, ma quella ragazza aveva bisogno di protezione e solo lui in quel momento poteva fornirgliela.
E poi quel suo sguardo...
Il terrore e la paura negli occhi di lei non potevano non smuovere in Dan quel senso di giustizia e protezione che era una delle peculiarità del giovane Howlett.
Aveva commesso un errore che avrebbe potuto porre fine alla sua vita in un istante...
Era stata una scelta avventata, ma per sua fortuna la sorte gli aveva risparmiato una fine orrenda e soprattutto idiota.
Ora gli si era presentata una seconda occasione e di certo non l'avrebbe sprecata come in precedenza.
Adesso che era rinvenuto e dopo l'iniziale disorientamento la sua mente aveva cominciato a valutare la situazione in maniera più cauta.
Era la sua prima missione fuori dall'ambito accademico e la sua esperienza non era tale da poterlo annoverare tra le fila dei veterani.
La sua testa era piena di nozioni e strategie che avrebbero potuto funzionare se si fosse trovato in una situazione ideale, conscio di avere le spalle coperte dai suoi superiori o dai compagni di squadra.
Mauser, Atsuta, Izumi, Solance, Vanadius... Non aveva ancora avuto modo di conoscerli a fondo e non sapeva quanto potesse realmente fidarsi di loro, ma erano pur sempre una squadra e giocoforza avrebbero dovuto collaborare, solo che in quel frangente nessuno di loro era li accanto a lui per dargli manforte e questo significava dover prendere decisioni.
Dan allungò la mano in direzione della giovane per invitarla a salire a bordo del suo mezzo e una volta raggiunta la trasse a se aiutandola ad entrare nel cockpit.
Una volta all'interno le sue mani andarono a posarsi entrambe sul viso di lei rigato dalle lacrime. Con un unico gesto utilizzando entrambi i pollici, Dan andò ad accarezzare la zona immediatamente sotto gli occhi, rimuovendo quella tristezza liquida che paradossalmente rendeva il viso della giovane ancora più bello
-No che non lo farò...Ma dobbiamo spostarci immediatamente da qui...-
Si accomodò nella postazione di guida facendo cenno alla ragazza di restare dietro di lui e ben ancorata al sedile.
Un rapido sguardo alla strumentazione e Dan si rese subito conto che la strumentazione principale era andata a farsi benedire.
Ciò nonostante lo Strike non era un mobil suite come tutti gli altri e per abbatterlo completamente ci sarebbe voluto ben altro.
Gli schermi laterali sembravano ancora operativi così come la tastiera per l'immissione dei comandi.
Probabilmente l'esplosione oltre alla paratia esterna e parte dell'interna aveva danneggiato anche la parte sinistra del mezzo ma non poteva esserne certo senza visualizzarne lo stato sul monitor principale.
Utilizzare gli altoparlanti dopo quel che era successo sarebbe stata l'idiozia più totale, perciò funzionanti o meno Dan non considerò neppure quella possibilità.
Un paio di tentativi via radio sul canale criptato esclusero anche la possibilità di utilizzare il canale preferenziale per le comunicazioni.
Questo voleva dire che era solo e che solo dio sapeva in che condizioni si trovasse il resto della squadra.
La prima cosa da fare in ogni caso era spostarsi da quel punto e per farlo Dan sperò che almeno le funzioni principali di movimento del suo mezzo fossero operative.
Così Dan senza indugio andò ad attivare il comando per l'accensione e fece scorrere in avanti la leva a sinistra per mettere il suo mezzo in posizione eretta.
In quello stesso momento il mezzo pilotato da Howlett prese vita.
Dan tirò un sospiro di sollievo, lo strike era ancora in grado di muoversi e non poteva che ritenersi fortunato.
La sua mano andò lesta sul comando per l'attivazione della phase shift armor, sperando ancora una volta che tutto andasse per il meglio.
Con il classico clangore metallico il mezzo assunse una posizione eretta, mentre Dan dalla sua postazione poteva vedere quel che gli si parava davanti senza l'ausilio del monitor principale.
Nel cockpit assieme alla ragazza Dan non potè non rendersi conto della devastazione che quel gruppo di terroristi aveva portato in quel luogo, adesso che la luce delle fiamme era meno invadente si poteva scorgere chiaramente il palco in lontananza e una serie quasi interminabile di...
Dan dovette sforzarsi non poco per non vomitare alla vista di tutta quella gente priva di vita sparsa su tutto il piazzale.
-Maledizione! Dannati vigliacchi...-
La sua imprecazione restò fine a se stessa, ormai per quella gente non poteva fare nulla se non biasimarsi per non essere stato in grado di proteggerla.
Doveva fare qualcosa, doveva pur esserci un modo per appagare quel rimorso che adesso l'attanagliava. Salvare quella giovane poco prima non era stato sufficiente. Aveva ancora una missione da compiere e l'avrebbe portata a termine ad ogni costo.
Così prese una decisione.
Gli altri probabilmente erano impegnati in qualche scontro dato che a differenza sua non avevano avuo la brillante idea di rendersi rintracciabili al nemico. Doveva raggiungere il palco e aiutare la sicurezza nelle manovre di evacuazione dei superstiti.
Non sapeva se le Idol fossero state messe al sicuro o meno ma la loro vita adesso era in pericolo quanto quella degli altri civili.
Doveva proteggere quel che ancora i terroristi non erano riusciti a toccare.
Dan portò avanti entrambe le leve per il comando degli arti superiori in modo da poter verificare se il beam rifle fosse ancora in suo possesso e con sollievo notò che il braccio destro rispondeva perfettamente ai comandi ed impugnava saldamente il fucile laser. Fu invece una sorpresa il non riuscire a vedere il braccio sinistro portarsi allo stesso modo davanti al cockpit, confermando la sua ipotesi che l'esplosione doveva aver danneggiato i meccanismi e i collegamenti per il suo funzionamento.
Adesso che era consapevole di non avere un mezzo efficiente al cento per cento, l'unica cosa che poteva fare era fornire supporto all'evacuazione.
Il giovane pilota direzionò quindi il suo mezzo verso la zona alla sinistra del piazzale e spingendo la leva del controllo potenza quasi al massimo pigiò con decisione sulla pedaliera portando così lo strike a muoversi rapidamente lungo il fianco del piazzale in direzione del palco, evitando così di calpestare le povere vittime di quel genocidio ingiustificato.
Non sembravano esserci nemici in vista ma in ogni caso il beam rifle era comunque pronto all'uso.
Durante la manovra Dan tornò a parlare con la giovane cercando di apparire sicuro e determinato ai suoi occhi.
Aveva male alla testa e il suo braccio nonostante la fasciatura fatta dalla ragazza continuava a provocargli fitte abbastanza forti, ma doveva resistere, ciò che era in gioco era troppo per permettersi di pensare al dolore o alle ferite riportate in seguito all'esplosione.
Di certo non poteva mollare proprio ora, non poteva proprio permetterselo e poi quella ragazza gli aveva affidato la sua vita e non poteva, né voleva deluderla.
-Presto tutto sarà finito, te lo prometto...-
Poi aggiunse
-Ah, quasi dimenticavo! Sono Dan... Dan Howlett.-
Infine solo un pensiero scaturì nella sua testa, più che altro per farsi coraggio
"...E non permetterò che ti accada nulla"CITAZIONEPilota: Dan Howlett
Status Fisico: Contusione all'occhio destro e leggero livido appena visibile. Trauma cranico dovuto all'esplosione, varie escoriazioni più o meno gravi sul volto e ferita abbastanza grave alla spalla destra.
Status Psicologico: Risoluto seppure in parte spaventato da una situazione evidentemente troppo grande per la sua inesperienza. Non potendosi permettere di apparire indeciso e alle prime armi Dan prende forse l'unica decisione sensata della sua breve carriera da Irregulars, scegliendo di proteggere la giovane e di fornire per quanto possibile supporto per l'evacuazione dei civili superstiti.
Equipaggiamento/dotazione: Indumenti di uso comune: jeans, felpa e fazzoletto legato al collo.
Universal Digital clock al polso sinistro
Piastrine militari del padre allacciate al collo ed infilate sotto la felpa
Equipaggiamento supplementare
Knife: non utilizzato
Rifle: In uso [un solo colpo esploso]
Azioni difensive ed offensive: Dopo aver tratto in salvo la giovane dalle grinfie del terrorista Dan la fa accomodare all'interno del cockpit per poi avviare lo strike per fornire supporto per l'evacuazione dei civili.
Riassunto azioni: Salvata la giovane e ricevuti i primi soccorsi oltre ad un caldo bacio in segno di profonda gratitudine Dan attiva finalmente lo Strike che nonostante i danni riportati sembra essere in grado di muoversi e fornire quantomeno copertura per l'evacuazione, perciò decide di recarsi verso il palco per agevolare l'evacuazione di idol e civili fornendo copertura se necessario da eventuali altri attacchi nemici.
Note://.